The city of violence non è solo un film in cui la violenza drammaticamente esibita è il tratto dominante.
E'un film importante perchè viene a chiudere una sorta di circuito tra il cinema di Sergio Leone (citato a piene mani come anche Morricone), il cinema di Hong Kong, da Jackie Chan a John Woo passando per Johnnie To, il vengeance movie di Chan -wook Park(di cui Seung-wan Ryoo è stato allievo) e l'omaggio action acrobatico fatto da Tarantino con il primo Kill Bill che a sua volta citava il cinema orientale anni '70.
Una produzione di budget limitato che delle ristrettezze fa virtù( attori pagati con le percentuali degli incassi,girato in 16mm, troupe ristretta) con una storia appartenente più alla filosofia di John Woo o a quella di uno Yakuza movie che è relegata in secondo piano da una regia di tecnica abbacinante.
E' presente il classico alternarsi di violenza ultrarealistica e lirismo classico del cinema coreano,qualche sprazzo umoristico e molta malinconia.
La storia di un gruppo di amici che si ritrova dopo tanti anni per la morte di uno di loro è l'occasione per ricordare una stagione perduta della propria vita, quella in cui per i propri ideali si combatteva a testa bassa costi quel che costi.
Quella stagione è finita e con la malinconia del ricordo viene fuori la perdita dell'innocenza( relativa) di quella stagione e anche se l'amicizia come una bottiglia di liquore nascosto sotto terra è destinata a migliorare in qualità con gli anni, niente è come prima e gli amici di una volta si possono ritrovare sui versanti opposti della stessa barricata per sporche questioni di speculazione edilizia.
Ma gli amici che stanno dalla stessa parte sono disposti a combattere fino alla fine.
The city of violence è un film che ruba l'occhio con sequenze action vertiginose girate con un virtuosismo mai fine a se stesso e con un montaggio che non le soffoca,anzi conferisce loro ulteriore respiro.
La vicenda narrata appare ordinaria, è quasi maltrattata da Seung -wan Ryoo che dedica la sua attenzione alla resa scenica delle coreografie di combattimento realizzate da lui stesso e dal protagonista Doo-hong Jung, esperto di arti marziali ma a suo agio anche nella recitazione.
Gustosa la citazione de I guerrieri della notte di Walter Hill con una guerra all'ultimo colpo di mazza da baseball ed inevitabile l'effetto videogame, un quadro dietro l'altro, che conduce al duello finale che sembra una riedizione all'arma bianca dell'immortale Wild Bunch marchiato a fuoco nella memoria di ogni cinefilo.
Spicca l'assenza delle armi da fuoco in un film in cui predominano le arti marziali e i duelli all'arma bianca filmati in modo molto realistico.
Girato rigorosamente senza controfigure.
( VOTO : 7+ / 10 )
( VOTO : 7+ / 10 )
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