In un collegio per giovani virgulti, Hailsham, amabilmente incastonato nella bellezza della campagna inglese, apprendiamo che gli innocenti scolari che vi vengono educati non sono altro che cloni da utilizzare come riserva di organi per altri umani che ne avessero bisogno.
Da un'atmosfera idilliaca di gioco e di schiamazzi tipica dell'infanzia veniamo catapultati subito in una dimensione più inquietante che si nutre di logiche aberranti.
Eppure i diretti protagonisti sembrano rassegnati al loro destino: non c'è un moto di ribellione, un tentativo di fuga o cose del genere. Tutto quello che poteva succedere in storie dai presupposti simili a questa come La fuga di Logan o anche in The Island che poi procedevano proprio su un (naturale) istinto di ribellione a un destino infausto già scritto da altri.
Qui non c'è nulla di tutto questo.
L'atmosfera grigia come il cielo inglese carico di nubi è ovattata, i ragazzi attendono di crescere quasi non pensando al domani cercando di rimandare al dopo le riflessioni importanti, quasi cercando di esorcizzarle fino a dopo i 18 anni quando saranno trasferiti da Hailsham in altri centri di raccolta e poi indirizzati dove c'è bisogno di loro. E poi anche dopo quella fatidica soglia confidano in fantomatici rinvii allorchè si riesca a dimostrare un sentimento amoroso.
Non lasciarmi sull' architrave costituito da suggestioni direttamente figlie di Philip K. Dick inserisce un racconto di formazione (narrato in un lungo flashback) che diventa presto un melò straziante. La regia di Romanek però non cede mai alla facile emozione, la pellicola non si trasforma mai in un popcorn tearjerker movie in cui si colpisce basso.
E' sempre tutto condotto con stile ovattato, l'emotività, a parte una scena madre notturna in cui Kathy e Tommy ormai consapevoli del loro amore a breve scadenza si abbracciano quasi furiosamente come se temessero di non ritrovarsi più alla fine dell'abbraccio, è sempre trattenuta in nome di una sobrietà che qualcuno può confondere anche con freddezza. Gli interrogativi etici e filosofici non vengono sottaciuti ma vengono lasciati alla sensibilità dello spettatore.
La logica aberrante di eugenetica che è narrata nel film lascia poco spazio ai sentimenti.
Eppure i cloni hanno un anima: sono la prova tangibile che l'ingegneria genetica non crea solo una copia conforme, un vuoto agglomerato di geni dominanti e recessivi. Crea la vita e l'aberrazione sta proprio nel presupposto che colui che crea questa vita in laboratorio se la può riprendere in qualsiasi momento perchè è come una sua proprietà privata.
In Non lasciarmi si parla di organismi viventi che vengono usati come terreni di coltura ideali per le cellule che compongono un organo.
Eppure questo terreno di coltura non è solo un ammasso di cellule non pensanti.
D'altro canto se i cloni hanno un'anima è lecito anche chiedersi quando da una semplice reazione biochimica, da un pugno di mitocondri o molecole di glucosio o dalla doppia elica intrecciata su quattro semplici basi azotate passiamo al concetto di vita...tutti concetti che probabilmente esulano dal film.
I tre protagonisti sono veramente bravi a colorare delle tonalità giuste la fragilità dei loro personaggi, puri e limpidi come cristallo eppure malinconici, in equilibrio ideale tra compostezza e rassegnazione.
Il film di Romanek dimostra come è possibile fare della fantascienza adulta senza l'ausilio di ingombranti effetti speciali e il suggestivo utilizzo della locations del film è un valore aggiunto per un film incantevole per misura e per non cedere alle scorciatoie redditizie della lacrima facile.
( VOTO : 8,5 / 10 )
( VOTO : 8,5 / 10 )
Concordo in pieno.
RispondiEliminaUn film calibratissimo e leggero, eppure profondo e dalle pesantissime ripercussioni.
l'ho visto al cinema e mi ha preso parecchio, uno dei pochi titoli della scorsa stagione che mi ha provocato vera emozione!
RispondiEliminaquando sono uscito dal cinema non avevo molta voglia di parlare, un film che riesce a turbare.
RispondiEliminae ti resta in testa qualche giorno, o più.
io ho avuto la fortuna di vederlo con una persona che aveva già letto il romanzo e diciamo che , pur senza spoilerare, mi aveva in qualche maniera preparato...
Eliminagli manca giusto un non so che per arrivare allo stato di cult assoluto, però è comunque un piccolo gioiellino.
RispondiEliminaCult assoluto? Non lo so ci devo pensare, ma l'emozione provata nel vederlo è stata forte!
EliminaMolto bello e profondo. Ha impressionato tanto anche me. La cosa che ti 'sconvolge' di questo film è, appunto, l'assoluta, inconcepibile (per noi) mancanza di ribellione verso un destino già scritto, ineluttabile. Forse perchè quello che si vede non è nemmeno troppo lontano. Forse sta già accadendo...
RispondiEliminaè vero, è esattamente quello che indichi. La cosa che ti(ci) annienta è questa sorta di rassegnazione che ti fa vivere in maniera più lancinante questo dolore.
RispondiEliminaBellissimo, l'ho amato alla follia...ma lo sai già.
RispondiEliminasi, già avevo letto e commentato il tuo bellissimo pezzo!
EliminaPer una volta non sono d'accordo. Ho avuto l'impressione che il regista abbia snaturato profondamente il libro di Ishiguro, appiattendolo. Cosa che si ripropone sempre quando si cerca di mettere in scena libri complessi e profondi, cercando di essere fedeli pedissequamente alla storia originale.
RispondiEliminaIo non ho letto il libro quindi non ti posso dare un mio parere. In linea di massima sono d'accordo su quanto tu dici. Il film tende sempre ad appiattire romanzi complessi e profondi. Ti posso dire solo che l'amica con cui lo vidi al cinema che aveva letto il libro uscì dalla visione complessivamente soddisfatta di come il romanzo era stato trattato. Anche se come te aveva denunciato un certo appiattimento delle tematiche trattate.
EliminaLa ribellione non c'e' perche' non c'e' un motivo per ribellarsi. Il mondo esterno non esiste, non lo conoscono, non ci sono mai stati. Non so se avete notato, ma non c'e' mai il riferimento ad un parente, ad una canzone del tempo, ad un film. Se non fosse che la data e' specificata (1978) si potrebbe pensare di essere negli anni '50
RispondiEliminaLa cosa terrificante di questo film e' che e' verosimile al punto da sembrare reale, potrebbe essere vero, potrebbe succedere in qualunque paese del nostro civilissimo mondo.
probabilmente è come dici tu, sono inconsapevoli di quello che succede all'esterno e per questo si scatena la curiosità sul post-18esimo compleanno...ma anche quando sanno che cosa sta succedendo sembrano quasi rassegnati a fare i pezzi di ricambio...
RispondiEliminaFilm che io ho adorato, straziante, violento nonostante la "freddezza" placida con cui viene raccontato. E questo gioco di contrasti mette in risalto la tragedia raccontata.
RispondiEliminaè un film che ha trafitto molti cuori, mio compreso...è proprio come dici tu un gioco di contrasti che ti annichilisce...
Elimina