All'inizio flirta pericolosamente con lo stereotipo questo Open Grave: uomini senza memoria ( quante volte è stato usato questo espediente da Memento fino a roba come Cube o Saw-L'enigmista), che si riuniscono nella solita casa del bosco ( e qui di filmografia horror di riferimento se ne può trovare quanta se ne vuole) che è circondata da esseri umani o che una volta erano tali che non si dimostrano tanto amichevoli con gli occupanti della casa ( e anche qui idem con patate, riferimenti a iosa).
Eppure il regista spagnolo Gonzalo Lopez Gallego che avevo apprezzato nel precedente Apollo 18, uno sci fi girato con la tecnica del found footage e capace di provocare un discreto senso di inquietudine, non si accontenta di fermarsi ai riferimenti di cui sopra: si vede che è ambizioso e gioca con i vari generi cercando di ibridarli a suo piacimento:
Da giallo a survival horror il passo è breve ma poi nel finale di passo ( stavolta non tanto breve) se ne fa ancora un altro travalicando il concetto di genere e spostandosi ancora verso altri lidi.
Quindi l'idea di fare qualcosa che vada oltre il semplice horror c'è , è ben evidente e solo per questo Open Grave dovrebbe essere apprezzato.
Il problema della pellicola in questione è che non c'è una scrittura o una struttura filmica che riesca a star dietro all'ambizione di Gonzalo Lopez Gallego. A parte una fotografia sontuosa di Jose David Montero che valorizza al meglio le lussureggianti foreste ungheresi in cui il film è stato girato per contenere il budget, c'è ben poco da raccontare.
Gli snodi narrativi sono troppo elementari per solleticare l'attenzione dello spettatore più smaliziato, i personaggi non hanno alcuna progressione durante il film ( cosa praticamente imperdonabile perchè dovrebbero aumentare di intensità con il riaffiorare dei ricordi ) , il crescendo orrorifico è praticamente abolito da una parte centrale piuttosto blanda che centellina i colpi di scena e la soluzione finale lascia talmente tanti dubbi da risultare poco convincente.
Occorre dire però che soprattutto nella parte finale la cinepresa di Gonzalo Lopez Gallego vola alta ( un po' in tutti i sensi) perchè si apre a sequenze di un certo impatto visivo.
Convincenti gli attori , il problema di fondo di questo film rimane la scrittura che si rivela ben poca cosa.
Intende giocare con i vari sottogeneri ma si limita a mescolarli tra di loro abbastanza meccanicamente senza quello scatto in più che aveva per esempio The cabin in the woods che usava lo stereotipo come rampa di lancio per raccontare qualcosa di veramente nuovo per il genere di provenienza.
Cosa che non succede in Open Grave: si utilizza lo stereotipo semplicemente per andare da un sottogenere all'altro senza dire alcunchè di nuovo od orginale.
Ed è un vero peccato perchè con queste premesse poteva venir fuori qualcosa di meglio....
( VOTO : 5 / 10 )