I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

sabato 28 febbraio 2015

Dead Snow 2 : Red vs Dead ( 2014 )

NB iL PRESENTE POST è SENZA FOTOGRAFIE PERCHé MI è STATA NOTIFICATA UNA VIOLAZIONE DEL COPYRIGHT SU QUESTO POST.
ESSENDO TUTTO PARTORITO DALLA MENTE DEL  SOTTOSCRITTO, PRESUMO SI TRATTASSE DELLE FOTOGRAFIE CHE CORREDAVANO IL POST.

Martin , l'unico sopravvissuto alla strage dei suoi amici perpetrata dai nazizombie agli ordini del comandante Herzog, riesce a fuggire in maniera rocambolesca e a costo di un braccio.
Si risveglia in ospedale e si ritrova attaccato il braccio zombie di Herzog che naturalmente fa il comodaccio suo fino a che non riesce a dominarlo e scopre quello che vuole fare il comandante nazista: ricostruire un armata di zombie per conquistare prima Tavlik, la città norvegese dove cadde per mano dei sovietici e poi partire alla conquista del mondo. Herzog si arma con gli oggetti trovati al locale museo della Seconda Guerra Mondiale, addirittura rimette in funzione un carro armato e comincia la sua marcia .
L'incapace polizia locale non fa altro che accusare Martin di tutte le stragi senza sapere che è lui l'unico che può fermare Herzog assieme a una fantomatica squad anti zombie ( in realtà tre nerd americani).
L'idea è quella di risvegliare l'armata russa che fermò Herzog e lui con il braccio zombie può farlo....
Dead Snow 2 : Red vs Dead comincia esattamente dove finiva il primo Dead Snow, film che aveva rivelato il talento di Wirkola, appena prima che partisse per Hollywood e girare la sua personalissima versione della fiaba di Hansel e Gretel
Un film che decollava dopo una prima parte di noia mortifera e si elevava sulla media a furia di ironia, sangue e frattaglie in quantità industriali.
In questo sequel è tutto amplificato, l'esperienza multisensoriale ( il piacere per occhi, orecchie e stomaco , per chi ce l'ha foderato di cemento armato) è rafforzata in un film in cui il budget è nettamente superiore al primo ma è solo un decimo rispetto al film girato in quel di Hollywood ( siamo sui cinque milioni di euro più o meno, ridicolo per gli standard americani ma più che adeguato per quelli europei e stratosferico per il cinema norvegese).
Le citazioni raimiane si sprecano ( e il gioco divertente sta proprio nell'individuarle) in una pellicola che è girata soprattutto in esterni e si permette numerose sequenze di massa con zombie e senza l'aiuto della computer grafica: sono zombie veri, in carne putrida e ossa decomposte e si menano come ossessi con qualsiasi oggetto a loro disposizione.
Direi che WIrkola si butta più sulla commedia rispetto al primo film ma la risata che ne scaturisce è qualcosa di estremamente scorretto ( vedere quello che accada al povero bambino che aiuta Martin all'ospedale o le azioni del braccio zombie nella prima mezz'ora di film) o il trattamento riservato alla polizia, composta di una massa di deficienti che fanno a gara a chi è più decerebrato con gli zombie.
Il pregio maggiore di Dead Snow 2 : Red vs Dead è il ritmo veramente indiavolato: la danza macabra comincia fin da subito senza troppi preamboli e il divertimento che ne scaturisce è massimo.
Inoltre il film è infarcito di trovate pazzesche , spunti originali che ravvivano un film che è praticamente una gita al luna park assieme ai nazi zombie.
E abbiamo spazio anche per un chirurgo zombie che ripara i putridi colleghi danneggiati con paglia o impiantando ventose al posto degli arti mancanti, per intestini tirati all'inverosimile buoni per fare il tiro alla fune e c'è spazio anche per il personaggio dello zombie puccioso ( il sidekick zombie), il primo zombie resuscitato dal braccio di Martin, che lo segue come un cagnolino affezionato ed è disposto a tutto pur di salvarlo, anche a farsi passare sopra da un carro armato, letteralmente.
Finale all'insegna dell'amore , ma un amore che non aveva immaginato neanche Buttgereit in Nekromantik.
Amore interspecie che si tinge di melodramma.
Una cosa è sicura: Tommy Wirkola ha spostato ancora più su l'asticella della qualità nella commedia horror in un film che espande la dimensione del divertimento a confini raramente toccati dal genere.
Fidatevi : Dead Snow 2 : Red vs Dead è un nuovo punto di riferimento del genere.
E se non credete a me passate a leggere quello che ne scrisse a suo tempo Lucia


PERCHE' SI . il top nella commedia horror con zombie, se c'è la CGI non si vede, divertimento assicurato , mega rissa tra zombie nazisti e russi, ottima regia
PERCHE' NO : difficile trovare difetti, forse l'ipercitazionismo da nerd cinefilo o la dose cospicua di sangue e frattaglie che allontaneranno più di qualcuno.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

Dead Snow 2: Red vs. Dead (2014) on IMDb

venerdì 27 febbraio 2015

Seria(l)mente : Shetland ( Stagione 1 e 2, 2013-2014 )

Provenienza : UK
Produzione e distribuzione : BBC Scotland
Episodi : 2 da 60 minuti cadauno ( Stagione 1), 6 da 60 minuti cadauno ( Stagione 2 )

Il detective Jimmy Perez è alle prese con vari casi di omicidio avvenuti nelle isole Shetland.
L'omicidio di un'anziana nativa delle Shetland vicino ad un sito archeologico e quello di una giovane ricercatrice sono legati in qualche modo alle vicende del cosiddetto Shetland Bus , una staffetta di navi che durante la Seconda Guerra Mondiale operava viaggi clandestini tra la Scozia e la Norvegia , sotto il dominio nazista, portando armi e agenti segreti dentro e fuori del Paese scandinavo. ( Red Bones , Stagione 1 ).
L'omicidio di una teenager il cui corpo è ritrovato sulla spiaggia è legato alla scomparsa di una bambina dal nome simile avvenuta una ventina di anni prima e il primo sospettato è un uomo solitario e osteggiato da tutti ( Raven Black, Stagione 2 ).
La morte in un sospetto incidente automobilistico di un giornalista investigativo , vecchio amico di Jimmy Perez, nasconde in realtà un omicidio a cui se ne aggiunge anche un altro. Esaminando le memorie del giornalista si verrà a capo della faccenda legata ad oscure manovre commerciali dopo alcuni colpi di scena ( Dead Water , Stagione 2 ).

Una scienziata viene uccisa nell'Osservatorio ornitologico sito nell'isola di Fair ( una delle Shetland, 70 abitanti in tutto ), posto in cui è nato Jimmy Perez. Lui arriva via nave assieme alla figlia e alla sua collaboratrice e deve venire a capo del mistero prima che finisca il blocco dei voli a causa delle avverse condizioni meteorologiche ( Blue Lightning , Stagione 2 ).
Gli 8 episodi ( che possono essere anche suddivisi in quattro episodi doppi, ogni caso criminoso è trattato sulla lunghezza delle due puntate ) che compongono le due stagioni di questa serie crime prodotta da BBC Scotland sono tratti dai romanzi omonimi ( e tutti bestseller) dell'acclamata scrittrice di gialli Ann Cleeves , creatrice del personaggio di Jimmy Perez e di una serie di libri in cui lui è protagonista.
E c'è anche un'altra serie di libri della succitata scrittrice che è stata già riadattata su piccolo schermo, il ciclo di Vera Stanhope, in una serie tv intitolata semplicemente Vera e con la bravissima Brenda Blethyn nella parte della protagonista ( prossimamente su queste pagine).
Shetland è una serie televisiva partita abbastanza in sordina, con una sorta di doppio episodio di prova, nel 2013 e poi approdata a una durata più canonica per la fiction inglese , cioè i 6 episodi della seconda stagione andata in onda durante il 2014 con ottimi dati di audience televisiva.
E per il 2015 è stata già confermata una terza stagione che tratterà però un solo caso, ovviando alla mancanza di una trama orizzontale delle prime due stagioni, organizzate su vicende criminose totalmente risolte in due episodi e in verità abbastanza parche di riferimenti alla vita passata di Jimmy Perez.
E' questa infatti la cosa che manca principalmente al personaggio principale della serie: una caratterizzazione più profonda del protagonista, detective ligio al suo lavoro, dotato di buona intuizione ma assolutamente non un superman o un formidabile deduttore alla Sherlock Holmes.
E' un uomo di buon senso, molto limpido, recitato con acume dal bravo Douglas Henshall , un uomo da quello che si vede senza passato e questa scelta in qualche modo ne determina una certa mancanza di profondità.
Probabilmente è anche una scelta consapevole, in fondo parliamo di una crime series, genere più che consolidato nella fiction inglese rispondente a precisi canoni formali  e sostanziali che però si svolge su uno sfondo molto particolare come quello delle solitarie isole Shetland.
Un anfratto lontano sia dalla Scozia che dalla Norvegia, isolato sia geograficamente ma anche culturalmente , poco sfruttato dagli itinerari turistici, nonostante le vestigia archeologiche,  uno di quei luoghi che ti vien voglia di preparare subito i bagagli e partire col primo mezzo di locomozione utile per vivere un'esperienza fuori del tempo.
Le isole Shetland sono proprio così, fuori del tempo, un microcosmo a parte che ha poco più di ventimila abitanti , e proprio questa loro peculiarità rende questa  serie incredibilmente affascinante ( cosa amplificata nell'ultimo episodio ambientato sull'isola di Fair che di abitanti ne conta 70 ).
Basta solo una panoramica, un campo lungo della telecamera che magari segue l'auto di Jimmy Perez che si inerpica per quelle strettissime lingue d'asfalto che tagliano il verde della brughiera ( perché di alberi non ce ne sono) per essere rapiti e cominciare a perdersi con la fantasia in un altroquando magico.
La memoria corre subito a un'altra serie inglese di cui abbiamo parlato di recente , Hinterland ( di cui abbiamo parlato qui ), strutturata alla stessa maniera, con casi che si chiudevano sulla lunghezza della puntata doppia e anch'essa che faceva leva su un'ambientazione inconsueta come l'aspra brughiera gallese, diversa anche cromaticamente dal resto dell'Inghilterra.
Parlando dell'ambientazione si rischia di sottovalutare la scrittura dei vari episodi, comunque soddisfacente all'interno di uno stile ormai consolidato da tipico crime inglese.
La durata ragguardevole di ogni caso trattato permette di dare un ampio respiro a ogni vicenda e a inserire nei punti strategici opportuni colpi di scena che vanno a ravvivare una narrazione comunque dal passo lungo, tipico della produzione nordica ma che rispetta anche tutti i caratteri di tipicità della classica serie crime inglese: quindi personaggi che fanno della normalità assoluta la loro carta vincente, una qualità tecnica ragguardevole, un paio di guest stars di spicco che svolgono egregiamente il loro lavoro ( Brian Cox in Red Bones e John Lynch in Blue Lightning) e una recitazione assolutamente al di sopra della media.
Lo standard degli episodi è piuttosto alto ma l'ultimo episodio Blue Lightning, quello ambientato sull'isola di Fair si segnala per una narrazione dal ritmo notevolmente più spedito rispetto agli altri casi criminosi trattati e per  affrontare abbastanza di petto il discorso della chiusura socioculturale degli isolani.
Ci vuole poco a diventare fan della serie Shetland: basta vedere i titoli di testa e innamorarsi di un posto incantato di cui non sapevamo nulla fino a pochi secondi prima...

PERCHE' SI : ambientazione di incredibile impatto, ottima recitazione, solita qualità tecnica molto alta al servizio di una scrittura più che soddisfacente.
PERCHE' NO :  a causa della sua struttura ( ogni caso due episodi) manca del tutto la trama orizzontale e questo toglie un po' di profondità al personaggio di Jimmy Perez recitato però con notevole applicazione da parte di Douglas Henshall, il passo talvolta è lungo e la fa somigliare più a una serie nordica che a una inglese.

( VOTO : 7,5 / 10 )

Shetland (2013) on IMDb

giovedì 26 febbraio 2015

Taken 3 - L'ora della verità ( 2014 )

Bryan Mills , ex agente della CIA sotto copertura, ora desideroso di godersi la meritata pensione in quel di Los Angeles , viene a sapere con grande felicità che la figlia è incinta ma anche che la moglie ha problemi col nuovo compagno, il quale non ha niente di meglio da fare che intimargli di non vedere più l'ex moglie .
Il giorno dopo la moglie dice che sta arrivando a casa sua per parlargli , lui va a prendere le ciambelle per colazione, torna a casa e la trova morta sul letto.
Ed è costretto a fuggire perché la polizia crede che sia lui l'assassino.
Mills stavolta sembra preso in un gioco dagli ingranaggi mortali, molto più grandi di lui.
Riuscirà a dimostrare la propria innocenza e a far trionfare la giustizia?
Taken 3 - L'ora della verità ovvero il ritorno di Bryan Mills, un Liam Neeson col capello sempre più laccato e corvino che vive una pensione piuttosto movimentata dopo aver sterminato mafiosi albanesi tra le strade di Parigi prima e i tetti di Istanbul poi, ora è alle prese con un mafiosetto russo da quattro soldi ( che sembra una versione tatuata di Carmelo Bene) che gli viene a rompere i gabbasisi.
Almeno così sembra.
Ma cazzo non avete visto i film precedenti? Mills è uno pericoloso, ma perché andargli a rompere i marroni?
La scritta sulla locandina a parte la consueta inutile postilla italiana di nessun senso, avverte che finisce tutto qui: un auspicio, un augurio insomma.
Almeno si spera.
Ma non so se sarà veramente così perché il film di Megaton ( nome da supereroe ma con poteri decisamente limitati in regia) i suoi soldi li ha portati a casa e ha realizzato anche un certo introito supplementare ( meno che i primi due capitoli) quindi non escluderei a priori un quarto capitolo.
Anche perché Liam Neeson sembra averci preso gusto nel fare l'eroe action un po' attempato, riciclandosi in un ruolo che mette la pagnotta al di sopra di tutto.
E se continua a fare un fottìo di soldi con questi filmacci di merda perché non continuare a farli?
Da una parte lo capisco.
Quello che capisco meno è la svolta di Luc Besson, evacuatore seriale di sceneggiature che sembrano fatte tutte con lo stampino, con personaggi tutti ligi agli stessi stereotipi ( vedi il Costner di 3 Days to Kill  che sembra il fratello del personaggio di Mills ) e  autocitazioni vere e proprie.
Mills come altri protagonisti di svariate sceneggiature action bessoniane più che un personaggio in cerca d'autore, rozzo e incolore allo stesso tempo, è un personaggio in cerca di sovrascrittura, ansioso di input ( un po' come il robottino di Corto Circuito, ma guarda un po' chi mi tocca citare, uno dei robot più pucciosi della storia del cinema) per arrivare ad avere una dimensione perlomeno verosimile.
Cosa che non gli riesce perché come al solito è tutto sul filo del ridicolo involontario con un Neeson che sembra avere più braccia di un bravo Simac quando deve menare i cattivi e fa tutto senza un muovere un solo muscolo del volto marmoreo.
L'unico tentativo che cerca di attuare Besson, avendo dato ormai fondo a tutte le idee per "fabbricare" un villain degno di questo nome, è di affiancare ai cattivi la polizia e soprattutto un sergente zuccheroso interpretato da un attore di spessore come Forest Whitaker, uno ormai fisicamente poco adatto ai ruoli action e che cercas di giocare tutto sulla recitazione.
Cosa che non fa Neeson che comunque per avere 60 anni abbondanti ( a giugno il tassametro segnerà 63) sta tirato come una corda di violino e sembra veramente in ottima forma fisica .
Il problema di tutto sta nel manico, nella sceneggiatura in primis ma anche nella regia che rende caotiche tutte le sequenze action.
Come al solito ci troviamo di fronte a un eroe senza la minima sfumatura, sfaccettatura, senza alcun dilemma morale da risolvere, piatto e granitico come pochi che continua a ripetersi per la terza volta.
E non basta mettere quel tocco di melodramma o ricoprirlo di una patina hitchcockiana ( il classico personaggio che impiega tutto il film a dimostrare la propria innocenza, tema caro al maestro inglese).
Qui siamo alla pura arte del riciclo, alla reiterazione vera e propria.
E stavolta repetita non juvant.

PERCHE' SI : Neeson fronteggia sempre a muso duro il ridicolo involontario, prendendolo a pugni e calci.
PERCHE' NO : siamo ormai alla reiterazione pura, sequenze action caotiche, sceneggiatura come al solito disarticolata, solita sceneggiatura action evacuata da Besson che ormai le fa tutte con lo stampino...

( VOTO : 3 / 10 ) 

Taken 3 (2014) on IMDb

mercoledì 25 febbraio 2015

Seria(l)mente : The Widower ( 2014 )

Provenienza : UK
Produzione e distribuzione : Octagon Films
Episodi : 3 da 50 minuti cadauno

La storia ( vera ) di Malcolm Webster, infermiere apparentemente ligio al suo dovere, gioviale e dotato di un discreto appeal che sposa in prime nozze Claire andando a vivere con lei in un cottage nella campagna scozzese
Quando lei gli chiede il perché delle sue spese fuori controllo Malcolm non trova di meglio che cominciare a drogarla con una benzodiazepina , le fa firmare una ricca polizza assicurativa e poi organizza un finto incidente stradale in cui lui rimane ferito leggermente e lei muore carbonizzata imprigionata nell'auto.
Dopo qualche anno lo ritroviamo in Nuova Zelanda dove conosce Felicity e la sposa.
Anche qui la storia si ripete , dovrebbero comprare casa insieme ma lui adduce sempre scuse per mettere la sua parte di soldi e quando la situazione comincia ad essere pesante,  lui inizia a drogarla con le benzodiazepine e la  proposta di una ricca polizza assicurativa sulla vita , fa insospettire lei e i suoi genitori.
Malcolm è costretto a fuggire ingloriosamente.
Passa ancora qualche anno e lui, tornato alla natia Scozia non si fa scrupolo di fingersi leucemico in fin di vita per fare breccia nel cuore della bella Simone.
Ma stavolta la polizia è sulle sue tracce....
Diciamo sempre che la realtà è sempre oltre la più fervida delle immaginazioni e questa miniserie inglese  in tre puntate trasmessa di ITV Channel a marzo dell'anno scorso, ne è la prova lampante.
The Widower racconta la storia vera di un novello Barbablù, suadente e a suo modo accattivante con quel fascino un po' viscido dettato da modi estremamente gentili e attenzioni che normalmente gli uomini non prestano verso le loro donne.
E la realtà si situa comunque oltre perché la sceneggiatura della serie scritta da Jeff Pope e Jim Barton  narra solo di un minimo delle gesta del vero Malcolm Webster, implicato in molti più fatti criminosi rispetto a quelli trattati in The Widower.
Si parla addirittura di 3 bambini morti di complicanze cardiache  sotto le sue cure ad Abu Dhabi ( la religione musulmana vieta qualsiasi esame postmortem) e di relazioni con almeno altre 6 donne oltre a quelle di cui narra nella miniserie.
Se volete sul tizio in questione c'è una ricchissima pagina Wikipedia qui.
E personalmente adoro vedere su schermo questo tipo di storie e poi andare a cercare quello che è realmente accaduto.
Malcolm Webster è un demonio con la faccia d'angelo, uno che ha passato la vita a perfezionare la sua strategia criminosa arrivando a fingere persino di essere sotto trattamento chemioterapico, uno che si è potuto muovere per il mondo sfruttando le pieghe della legge e i difetti di comunicazione tra le polizie dei vari Paesi.
Un tipetto poco raccomandabile a cui dà volto Reece Shearsmith, già istrionico coprotagonista e cosceneggiatore assieme al grandissimo Steve Pemberton di due serie inglesi supercult come Psychoville e Inside No 9.
La regia di Paul Whittington è accorta e riesce a dosare ottimamente la suspense ( da manuale la sequenza in cui porta una semidrogata Felicity sul ciglio di una scogliera ) ma l'impressione è che la miniserie sia riuscita a catturare solo in parte la vera essenza di Webster e l'affinamento negli anni della sua strategia nell'affabulare giovani e piacenti donne senza soverchi problemi economici.
Questo si avverte soprattutto nella gestione della storia con Simone, l'ultima sua conquista, in cui lo vediamo di punto in bianco fingersi malato oncologico terminale , uno scarto abbastanza violento rispetto a quanto fatto in precedenza ma leggendo la sua vera storia si apprende che Simone non è stata la prima con cui si è finto malato di cancro.
Come se avesse fatto le prove generali prima di partire all'assalto della bella Simone,
E fa macchia anche il personaggio del fidanzato di lei, una specie di orso marsicano musone e silenzioso che accetta quasi senza opporre resistenza la convivenza forzata con questo strano malato di tumore.
La qualità della confezione è ottima as usual, ma qui parliamo ormai di uno standard consolidatissimo negli anni e il cast è formato da nomi abbastanza illustri.
La storia raccontata non sarà certo il massimo dell'originalità ( parliamo di argomenti già trattati a partire da Monsieur Verdoux di Chaplin e Landru di Chabrol) ma è condotta con verve , con un ritmo insolitamente alacre per essere una miniserie televisiva e con un intelligente uso della suspense.
Non colpi di scena improvvisi ma una precisa strategia della tensione che aumenta pian piano fino a deflagrare in una ragnatela di bugie e di fughe strategiche di Webster, capace di sgusciare via sempre al momento giusto.
Peccato che duri così poco...

PERCHE' SI : ritratto di un demone con la faccia d'angelo, intelligente uso della suspense, ottimo cast, confezione eccellente ma ormai non è più una sorpresa
PERCHE' NO : la miniserie racconta solo un minimo delle gesta criminali di Webster ( ma fare qualche altra puntata in più, no?), troppo breve, l'impressione è che per esigenze di sintesi non catturi la vera essenza di Webster e l'evoluzione della sua strategia negli anni...

( VOTO : 7 + / 10 ) 

The Widower (2013) on IMDb

martedì 24 febbraio 2015

La isla minima ( 2014 )

Rive del Guadalquivir, profondo sud della Spagna, 1980 : durante una festa paesana di un piccolo borgo adagiato sulle rive del fiume, spariscono due sorelle adolescenti . Sulla loro scomparsa indagano due poliziotti inviati , da Madrid, Juan e Pedro  visto che i poliziotti locali non hanno mai avuto a che fare con casi del genere.
Dopo pochi giorni trovano i corpi delle due ragazze, orrendamente seviziate .
Juan e Pedro ben presto scopriranno le tracce di un serial killer che sta terrorizzando la cittadina da decenni nel silenzio generale...
Alberto Rodriguez.
Segnatevi questo nome perché non mi stupirebbe di trovarlo al timone di una megaproduzione hollywoodiana in un futuro prossimo, sperando che , come sovente succede, la fabbrica dei sogni losangelina non ne appiattisca il talento.
Già notato per un precedente thriller Unit 7 ( aka  Grupo 7 di cui abbiamo parlato qui ), un film in cui l'adrenalina scorreva a fiumi e che si faceva notare per delle ottime sequenze action che non avevano nulla da invidiare al modello americano, Alberto Rodriguez torna con quello che ha tutta l'aria di essere stato il film dell'anno appena trascorso in Spagna, trionfatore assoluto all'ultima edizione dei Goya con 10 premi vinti su 16 nominations .
La isla minima è uno di quei thriller che ti stringe la gola in una morsa e che  non si dimenticano tanto facilmente : l'accostamento automatico che viene fatto un po' da tutti è quello con True Detective per via di un'ambientazione particolare e una coppia di polziotti alquanto problematica.
E ci sta anche.
Ma trovo che sia un accostamento piuttosto superficiale, perlomeno incompleto.
A me l'accostamento che sembra più calzante, ma badate bene, parliamo di un film che brilla di intensissima  luce propria, è quello con Memories of Murder, uno dei capolavori di Bong Joon Ho.
E questo per tanti buoni motivi( la coppia di poliziotti male assortiti, l'incapacità della polizia locale, il modus operandi del serial killer) ma soprattutto per uno: il contesto storico.
La Spagna del 1980 è ancora una democrazia fragile, uscita con le ossa rotte da tanti anni di franchismo e ancora provata da un fallito tentativo di colpo di Stato avvenuto nel 1978.
Un'analogia piuttosto chiara con la situazione politica sudcoreana, anch'esso un Paese uscito dalla dittatura a caro prezzo.
In La isla minima il contesto storico è fondamentale per comprendere almeno un minimo le dinamiche che animano i vari personaggi, tutti con il loro fondo di ambiguità, i poliziotti in primis.
Uno giovane , pieno di voglia di cambiare quello che lo circonda e profondamente idealista, l'altro più scafato, con metodi di indagine piuttosto alternativi e soprattutto con un passato nebuloso che è meglio nascondere.
Così come è fondamentale l'ambientazione , un susseguirsi di canaloni attorno al grande fiume in una terra brulla con scarsa vegetazione, bruciata dal sole.
In questa terra dimenticata dagli uomini ma forse anche da Dio, il nuovo non è ancora avanzato: è tutto vecchio, tutto è animato da logiche praticamente medievali in cui è impossibile fidarsi di qualcuno in un paesino in cui anche i muri hanno orecchie.
Un'atmosfera malsana, soffocante che la regia puntuale di Rodriguez sottolinea senza essere pedante, lo stesso tipo di atmosfera che si respirava in Unit 7, nonostante l'ambientazione del tutto diversa.
La isla minima vive di contrasti insanabili: quello tra i poliziotti madrileni e i locali, quella tra il vecchio che ancora impera in un paesino in cui si è ancora in qualche modo devoti alla figura del caudillo Francisco Franco e il nuovo , la democrazia che ancora non è arrivata compiutamente, il contrasto di personalità e di metodologia tra i due poliziotti inviati da Madrid, il contrasto tra padroni e operai perennemente in sciopero.
E poi c'è una misoginia strisciante , mal repressa: le due ragazze sono le vittime eppure come viene detto ai due poliziotti appena arrivati, hanno una "cattiva reputazione".
Insomma se la sono andata a cercare.
L'impressione è che , come succedeva in Unit 7 ambientato nella Siviglia del 1989, Alberto Rodriguez utilizzi il cinema di genere, il thriller in questo caso, per raccontare la storia di un particolare periodo del suo Paese, un po' come fa Pablo Larrain, naturalmente con stile molto diverso, con quella del Cile.
In ogni caso La isla minima è un film che funziona egregiamente sia come thriller, cupo e teso come pochi, sia come affresco storico , estremamente credibile.
Visione altamente consigliata.

PERCHE' SI : ambientazione inconsueta, dinamiche da thriller americano calate in un contesto storico peculiare, regia di spessore.
PERCHE' NO : forse i due poliziotti non sono sufficientemente ambigui  ma sono quisquilie...


( VOTO : 8 / 10 )

Marshland (2014) on IMDb

lunedì 23 febbraio 2015

Oscar 2015 - Due parole di commento


E anche questi Oscar del 2015 ce li semo levati da ....torno.
Bello il giochino dei pronostici , bello anche il day after a commentare i frizzi e i lazzi dei vincitori e i malumori ( relativi) degli sconfitti.
Una cosa è certa: non ci sono più i Titanic o i Ben Hur di una volta capaci di andare in doppia cifra sia in nominations che in statuette vinte.
E il terzo film dello Hobbit se lo sognava di vincere 11 Oscar su 11 nominations come fece Il ritorno del re, terzo film della saga de Il Signore degli Anelli.
Ora è un miracolo arrivare anche alla doppia cifra delle nominations e proprio per questa parcellizzazione delle nominations ( anzi quest'anno c'erano due film che si presentavano ai nastri di partenza con ben 9 nominations) si è rinforzata la tendenza da parte dei giudici dell'Academy di premiare un po' a pioggia.
Diciamo che almeno  un premio ad ognuno non fa male a nessuno.
VINCITORI E VINTI

Beh il vincitore indubbio c'è ed è Birdman: è vero che ha raccolto "solo" 4 premi su 9 ma è anche vero che si è portato a casa tutti quelli più importanti ( miglior film, regia, sceneggiatura e fotografia).
A quota 4 c'è anche Grand Budapest Hotel che salva la sua presenza in calcio d'angolo facendo incetta di premi tecnici ampiamente preventivati ( mi ha sorpreso quello alla colonna sonora e il mancato premio alla fotografia ).
Altro sicuro vincitore da questa kermesse è Whiplash , tre premi su cinque nominations tra cui quello ampiamente preventivato a JK Simmons , quello al miglior sonoro e quello al miglior montaggio,anche questo in qualche modo nelle attese.
Pienamente confermati anche i premi al miglior attore e alla miglior attrice protagonista: erano praticamente già stati assegnati.
Di trombati eccellenti ce ne sono fondamentalmente due ma sinceramente di questa trombatura entrambi già se ne sono fatti una ragione.
Il primo è Boyhood accreditato di premi importanti alla vigilia e che si porta a casa solo il premio per Patricia Arquette ( miglior attrice non protagonista) ma che si è già ritagliato un suo spazietto nei libri di storia del cinema per il modo in cui è stato realizzato e l'altro è American Sniper che si porta a casa solo il premio tecnico del miglior montaggio sonoro ma Clint se la ride beatamente sotto i baffi ( e stanotte alla cerimonia era moooolto sorridente ) visti gli oltre 300 milioni di dollari incassati  in patria, credo un exploit mai riuscito prima a un suo film, ma potrei anche sbagliarmi.
Quest'anno fino a che ho resistito ho addirittura anche guardato parte della cerimonia, trasmessa in chiaro su Cielo.
La trasmissione italiana era divertente come una veglia funebre, ma lo show americano , grazie alla simpatia di Neil Patrick Harris ha avuto qualche impennata di ilarità ( soprattutto il suo omaggio a Birdman e a Whiplash, quando si è presentato sul palco in mutande e ha strillato a Miles Teller che stava suonando la batteria nei corridoi mentre lui passava " Not my tempo" come faceva nel film J K Simmons) in un format che ormai ha quasi del catatonico.
Grave errore quello di non aver ricordato Francesco Rosi nella sezione In memoriam.
In mezzo a tante figure di alto profilo ma anche di figure sconosciute al pubblico, un gigante come Rosi doveva essere assolutamente ricordato.
Non sono esperto di vestiti ma quello di Patricia Arquette mi pareva una schifezza, ma di quelli veramente brutti, mentre Jennifer Lopez mostrava il decolletè praticamente ombelicale urbi et orbi.
Riassumendo:
MIGLIOR FILM Birdman
MIGLIOR REGIA Inarritu
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA Eddie Redmayne
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA Julianne Moore
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA  J.K. Simmons
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA Patricia Arquette
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE Birdman
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE The imitation game
MIGLIOR FOTOGRAFIA Birdman
MIGLIORE COLONNA SONORA Grand Budapest Hotel
MIGLIORE SCENOGRAFIA Grand Budapest Hotel
MIGLIORI COSTUMI Grand Budapest Hotel
MIGLIORE MONTAGGIO Whiplash
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI Interstellar
MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE Big Hero 6
MIGLIOR FILM STRANIERO Ida

Per quanto riguarda i miei pronostici non sono andato malissimo devo dire: l'anno scorso ero arrivato a una percentuale irripetibile. Quest'anno mi attesto su un dignitosissimo 10 su 16 e ho preso tutti i più importanti tranne quello alla regia . Se invece parliamo di tifo aperto e spudorato allora la percentuale scende di pochissimo , siamo a 9 su 16.
Quindi direi che è stata una buona serata in ambedue i casi.
Ok per ora è tutto.
All'anno prossimo.

domenica 22 febbraio 2015

Chiamateli ...Oscar 2015

Ed ecco , puntuale come la cartella delle tasse , arriva il mio consueto post di pronostici pre Oscar.
L'anno scorso è successa una cosa interessante: per uno come me capace di cannare regolarmente tutti i pronostici di ogni tipo ( ed ecco perché mi astengo scrupolosamente da tutti i giochi e scommesse , tanto sbaglierei), ebbene dicevo che l'anno scorso ho azzeccato ben 12 pronostici su 14 , una performance difficilmente ripetibile quest'anno in cui la concorrenza per le statuette sembra molto più agguerrita e incerta di quella del 2014.
Ma bando alle chiacchiere cominciamo:
1) MIGLIOR FILM
Quest'anno per la prima volta sono riuscito a vederli tutti, ma proprio tutti e la scelta è veramente ardua.
Secondo me tre sono i più meritevoli e sono Birdman, Selma e Whiplash.
Mi è piaciuto anche Boyhood anche se ho il dubbio che verrà ricordato più per come è stato realizzato che per quello che racconta.
Perplesso su American Sniper, The Imitation game e La teoria del tutto.
Assolutamente bocciato Grand Budapest Hotel, la cinebomboniera di Wes Anderson.
SPERO CHE VINCA : Whiplash
SPERO CHE NON VINCA: Grand Budapest Hotel
VINCERA' : Birdman
2) MIGLIOR REGIA 

Qui ci sono un paio di scandaletti mica da ridere: l'inclusione di Morten Tyldum di The Imitation Game e l'esclusione della regista di Selma, Ava DuVerney e di Damien Chazelle.
Onestamente non vedo perché bisogna scindere la candidatura per miglior film da quella per miglior regia.
I film sono dei registi!
SPERO CHE VINCA : Inarritu
SPERO CHE NON VINCA : Wes Anderson
VINCERA' : Linklater
3) MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Non ho visto la performance di Steve Carell che mi dicono sia eccellente ma credo che comunque non vinca.
Il favorito dovrebbe essere Eddie Redmayne perché autore di una di quelle performances che all'Academy piacciono tanto: mimetizzarsi dentro ( o dietro) un disabile, Stephen Hawking in questo caso.
Da parte mia tifo per il redivivo Keaton in quello che è il ruolo ( autobiografico) della sua vita.
Metacinema a tutti i livelli.
SPERO CHE VINCA : Michael Keaton
SPERO CHE NON VINCA : Bradley Cooper
VINCERA' Eddie Redmayne
4) MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Non ho visto la prova della Witherspoon che mi sta simpatica come un'emorroide ulcerata e quindi spero ardentemente che non vinca , diciamo per ragioni extra artistiche.
Credo che la statuetta andrà a Julianne Moore, autrice di una performance encomiabile in un film a mio parere tutt'altro che eccelso e colpevolmente ignorata in altre nominations in cui avrebbe meritato di certo la statuetta.
E poi si sa che ai giurati dell'Academy Awards piacciono le malattie recitate al cinema...
SPERO CHE VINCA : Julianne Moore
SPERO CHE NON VINCA : Reese Witherspoon
VINCERA' : Julianne Moore
5) MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Qui il favorito d'obbligo è uno e uno solo : J K Simmons, una vita da mediano nel mare magnum dei caratteristi hollywoodiani, una di quelle facce che hai visto ovunque in cinema e in televisione ma non hai mai associato a un nome. Ora il nome ce l'ha e a vedere Whiplash è uno cazzuto come pochi.
Forse l'unico che può insidiarlo è il grande vecchio Robert Duvall che in The Judge ci regala una prova da lucciconi agli occhi.
Qualche chance anche per Edward Norton alle prese con la parte che gli riesce meglio: quella dello stronzo
SPERO CHE VINCA : J.K.Simmons
SPERO CHE NON VINCA: Ethan Hawke
VINCERA':  J.K.Simmons
6) MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Qui la guerra è aperta tra nominations regalate un tanto al kilo ( ma perché Keira Knightley?) e altre date più che altro per abitudine ( Meryl Streep arrivata alla settordicesima nomination). Ho letto che in sede di scommesse la favorita è la Arquette che è anche la mia favorita.
Ma perchè metterla tra i non protagonisti?Mi puzza di Oscar.
Vedremo.
SPERO CHE VINCA : Patricia Arquette
SPERO CHE NON VINCA : Meryl Streep
VINCERA' : Patrica Arquette
7) MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE

Anche qui la lotta è aggueritissima: faccio il tifo per Birdman perché mi sembra la migliore e anche perché quando Hollywood parla di se stessa ha una leggerissima tendenza ad autoincensarsi ma anche Linklater ha le sue chances proprio per la particolarità di realizzazione di Boyhood. Diciamo che l'Oscar a Linklater non mi dispiacerebbe perché la sua idea di film è geniale
SPERO CHE VINCA : Birdman
SPERO CHE NON VINCA: Grand Budapest Hotel
VINCERA' : Birdman
8) MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Mi manca Vizio di forma ( Inherent Vice) di Paul Thomas Anderson e nonostante la grandezza del nome in questione non mi pare che abbia molte chances.
Diciamo che se la giocano in quattro che partono tutti più o meno alla pari nei pronostici ma se vincesse La teoria del tutto allora sarebbe un colpo al cuore duro da sopportare...In tempi di guerre più o meno fredde come questi quasi quasi una chance in più la vedo per American Sniper...
Io tifo per Whiplash
SPERO CHE VINCA :Whiplash
SPERO CHE NON VINCA : La teoria del tutto
VINCERA' : American Sniper
9 ) MIGLIOR FILM STRANIERO
E qui andiamo male perchè non ne ho visto nemmeno uno. Da quello che si sente il favorito è Timbuktu
VINCERA' Timbuktu
10) MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Se l'anno scorso Frozen era il favorito d'obbligo quest'anno la situazione è più ingarbugliata per la presenza di due tre titoli che se la battono praticamente alla pari. Alla fine credo che comunque la spunterà il film Disney anche se il mio favorito è Dragon Trainer 2
SPERO CHE VINCA: Dragon Trainer 2
SPERO CHE NON VINCA:
VINCERA' : Big Hero 6
11) MIGLIOR FOTOGRAFIA
Anche qui la lotta è serrata come non mai perché tutti i film selezionati, anche il brutterrimo Unbroken di Angelina Jolie, hanno una fotografia degna di menzione. Pronostico difficilissimo ma ci proviamo.
SPERO CHE VINCA : Birdman
SPERO CHE NON VINCA: Grand Budapest Hotel
VINCERA' : Grand Budapest Hotel
12) MIGLIOR SCENOGRAFIA
Qui il favorito d'obbligo è la cinebomboniera di Anderson che eccelle in questo campo, Spero davvero che non vogliano dare il contentino a Nolan...
SPERO CHE VINCA: Grand Budapest Hotel
SPERO CHE NON VINCA: Interstellar
VINCERA' : Grand Budapest Hotel
13) MIGLIORI COSTUMI

Diciamo che qui il tifo fa rima con amore patrio ma comunque credo che la Canonero non abbia rivali, spero davvero che non vogliano dare il premio a quell'aborto di Maleficent o  a Into The Woods
SPERO CHE VINCA: Grand Budapest Hotel
SPERO CHE NON VINCA: Maleficent o Into The Woods
VINCERA': Grand Budapest Hotel
14) MIGLIOR MONTAGGIO
Qui credo che il favorito sia Boyhood proprio perché è un film la cui peculiarità realizzativa necessita di un lavoro al montaggio più che certosino. Ammirevole , ma il cuore batte per il montaggio al fulmicotone di Whiplash.
SPERO CHE VINCA : Whiplash
SPERO CHE NON VINCA : Grand Budapest Hotel
VINCERA : Boyhood
15) MIGLIORI EFFETTI SPECIALI 
Qui il favorito d'obbligo e uno e uno solo : Interstellar di Nolan che se venisse defraudato di questo premio sarebbe veramente lo sgarro peggiore che l'Academy possa fare al buon Christopher.
Detto questo non è che gli effetti speciali di Interstellar mi abbiano fatto gridare al miracolo.
Mi sono piaciuti molto di più quelli dei Guardiani della Galassia che hanno citato Star Wars ( il primo, quello del 1977) a piene mani
SPERO CHE VINCA : Guardiani della Galassia
SPERO CHE NON VINCA : Apes Revolution
VINCERA' : Interstellar
16) MIGLIOR COLONNA SONORA
Non sono grosso appassionato di colonne sonore ma quella di Interstellar mi sembra notevole, forse è anche il tipo di film che si presta a un ascolto più attento della colonna sonora.Spero e credo che vinca Interstellar ( Hans Zimmer)
SPERO CHE VINCA :Interstellar
SPERO CHE NON VINCA : La teoria del tutto
VINCERA' : Interstellar

Non ci resta che aspettare stanotte, addirittura danno la trasmissione in chiaro su Cielo. Non mancate.
Domani due parole di commento.

sabato 21 febbraio 2015

Shock : My abstraction of death ( 2013 )

Film italiano composto di due episodi che vogliono inquadrare l'orrore che si nasconde dentro ognuno di noi.
Inizialmente doveva essere un progetto composto di cinque episodi ma poi le solite difficoltà produttive e di finanziamento comuni purtroppo a tutti i giovani registi che vogliono ostinarsi a fare qualcosa di diverso dal solito cinema mainstream hanno determinato una riformulazione del progetto che consta di due mediometraggi ( attorno ai 45 minuti ) intitolati Between Us ( di Alessandro Redaelli) e Chromophobia di Domiziano Christopharo

1) BETWEEN US ( di Alessandro Redaelli)
Storia dell'amicizia di Max e Yuri, due ragazzi come tanti dispersi nella grande città, amicizia che cambia quando i genitori di Max vengono assassinati brutalmente da dei rapinatori.
Yuri prende l'amico in casa per sostenerlo e non lasciarlo completamente solo ma si accorgerà a sue spese che in Max c'è qualcosa che non va.
Episodio girato praticamente senza budget, con due soli attori in scena ( o quasi) ed effetti speciali ridotti al minimo. Nonostante tutto questo la regia del giovanissimo Redaelli ( classe 1991) è al di sopra di ogni sospetto riuscendo a tirare le fila di una storia non particolarmente originale e con pochi ambienti a disposizione di una coppia di protagonisti non proprialmente a suo agio nel sostenere tutto il film..
Attori che , ammettiamolo, sono un po' troppo legnosi e costituiscono il punto debole del film.
Redaelli sa come muovere la cinepresa e maneggia con discreta disinvoltura i meccanismi ansiogeni ricreando un'atmosfera sulfurea pur rinchiudendola in quattro normalissime, anonime, mura domestiche.
Between us nonostante tutto funziona decentemente nel suo muoversi a cavallo tra realtà ed incubo ( la donna cadavere dei sogni di Max, una specie di zombie col volto putrefatto, molto vintage come aspetto) e fa aumentare la curiosità attorno a Redaelli facendo venire voglia di vederlo alle prese con budget più consistenti e storie più originali. ( VOTO : 5,5 / 10 ) 
2) CHROMOPHOBIA ( di Domiziano Christopharo)
Marco e Celeste si trasferiscono dalla città in un piccolo paese di provincia per curare i problemi di depressione che da un po' di tempo sta manifestando la donna.
Il luogo scelto per abitare non è proprio l'ideale: il paesino è abbastanza spettrale, solitario e la casa in cui i due hanno deciso di abitare è staa teatro di numerosi suicidi.
Inoltre Marco, che di professione fa il medico, è sempre fuori per lavoro.
Per Celeste stare da sola in quella casa diventa sempre di più un incubo, compaiono macchie sui muri ed è preda di sogni sempre più tremendi in cui c'è anche la presenza di un altro , misterioso uomo.
Dietro Chromophobia c'è la mano più esperta di Domiziano Christopharo, un regista che ha già un certo nome nell'underground, che a differenza di Redaelli sceglie un'ambientazione rurale, alla maniera del gotico padano anche se il tutto è ambientato da qualche parte nelle montagne abruzzesi ( se non erro).
Il paese ha il physique du role del borgo fantasma, gli effetti speciali sono più abbondanti che in Between us e anche il livello di recitazione degli attori è decisamente superiore rispetto a quello garantito dai pur volenterosi protagonisti del primo episodio.
Anche la fotografia che era livida nel primo episodio , qui si concentra su squillanti toni saturi dando al tutto un aspetto più colorato, vivace.
Ha un aspetto più compiuto rispetto all'altro e probabilmente ciò è dovuto a una regia più esperta, a un pugno di attori maggiormente a loro agio davanti alla cinepresa oltre che alla mancanza delle lacune nel doppiaggio che affliggevano l'episodio precedente.( VOTO 6 + /10)

Nel complesso un'operazione apprezzabile zavorrata purtroppo da problemi produttivi di ogni sorta.
Nonostante  il budget è un prodotto più che dignitoso.
Altra cosa apprezzabile è il non voler dare risposte a quello che succede nei due episodi: è tutto legato alla sfera dell'irrazionalità, si resta nelle nebbie dell'ambiguità sorprendendosi a domandarsi il perché succeda tutto quello che vediamo su schermo.
E ogni tentativo di risposta viene portato via dai titoli di coda ...

PERCHE' SI : buona la regia in entrambi gli episodi così come i pochi effetti speciali, interpreti del secondo episodio all'altezza, buona ambientazione, encomiabile la scelta di velare tutto di ambiguità...
PERCHE' NO : budget ridicolo, i due protagonisti del primo episodio sono piuttosto acerbi e per giunta sono doppiati abbastanza male.

( VOTO . 5,5 / 10 ) 



Shock: My Abstraction of Death (2013) on IMDb

venerdì 20 febbraio 2015

Seria(l)mente . Exile ( 2011 )

Provenienza : UK
Produzione e distribuzione : Abbott Vision, Red Production Company, BBC
Episodi : 3 da 60 minuti cadauno

Tom Ronstadt, giornalista d'assalto la cui carriera è in fase non di stallo ma di vera e propria caduta libera,  vive a Londra un'esistenza sul filo del pericolo tra droghe , alcool e sballi vari.
La sua carriera di giornalista è arrivata a un punto di non ritorno e per questo decide di tornare dal padre, in provincia, a cui hanno diagnosticato una forma molto aggressiva di Alzheimer.
Bada a lui la sorella, Nancy, che sta sacrificando tutta se stessa per assistere al meglio il padre.
Tom non è tornato per la sorella, ma per il padre, una volta giornalista d'assalto anche lui, che si ostina a nascondere un mistero di molti anni prima riguardante lui e altri bambini del posto.
E la malattia complica dannatamente il tutto.
Ma alla fine il segreto tornerà in superficie...
Exile è una miniserie in tre puntate targata BBC del 2011 creata dal signor Paul Abbott, guru della televisione inglese, autore di molte serie e passato alla storia per la creazione dell'universo variegato di Shameless , una delle poche serie che trasportate dalla terra d'Albione agli Stati Uniti non ha perso nulla della sua carica provocatoria e dissacrante.
Exile quindi sarebbe degna di attenzione solo perché scritta da Abbott ma in realtà attira anche per molto altro a partire da un cast cinquestelle extralusso capitanato da John Simm ( protagonista di Life on Mars e volto speso in tante altre produzioni , persino Doctor Who nel suo voluminoso curriculum), dal grandissimo vecchio Jim Broadbent ( una carriera spesa tra grande cinema e grande televisione) e un'intensissima Olivia Colman attrice già vista in Hot Fuzz secondo film della trilogia del cornetto del trio della meraviglie Pegg/ Wright / Frost e moltissime altre serie inglesi, tra cui il cultissimo Broadchurch.
L'idea che sta alla base di Exile è quella di raccontare una sorta di ritorno del figliol prodigo, un ritorno forzato più che altro da circostanze esterne e che si rivela molto meno facile del previsto.
Tom è costretto a tornare a casa dal padre per via della sua vita sregolata e di una carriera professionale cacciatasi ormai in un  vicolo cieco , ma sembra tornare nel posto sbagliato, a casa di un padre mai troppo amato e di una sorella forse mai conosciuta veramente a fondo.
E il padre ha una malattia bastarda come l'Alzheimer, che ti ruba le memorie ogni giorno.
Qui vorrei fare una divagazione  perché mi scatta automatico  fare un confronto sul come viene affrontato il discorso della malattia in questa miniserie inglese e l'analogo discorso fatto in Still Alice, film veicolo di una convincente candidatura all'Oscar targata Julianne Moore.
In Exile la malattia è trattata molto più realisticamente: il malato di Alzheimer non è solo un simpatico individuo che dimentica i nomi o usa l'evidenziatore per aiutarsi nella lettura.
E' una persona bisognosa di assistenza continua, capace di fare cose estremamente imbarazzanti e spiacevoli, una persona con cui è difficile instaurare un rapporto perché tanto la legge è dettata sempre dalle stravaganze obbligate da una degenerazione della sua  materia cerebrale.
Exile non nasconde nulla della sgradevolezza di questa situazione, sbatte tutto in faccia allo spettatore, cosa che Still Alice , a mio parere abbastanza furbescamente, non fa, tenendosi al di fuori dei binari di un realismo scomodo forse da rappresentare in un contesto come quello degli Oscar.
Altra cosa parecchio interessante è che la memoria che viene e che (soprattutto) va , è utilizzata come motore dell'anima thriller di questa miniserie.
Il vecchio Sam non ricorda perché è demente, almeno così sembra in talune circostanze, ma spesso si ha la sensazione che alcuni particolari legati all'infanzia di Tom e a un mistero vecchio di circa quaranta anni, li voglia tenere nascosti a forza , cercando di non farli scoprire al figlio.
Exile è una serie che si nutre del confronto psicologico tra i vari protagonisti, a tratti duro da sostenere, non c'è l'adrenalina action o un meccanismo ricco di suspense per tenere lo spettatore incollato alla poltrona.
E' il racconto senza ipocrisie di una storiaccia vecchia di decenni ma che mantiene inalterata tutta la sua carica di estrema sgradevolezza.
Ma è anche il racconto del recupero progressivo di un rapporto tra persone che in realtà sembrano non essersi mai conosciute a fondo, di una famiglia che sembra  ricongiungersi seguendo la fiammella del ricordo dei tempi andati .
Un ricordo confuso, intriso di nostalgia ma anche di paura per la sua carica di rabbia repressa e di mistero, un mistero che gradualmente verrà dipanato nelle tre , intensissime puntate.
Ad Exile forse manca quel piccolo scatto in avanti che le permetterebbe di essere un vero e proprio cult, forse anche a causa della breve distanza, dura solo 3 ore, poche per le dinamiche televisive, ma convince proprio in virtù di una qualità realizzativa al di sopra della norma.
Già solo vedere Simm, Broadbent e la Colman in azione è un gran piacere, poi c'è anche una narrazione ricca di spunti e di sorprese che convince e avvince.
Senza usare squallidi trucchetti per tenere desta l'attenzione.

PERCHE' SI : ottimo trio di protagonisti, una vicenda che nasconde molti spunti e sorprese, l'Alzheimer trattato in maniera realistica in tutta la sua sgradevolezza.
PERCHE' NO : miniserie troppo breve per sviluppare alcuni dettagli narrativi di interesse( tipo la vita della sorella del protagonista, oppure il ruolo della madre), c'è poca adrenalina che scorre in un lungo , continiuo confronto psicologico, gli manca quel piccolo scatto in avanti per farne un vero cult.

( VOTO : 7 / 10 ) 

Exile (2011) on IMDb

giovedì 19 febbraio 2015

Selma - La strada per la libertà ( 2014 )

Selma è una cittadina dell'Alabama, nel profondo sud razzista degli Stati Uniti, scelta dal reverendo Martin Luther King, per una grande manifestazione non violenta contro tutti gli ostacoli che di fatto impedivano l'espletamento del diritto di voto degli afroamericani.
Battaglia prima politica che civile, condotta fin nelle più alte stanze di Washington discutendone con il presidente Lyndon Johnson, non convinto della tempistica e dell'opportunità politica di una battaglia come questa, e condotta anche  cercando di mitigare gli animi più ribelli desiderosi di reagire con la violenza.
Non solo istanza civile ma anche tattica politica creano l'occasione per la manifestazione di Selma.
La marcia sarà naturalmente un successo senza precedenti, iscritta di diritto tra gli avvenimenti storici fondamentali del XX secolo.
Selma- La strada per la libertà racconta una storia che ha circa 50 anni.
Eppure sembra ieri, anzi no sembra oggi.
In una nazione ancora alle prese con le sue contraddizioni e con sacche di razzismo larvato nonostante un presidente nero ( impossibile che non ci sia una componente razzistica nelle uccisioni di diversi ragazzi neri da parte dei poliziotti in varie città statunitensi, fatti che accadono troppo spesso per poter essere giudicati come casuali  e rispondenti a dinamiche sempre uguali) una storia come quella narrata dalla regista afroamericana Ava DuVernay è la cartina di tornasole attraverso cui leggere la società di oggi nata proprio dalle ceneri di quel razzismo conclamato che gradualmente è stato spazzato via a suon di leggi.
Non del tutto però, visto che si sente ancora il bisogno di raccontare certi avvenimenti storici come i fatti avvenuti a Selma o anche fatti di cronaca più recenti come in Prossima fermata : Fruitvale Station.
Ma il film della DuVernay non è un pamphlet politico accorato, è più che altro un complesso affresco storico in cui non viene perso alcun dettaglio dei particolari e questo è un grande merito di una regista che per la prima volta è alle prese con un budget importante.
E abbiamo il vantaggio , il privilegio addirittura di vedere una sorta di dietro le quinte, non vediamo solo il lato pubblico dei vari Martin Luther King e Lyndon Johnson ma arriviamo al cuore dei loro pensieri, dei loro dubbi, delle loro incertezze , riusciamo a percepire , quasi a toccare con mano la loro visione politica complessiva a partire dai particolari, da quei piccoli compromessi che hanno consentito loro  di andare avanti ogni giorno nella loro attività.
Ne escono due figure di statura eccezionale rispetto ai nani e alle ballerine che fanno politica oggi, è evidente la differenza che c'è tra uno statista, uomo delle istituzioni che ha la visione a lungo termine, e un politicante, come ad esempio il governatore dell'Alabama, razzista irriducibile che guarda solo al proprio misero orticello.
Selma - La strada per la libertà è un film dall'aspetto vintage, di vibrante impegno civile che non sceglie la strada della stucchevolezza nella ricostruzione storica, come accadeva giusto l'anno scorso con The Butler - Un maggiordomo alla casa bianca, o della furia beluina dello sguardo all black mutuato in 12 anni schiavo.
E' un crescendo di emozioni in cui la forma filmica si compendia magnificamente con la storia, fa brillare di luce diversa ( ma ancora più luminosa se possibile) una figura come quella di Martin Luther King, interpretato con palpabile partecipazione e mimesi da un intensissimo David Oyelowo, inquadrandolo da una prospettiva soprattutto privata ( arrivando a raccontare persino le tensioni con la moglie), più umana.
Inevitabile che a tratti si esondi nella retorica ma sembra tutto sotto controllo e mescolare le immagini della vera manifestazione con quelle ricostruite cinematograficamente è un magnifico modo per chiudere una narrazione corale come quella scelta da Ava DuVernay.
Non vincerà Oscar e rimane la macchia di non aver incluso la regista tra le nominations.
Bieco maschilismo o razzismo vero e proprio?

PERCHE' SI : affresco storico di spessore, cast eccellente , emergono le figure di King e Johnson soprattutto il loro lato privato.
PERCHE' NO : inevitabile esondare a tratti nella retorica, ritmo compassato all'inizio

( VOTO : 8 / 10 )

 Selma (2014) on IMDb