I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

sabato 31 marzo 2012

No longer human ( 2010 )


No longer human ( Ningen Shikkaku )  è un film del 2010 tratto dall'omonimo romanzo di Osamu Dazai, da molti considerato inadatto per essere trasposto cinematograficamente.
L'esperto regista Genjiro Arato si è cimentato nell'impresa avvalendosi del glamour del divo giapponese Toma Ikuta, cantante e attore teatrale  con un curriculum ben fornito a dispetto della giovane età e piuttosto famoso in Giappone per la sua attività nel mondo della musica e della televisione.
Soppesando attentamente il tutto, devo riconoscere che a mio parere l'impresa è ben lungi dall'essere riuscita.
Tutto quello che nel romanzo era universale, raccontando neanche velatamente dell'inquietudine e dello scoramento di una nazione trascinata nella Seconda Guerra Mondiale da inopinate manie di grandezza della sua classe dirigente,nel film diventa troppo personale, privato.
Un'apocalisse privata che si colora delle tonalità del romanzetto d'appendice in cui prevale la frammentarietà, con episodi che semplicemente si succedono gli uni agli altri senza aggiungere nulla a quanto visto precedentemente.
Tutto questo impedisce al film di avere quell'intensità necessaria a descrivere il senso di travagliata solitudine e alienazione che attanaglia il protagonista.
No longer human è un romanzo di dolorosa (de) formazione con protagonista un giovane pittore, Yozo Oba, rampollo di una famiglia ricca ma anaffettiva, che dopo essersi trasferito a Tokyo, sotto la guida di un sedicente maestro di vita, si incammina con un biglietto di sola andata per il sentiero dell'autodistruzione a causa di droga, alcool e donne.

Visivamente ragguardevole per la luminosa fotografia di Takeshi Hamada ( premiato nel 2009 con l'Oscar giapponese per la fotografia di Departures) il film svela troppo presto, a dispetto della durata eccessiva (134 minuti) la sua natura di bellissimo involucro a racchiudere un contenuto piuttosto modesto.
La storia di Yozo Oba è l'ennesima storia dell'artista pseudomaledetto che inquina la propria visione pittorica devastando i propri neuroni con droghe, alcool e donne di malaffare senza nome raccattate nei peggiori bar di Tokyo.
Il suo destino è segnato ed è quello di vivere in un sanatorio proprio mentre il Giappone sta entrando nella Seconda Guerra Mondiale, appena dopo l'attacco di Pearl Harbor.
La morte aleggia costantemente sul film.
Credo che Toma Ikuta pur impegnandosi non riesca a delineare in modo credibile il suo personaggio: la sua faccia è troppo pulita, perfetta e tale rimane dopo una vita di eccessi e di stravizi.
Un Dorian Gray giapponese sul cui volto non si depositano le brutture della sua vita.

( VOTO : 5 / 10 ) 
The Fallen Angel (2010) on IMDb

Naissance des pieuvres ( 2007 )



Come in Tomboy, anche in questo suo esordio cinematografico Celine Sciamma si interessa ai corpi.
Corpi in graduale mutazione, ancora acerbi come quello di Marie che quasi per contrappasso risulta la più consapevole della propria sessualità, sgraziati come quello di Anne o già lascivamente femminili come quello della bellissima Floriane.
Naissance des pieuvres è giocato tutto sui paradossi che vivono sulla propria pelle le tre protagoniste femminili, adolescenti inquiete alla ricerca della propria essenza soprattutto nella sfera affettiva e sessuale.
La Sciamma è brava nel catturare fotograficamente l'istante in cui queste ragazzine escono definitivamente dai loro giochi di bimba per diventare donne.
E'un film di scoperte inaspettate, di balbettamenti sentimentali, di decisioni improvvise, di prove e controprove per riuscire a stabilire ciò che veramente si vuole.
Non è sempre semplice muoversi nel mondo selvatico dell'adolescenza in cui viene rivelata  tutta la natura dell'homo homini lupus.
Gli adolescenti sanno essere molto cattivi, sanno colpire dove fa più male e provocare ferite difficili da rimarginare.
Le tre protagoniste di questo film affrontano la propria crescita (da intendersi in senso lato)  in modo diverso, antitetico.
Marie è la più consapevole della propria crescita , la più riconciliata con la propria sessualità ma si lascia trasportare spesso dall'emozione( ormonale) del momento, accettando di fare la lacchè di Floriane solo per starle vicino in quanto infatuata da lei (il classico colpo di fulmine, avvenuto a bordo vasca).

Floriane, a prima vista assai disinibita è la classica ragazza che è ciò che non appare. In realtà per lei l'approccio al sesso è qualcosa più simile a un gioco infantile, non si cura delle conseguenze del suo atteggiamento mutevole e ambiguo.
Probabilmente è quella che conosce meno le potenzialità del proprio corpo, sembra che abbia molti ragazzi a sua disposizione ma in realtà non ne ha nessuno.
Quello che scopre su di sè lo scopre con Marie.
E poi c'è Anne, sgraziata ragazzona che ha un rapporto con Marie che va oltre la semplice amicizia. C'è qualcosa di più profondo ma lei cerca quasi compulsivamente ragazzi per fare sesso forse proprio per testare la propria omosessualità.
Usa il corpo dei maschi per sapere che lei vuole solo Marie.
Naissance des pieuvres narra una storia in divenire che il cui inizio e il cui termine non sono necessariamente i titoli di testa e di coda del film.
Narra di tre spiriti liberi che neanche il nuoto sincronizzato (simbolo di armonia) riesce a far convivere.
Le apparenze ingannano, la metà maschile dell'universo brilla per inutilità in un mondo in cui gli adulti non hanno cittadinanza.
I rapporti tra Marie, Anne e Floriane sono regolati da geometrie variabili e da fili invisibili che forse non si spezzeranno mai.
Naissance des pieuvres più che un percorso di formazione è la presa di coscienza della propria sessualità che prepotentemente si sta affacciando.
E'un film sulla gioia nascosta in un età difficile.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 
Water Lilies (2007) on IMDb

Machete ( 2010 )


Machete è giochino cinefilo ad alto numero di globuli rossi sparsi per ogni dove.
Danny Trejo, messicano nerboruto e butterato che sembra un frigorifero largo quanto alto, ottiene la parte della sua vita a un' età non più verdissima ma sfrutta bene l'occasione   con la sua granitica mascella che articola al massimo una decina di battute.
E' perfetto per il ruolo, così come è perfetto per il ruolo l'ormai panzuto Seagal a cui sarà venuto un bel mal di testa per imparare tutte le battute da lui recitate, si fa per dire, in questo film.
Credo che abbia più dialoghi in questo film che in tutta la sua carriera cinematografica.
Machete è divertente soprattutto per le trovate che abilmente snocciola ( tipo un nascondiglio niente male per cellulari ma non so se sfruttabile per gli iPhones), per l'uso disinibito che fa del suo variegato cast, per la tamarraggine che lo permea dalla prima all'ultima inquadratura.
E che dire di quelle automobili "customizzate" dai messicani con gli ammortizzatori a razzo, così burine che fanno diventare le  macchine della serie Fast & Furious delle utilitarie per casalinghe sull'orlo della disperazione?
Il film di Rodriguez è un omaggio dichiarato alla serie B cinematografica ma il suo essere coatto è troppo calcolato per essere vero. Troppo perfetto anche nella trama volutamente sgangherata in cui i sottotesti politici sono tanto lampanti quanto caricaturali.
Ecco perchè Machete è un falso B movie,troppo studiato nei minimi dettagli, con troppe sottotrame che rendono il tutto abbastanza frammentario.

Rimane comunque il divertimento e in fondo Danny Trejo che abbiamo sempre visto in parti da cattivo sfigato sacrificato in poche sequenze ci sta simpatico perchè finalmente ha la sua occasione.
E lui è assolutamente divino con la sua espressione che comunque non cambia nè quando sta tessendo pigiamini di saliva di eastwoodiana memoria su dive, divette e controfigure pettorute, nè quando sta facendo Tarzan usando come liana l'intestino di un malcapitato che ha avuto la sventura di incrociarlo.
La Rodriguez e Jessica Alba sono due autentiche visioni.

( VOTO ; 7 / 10 )  Machete (2010) on IMDb

venerdì 30 marzo 2012

Ip Man ( 2008 )



La puzza di agiografia c'è e si sente forte e chiara.
Però è impossibile non farsi trasportare dalla storia di questo maestro  che apprendiamo essere stato la fonte del kung fu di Bruce Lee.
I film di arti marziali non saranno i miei preferiti ma i pregiudizi li ho lasciati sempre fuori dalla mia tana (per esperienza troppe volte ho emesso sentenze troppo frettolose) e le coreografie le ho sempre ammirate. E qui di roba da ammirare se ne trova veramente tanta.
Il maestro Yip è un'enciclopedia di filosofia cinese applicata all'arte della difesa.E stupisce la slowness del suo modo di vivere e di pensare accoppiata alla velocità alla quale mulina mani e piedi per produrre lesioni agli avversari.
Pur essendo un distributore automatico di mazzate rimane sempre sereno e fa capire che comunque bisogna essere sempre sotto controllo. Come diceva quella pubblicità? la potenza è nulla senza controllo? Il maestro Ip è questo. Potenza sotto controllo.
Nonostante il piatto forte siano i combattimenti numerosi e girati con assoluta competenza, Ip Man (magari usare il titolo originale Yip Man comprandosi una Y e non farlo sembrare un benzinaio pareva brutto?) è ben inquadrato storicamente e ben descrive la conflittualità tra cinesi e giapponesi.

Una conflittualità che va oltre l'aspetto bellico ma è un qualcosa di più profondo. Entrambi i popoli si sentono depositari del verbo delle rispettive tradizioni, il combattimento è una di queste, disprezzando neanche tanto velatamente l'altro.
In Ip Man è descritto molto bene questo aspetto più intimo della conflittualità sinogiapponese e i combattimenti di kung fu, in cui stabilire se è meglio lo stile cinese o quello giapponese, sono il simbolo di tutto questo.
Si sottolinea inoltre che il kung fu è un arte del difendersi e che l'ira non porta mai da nessuna parte. Parole sante.
Donnie Yen è carismatico, perfetto per la parte così come funziona il resto del cast.
La confezione è di lusso.

( VOTO : 7 / 10 )
Ip Man (2008) on IMDb

Zuppa di scult ( 1 )


 Da fruitore di cinema  non sempre capita di vedere film che soddisfino il mio palato da bradipo. Ce ne sono molti che mi inducono riflessioni molto meno serie del dovuto e su cui probabilmente non vorrò mai scrivere un post specifico per non farli sfigurare... però checcavolo bisogna evitare di darsi un tono, ce ne sono già troppi di specialisti in materia e confessare che si vede di tutto, ma proprio di tutto è veramente dura. Ma ormai l'ho detto, mi sono liberato!. Meglio di una seduta dall'analista. Il mio ormai è diventato amico intimo di quello di Woody Allen.
Ecco quindi che se avrò la costanza e l'ispirazione inauguro una rubrica spero divertente in cui straparlo dei film che mi si sono fermati di traverso nell'esofago. 
Il modo migliore per affossare l'inesistente reputazione di un neonato blog di cinema.
Naturalmente tutto opinabile e tutto personalissimo, non si offendano coloro che troveranno il loro capolavoro dell'ultim'ora (maro' quanti apostrofi tutti assieme)  nella mia Zuppa di Scult.
Siccome ne sono veramente tanti e non so da dove cominciare iniziamo dall'ultimo che ho visto in ordine cronologico: niente meno che Thor di Kenneth Branagh. Non so quante palanche abbia fruttato a Kenneth questo fumettone trasposto ma di lui ho trovato traccia solo nella sequenza in cui il biondo figlio di Odino, il mascellone che avrei detto americano e invece è australiano Chris Hemsworth, arringa la folla accorsa a vederlo dal vivo mentre si esibisce con Odino, Loki e tutto il complesso di divinità vikinghe. A parte che leggo che ha 28 anni e a momenti ha più rughe di Eli Wallach ma con i suoi bicipiti a mappamondo messo nella stessa scena con la Portman(che gli arriva più o meno al gomito) le fa fare la figura della Barbie, mentre lui è il suo Ken al cubo. O era Big Jim? Boh!

C'è anche sir Anthony Hopkins che a occhio e croce non dovrebbe avere problemi con la Fornero, la pensione già se la dovrebbe essere guadagnata e allora non si capisce perchè per amor di pagnotta sceglie di fare la parte del ciclope in un film come questo. O ha sbagliato set e il film sui Titani era nel capannone a fianco?

Sarà ma a me quel martello da dio del tuono fa venire in mente solo Tafazzi e non la mitologia norrena. Sai che belle martellate sulle pudenda che uno si potrebbe dare con Mjolnir?
Altre due cosette: la prima è che la scena per estrarlo dalla roccia (un bel martello pneumatico pareva brutto usarlo?) mi ha ricordato più l'Escazzibur di Superfantozzi che l'Excalibur di Boorman e poi ho scoperto qui più nomi di gruppi di heavy metal che nel Monsters of rock!

Altro giro altra corsa: Dalla vita in poi. Aggiornamento della storia di Cyrano ma invertendo i ruoli e mettendo invece di un nasone imbranato, una sedia a rotelle per una malata di distrofia e sopratuttto mettendo la Capotondi che tanto cozza non è e quindi viene a cadere il presupposto. Curioso il baffo a intermittenza di Pino Insegno e da segnalare la presenza della Romanoff, uno dei misteri meglio custoditi del cinema italiano. Da antologia la sua scena di passione adagiata sulla panza di  Pino Insegno. La parte più comica di un film che parte con Cyrano e finisce con Guardie e ladri.
World Invasion: la solita mostra di muscoli gonfiati dagli steroidi e retorica filonazionalista. Unica ragione di vederlo: incrociare almeno per un attimo lo sguardo di Michelle Rodriguez. Lo so che non c'è trippa per gatti ma almeno uno sguardo, dai, famme sogna'. E invece niente!

Da segnalare Aaron Eckhart che uccide alieni a colpi di scucchia. Accoppiato a questo mi viene in mente l'altro scult Skyline che se lo avessere fatto i Manetti avremmo strillato al miracolo. E invece lo fanno i fratelli Strause che mi sa tanto che devono essere dei gran raccomandati e ti regalano degli alieni a forma di granchio che vedresti benissimo con un pizzico di limone per ornare il tuo piatto di sushi. Non c'entra nulla il sushi coi granchi? Era il sashimi? O l'impepata di cozze? Boh non sono tanto esperto, l'unico sushi che ho mangiato l'ho comprato dal banco frigo della coop quindi non doveva essere tanto giapponese.Anzi c'era proprio scritto che non veniva dal Giappone.Purtroppo Fukushima docet.
Andiamo avanti con Amici, amanti e... nuova commedia dell'ex ghostbuster Ivan Reitman la cui carriera sta colando a picco a tal punto che tra un po' lo ricorderemo come il padre di Jason Reitman.

Ok la Portman è sempre un bel vedere ma il signor Demi Moore alias Ashton Kutcher è, come disse un mio amico, un indicatore di contaminazione fecale  di un film. E qui il livello è allarmante, da denuncia all'ufficio di igiene. 
La solita parabola dei trombamici (o scopamici che dir si voglia) che non strappa manco mezza risata e che vedi solo per sbavare sui centimetri quadrati di pelle nuda di Natalie Portman inquadrati. In verità pochi, ossuti e con sospetto di controfigura.
In compenso  c'è un bel full frontal delle chiappe di Ashton Kutcher. A chi piace l'articolo si può accomodare.
Terminiamo questo primo post (spero di una lunga serie) con lo scult di punta.
Dylan Dog. Il film (dilan non dailan): ora non pretendo che a fare horror ci siano sempre tipetti come uescreven o tobiuper ma cavolo! E' un'offesa alla memoria! Ma dopo che ti negano l'autorizzazione a usare grucio (ormai mi viene da scrivere così...), di girare a Londra ecc ecc forse non era meglio cambiare? Però chissà Sclavi e Bonelli (menzionati nel film anche se  mi è parso di sentire Borelli) per quanti pugni di dollari o di euri si sono (s)venduti.

Brandon Routh continua a sbagliare film e poi dilandog non può essere un armadio quattrostagioni con addominali da tronista e ciuffo da surfista come lui. Per non parlare del surrogato di grucio che se non fosse già morto lo uccideresti con le tue mani per non sentire le sue battute da cabaret degli orrori. C'è poi una battuta su una carta di credito che rimanda dritti dritti al Don Mignotte dei Prophilax che,per chi non lo sapesse, era un tizio specialista in amore mercenario che se le caricava tutte, se le trombava tutte e pagava sempre cor bancomat.
Una mia teoria su questo film ce l'ho. Visto il pullulare di vampiri e licantropi che lottano anche tra di loro: e se fosse una parodia inconfessata e inconfessabile della sag(r)a di tuailait crossoverata con quella di anderuorld?

giovedì 29 marzo 2012

Corpo celeste ( 2011 )


Forse questo neorealismo del nuovo millennio esplorato anche dalla cinepresa della talentuosa Alice Rohrwacher (che spero presto si affranchi dall'appellativo "la sorella di.."perchè lo merita) è la strada da seguire per il cinema italiano di qualità, non prettamente autoriale ma capace di arrivare con semplicità sia al pubblico che alla critica.Quel cinema medio,insomma, che da noi manca da troppi anni.
Corpo Celeste è la storia di una famiglia ristretta costretta a un immigrazione al contrario:loro dalla Svizzera sono tornati a Reggio Calabria e si sono dovuti rituffare nelle contraddizioni di una terra così aspra e avara di soddisfazioni .
La cinepresa segue da vicino soprattutto il percorso della tredicenne Marta(una stupenda,volitiva Yle Vianello),poche parole ma uno sguardo che dice tutto quello che la sua bocca non articola.
Il suo approccio col corso pre-Cresima è perlomeno traumatico ma non per colpa sua. Segue una sorta di catechismo horror perchè è orrorifica la sua insegnante(una perpetua vecchio stampo), orrorifiche sono l'atmosfera che respira durante la preparazione e sono decisamente horror le esibizioni canore insegnate loro di pura derivazione dai peggiori istinti televisivi.
Una catechesi degna di un reality show da paura e che cita il modello televisivo(basso) piuttosto che basarsi sulle Sacre Scritture.
La parrocchia è un rifugio sicuro in mezzo al nulla e proprio da questa posizione privilegiata può fare opera di proselitismo.
E' da leggere in modo politico la figura del parroco che aspira a qualcosa di più importante e si spende più per far eleggere il sedicente amico a cui chiedere un favore, che per fare il pastore di anime.
Cerca una promozione sul campo probabilmente senza averne meriti e fregandosene abbastanza dei suoi fedeli(e della sua perpetua legata a lui in modo particolare).

Ma le figure del vescovo( che sembra impagliato) e del suo assistente (che sembra un discendente del Max Schreck del Nosferatu di Murnau), ancora decisamente horror nella loro caratterizzazione,non sembrano curarsene.
Corpo Celeste non è un film anticlericale in toto: è semplicemente uno scorcio di quello che può diventare la Chiesa in particolari situazioni sociali.
Da non prendere in accezione totalmente negativa perchè è sempre un importante punto di aggregazione sociale e una figura di riferimento concreta per molte vittime di disagio.
Ma è altrettanto importante sottolineare che la Chiesa è fatta di uomini e costoro possono sbagliare,deformando l'insegnamento divino o lasciandosi prendere dall'interesse personale piuttosto che da quello collettivo.
Marta è il mezzo attraverso cui noi veniamo a conoscenza di tutto questo.
E'il granello di polvere che inceppa un meccanismo altrimenti perfetto nella sua derivazione trash televisiva.
Perchè questa parrocchia non è un riferimento  per anime in difficoltà: è semplicemente frutto tipico di una controcultura televisiva abituata alla forma più che alla sostanza.
E quel crocifisso alla deriva nelle acque è il simbolo di questo sbandamento degli ideali che si respira a pieni polmoni in questa parrocchia.
Lo sguardo di Marta che, entrata nel tunnel dell'adolescenza cerca figure a cui ispirarsi nel mondo degli adulti, è quasi smarrito perchè privo di quei punti di riferimento che aiutano nella crescita.
E' diversa dagli altri, forse è lei quel Corpo Celeste che può essere di riferimento agli altri.

( VOTO : 7,5 / 10 )  Corpo celeste (2011) on IMDb

Emotivi anonimi ( 2010 )



Al tempo della comunicazione globale in cui con un click puoi conetterti col mondo intero nascondendoti dietro una tastiera, in epoca di social networks che hanno il compito non di avvicinare persone ma di allontanarle trincerandole dietro uno schermo o una webcam, può accadere che le persone siano scosse nel profondo quando devono venire a contatto fisico con gli altri.
Ad Angelique basta uno sguardo altrui per svenire, Jean Renè per andare a cena con qualcuno deve portarsi una valigia con vestiti di ricambio per attenuare i noiosi segni dell'iperidrosi.
Non sono emotivi (non) anonimi, sono dei veri e propri fobici, le sedute con altri che hanno il loro stesso problema sono solo un palliativo in attesa che scatti quel meccanismo che permetta loro di scavalcare questa dannata paura che li fa stare su una lunghezza d'onda diversa rispetto alle altre persone.
Il problema è che loro capiscono bene come funziona il mondo ma non sono altrettanto capiti.Non riescono a "connettersi" con gli altri.
L'azienda di cioccolato di Jean Renè sta andando verso il fallimento perchè fa cioccolatini "obsoleti", lui pensa a risolvere solo le sue turbe e lei, capace di fare del cioccolato finissimo, una vera poesia per il palato, lo aiuta a risollevarsi facendo finta che il cioccolato di cui lei bilancia perfettamente fragranze , aromi e quella punta d'amaro che lo rende unico e perfetto in realtà sia opera di un misterioso eremita.
Se fare il cioccolato è un'arte anche quella di fare commedie sentimentali è un'arte.
Questa lo è e rispetta fino in fondo le coordinate del genere:Jean Renè e Angelique sono destinati a stare assieme, forse anche a sposarsi  in un punto all'infinito ben oltre l'orizzonte.
Emotivi anonimi narra l'incomunicabilità del nuovo millennio che diventa malattia, ha un'aria sognante e melanconica grazie alla sorprendente, calda fotografia di Gerard Simon che cattura un'atmosfera squisitamente atemporale nella sua modernità.
Quello di Jean Renè e Angelique è una dimensione alternativa che li fa assomigliare alla coppia del laccato Chocolat , Binoche/Depp ma con meno glamour e più simpatia per la loro normalità fenotipica accresciuta dall'avere qualche anno in più.

Il modello evidente è la commedia anni '50 ma aggiornata al nuovo linguaggio multimediale, le gags comiche hanno il compito di stemperare quell'aura patologica che incombe sui due protagonisti, entrambi perfetti per i loro ruoli.
Film terapeutico per  timidi e solitari, fragile come cristallo , suadente come cioccolato finissimo e leggero che accarezza le papille gustative abbandonandole furtivo senza lasciare  retrogusti spicevoli, Emotivi anonimi  è la via alternativa al film di Natale.
Squisitamente medio, poco profondo, piacevole da vedere e da dimenticare appena dopo i titoli di coda.
Ma in questi tempi di qualità cinematografica magra un film di questo tipo è una bella consolazione.

( VOTO : 7 / 10 ) 
Romantics Anonymous (2010) on IMDb