I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

mercoledì 28 marzo 2012

Hadewijch ( 2009 )



Non ho seguito tutto il percorso artistico di Bruno Dumont, professore di filosofia trasmigrato al cinema,ma ogni volta che ho visto un suo film mi è accaduto sempre di rifletterci molto anche a distanza dalla visione. Questo suo ultimo film poi deve essere assolutamente lasciato sedimentare dopo la visione perchè gli interrogativi che pone, il modo in cui può essere interpretato o valutato non sono questioni semplici da dirimere.
Purtroppo per cercare di spiegare che cosa è per me questo film ho dovuto spoilerare senza ritegno.Chi legge è quindi avvertito.
La pellicola è totalmente incentrata sulla figura della giovane Celine, rampolla di una ricca famiglia  parigina che entra in convento per prendere i voti con il nome di Hadewijch.
E già all'inizio del film siamo posti di fronte a un paradosso: può un'aspirante novizia essere allontanata dal convento per troppa fede? Questo accade a Celine e la spiegazione che le viene data dalla madre superiora è proprio quella di un eccesso di fede che la spinge a non rispettare le regole millenarie di chi vive nel convento.
Lei si ritrova a Parigi, conosce un ragazzo arabo, Yassine che la corteggia senza esito perchè Celine ha bisogno di donare amore (e riceverne) non da un uomo concreto ma da Cristo che è la sua massima aspirazione. Conosce anche il fratello di Yassine che è un integralista musulmano. Insieme vanno in Oriente, le spiegano il concetto di quella che secondo loro è l''assenza dell'innocenza anche nelle vittime civili delle stragi perpetrate da islamici.
Cercano di inculcarle la convinzione di quanto possa essere giusta la lotta armata contro i cristiani. Ritornano a Parigi, prendono la metropolitana.
Vicino all'Arco di Trionfo un'esplosione.
Celine da integralista cattolica a strumento di morte per i suoi connazionali praticanti il suo stesso culto religioso? Celine è di nuovo al convento: il suo amore per Cristo che è presente ma invisibile è frustrante,l ei vuole farla finita. Si butta in un laghetto ma è salvata  da un giovane operaio.
Lo abbraccia ,lo stringe a sè con forza.
Come interpretare questa ultima parte del film? Celine era nella metropolitana o no? Dumont ha scompaginato i piani temporali lasciando per ultimo nel film il processo di salvezza di Celine che cronologicamente non è l'ultima cosa che accade?
 Celine è personaggio concreto o solo un simbolo di spiritualità?Non credo che Hadewijch sia un film che parla di religione in senso stretto: già il fatto che parla di cristianesimo e islamismo praticamente ponendosi alla stessa distanza è testimonianza dell'approccio senza preconcetti di Dumont. Sembra in realtà interessargli altro. Enuncia tesi che possono essere condivise o meno,  affermate in entrambe le religioni: sta allo spettatore con la propria sensibilità elaborare le questioni che il regista pone.
A mio parere il film è incentrato su Celine e sul suo bisogno di dare amore e probabilmente di riceverne senza intermediazioni di sorta, le stesse magari che tra lei e la sua unione con Cristo frappone il convento con i suoi rituali millenari. Lei non rifiuta il contatto con Yassine ma mette subito in chiaro che lei il suo amore lo darà solo a Cristo e non a un uomo concreto. Perchè Cristo è invisibile ma presente in tutte le cose e questo a lei basta. Yassine pur non capendo si deve adeguare e si accontenta di un amicizia sui generis.

Dal punto di vista cinematografico il film di Dumont ha un rigore stilistico ispirato all'opera di Bresson. La cinepresa si muove pochissimo, il pianosequenza si dilata fin quasi all'insostenibilità (vedi il concerto nel parco)  talvolta rinunciando all'ossigenazione data dall'alternanza campo/controcampo. La fotografia è nitida, luminosa ,Celine risalta per il suo pallore, o forse dovrei considerarlo candore, visto il carattere trascendente del personaggio.E credo che la sottolineatura di questo candore sia assolutamente voluta da Dumont richiamando le scelte di Dreyer in La passione di Giovanna D'Arco.
La protagonista è un'attrice non professionista che si dimostra di bravura superlativa. Altro accostamento stilistico che mi viene da fare,soprattutto per la parte del film che è dedicata alla descrizione dell'amicizia tra Celine e Yassine in un contesto urbanistico che alterna gli ariosi viali lungo la Senna a quartieri ultrapopolari in cui domina il degrado, è con il cinema dei Dardenne che per il resto non c'entra assolutamente nulla visto il privilegiare delle tematiche sociali da parte dei cineasti belgi.
Dumont parla d'altro e sceglie una protagonista che invece di dare risposte continua a far porre domande: personaggio concreto o spirito?

( VOTO : 8,5 / 10 ) 
Hadewijch (2009) on IMDb

2 commenti:

  1. ... direi telepatia :)
    Comunque l'opera omnia di Dumont è degnissima di interesse, mi sa che ti tocca quanto prima.

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  2. eh lo so...fino ad ora di suo ho visto solo L'età inquieta, L'umanità(ma tantissimo tempo fa) e Hadewijch e tutte le volte mi ha lasciato un senso di disagio addosso da portarsi addosso ben oltre i titoli di coda...

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