I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
giovedì 29 marzo 2012
Corpo celeste ( 2011 )
Forse questo neorealismo del nuovo millennio esplorato anche dalla cinepresa della talentuosa Alice Rohrwacher (che spero presto si affranchi dall'appellativo "la sorella di.."perchè lo merita) è la strada da seguire per il cinema italiano di qualità, non prettamente autoriale ma capace di arrivare con semplicità sia al pubblico che alla critica.Quel cinema medio,insomma, che da noi manca da troppi anni.
Corpo Celeste è la storia di una famiglia ristretta costretta a un immigrazione al contrario:loro dalla Svizzera sono tornati a Reggio Calabria e si sono dovuti rituffare nelle contraddizioni di una terra così aspra e avara di soddisfazioni .
La cinepresa segue da vicino soprattutto il percorso della tredicenne Marta(una stupenda,volitiva Yle Vianello),poche parole ma uno sguardo che dice tutto quello che la sua bocca non articola.
Il suo approccio col corso pre-Cresima è perlomeno traumatico ma non per colpa sua. Segue una sorta di catechismo horror perchè è orrorifica la sua insegnante(una perpetua vecchio stampo), orrorifiche sono l'atmosfera che respira durante la preparazione e sono decisamente horror le esibizioni canore insegnate loro di pura derivazione dai peggiori istinti televisivi.
Una catechesi degna di un reality show da paura e che cita il modello televisivo(basso) piuttosto che basarsi sulle Sacre Scritture.
La parrocchia è un rifugio sicuro in mezzo al nulla e proprio da questa posizione privilegiata può fare opera di proselitismo.
E' da leggere in modo politico la figura del parroco che aspira a qualcosa di più importante e si spende più per far eleggere il sedicente amico a cui chiedere un favore, che per fare il pastore di anime.
Cerca una promozione sul campo probabilmente senza averne meriti e fregandosene abbastanza dei suoi fedeli(e della sua perpetua legata a lui in modo particolare).
Ma le figure del vescovo( che sembra impagliato) e del suo assistente (che sembra un discendente del Max Schreck del Nosferatu di Murnau), ancora decisamente horror nella loro caratterizzazione,non sembrano curarsene.
Corpo Celeste non è un film anticlericale in toto: è semplicemente uno scorcio di quello che può diventare la Chiesa in particolari situazioni sociali.
Da non prendere in accezione totalmente negativa perchè è sempre un importante punto di aggregazione sociale e una figura di riferimento concreta per molte vittime di disagio.
Ma è altrettanto importante sottolineare che la Chiesa è fatta di uomini e costoro possono sbagliare,deformando l'insegnamento divino o lasciandosi prendere dall'interesse personale piuttosto che da quello collettivo.
Marta è il mezzo attraverso cui noi veniamo a conoscenza di tutto questo.
E'il granello di polvere che inceppa un meccanismo altrimenti perfetto nella sua derivazione trash televisiva.
Perchè questa parrocchia non è un riferimento per anime in difficoltà: è semplicemente frutto tipico di una controcultura televisiva abituata alla forma più che alla sostanza.
E quel crocifisso alla deriva nelle acque è il simbolo di questo sbandamento degli ideali che si respira a pieni polmoni in questa parrocchia.
Lo sguardo di Marta che, entrata nel tunnel dell'adolescenza cerca figure a cui ispirarsi nel mondo degli adulti, è quasi smarrito perchè privo di quei punti di riferimento che aiutano nella crescita.
E' diversa dagli altri, forse è lei quel Corpo Celeste che può essere di riferimento agli altri.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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più che cinema medio, a me è sembrato davvero mediocre...
RispondiEliminaio ci ho messo tempo per apprezzarlo, mi ha fatto pensare dopo, molto più di quello che sono abituato a fare riguardo al cinema italiano odierno....
RispondiEliminaa me è piaciuto moltissimo, mi è sembrato fresco e di sostanza, non è anticlericale, e che la chiesa è così
RispondiEliminadici che non è anticlericale? Io direi che una certa vena ce l'ha, direi che le figure della perpetua con la sua organizzazione paratelevisiva del catechismo e quella del prete politico che quando è venuto giù il crocifisso quasi mi aspettavo che tirasse giù il bestemmione oppure anche quella del vescovo impagliato e del suo assistente non depongono a favore della chiesa. D'altra parte c'è il personaggio dell'altro prete che è più vicino agli insegnamenti cristiani però vive in uno stato di completo isolamento. Fortunatamente non tutta la chiesa è così, ci sono tante persone che non si comportano così.
RispondiEliminaper me l'effetto è stato di un film anticlericale, ma nella volontà e nelle intenzioni di Alice Rohrwacher non lo è:
RispondiElimina…Non volevo attaccare il Vaticano e comunque non posso mettermi a proteggere il film da ogni attacco. Secondo me quella è una cosa ben rappresentativa della confusione che regna in Italia, dove tutto è mescolato: politica, religione, famiglia...
L’immagine finale con il crocifisso staccato dal muro mi comunica una grande dolcezza e idealmente la regalo alla Chiesa. Perché rappresenta una comunità unita, anche se è una comunità cui io non appartengo…
(http://interviste.35mm.it/interviste/al-festival-di-cannes-abbiamo-intervistato-alice-rohrwacher.html)
…La chiesa era per me un luogo privo di ricordi perché non ho avuto un’educazione cattolica; prima di iniziare il film ero completamente estranea a questo mondo, non avevo in mente né immagini negative, né immagini positive ma proprio questo mi ha dato una grande libertà.
L’obiettivo non era tanto quello di focalizzare la nostra attenzione sulla Chiesa in sé come istituzione ma quello di raccontare, attraverso una chiesa, un’epoca e un luogo; quella del film é infatti una parrocchia smarrita, completamente abbandonata a se stessa dentro una comunità allo sbando. Più che una critica alla Chiesa, il film è da intendersi come una critica alla società, una società che mischia tutto: la Chiesa, il tessuto sociale, la famiglia…
(http://www.schermaglie.it/primopiano/1804/intervista-ad-alice-rohrwacher)
non avevo letto questa intervista e comunque mi conferma quello che avevo pensato di quel crocifisso staccato: vedendolo come simbolo non più ancorato per me, come ho scritto, è la testimonianza dello sbandamento di quella parrocchia.E comunque questa chiesa a me fa paura, non so a te...come dici tu e come dice la regista questa è solo la punta dell'iceberg di un discorso molto più ampio...
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