Stavo rileggendo il post dell'anno scorso riguardo al solito classificone riepilogativo in cui mettere tutte le innumerevoli schifezze viste quest'anno e ho notato che quelle parole potevano essere trascritte senza problemi anche per quest'anno, cioè qua facciamo tutto per cambiare e alla fine non cambia mai nulla veramente.
Forse quest'anno siamo riusciti a evitare parecchie schifezze ma è inevitabile incappare in qualche diludendo mostruoso. Ho notato che c'è parecchio horror in questa classifica per cui non stilerò una lista a parte.
La monnezza che c'è in questa lista basta e avanza per due liste e anche per un altro paio ancora...
Allora cominciamo così ci leviamo il dente.
10) THE GIVER-IL MONDO DI JONAS
Ecco una cosa che ho imparato ad odiare quest'anno è la fantascienza distopica for dummies che ci stanno propinando in tutte le maniere per incassare qualche dollaruccio in più sull'onda del successo dei vari Hunger Games. Sembrano tutti fatti con lo stampino, tutti ammiccanti alla consistente fetta teen del pubblico ( che è quella che affolla le sale cinematografiche al di là dell'Oceano) e tutti irrimediabilmente tediosi e omologati nel descrivere una presunta civiltà distopica.
In The giver- Il mondo di Jonas c'è l'aggravante della presunzione, l'uso del bianco e nero alla Pleasantville,quello sì che era un gioiellino, e due attori che hanno scritto pagine importanti di cinema che si prestano per il solo amore della pagnotta in un frullatone malmostoso di decine e decine di altri film.
Indigeribile.
9) IL SEGNATO
Qual è l'altra più grande piaga che ha afflitto il cinema, horror soprattutto , in questi ultimi anni?
Esatto ! la tecnica del found footage/ mockumentary che ha avuto una seconda giovinezza a partire dalla sag(r)a di Paranormal Activity del delinquenziale Oren Peli che ha avuto la fortuna di essere pubblicizzato da Steven Spielberg che si era molto impaurito vedendo il suo film.
E se ti vedevi Lake Mungo, caro Steven, che cosa succedeva, te la facevi nel pannolone?
Il segnato è l'ultimo della sag(r)a delle attività paranormali: quei paraculi dei distributori italiani hanno anche tentato di fuorviare il pubblico nascondendo il titolo originale ( Paranormal Activity- The Marked ones).
Lo sceneggiatore del secondo , terzo e quarto capitolo viene promosso regista sul campo e mostra anche un'intuizione affatto male: quella di infiltrarsi nella credulità della comunità chicana che mostra un'iconografia religiosa piuttosto particolare.
Ma poi butta tutto alle ortiche in un film che si mostra di merda come quelli che lo hanno preceduto nella sag(r)a.
8) LO SGUARDO DI SATANA - CARRIE
Che geni i titolisti italiani che intitolano il remake del quasi omonimo film di De Palma semplicemente ribaltando l'ordine delle parole nel titolo.
Peccato che è del tutto ribaltata anche la qualità del film, pessima, una rilettura ad uso e consumo di teen agers , stando attenti anche alle scene di nudo nella doccia per evitare di incorrere in spiacevoli divieti ai minori di 13 anni che avrebbero tagliato una fetta consistente di incassi.
E' un film del tutto sbagliato a partire dalla scelta della protagonista ( perché la Moretz è troppo gnocca e rappresenta il sogno erotico proibito di una generazione di adolescenti brufolosi americani) e dalla citazione di molte scene del cult depalmiano che continua a scorrerci davanti agli occhi.
Da evitare se possibile.
7) ALL IS LOST - TUTTO E' PERDUTO
Mi duole il cuore mettere un film con Robert Redford in questa classifica, uno che ha scritto la storia della new Hollywood, uno che ho veramente nel cuore per tanti e tanti sogni che mi ha regalato.
Qui è alle prese con un one man show che mostra tutta la sua gagliardia fisica ( e anche quella del suo chirurgo plastico) ma anche una noia che non vi dico.
Due palle , signora mia, grosse come due cocomeri a vedere questo nonnetto superman avere sempre la soluzione giusta per tutto quello che gli sta accadendo.
E quando non ci arriva lui, ci arriva la longa manus, in tutti i sensi della Divina Provvidenza in un finale che infastidisce da morire.
E vabbè allora ditelo che c'è l'imbroglio sotto.
6) RESTA ANCHE DOMANI
Finivo la mia recensione a questo film con un " Ma anche no".
Non resto neanche oggi, non resisto.
Un concentrato di lacrime estorte a forza e di retorica familista sotto vuoto spinto in uno dei film che più mi ha irritato in questa stagione.
E c'è ancora la Moretz che mette alla prova i suoi polpaccetti da terzino in corse interminabili su e giù per l'ospedale in cui fantozzianamente perde tutta la famiglia a cadenze quasi regolari.
Se Colpa delle stelle osava e bene con l'amore che faceva rima con tumore, qui amore fa rima con zebedei frantumati proditoriamente in un crescendo di sfiga impressionante.
E a pensare che a me la Moretz piace anche ...eppure sono già due film di questa lista in cui è presente...
5) UNDER THE SKIN
A proposito di fantascienza di un certo tipo, il regista di questo film Johnathan Glazer, osa confrontarsi con maestri ineguagliati ma ne esce con le ossa rotte, polverizzate.
Non bastano bellissimi scorci panoramici delle highlands scozzesi per fare un bel film, non basta nemmeno utilizzare la Scarlettina Johansson desnuda per attrarre al cinema mandrie di bufali in calore, posso dire che mi ha fatto sbadigliare dal primo all'ultimo minuto?
Vogliamo parlare poi di quell'orrida parrucca nera che uccide letteralmente il sex appeal di Scarlettina?
Meglio di no, perché sotto la pella nasconde il catrame...
4) NOAH
Il premio "Testicoli frantumati " del 2014 va senza dubbio a questo pasticciaccio brutto tra peplum e filosofia che risponde al nome di Noah.
Noè per gli amici italiani.
Per fare una battutaccia potrei dire che questo film fa acqua da tutte le parti ed è proprio così, questo è un tronfio polpettone esistenzialista, un delirio assoluto di quasi due ore e mezza che si muove pachidermicamente impastando religione e teologia, storia e leggenda, testi sacri e impennate fantasy tolkeniane.
Risultato?
Una mattonata in faccia all'ignaro spettatore.
3 ) POMPEI
A proposito di peplum nei piani alti di questa classifica si piazza anche Pompei di Paul W.S. Anderson, uno che in quindici film da regista non è riuscito a mostrare un segno uno di evoluzione nella sua cinematografia.
Pompei è una megaproduzione da 100 milioni ( che non si vedono) che è un po' il paradigma del cinema di Anderson che progressivamente affonda come il Titanic.
Inevitabili concessioni a Il gladiatore e al disaster movie alla Emmerich, un mostro di cartone e di sfondi amorfi sui quali far recitare gli attori per poi creare tutto in studio grazie alla computer grafica che mostra il fianco a più di una critica perché palesemente finta. E poi vogliamo dirlo che non si sparge neanche un goccetto di sangue per tutto il film?
Eeeeeh questi divieti...
2) 1303 - LA PAURA HA INIZIO
Per parafrasare il titolo potrei dire che lo schifo fa inizio.
E questo schifo ha trovato il modo di essere distribuito al cinema nelle sale nostrane che sembrano avere il monnezza detector per programmare le peggiori schifezze che vengono dall'estero, mentre altri validissimi film rimangono inediti e ignoti a una grossa fetta di pubblico.
Qui siamo proprio al nulla cinematografico, a un film horror realizzato come se fosse un film porno ( tipo bagnare la faccia della protagonista tra una sequenza e l'altra per far vedere che piange), un prodotto che è stato nel fondo del cassetto per oltre due anni e poi chissà perché è stato distribuito al cinema.Eppure la puzza di muffa si avvertiva chiaramente.
Ma non è lui che si aggiudica la palma di film più brutto dell'anno...
1) HERE COMES THE DEVIL
Anche qui stiamo parlando di un film che circola da due anni per festival specializzati ma tecnicamente è uscito quest'anno ( in dvd) anche da noi.
Come inquadrare questa porcheria?
Diciamo che è un horror messicano che si muove nei territori della sexploitation anni '70 con lunghissime sequenze di sesso ( etero o omo non fa differenza) assolutamente fuori contesto , tipo i due genitori pensano a fare nonostante abbiano i figli scomparsi nel nulla, e un dilettantismo ostentato, forse pure troppo e per questo diventa sospetto , che fa rimpiangere la robaccia della Asylum.
Eppure ho trovato fior di difensori di questo film leggendo qualche recensione in giro per la rete.
E non ho la più pallida idea di che cosa ci abbiano visto e che non ho visto io.
Per me la porcheria dell'anno numero 1.
E anche per quest'anno la penitenza l'abbiamo fatta.
I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
Serie TV : Top e Flop di un anno di visioni
Non è passato molto tempo che qui sul blog ho cominciato a parlare di serie televisive: sono stato un consumatore accanito in passato, addirittura qualche anno fa mi presi un anno sabbatico dal cinema non vedendo film e approcciando tutte le serie televisive possibili e immaginabili.
Ma poi si sa, il primo amore non si scorda mai e sono tornato al format cinematografico e questo perché mi ero un po' stufato di serie che nel finale ti lasciavano con un palmo di naso ad aspettare un anno o giù di lì per sapere come andava a finire e poi semplicemente scoprire nell'incipit della stagione successiva che NON andava a finire perché tutto era risolto in maniera sbrigativa e anche un po' truffaldina.
Diciamo che da quest'anno me ne sono fatto abbastanza una ragione ma proprio per questo ho cominciato a consumare anche molte miniserie che perlomeno hanno il pregio di essere autoconclusive.
Questa è una classifica che nasce già vecchia perché non ci sono tutte le ultimissime novità, datemi tempo di recuperarle attraverso i consigli illuminanti e illuminati di gente che ne capisce molto più di me e soprattutto ne scrive molto meglio di me.
In questa mia classifica si noterà , credo, l'amore per il prodotto seriale europeo, ho avuto una folgorazione per Real Humans e Bron/ Broen e sono affascinato dalla grandissima qualità produttiva della BBC inglese capace di consegnare sempre prodotti più che all'altezza e in molti casi superiori rispetto a quelli provenienti da oltreoceano.
Grosse fregature non ne ho prese quest'anno anche perché il pregio di stare a vedere una serie tv è quello che la puoi lasciare quando vuoi, senza perdere ulteriormente tempo.
Ecco perché la mia classifica dei flop conta solo 3 titoli , titoli che poi nelle mie valutazioni non sono scesi al di sotto della sufficienza, sono stati solo un po' diludendi rispetto alle aspettative.
FLOP
3) THE SECRET OF CRICKLEY HALL
Prodotto BBC in cui a un'attenzione certosina per la forma non corrisponde un adeguato climax che permette di affezionarsi alla storia ed empatizzare con i personaggi.
E' una ghost story abbastanza classica che sa molto di deja vù e che si inserisce nell'alveo di miniserie britanniche ben più riuscite come Marchlands o Lightfields.
E questo nonostante l'incantevole borgo in cui è ambientato e nonostante la campagna inglese faccia sempre la sua porchissima figura...
2) TOP OF THE LAKE
Vediamo: in cabina di comando c'è Jane Campion che dirige anche qualche episodio, autrice amatissima qui a bottega, ci sono Peter Mullan e Holly Hunter, attori di grande cinema, c'è anche Elisabeth Moss che trovo molto molto erotica, c'è la Nuova Zelanda, posto che ho sempre sognato di visitare , c'è un bellissimo lago e un 'ambientazione abbastanza chiusa.
Tutti ingredienti che solo a sentirli nominare mi viene l'acquolina in bocca.
Quindi siamo di fronte alla serie dell'anno!
Sbagliato! Siamo di fronte a un grosso diludendo.
Non mi ha preso questa serie formalmente ineccepibile, non mi ha catturato la storia, mi ha interessato solo il personaggio della Moss, che oltre a essere parecchio caruccia è anche brava.
Molto del cinema della Campion passa attraverso questa serie eppure la resa televisiva ha un ritmo blando, quasi farraginoso e con una concentrazione inusitata di colpi di scena nel finale che lasciano più storditi che sorpresi.
Eppure consiglierei di vederla perché è un prodotto di qualità veramente alta...
1) THE LEFTOVERS
Ecco il mio flop dell'anno in rapporto alle aspettative che erano non altissime, ma ancora di più.
Uno spunto che rasenta il genio, un modo di fare tv insinuante e collaudato da anni e anni di Lost, la nuova creatura di Damon Lindelof ha l'aria di essere un 'incompiuta , un prodotto pensato sull'arco di più stagioni che a conti fatti risulta quasi ingiudicabile per quanto visto nella prima stagione.
Eppure dopo un incipit notevole soffre di una parte centrale abbastanza amorfa per poi risollevarsi in un finale che , con mio sommo odio, lascia aperte un sacco di questioni fondamentali.
Ecco , Damon, se volevi la mia attenzione ora ce l'hai.
Ma per il 2014 sei il top dei diludendi.
Il flop televisivo del mio anno di visioni.
E ora squillino le trombe e suonino i tamburi passiamo ai top, classificone durissimo da assemblare.
10) LINE OF DUTY
Miniserie BBC in cinque puntate che testimonia la qualità inglese in una serie action, terreno preferito dalla televisione americana. Creata da Jed Mercurio , uno a cui sarò sempre grato per aver creato Bodies, mia serie di culto se ne esiste una, Line of Duty è un poliziesco serrato ed incisivo che con il suo meccanismo perfetto non permette di annoiarsi o distogliere per un attimo l'attenzione.
Non esistono buoni o cattivi ma solo persone con vari gradi di colpevolezza, tutti in questa serie hanno le proprie colpe, chi più chi meno, e c'è un bambino terribile che quasi ti fa ripensare al postulato che i bambini non dovrebbero essere mai toccati. Questo lo prenderesti veramente a schiaffoni...
9) WHAT REMAINS
Altra miniserie inglese, 4 puntate da 60 minuti.
Un giallo abbastanza classico che si snoda all'interno delle pareti di un piccolo condominio di un quartiere residenziale. Un cadavere nascosto per chissà quanto tempo , un vaso di Pandora che viene scoperchiato da un poliziotto all'ultimo caso della sua carriera prima della meritata pensione, un meccanismo whodunit che in realtà sottintende un apologo sulla solitudine, doloroso e lancinante.
Un senso di morte e di abbandono che aleggia su tutti i personaggi è l'ingrediente aggiunto di una miniserie che non si nega neanche un finale rutilante, rosso sangue.
8) UTOPIA
Parliamo della prima stagione, la seconda e ultima ancora non l'ho recuperata.
Parliamo di una delle sorprese dell'anno , un prodotto totalmente fuori dagli schemi sia per la storia che racconta ( un mix di nerdismo d'assalto, cospirazionismo ai limiti della sci fi e semplice psicopatologia) sia per il particolare cromatismo che usa, tutto fondato su accesissimi colori pastello.
E poi il tormentone " Where is Jessica Hyde?" che ti rimbomba per la testa durante tutta la serie e anche oltre.
Visione assolutamente consigliata, una serie che è difficile accostare ad altre.
Assomiglia solo a se stessa.
E questa per me già sarebbe una molla decisiva per la visione.
7) HOUSE OF CARDS
Anche qui parliamo della prima stagione.
Che dire? Kevin Spacey vale da solo la visione e se non vi bastasse lui c'è anche una Robin Wright versione bionda che probabilmente così gnocca non è mai stata.
Intrighi di potere, politici senza scrupoli, un gioco d'azzardo in cui la posta viene alzata puntata dopo puntata in una serie in cui la politica, quella vera, ne esce con le ossa non rotte, ma frantumate a pezzettini piccoli piccoli.
Qualità di scrittura altissima e uno Spacey come da tempo non ne vedevamo: immenso.
6) IN THE FLESH
Come vedere gli zombie da un'altra prospettiva come già era successo nella bellissima serie francese Les Revenants.
Miniserie da tre puntate a cui si è aggiunta una successiva stagione da 6 puntate che non parla tanto di zombie ma di quanto modificano le vite dei loro familiari che non sono stati colpiti dalla cosiddetta Sindrome Da Decesso Parziale ( più una pietosa bugia che il nome di una malattia o meglio di una sindrome).
Anche qui come da tradizione inglese c'è il paesino piccolo dove la gente non si limita solo a mormorare ma cerca anche di uccidere i ritornati.
E poi il solito segreto inconfessabile che mette tutto sotto un'altra luce.
5) REAL HUMANS
E' stata la prima recensione scritta nel 2014 ed ha resistito in classifica ad un anno di visioni molto, ma molto interessanti.
Sci fi un po' vecchio stampo ma di fascino incredibile, tra Asimov e teorie cospirazioniste si muove una civiltà in cui i robot , o meglio gli hubot, si sostituiscono in tutto e per tutto agli umani.
Dieci puntate in cui il passo lungo consueto delle serie scandinave è sostituito da un ritmo serrato in cui si rincorrono ad alta velocità le varie sottotrame che compongono la narrazione.
Ed aspettiamo di vedere la seconda stagione che promette faville....
4) GOMORRA
Per come la penso io della qualità della televisione e del cinema italiano per me è stata la sorpresa dell'anno.
Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a della fiction italiana di così elevata qualità sia formale che sostanziale, scritta benissimo e con tutta una serie di personaggi carismatici che la rendono unica in un panorama altrimenti deficitario come quello italico.
E non mi venite a dire che è denigrante per i napoletani. E' fiction. Se ci mettiamo a discutere anche sull'ispirazione di soggettisti e sceneggiatori allora stiamo freschi.
E comunque mi pare che non vada poi tanto lontano dalla realtà...
3) BROADCHURCH
E' stato uno dei primi ammori televisivi dell'anno. Una serie BBC che fa urlare al mondo intero di come British do it better!
Un meccanismo ad orologeria perfetto, il classico whodunit ambientato in un paese di poche anime e molti segreti, un colpevole che cambia puntata dopo puntata e che comunque alla fine sorprende lo stesso.
Tennant è semplicemente perfetto e Olivia Colman non gli è assolutamente da meno. Da vedere assolutamente e da rigettare il remake americano con lo stesso Tennant come protagonista.
The power of money...
2) BRON / BROEN
Ancora dalla Svezia quello che è a pari merito il prodotto televisivo dell'anno e che metto al secondo posto con estremo dispiacere.
La classica coppia di poliziotti è declinata con sagacia e un pizzico di originalità, l'ambientazione gelida è uno splendido accessorio così come le continue notazioni sulle differenze tra svedesi e danesi , considerati più o meno come dei terroni arruffoni dai loro colleghi nordici.
Due stagioni di altissimo profilo con una seconda che osa ancora di più della prima, un finale che lascia basiti e che fa attendere fin da ora, nella massima trepidazione , la terza serie...
Schedulata per il tardo 2015
1) TRUE DETECTIVE
E' il prodotto televisivo dell'anno, una serie autoconclusiva che parla di paludi reali, geografiche e metaforiche, quelle in cui sono impantanati i protagonisti, superbi, McConaughey e Harrelson.
E' concepita come un film lungo otto ore, stesso regista per tutte le puntate e un cast che si arricchisce di volti e corpi nuovi durante il suo incedere, come quello della splendida pinup Alexandra Daddario, icona erotica di rara efficacia.
Ed è una serie che si conclude con un finale degno di questo nome...
E per oggi è tutto...
Ma poi si sa, il primo amore non si scorda mai e sono tornato al format cinematografico e questo perché mi ero un po' stufato di serie che nel finale ti lasciavano con un palmo di naso ad aspettare un anno o giù di lì per sapere come andava a finire e poi semplicemente scoprire nell'incipit della stagione successiva che NON andava a finire perché tutto era risolto in maniera sbrigativa e anche un po' truffaldina.
Diciamo che da quest'anno me ne sono fatto abbastanza una ragione ma proprio per questo ho cominciato a consumare anche molte miniserie che perlomeno hanno il pregio di essere autoconclusive.
Questa è una classifica che nasce già vecchia perché non ci sono tutte le ultimissime novità, datemi tempo di recuperarle attraverso i consigli illuminanti e illuminati di gente che ne capisce molto più di me e soprattutto ne scrive molto meglio di me.
In questa mia classifica si noterà , credo, l'amore per il prodotto seriale europeo, ho avuto una folgorazione per Real Humans e Bron/ Broen e sono affascinato dalla grandissima qualità produttiva della BBC inglese capace di consegnare sempre prodotti più che all'altezza e in molti casi superiori rispetto a quelli provenienti da oltreoceano.
Grosse fregature non ne ho prese quest'anno anche perché il pregio di stare a vedere una serie tv è quello che la puoi lasciare quando vuoi, senza perdere ulteriormente tempo.
Ecco perché la mia classifica dei flop conta solo 3 titoli , titoli che poi nelle mie valutazioni non sono scesi al di sotto della sufficienza, sono stati solo un po' diludendi rispetto alle aspettative.
FLOP
3) THE SECRET OF CRICKLEY HALL
Prodotto BBC in cui a un'attenzione certosina per la forma non corrisponde un adeguato climax che permette di affezionarsi alla storia ed empatizzare con i personaggi.
E' una ghost story abbastanza classica che sa molto di deja vù e che si inserisce nell'alveo di miniserie britanniche ben più riuscite come Marchlands o Lightfields.
E questo nonostante l'incantevole borgo in cui è ambientato e nonostante la campagna inglese faccia sempre la sua porchissima figura...
2) TOP OF THE LAKE
Vediamo: in cabina di comando c'è Jane Campion che dirige anche qualche episodio, autrice amatissima qui a bottega, ci sono Peter Mullan e Holly Hunter, attori di grande cinema, c'è anche Elisabeth Moss che trovo molto molto erotica, c'è la Nuova Zelanda, posto che ho sempre sognato di visitare , c'è un bellissimo lago e un 'ambientazione abbastanza chiusa.
Tutti ingredienti che solo a sentirli nominare mi viene l'acquolina in bocca.
Quindi siamo di fronte alla serie dell'anno!
Sbagliato! Siamo di fronte a un grosso diludendo.
Non mi ha preso questa serie formalmente ineccepibile, non mi ha catturato la storia, mi ha interessato solo il personaggio della Moss, che oltre a essere parecchio caruccia è anche brava.
Molto del cinema della Campion passa attraverso questa serie eppure la resa televisiva ha un ritmo blando, quasi farraginoso e con una concentrazione inusitata di colpi di scena nel finale che lasciano più storditi che sorpresi.
Eppure consiglierei di vederla perché è un prodotto di qualità veramente alta...
1) THE LEFTOVERS
Ecco il mio flop dell'anno in rapporto alle aspettative che erano non altissime, ma ancora di più.
Uno spunto che rasenta il genio, un modo di fare tv insinuante e collaudato da anni e anni di Lost, la nuova creatura di Damon Lindelof ha l'aria di essere un 'incompiuta , un prodotto pensato sull'arco di più stagioni che a conti fatti risulta quasi ingiudicabile per quanto visto nella prima stagione.
Eppure dopo un incipit notevole soffre di una parte centrale abbastanza amorfa per poi risollevarsi in un finale che , con mio sommo odio, lascia aperte un sacco di questioni fondamentali.
Ecco , Damon, se volevi la mia attenzione ora ce l'hai.
Ma per il 2014 sei il top dei diludendi.
Il flop televisivo del mio anno di visioni.
E ora squillino le trombe e suonino i tamburi passiamo ai top, classificone durissimo da assemblare.
10) LINE OF DUTY
Miniserie BBC in cinque puntate che testimonia la qualità inglese in una serie action, terreno preferito dalla televisione americana. Creata da Jed Mercurio , uno a cui sarò sempre grato per aver creato Bodies, mia serie di culto se ne esiste una, Line of Duty è un poliziesco serrato ed incisivo che con il suo meccanismo perfetto non permette di annoiarsi o distogliere per un attimo l'attenzione.
Non esistono buoni o cattivi ma solo persone con vari gradi di colpevolezza, tutti in questa serie hanno le proprie colpe, chi più chi meno, e c'è un bambino terribile che quasi ti fa ripensare al postulato che i bambini non dovrebbero essere mai toccati. Questo lo prenderesti veramente a schiaffoni...
9) WHAT REMAINS
Altra miniserie inglese, 4 puntate da 60 minuti.
Un giallo abbastanza classico che si snoda all'interno delle pareti di un piccolo condominio di un quartiere residenziale. Un cadavere nascosto per chissà quanto tempo , un vaso di Pandora che viene scoperchiato da un poliziotto all'ultimo caso della sua carriera prima della meritata pensione, un meccanismo whodunit che in realtà sottintende un apologo sulla solitudine, doloroso e lancinante.
Un senso di morte e di abbandono che aleggia su tutti i personaggi è l'ingrediente aggiunto di una miniserie che non si nega neanche un finale rutilante, rosso sangue.
8) UTOPIA
Parliamo della prima stagione, la seconda e ultima ancora non l'ho recuperata.
Parliamo di una delle sorprese dell'anno , un prodotto totalmente fuori dagli schemi sia per la storia che racconta ( un mix di nerdismo d'assalto, cospirazionismo ai limiti della sci fi e semplice psicopatologia) sia per il particolare cromatismo che usa, tutto fondato su accesissimi colori pastello.
E poi il tormentone " Where is Jessica Hyde?" che ti rimbomba per la testa durante tutta la serie e anche oltre.
Visione assolutamente consigliata, una serie che è difficile accostare ad altre.
Assomiglia solo a se stessa.
E questa per me già sarebbe una molla decisiva per la visione.
7) HOUSE OF CARDS
Anche qui parliamo della prima stagione.
Che dire? Kevin Spacey vale da solo la visione e se non vi bastasse lui c'è anche una Robin Wright versione bionda che probabilmente così gnocca non è mai stata.
Intrighi di potere, politici senza scrupoli, un gioco d'azzardo in cui la posta viene alzata puntata dopo puntata in una serie in cui la politica, quella vera, ne esce con le ossa non rotte, ma frantumate a pezzettini piccoli piccoli.
Qualità di scrittura altissima e uno Spacey come da tempo non ne vedevamo: immenso.
6) IN THE FLESH
Come vedere gli zombie da un'altra prospettiva come già era successo nella bellissima serie francese Les Revenants.
Miniserie da tre puntate a cui si è aggiunta una successiva stagione da 6 puntate che non parla tanto di zombie ma di quanto modificano le vite dei loro familiari che non sono stati colpiti dalla cosiddetta Sindrome Da Decesso Parziale ( più una pietosa bugia che il nome di una malattia o meglio di una sindrome).
Anche qui come da tradizione inglese c'è il paesino piccolo dove la gente non si limita solo a mormorare ma cerca anche di uccidere i ritornati.
E poi il solito segreto inconfessabile che mette tutto sotto un'altra luce.
5) REAL HUMANS
E' stata la prima recensione scritta nel 2014 ed ha resistito in classifica ad un anno di visioni molto, ma molto interessanti.
Sci fi un po' vecchio stampo ma di fascino incredibile, tra Asimov e teorie cospirazioniste si muove una civiltà in cui i robot , o meglio gli hubot, si sostituiscono in tutto e per tutto agli umani.
Dieci puntate in cui il passo lungo consueto delle serie scandinave è sostituito da un ritmo serrato in cui si rincorrono ad alta velocità le varie sottotrame che compongono la narrazione.
Ed aspettiamo di vedere la seconda stagione che promette faville....
4) GOMORRA
Per come la penso io della qualità della televisione e del cinema italiano per me è stata la sorpresa dell'anno.
Non avrei mai pensato di trovarmi di fronte a della fiction italiana di così elevata qualità sia formale che sostanziale, scritta benissimo e con tutta una serie di personaggi carismatici che la rendono unica in un panorama altrimenti deficitario come quello italico.
E non mi venite a dire che è denigrante per i napoletani. E' fiction. Se ci mettiamo a discutere anche sull'ispirazione di soggettisti e sceneggiatori allora stiamo freschi.
E comunque mi pare che non vada poi tanto lontano dalla realtà...
3) BROADCHURCH
E' stato uno dei primi ammori televisivi dell'anno. Una serie BBC che fa urlare al mondo intero di come British do it better!
Un meccanismo ad orologeria perfetto, il classico whodunit ambientato in un paese di poche anime e molti segreti, un colpevole che cambia puntata dopo puntata e che comunque alla fine sorprende lo stesso.
Tennant è semplicemente perfetto e Olivia Colman non gli è assolutamente da meno. Da vedere assolutamente e da rigettare il remake americano con lo stesso Tennant come protagonista.
The power of money...
2) BRON / BROEN
Ancora dalla Svezia quello che è a pari merito il prodotto televisivo dell'anno e che metto al secondo posto con estremo dispiacere.
La classica coppia di poliziotti è declinata con sagacia e un pizzico di originalità, l'ambientazione gelida è uno splendido accessorio così come le continue notazioni sulle differenze tra svedesi e danesi , considerati più o meno come dei terroni arruffoni dai loro colleghi nordici.
Due stagioni di altissimo profilo con una seconda che osa ancora di più della prima, un finale che lascia basiti e che fa attendere fin da ora, nella massima trepidazione , la terza serie...
Schedulata per il tardo 2015
1) TRUE DETECTIVE
E' il prodotto televisivo dell'anno, una serie autoconclusiva che parla di paludi reali, geografiche e metaforiche, quelle in cui sono impantanati i protagonisti, superbi, McConaughey e Harrelson.
E' concepita come un film lungo otto ore, stesso regista per tutte le puntate e un cast che si arricchisce di volti e corpi nuovi durante il suo incedere, come quello della splendida pinup Alexandra Daddario, icona erotica di rara efficacia.
Ed è una serie che si conclude con un finale degno di questo nome...
E per oggi è tutto...
lunedì 29 dicembre 2014
Jimmy's Hall ( 2014 )
Irlanda 1932 : Jimmy Gralton ritorna alla verde madrepatria dopo 10 anni di esilio in America per via delle sue idee politiche un po' troppo sinistrorse.
Trova il suo paesello natio esattamente come l'aveva lasciato, forse anche un po' più indietro: ritrova la madre vedova che lo ha sempre sostenuto, gli amici di una volta, i rimpianti di amori perduti.
Ma trova anche chi non lo vuole troppo tra i piedi come il sindaco, come padre Sheridan o come il capo dei fascisti locali.
E Jimmy va con loro in rotta di collisione perché vuole riaprire un vecchio locale, una specie di centro sociale in cui imparare a leggere, cantare e ballare.
Lo stesso locale che aveva provocato il suo esilio quasi a voler provare a se stesso che i tempi sono veramente cambiati.
E tutto questo non sta bene ai notabili di cui sopra che utilizzeranno tutti i mezzi a loro disposizione, leciti, ma anche illeciti, per chiudere la Jimmy's Hall, timorosi che quel centro di aggregazione sociale possa in qualche maniera manipolare le coscienze...
Ken Loach è un vecchio amico qui a bottega, ogni suo film viene visto con una sorta di affetto e rispetto che sono dovuti ai grandi maestri e lui ogni volta ci ripaga con moneta sonante.
A volte con più furia primigenia, a volte quasi con gentilezza , senza quel furore politico che lo ha reso noto a tutti come Ken il Rosso.
E forse l'età ha smorzato anche quegli ardori che hanno reso molti suoi film delle vere e proprie stilettate ad altezza giugulare.
E' il caso di questo Jimmy's Hall in cui racconta la storia di un comunista che ritorna alla sua terra d'origine e vuole solo vivere in pace mettendosi al servizio degli altri.
La storia è di quelle che si prestano all'antico furore di molti film di Loach : ma qui è tutto smorzato, prevale la malinconia della memoria, il senso del rimpianto per l'occasione perduta, il ricordo doloroso di un amore mai realmente consumato per gli avversi strali che il destino si è divertito a lanciare sugli amanti.
Lo stesso Jimmy Gralton che dovrebbe essere l'estremista in campo è quello che appare più moderato, progressista, non fermo sulla propria ideologia ma capace di proporre novità pur di superare l'empasse tra lui, il prete e i notabili fascisti della sua città.
Si vede chiaramente da che parte stia Loach, i comunisti sono tutti buoni e illuminati , i fascisti sono odiosi e deteriori ma al di là del quasi infantile manicheismo di questa distinzione sembra che non gli interessi sottolinearlo, sembra che gli interessi parlare di altre cose in questo ritorno di Jimmy in Irlanda.
E non è un caso che in primo piano ci siano da una parte la dialettica con padre Sheridan e dall'altra il suo amore sincero per la sua terra, per la sua gente e per il suo vecchio amore lasciato per dieci anni a macerare a causa dell'Oceano di mezzo.
Sia i sodali di Jimmy che coloro che sostengono il prete hanno la statura di caricature innocue, un po' buffe come quei poliziotti che vanno ad arrestare Jimmy e vengono abbindolati dalla vecchia madre con il solo ausilio di una tazza di té
Sembra quasi che il verde irlandese che tracima da ogni inquadratura colma di amore di Loach serva per spegnere, o quanto meno moderare, il furore politico di questa contesa che ricorda un po' la riedizione gaelica di un match tra i nostrani Don Camillo e Peppone.
Sempre di Casa del Popolo si parlava.
Ma Loach è agnostico, se non ateo e la religione in questo caso c'entra ben poco.
E' solo politica.
Perché frequentare il centro di Jimmy non esclude l'andare a messa la domenica.
Imparare l'arte, la letteratura , lo sport, il ballo non sono attività del demonio.
Possono risvegliare animi sopiti o impigriti che non ne possono più di oscurantismi assortiti.
Jimmy è realmente esistito e così anche le sue idee.
Forse quello che vediamo in questo film è un riadattamento agiografico delle sue gesta e della sua vita ma doveva essere veramente un bel tipo.
Ad avercene oggi di pensatori così illuminati.
Ne guadagneremmo tutti.
PERCHE' SI : il verde d'Irlanda ti accarezza ad ogni inquadratura, ottimo cast, bello il finale senza quell'eccesso di retorica che ci si attendeva
PERCHE' NO : è un Loach lontano dagli antichi furori politici ma lotta ancora, prevale la malinconia, personaggi di contorno non eccessivamente caratterizzati, ritmo un po' blando.
( VOTO : 7 + / 10 )
Trova il suo paesello natio esattamente come l'aveva lasciato, forse anche un po' più indietro: ritrova la madre vedova che lo ha sempre sostenuto, gli amici di una volta, i rimpianti di amori perduti.
Ma trova anche chi non lo vuole troppo tra i piedi come il sindaco, come padre Sheridan o come il capo dei fascisti locali.
E Jimmy va con loro in rotta di collisione perché vuole riaprire un vecchio locale, una specie di centro sociale in cui imparare a leggere, cantare e ballare.
Lo stesso locale che aveva provocato il suo esilio quasi a voler provare a se stesso che i tempi sono veramente cambiati.
E tutto questo non sta bene ai notabili di cui sopra che utilizzeranno tutti i mezzi a loro disposizione, leciti, ma anche illeciti, per chiudere la Jimmy's Hall, timorosi che quel centro di aggregazione sociale possa in qualche maniera manipolare le coscienze...
Ken Loach è un vecchio amico qui a bottega, ogni suo film viene visto con una sorta di affetto e rispetto che sono dovuti ai grandi maestri e lui ogni volta ci ripaga con moneta sonante.
A volte con più furia primigenia, a volte quasi con gentilezza , senza quel furore politico che lo ha reso noto a tutti come Ken il Rosso.
E forse l'età ha smorzato anche quegli ardori che hanno reso molti suoi film delle vere e proprie stilettate ad altezza giugulare.
E' il caso di questo Jimmy's Hall in cui racconta la storia di un comunista che ritorna alla sua terra d'origine e vuole solo vivere in pace mettendosi al servizio degli altri.
La storia è di quelle che si prestano all'antico furore di molti film di Loach : ma qui è tutto smorzato, prevale la malinconia della memoria, il senso del rimpianto per l'occasione perduta, il ricordo doloroso di un amore mai realmente consumato per gli avversi strali che il destino si è divertito a lanciare sugli amanti.
Lo stesso Jimmy Gralton che dovrebbe essere l'estremista in campo è quello che appare più moderato, progressista, non fermo sulla propria ideologia ma capace di proporre novità pur di superare l'empasse tra lui, il prete e i notabili fascisti della sua città.
Si vede chiaramente da che parte stia Loach, i comunisti sono tutti buoni e illuminati , i fascisti sono odiosi e deteriori ma al di là del quasi infantile manicheismo di questa distinzione sembra che non gli interessi sottolinearlo, sembra che gli interessi parlare di altre cose in questo ritorno di Jimmy in Irlanda.
E non è un caso che in primo piano ci siano da una parte la dialettica con padre Sheridan e dall'altra il suo amore sincero per la sua terra, per la sua gente e per il suo vecchio amore lasciato per dieci anni a macerare a causa dell'Oceano di mezzo.
Sia i sodali di Jimmy che coloro che sostengono il prete hanno la statura di caricature innocue, un po' buffe come quei poliziotti che vanno ad arrestare Jimmy e vengono abbindolati dalla vecchia madre con il solo ausilio di una tazza di té
Sembra quasi che il verde irlandese che tracima da ogni inquadratura colma di amore di Loach serva per spegnere, o quanto meno moderare, il furore politico di questa contesa che ricorda un po' la riedizione gaelica di un match tra i nostrani Don Camillo e Peppone.
Sempre di Casa del Popolo si parlava.
Ma Loach è agnostico, se non ateo e la religione in questo caso c'entra ben poco.
E' solo politica.
Perché frequentare il centro di Jimmy non esclude l'andare a messa la domenica.
Imparare l'arte, la letteratura , lo sport, il ballo non sono attività del demonio.
Possono risvegliare animi sopiti o impigriti che non ne possono più di oscurantismi assortiti.
Jimmy è realmente esistito e così anche le sue idee.
Forse quello che vediamo in questo film è un riadattamento agiografico delle sue gesta e della sua vita ma doveva essere veramente un bel tipo.
Ad avercene oggi di pensatori così illuminati.
Ne guadagneremmo tutti.
PERCHE' SI : il verde d'Irlanda ti accarezza ad ogni inquadratura, ottimo cast, bello il finale senza quell'eccesso di retorica che ci si attendeva
PERCHE' NO : è un Loach lontano dagli antichi furori politici ma lotta ancora, prevale la malinconia, personaggi di contorno non eccessivamente caratterizzati, ritmo un po' blando.
( VOTO : 7 + / 10 )
domenica 28 dicembre 2014
Playlist : i miei 10 film di serial killer
Eccomi, ce l'ho fatta a tornare , è stata dura perché mi prudevano le mani, ma tanto tanto tanto.
Ora ho tutto rimesso a nuovo, tutto velocissimo, tutto al posto suo, ho scoperto un sacco di spazio disponibile su questa vecchia carretta che non sospettavo neanche avesse e ne siamo felici, almeno finché dura.
Basta tenere lontane dalla tastiera le mani della pargola.
Veniamo a noi: la settimana scorsa avevo anticipato che in queste playlist domenicali me ne sarei fregato abbastanza di ordine alfabetico e di scansione fissa dei generi cinematografici.
Inoltre tra i commenti, quello di Arwen de La fabbrica dei sogni mi ha dato lo spunto per creare questa nuova decina di film.
Perché non parlare di serial killer che è uno degli argomenti che mi affascina di più e non solo cinematograficamente parlando?
E come affrontare la materia?
Limitare a citare film di serial killers realmente esistiti oppure includere il parto della fantasia degli sceneggiatori?
Parlare di serial killer organizzato o disorganizzato?
Andare coi film o semplicemente coi personaggi?
E che fare con quei film, tipo gli slasher in cui il protagonista è essenzialmente un omicida plurimo ( uno o più) che passa tutto il film a uccidere gli altri personaggi in modo fantasioso?
Diciamo che ho messo pochi paletti però ho deciso di escludere del tutto gli slasher ( che faranno parte di un'altra playlist) e ho deciso di mettere un solo film per quei serial killer le cui gesta sono state trattate da più produzioni cinematografiche ( tipo Hannibal Lecter).
Ho deciso anche di escludere i thriller italiani di un certo periodo , diciamo da Mario Bava in poi perché poi saranno oggetto di un ulteriore lista.
Alla fine ho escluso anche la figura di Jack lo Squartatore, che paradossalmente è stata trattata molto meglio in televisione che al cinema.
Ok allora, ecco la lista, mai come questa dotata di titoli intercambiabili tra di loro...
1) IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Per quelli della mia generazione Hannibal Lecter è il serial killer cinematografico per definizione.
E questo lo deve anche , forse soprattutto al carisma di Anthony Hopkins, sir Anthony Hopkins, un tipo assolutamente normolineo, anche fisicamente mediocre se vogliamo ma che solo con quello sguardo era in grado di farti correre profondi brividi lungo la schiena.
Pur avendo una protagonista forte e volitiva come Jodie Foster, Demme, genialmente , mette al centro del suo film un personaggio che in fondo ha un ruolo abbastanza laterale al fattaccio e col passare dei minuti lo rende sempre più protagonista.
Credo che sia un film imprescindibile e dicendo questo non mi sento di fare ingiustizia all'altro bel film incentrato sulla figura di Hannibal Lektor, non Lecter, l'oscuro e suggestivo Manhunter - Frammenti di un omicidio in cui l'unico difetto, se proprio gliene vogliamo trovare uno era la mancanza di carisma dei personaggi principali.
2) M, IL MOSTRO DI DUSSELDORF
Un film come questo, uno dei capolavori di Fritz Lang in pieno periodo espressionista tedesco, non dovrebbe essere secondo in nessuna playlist che si rispetti , per cui la sua posizione è intercambiabile al 100 % con quella del film che lo precede.
Un film che ha più di 80 anni eppure mette paura adesso come la metteva allora, sia per il modus operandi del killer che uccideva bambine fischiettando un'aria del Peer Gynt di Grieg.
Lang non solo è affascinato dalla figura del killer, uno straordinario Peter Lorre, ma tocca molti temi importantissimi, politicamente importanti come la tendenza dell'opinione pubblica a trarre conclusioni affrettate e i dubbi etici sul giustizialismo e sulla pena di morte.
Film scomodo , forse uno dei primi crimini commessi dalla setta dei titolisti italiani malvagi.
Il film infatti si svolge interamente a Berlino ( il titolo originale è M, dove M sta per Morder, assassinio) mentre in Italia si sottolinea la serie di crimini a cui esso si ispira, quelli di Peter Kurten, il vampiro di Dusseldorf e quelli di Fritz Haarman, il licantropo di Hannover, due figure di serial killer che divennero celeberrime in Germania alla fine degli anni '20.
3 ) L'OCCHIO CHE UCCIDE
Può un film , pur bellissimo, rovinare la carriera di un regista?
La risposta è affermativa e questo film di Michael Powell ne è la prova inconfutabile.
Primo film senza il sodale Emeric Pressburger, Peeping Tom ( Peeping è qualcosa che ha più a che fare col voyeurismo, diciamo guardone, quindi è un titolo che è molto più calzante alle tematiche del film) è una pellicola talmente oltre, come tematiche trattate e come avanguardia visiva che fu osteggiato apertamente dalla critica inglese a tal punto che al povero Powell fu praticamente impedito di lavorare.
Eppure il ritratto di questo psicopatico è indelebile nella memoria del cinefilo e quegli occhi colmi di paura nel momento immediatamente precedente il trapasso sono un qualcosa di terribile e perverso allo stesso tempo.
La paura negli occhi ma anche l'ossessione di toccare quella sottile linea che separa la vita dalla morte, una linea attraversata velocemente
4) FRENZY
Forse molti di voi alzeranno il sopracciglio a leggere di questo film e scoprire che l'ho inserito al posto di Psyco, forse il film più conosciuto di Hitchcock.
Eppure io amo questo film , lo ritengo uno dei suoi migliori, una sorta di summa di alcune delle tematiche preferite da sir Alfred in un film riambientato nella sua Inghilterra, nella sua Londra per la precisione.
Un serial killer ( con cui non è così difficile empatizzare, novità assoluta nel cinema di Hitchcock) che uccide prostitute strangolandole con una cravatta, l'identità è nota fin dalle prime sequenze ma noi seguiamo la lotta del sospettato di questi omicidi per dimostrare la propria innocenza, visto che il destino sembra accanirsi contro di lui.
Una scena di stupro realistica creò molti grattacapi al maestro che per la prima volta mostrò scene di nudo femminile ( in realtà controfigure) in un film che non ha la notorietà dei suoi capolavori più acclamati ma , almeno a mio parere, è uno dei suoi più riusciti.
5 ) ZODIAC
Anche qui a molti gli si arriccerà il naso o gli si solleverà il sopracciglio: credevate che mettessi Seven, vero?
E invece no. Pur amando Seven , la vera statura autoriale di Fincher , secondo me , vien fuori da un film come questo che rinuncia all'efferatezza frontale di Seven per esibire qualcosa di più complesso e stratificato, una specie di dietro le quinte dell'indagine nei confronti di un serial killer di cui ancora non si sa con certezza l'identità.
Più che il ritratto di un serial killer è il ritratto di un'epoca e delle sue contraddizioni esemplificate da indagini confuse e raffazzonate.
Anzi la figura del serial killer è abbastanza laterale al film ( non oserei definirlo marginale ) mentre sotto la lente della cinepresa passano vari e curiosi personaggi in cerca di una soluzione all'enigma o forse solo di notorietà, dei classici quindici minuti di fama di warholiana memoria.
150 minuti abbondanti che filano via come una Lamborghini su un'autostrada tedesca...
6) HENRY, PIOGGIA DI SANGUE
Film che in Italia arrivò a una certa notorietà per la famosa stroncatura ricevuta da Nanni Moretti.nel corso di Caro Diario.
Il film di McNaughton fu falcidiato da incredibili noie produttive e di censura perché a suo modo rappresenta un'opera di rottura rispetto a tutto il cinema precedente. Diciamo che invece di porsi di fronte al serial killer in modo oggettivo ne assume totalmente il punto di vista.
Del resto è basato sulle confessioni del serial killer a cui è ispirato, quell'Henry Lee Lucas che arrivò a confessare addirittura più di 600 omicidi facendo presto scoprire la sua vera natura di mitomane e bugiardo patologico. In realtà venne condannato "solamente" per undici omicidi.
Film che molti includono nel genere slasher ma ha dalla sua quella componente semidocumentaristica che lo rende praticamente un unicum al di fuori dei generi.
Un film di cui si è parlato moltissimo ma che in realtà ebbe un successo molto limitato.
7) MONSIEUR VERDOUX
Ecco un altro film che non dovrebbe essere secondo in nessuna lista che si rispetti , figuriamoci settimo.
Henri Verdoux è un mite impiegato bancario, uno con la passione per le rose e i fiori e capace di commuoversi alla vista di un bruco che ha rischiato di rimanere schiacciato, che perde il lavoro e per mantenere la moglie bisognosa di cure e un bimbo piccolo non esita ad agganciare col suo portamento signorile e il suo fascino vecchie signore zitelle o vedove al fine di ucciderle e spillare loro l'eredità.
In realtà questo film di Chaplin non è un apologo sulla figura del serial killer ma un je accuse violento e circostanziato a una società capitalista che ha perso di vista il suo valore più grande , l'uomo.
Grandissimo film, uno dei più grandi di Chaplin, uno dei miei preferiti senza ombra di dubbio, di stringente attualità ancora oggi a quasi settanta anni di distanza.
Sembra sia stato ispirato da un'idea di Orson Welles
Da segnalare un altro film ispirato alla stessa figura , realmente esistita, Landru di Claude Chabrol, uno che seduceva donne benestanti di una certa età e una volta nominato loro erede le uccideva e ne bruciava i corpi nella sua stufa a legna.
Il tutto condito da umorismo macabro, proprio come succedeva in Chaplin.
8 ) L'ASSASSINIO DI RILLINGTON PLACE N. 10
Ispirato alla figura di un vero serial killer, John Reginald Christie, che tra il 1949 e il 1953 si macchiò di numerosi delitti, tra cui quello di una bambina e quello della moglie che cominciava a nutrire sospetti verso di lui.
Una figura inquietante perché nascosta dietro un aspetto meno che ordinario: altezza media, pochi capelli di un colore tra il biondo e il rosso, occhiali molto spessi dietro cui si nascondevano due occhi miopi, una persona schiva che sembrava gelosa della propria privacy.
Richard Attenborough lo caratterizza alla perfezione in uno dei ruoli migliori della sua carriera da attore.
E pensare che non lo voleva fare perché lo riteneva un personaggio troppo negativo.
Ambientato in un quartiere modesto di Londra è un film che fa venire i brividi ancora oggi.
Un po' come la figura di John Reginald Christie...
9) S.O.S. SUMMER OF SAM
Ecco un altro film che è poco celebrato nella carriera del suo autore, Spike Lee ( o forse dovrei dire ex autore vista la deriva presa dal suo cinema in questi ultimi anni) che però a me piace moltissimo, forse perché ai tempi della mia adolescenza lessi un romanzo che parlava delle gesta de Il figlio di Sam, il serial killer protagonista di questa pellicola.
Un romanzo di cui non ricordo neanche il titolo e francamente non ho voglia di andarlo a cercare su Wikipedia. Tanto sarà da qualche parte ancora nella mia libreria.
Per certi versi è un film che vedo molto vicino a Zodiac di David Fincher: un serial killer con un modus operandi molto simile , massacra coppiette, un modo di porsi lateralmente all'argomento killer e non metterlo centralmente al film che racconta più che altro il variegato universo umano che brulica in Little Italy.
Una sorta di Fa' la cosa giusta in bianco, in cui il razzismo non è solo verso i neri ma anche verso chi è semplicemente diverso, anche se ha la pelle bianca.
E quell'afa e quell'umidità ti rimangono appiccicate addosso ben oltre i titoli di coda.
10) POLYTECHNIQUE
E qua vedo , anzi sento,altri sopraccigli alzati.
Perché il film di Villeneuve e non Elephant di Van Sant che in fondo raccontano storie molto simili, stragi scolastiche , una successa a Montreal, al Politecnico quando il venticinquenne Marc Lepine, profondamente misogino ( da brividi i suoi discorsi nella parte iniziale del film) nel 1989 uccise quattordici studentesse prima di togliersi la vita, una ispirata ai massacri scolastici che a cadenze più o meno regolari sentiamo accadere negli States.
A pelle dico Polytechnique, forse per quel suo rendere antispettacolare una materia narrativa incandescente che prestava il fianco a esagerazioni di ogni sorta, forse per quel bianco e nero che rende tutto un po' più asettico e distante, forse per il suo voler essere rispettoso omaggio a quelle vittime, quattordici studentesse,falciate da una misoginia ingiustificata e fuori controllo.
Per non dimenticare...
Ora ho tutto rimesso a nuovo, tutto velocissimo, tutto al posto suo, ho scoperto un sacco di spazio disponibile su questa vecchia carretta che non sospettavo neanche avesse e ne siamo felici, almeno finché dura.
Basta tenere lontane dalla tastiera le mani della pargola.
Veniamo a noi: la settimana scorsa avevo anticipato che in queste playlist domenicali me ne sarei fregato abbastanza di ordine alfabetico e di scansione fissa dei generi cinematografici.
Inoltre tra i commenti, quello di Arwen de La fabbrica dei sogni mi ha dato lo spunto per creare questa nuova decina di film.
Perché non parlare di serial killer che è uno degli argomenti che mi affascina di più e non solo cinematograficamente parlando?
E come affrontare la materia?
Limitare a citare film di serial killers realmente esistiti oppure includere il parto della fantasia degli sceneggiatori?
Parlare di serial killer organizzato o disorganizzato?
Andare coi film o semplicemente coi personaggi?
E che fare con quei film, tipo gli slasher in cui il protagonista è essenzialmente un omicida plurimo ( uno o più) che passa tutto il film a uccidere gli altri personaggi in modo fantasioso?
Diciamo che ho messo pochi paletti però ho deciso di escludere del tutto gli slasher ( che faranno parte di un'altra playlist) e ho deciso di mettere un solo film per quei serial killer le cui gesta sono state trattate da più produzioni cinematografiche ( tipo Hannibal Lecter).
Ho deciso anche di escludere i thriller italiani di un certo periodo , diciamo da Mario Bava in poi perché poi saranno oggetto di un ulteriore lista.
Alla fine ho escluso anche la figura di Jack lo Squartatore, che paradossalmente è stata trattata molto meglio in televisione che al cinema.
Ok allora, ecco la lista, mai come questa dotata di titoli intercambiabili tra di loro...
1) IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Per quelli della mia generazione Hannibal Lecter è il serial killer cinematografico per definizione.
E questo lo deve anche , forse soprattutto al carisma di Anthony Hopkins, sir Anthony Hopkins, un tipo assolutamente normolineo, anche fisicamente mediocre se vogliamo ma che solo con quello sguardo era in grado di farti correre profondi brividi lungo la schiena.
Pur avendo una protagonista forte e volitiva come Jodie Foster, Demme, genialmente , mette al centro del suo film un personaggio che in fondo ha un ruolo abbastanza laterale al fattaccio e col passare dei minuti lo rende sempre più protagonista.
Credo che sia un film imprescindibile e dicendo questo non mi sento di fare ingiustizia all'altro bel film incentrato sulla figura di Hannibal Lektor, non Lecter, l'oscuro e suggestivo Manhunter - Frammenti di un omicidio in cui l'unico difetto, se proprio gliene vogliamo trovare uno era la mancanza di carisma dei personaggi principali.
2) M, IL MOSTRO DI DUSSELDORF
Un film come questo, uno dei capolavori di Fritz Lang in pieno periodo espressionista tedesco, non dovrebbe essere secondo in nessuna playlist che si rispetti , per cui la sua posizione è intercambiabile al 100 % con quella del film che lo precede.
Un film che ha più di 80 anni eppure mette paura adesso come la metteva allora, sia per il modus operandi del killer che uccideva bambine fischiettando un'aria del Peer Gynt di Grieg.
Lang non solo è affascinato dalla figura del killer, uno straordinario Peter Lorre, ma tocca molti temi importantissimi, politicamente importanti come la tendenza dell'opinione pubblica a trarre conclusioni affrettate e i dubbi etici sul giustizialismo e sulla pena di morte.
Film scomodo , forse uno dei primi crimini commessi dalla setta dei titolisti italiani malvagi.
Il film infatti si svolge interamente a Berlino ( il titolo originale è M, dove M sta per Morder, assassinio) mentre in Italia si sottolinea la serie di crimini a cui esso si ispira, quelli di Peter Kurten, il vampiro di Dusseldorf e quelli di Fritz Haarman, il licantropo di Hannover, due figure di serial killer che divennero celeberrime in Germania alla fine degli anni '20.
3 ) L'OCCHIO CHE UCCIDE
Può un film , pur bellissimo, rovinare la carriera di un regista?
La risposta è affermativa e questo film di Michael Powell ne è la prova inconfutabile.
Primo film senza il sodale Emeric Pressburger, Peeping Tom ( Peeping è qualcosa che ha più a che fare col voyeurismo, diciamo guardone, quindi è un titolo che è molto più calzante alle tematiche del film) è una pellicola talmente oltre, come tematiche trattate e come avanguardia visiva che fu osteggiato apertamente dalla critica inglese a tal punto che al povero Powell fu praticamente impedito di lavorare.
Eppure il ritratto di questo psicopatico è indelebile nella memoria del cinefilo e quegli occhi colmi di paura nel momento immediatamente precedente il trapasso sono un qualcosa di terribile e perverso allo stesso tempo.
La paura negli occhi ma anche l'ossessione di toccare quella sottile linea che separa la vita dalla morte, una linea attraversata velocemente
4) FRENZY
Forse molti di voi alzeranno il sopracciglio a leggere di questo film e scoprire che l'ho inserito al posto di Psyco, forse il film più conosciuto di Hitchcock.
Eppure io amo questo film , lo ritengo uno dei suoi migliori, una sorta di summa di alcune delle tematiche preferite da sir Alfred in un film riambientato nella sua Inghilterra, nella sua Londra per la precisione.
Un serial killer ( con cui non è così difficile empatizzare, novità assoluta nel cinema di Hitchcock) che uccide prostitute strangolandole con una cravatta, l'identità è nota fin dalle prime sequenze ma noi seguiamo la lotta del sospettato di questi omicidi per dimostrare la propria innocenza, visto che il destino sembra accanirsi contro di lui.
Una scena di stupro realistica creò molti grattacapi al maestro che per la prima volta mostrò scene di nudo femminile ( in realtà controfigure) in un film che non ha la notorietà dei suoi capolavori più acclamati ma , almeno a mio parere, è uno dei suoi più riusciti.
5 ) ZODIAC
Anche qui a molti gli si arriccerà il naso o gli si solleverà il sopracciglio: credevate che mettessi Seven, vero?
E invece no. Pur amando Seven , la vera statura autoriale di Fincher , secondo me , vien fuori da un film come questo che rinuncia all'efferatezza frontale di Seven per esibire qualcosa di più complesso e stratificato, una specie di dietro le quinte dell'indagine nei confronti di un serial killer di cui ancora non si sa con certezza l'identità.
Più che il ritratto di un serial killer è il ritratto di un'epoca e delle sue contraddizioni esemplificate da indagini confuse e raffazzonate.
Anzi la figura del serial killer è abbastanza laterale al film ( non oserei definirlo marginale ) mentre sotto la lente della cinepresa passano vari e curiosi personaggi in cerca di una soluzione all'enigma o forse solo di notorietà, dei classici quindici minuti di fama di warholiana memoria.
150 minuti abbondanti che filano via come una Lamborghini su un'autostrada tedesca...
6) HENRY, PIOGGIA DI SANGUE
Film che in Italia arrivò a una certa notorietà per la famosa stroncatura ricevuta da Nanni Moretti.nel corso di Caro Diario.
Il film di McNaughton fu falcidiato da incredibili noie produttive e di censura perché a suo modo rappresenta un'opera di rottura rispetto a tutto il cinema precedente. Diciamo che invece di porsi di fronte al serial killer in modo oggettivo ne assume totalmente il punto di vista.
Del resto è basato sulle confessioni del serial killer a cui è ispirato, quell'Henry Lee Lucas che arrivò a confessare addirittura più di 600 omicidi facendo presto scoprire la sua vera natura di mitomane e bugiardo patologico. In realtà venne condannato "solamente" per undici omicidi.
Film che molti includono nel genere slasher ma ha dalla sua quella componente semidocumentaristica che lo rende praticamente un unicum al di fuori dei generi.
Un film di cui si è parlato moltissimo ma che in realtà ebbe un successo molto limitato.
7) MONSIEUR VERDOUX
Ecco un altro film che non dovrebbe essere secondo in nessuna lista che si rispetti , figuriamoci settimo.
Henri Verdoux è un mite impiegato bancario, uno con la passione per le rose e i fiori e capace di commuoversi alla vista di un bruco che ha rischiato di rimanere schiacciato, che perde il lavoro e per mantenere la moglie bisognosa di cure e un bimbo piccolo non esita ad agganciare col suo portamento signorile e il suo fascino vecchie signore zitelle o vedove al fine di ucciderle e spillare loro l'eredità.
In realtà questo film di Chaplin non è un apologo sulla figura del serial killer ma un je accuse violento e circostanziato a una società capitalista che ha perso di vista il suo valore più grande , l'uomo.
Grandissimo film, uno dei più grandi di Chaplin, uno dei miei preferiti senza ombra di dubbio, di stringente attualità ancora oggi a quasi settanta anni di distanza.
Sembra sia stato ispirato da un'idea di Orson Welles
Da segnalare un altro film ispirato alla stessa figura , realmente esistita, Landru di Claude Chabrol, uno che seduceva donne benestanti di una certa età e una volta nominato loro erede le uccideva e ne bruciava i corpi nella sua stufa a legna.
Il tutto condito da umorismo macabro, proprio come succedeva in Chaplin.
8 ) L'ASSASSINIO DI RILLINGTON PLACE N. 10
Ispirato alla figura di un vero serial killer, John Reginald Christie, che tra il 1949 e il 1953 si macchiò di numerosi delitti, tra cui quello di una bambina e quello della moglie che cominciava a nutrire sospetti verso di lui.
Una figura inquietante perché nascosta dietro un aspetto meno che ordinario: altezza media, pochi capelli di un colore tra il biondo e il rosso, occhiali molto spessi dietro cui si nascondevano due occhi miopi, una persona schiva che sembrava gelosa della propria privacy.
Richard Attenborough lo caratterizza alla perfezione in uno dei ruoli migliori della sua carriera da attore.
E pensare che non lo voleva fare perché lo riteneva un personaggio troppo negativo.
Ambientato in un quartiere modesto di Londra è un film che fa venire i brividi ancora oggi.
Un po' come la figura di John Reginald Christie...
9) S.O.S. SUMMER OF SAM
Ecco un altro film che è poco celebrato nella carriera del suo autore, Spike Lee ( o forse dovrei dire ex autore vista la deriva presa dal suo cinema in questi ultimi anni) che però a me piace moltissimo, forse perché ai tempi della mia adolescenza lessi un romanzo che parlava delle gesta de Il figlio di Sam, il serial killer protagonista di questa pellicola.
Un romanzo di cui non ricordo neanche il titolo e francamente non ho voglia di andarlo a cercare su Wikipedia. Tanto sarà da qualche parte ancora nella mia libreria.
Per certi versi è un film che vedo molto vicino a Zodiac di David Fincher: un serial killer con un modus operandi molto simile , massacra coppiette, un modo di porsi lateralmente all'argomento killer e non metterlo centralmente al film che racconta più che altro il variegato universo umano che brulica in Little Italy.
Una sorta di Fa' la cosa giusta in bianco, in cui il razzismo non è solo verso i neri ma anche verso chi è semplicemente diverso, anche se ha la pelle bianca.
E quell'afa e quell'umidità ti rimangono appiccicate addosso ben oltre i titoli di coda.
10) POLYTECHNIQUE
E qua vedo , anzi sento,altri sopraccigli alzati.
Perché il film di Villeneuve e non Elephant di Van Sant che in fondo raccontano storie molto simili, stragi scolastiche , una successa a Montreal, al Politecnico quando il venticinquenne Marc Lepine, profondamente misogino ( da brividi i suoi discorsi nella parte iniziale del film) nel 1989 uccise quattordici studentesse prima di togliersi la vita, una ispirata ai massacri scolastici che a cadenze più o meno regolari sentiamo accadere negli States.
A pelle dico Polytechnique, forse per quel suo rendere antispettacolare una materia narrativa incandescente che prestava il fianco a esagerazioni di ogni sorta, forse per quel bianco e nero che rende tutto un po' più asettico e distante, forse per il suo voler essere rispettoso omaggio a quelle vittime, quattordici studentesse,falciate da una misoginia ingiustificata e fuori controllo.
Per non dimenticare...
martedì 23 dicembre 2014
Di computer. E di palle ( di Natale). Che si rompono.
Non credevo potesse succedermi, perché pensi che queste cose succedono solo agli altri ma sono costretto a stare fermo per un po' per noie informatiche.
Un fermo che potrebbe protrarsi solo fino a domani se tutto va bene, altrimenti a dopo Natale se , seguendo la legge di Murphy, le cose invece di andare male , andassero invece peggio.
Dipende tutto dal dottore del mio computer prontamente allertato.
In questi momenti ti accorgi di quanto siano importanti i tuoi piccoli rituali quotidiani.
Stamattina nel silenzio della casa ancora addormentata mi sono sorpreso a fissare la mia postazione di scrittura e a provare una sensazione di vuoto e a pensare...
E mo' che cazzo faccio che mancano più di due ore prima di andare al lavoro?
La risposta è stata semplice: mi guardo un film!
Però ogni tanto guardavo quella postazione vuota, senza computer e senza di me lì davanti.
La mattina presto è il momento in cui scrivo, mi ritaglio quel tempo sufficiente prima di essere distratto da bimbi e cani , quei minuti in cui sono solo coi miei pensieri e le dita scorrono veloci sulla tastiera cercando di stare dietro a tutto quello che mi passa per la testa.
Io scrivo sempre di pancia, non prendo mai appunti, sono consapevole che molte cose che mi vengono in mente durante la visione di un film poi fatalmente le perdo, ma non mi importa.
Non sono un critico cinematografico e me ne vanto.
Solo solo un appassionato che ama fissare le sue impressioni su questo o quel film.
E non poterlo fare stamattina mi è pesato moltissimo.
Ah, la foto che vedete è quella del mio angolo, quello in cui scrivo.
E come è il vostro?
E quali sono i piccoli rituali, se ci sono, che utilizzate nella stesura dei vostri post?
Il momento della giornata in cui scrivete?
Per qualche giorno , forse , non ci sarò.
O meglio ci sono, potrò rispondere ( orari ambulatorio) ma non ci sono perché non posso stare qui a far aspettare clienti perché io ho da scrivere.
La pagnotta in qualche maniera la devo pur riportare a casa.
E se non ci sentissimo prima state sereni e trascorrete un Natale grandioso.
Un fermo che potrebbe protrarsi solo fino a domani se tutto va bene, altrimenti a dopo Natale se , seguendo la legge di Murphy, le cose invece di andare male , andassero invece peggio.
Dipende tutto dal dottore del mio computer prontamente allertato.
In questi momenti ti accorgi di quanto siano importanti i tuoi piccoli rituali quotidiani.
Stamattina nel silenzio della casa ancora addormentata mi sono sorpreso a fissare la mia postazione di scrittura e a provare una sensazione di vuoto e a pensare...
E mo' che cazzo faccio che mancano più di due ore prima di andare al lavoro?
La risposta è stata semplice: mi guardo un film!
Però ogni tanto guardavo quella postazione vuota, senza computer e senza di me lì davanti.
La mattina presto è il momento in cui scrivo, mi ritaglio quel tempo sufficiente prima di essere distratto da bimbi e cani , quei minuti in cui sono solo coi miei pensieri e le dita scorrono veloci sulla tastiera cercando di stare dietro a tutto quello che mi passa per la testa.
Io scrivo sempre di pancia, non prendo mai appunti, sono consapevole che molte cose che mi vengono in mente durante la visione di un film poi fatalmente le perdo, ma non mi importa.
Non sono un critico cinematografico e me ne vanto.
Solo solo un appassionato che ama fissare le sue impressioni su questo o quel film.
E non poterlo fare stamattina mi è pesato moltissimo.
Ah, la foto che vedete è quella del mio angolo, quello in cui scrivo.
E come è il vostro?
E quali sono i piccoli rituali, se ci sono, che utilizzate nella stesura dei vostri post?
Il momento della giornata in cui scrivete?
Per qualche giorno , forse , non ci sarò.
O meglio ci sono, potrò rispondere ( orari ambulatorio) ma non ci sono perché non posso stare qui a far aspettare clienti perché io ho da scrivere.
La pagnotta in qualche maniera la devo pur riportare a casa.
E se non ci sentissimo prima state sereni e trascorrete un Natale grandioso.
lunedì 22 dicembre 2014
Tusk ( 2014 )
Wallace e Teddy sono due podcaster che guardano video virali su internet e li commentano salacemente. In particolare si fissano su un ragazzo canadese che giocando con una katana si è amputato la gamba sinistra.
Wallace parte per il Canada per intervistarlo anche contro le istanze di Teddy e della sua ragazza Ally, ma scopre con suo grande disappunto che il ragazzo si è suicidato.
Disperato per non avere nessuna intervista da mandare per il suo podcast si fa attrarre dall'annuncio trovato in un bar di un uomo, Howard Howe, che racconta storie strane e meravigliose.
Lo trova e costui gli racconta di come in un naufragio fosse diventato amico di un tricheco e che considerasse i trichechi migliori delle persone.
Wallace non lo sa ma il tizio vuol fare di lui il suo miglior amico: un tricheco.
Drogato si sveglia con una gamba amputata.
Ed è solo l'inizio.
Intanto Ally e Teddy partono alla sua ricerca...
Adoro Kevin Smith che ha diretto uno dei film fondamentali della mia formazione cinefila , Clerks e ho adorato follemente anche uno dei suoi ultimi film cazzoni, quel Zack and Miri make a porno che era una vera e propria fucina di situazioni esilaranti al limite del collasso.
Mi è piaciuto anche quando ha cambiato improvvisamente genere con un thriller che sconfinava nell'horror come Red State in cui comunque veniva sempre fuori la sua vena cinematografica iconoclasta tesa a frullare i vari generi ponendosi lateralmente ad essi.
E la specialità in cui Smith mostra tutto il suo talento è il grottesco.
Cosa che cerca di fare anche in questo Tusk: a parte qualche battuta sui canadesi che alle nostre latitudini non fa neanche tanto ridere, a parte la presenza di un Johnny Depp sotto mentite spoglie nei panni di un poliziotto strafumato e strabevuto, a parte lo spunto horror che da una parte rifà il verso a The Human Centipede e dall'altro a un più classico torture porn, è evidente che Kevin Smith cerca di raccontare altro nel suo cinema, le sue ossessioni sono raccontate nelle chiacchiere da bar stralunate ed eccessive che prendono il sopravvento in un film che invece di evocare orrore, evoca solo un po' di disgusto.
Di ribrezzo e di pena nel vedere la trasformazione ( grottesca) di un uomo in un tricheco, dopo aver sentito le parole di Howard Howe , interpretato da Michael Parks( lui sì che mette i brividi addosso) che si chiede solennemente col suo modo di dire affettato e compìto se un uomo dentro abbia un cuore di tricheco.
Ma forse a Kevin Smith non interessano neanche le reazioni del pubblico: lui va per la sua strada, si chiacchiera allegramente del più e del meno, di massimi sistemi e minimi comuni denominatori, si respira insomma la solita aria da film di Kevin Smith, a sparlare su tutto e su tutti ridendosi addosso e ridendo degli altri.
Ma il gioco riesce meno che in altre occasioni perchè Smith vuole dotare questo meccanismo di una sovrastruttura che invece appesantisce il film e lo fa crollare miseramente sotto il proprio peso.
Qui riveste il tutto con un bel vestitino horror tendente al grottesco : il problema è proprio questo vestitino horror che è ancora più sgangherato di tutte le chiacchiere messe in croce incollate per l'ora precedente.
L'apparizione del tricheco umano è poi gestita malissimo perché non si crea nessun climax per renderla più importante ai fini della narrazione.
E' la sequenza clou del film eppure è buttata malamente alle ortiche.
Per non parlare del finale che irrita e anche parecchio.
A vedere Tusk sembra che il cinema di Kevin Smith sia arrivato al punto di non ritorno ( per rispetto non vorrei chiamarlo capolinea): fastidiosamente autoreferenziale, sgargiante nei colori ( perché la fotografia è comunque valida) ma grigio in tutto il resto, compiaciuto e irritante nel suo voler essere grottesco a tutti i costi.
E l'uomo tricheco è veramente brutto, realizzato male, con lattice a vista degno del peggior Z movie.
Che magari sarà il prossimo film che girerà il nostro.
E' abituato a non fermarsi davanti a nulla...
PERCHE' SI : la fotografia calda e avvolgente, Michael Parks nella parte di Howe fa venire i brividi, il cameo di Johnny Depp
PERCHE' NO : battute sui canadesi stupide , chiacchiere che non portano a nulla, sequenza clou del film gestita in maniera pedestre, trucco pessimo.
( VOTO : 4 / 10 )
Wallace parte per il Canada per intervistarlo anche contro le istanze di Teddy e della sua ragazza Ally, ma scopre con suo grande disappunto che il ragazzo si è suicidato.
Disperato per non avere nessuna intervista da mandare per il suo podcast si fa attrarre dall'annuncio trovato in un bar di un uomo, Howard Howe, che racconta storie strane e meravigliose.
Lo trova e costui gli racconta di come in un naufragio fosse diventato amico di un tricheco e che considerasse i trichechi migliori delle persone.
Wallace non lo sa ma il tizio vuol fare di lui il suo miglior amico: un tricheco.
Drogato si sveglia con una gamba amputata.
Ed è solo l'inizio.
Intanto Ally e Teddy partono alla sua ricerca...
Adoro Kevin Smith che ha diretto uno dei film fondamentali della mia formazione cinefila , Clerks e ho adorato follemente anche uno dei suoi ultimi film cazzoni, quel Zack and Miri make a porno che era una vera e propria fucina di situazioni esilaranti al limite del collasso.
Mi è piaciuto anche quando ha cambiato improvvisamente genere con un thriller che sconfinava nell'horror come Red State in cui comunque veniva sempre fuori la sua vena cinematografica iconoclasta tesa a frullare i vari generi ponendosi lateralmente ad essi.
E la specialità in cui Smith mostra tutto il suo talento è il grottesco.
Cosa che cerca di fare anche in questo Tusk: a parte qualche battuta sui canadesi che alle nostre latitudini non fa neanche tanto ridere, a parte la presenza di un Johnny Depp sotto mentite spoglie nei panni di un poliziotto strafumato e strabevuto, a parte lo spunto horror che da una parte rifà il verso a The Human Centipede e dall'altro a un più classico torture porn, è evidente che Kevin Smith cerca di raccontare altro nel suo cinema, le sue ossessioni sono raccontate nelle chiacchiere da bar stralunate ed eccessive che prendono il sopravvento in un film che invece di evocare orrore, evoca solo un po' di disgusto.
Di ribrezzo e di pena nel vedere la trasformazione ( grottesca) di un uomo in un tricheco, dopo aver sentito le parole di Howard Howe , interpretato da Michael Parks( lui sì che mette i brividi addosso) che si chiede solennemente col suo modo di dire affettato e compìto se un uomo dentro abbia un cuore di tricheco.
Ma forse a Kevin Smith non interessano neanche le reazioni del pubblico: lui va per la sua strada, si chiacchiera allegramente del più e del meno, di massimi sistemi e minimi comuni denominatori, si respira insomma la solita aria da film di Kevin Smith, a sparlare su tutto e su tutti ridendosi addosso e ridendo degli altri.
Ma il gioco riesce meno che in altre occasioni perchè Smith vuole dotare questo meccanismo di una sovrastruttura che invece appesantisce il film e lo fa crollare miseramente sotto il proprio peso.
Qui riveste il tutto con un bel vestitino horror tendente al grottesco : il problema è proprio questo vestitino horror che è ancora più sgangherato di tutte le chiacchiere messe in croce incollate per l'ora precedente.
L'apparizione del tricheco umano è poi gestita malissimo perché non si crea nessun climax per renderla più importante ai fini della narrazione.
E' la sequenza clou del film eppure è buttata malamente alle ortiche.
Per non parlare del finale che irrita e anche parecchio.
A vedere Tusk sembra che il cinema di Kevin Smith sia arrivato al punto di non ritorno ( per rispetto non vorrei chiamarlo capolinea): fastidiosamente autoreferenziale, sgargiante nei colori ( perché la fotografia è comunque valida) ma grigio in tutto il resto, compiaciuto e irritante nel suo voler essere grottesco a tutti i costi.
E l'uomo tricheco è veramente brutto, realizzato male, con lattice a vista degno del peggior Z movie.
Che magari sarà il prossimo film che girerà il nostro.
E' abituato a non fermarsi davanti a nulla...
PERCHE' SI : la fotografia calda e avvolgente, Michael Parks nella parte di Howe fa venire i brividi, il cameo di Johnny Depp
PERCHE' NO : battute sui canadesi stupide , chiacchiere che non portano a nulla, sequenza clou del film gestita in maniera pedestre, trucco pessimo.
( VOTO : 4 / 10 )
Etichette:
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horror
domenica 21 dicembre 2014
Playlist : i miei 10 film di zombie
La settimana scorsa avevo detto che per non fare ingiustizie a nessuno in questo ciclo di post dedicato alle mie personalissime playlist di genere ( naturalmente opinabilissime, non ho mai avuto la pretesa di esprimere il Verbo assoluto, sono film per me a loro modo importanti e associati a dei ricordi) sarei andato avanti per ordine alfabetico.
Eh eh eh e ho detto una cazzata!
Perché passo direttamente dall'altra parte dell'alfabeto per due motivi fondamentalmente : il primo è che non stiamo compilando un elenco telefonico e quindi che palle fare tutte le cose in ordine alfabetico come un grigio impiegatuccio dell'anagrafe o del catasto.
Il secondo motivo è la mia vigliaccheria: non me la sentivo di scegliere solo dieci horror e allora ho deciso di dividere per sottogeneri.
Ne guadagna la mia salute mentale.
Altra cosa da chiarire nella compilazione di questa lista: ho voluto trattare solo gli zombie "moderni", post romeriani.
Ho escluso film che parlavano di zombie da un'altra prospettiva, più pura se vogliamo, come Ho camminato con uno zombie di Jacques Tourneur in cui il concetto di zombie si mescola all'animismo di origine caraibica ma anche il film che probabilmente ha dato origine al genere, almeno a mia memoria, L'isola degli zombies ( titolo originale White Zombie) diretto da Victor Halperin e datato 1932.
Ho rinunciato dolorosamente anche ad altri film che avrei dovuto inserire in classifica: ho scelto di non riempire troppo di Romero questa playlist, diciamo solo un paio di titoli, quelli più irrinunciabili rispetto agli altri che sono irrinunciabili anche loro, ho escluso il magnifico Zeder di Pupi Avati, Splatters-Gli Schizzacervelli di Jackson, Fido, deliziosa zombie-comedy di produzione canadese e anche L'alba dei morti viventi di Zack Snyder che ha avuto il merito di farmi riscoprire il genere dopo tanti anni.
Ok veniamo alla classifica che abbiamo ciarlato anche troppo.
Avvertenza per i naviganti: molte posizioni sono intercambiabili.
1) ZOMBI
Ovvero Dawn of the Dead, il secondo film della trilogia de Il giorno degli zombi di Romero.
E' per me un ricordo indelebile, una videocassetta consumata con quel nastro ad andare continuamente avanti e indietro, un film scolpito nella mia memoria da cinefilo anche più de La notte dei morti viventi.
E scusate se sono blasfemo.
Il centro commerciale come nuovo mezzo di aggregazione sociale, microcosmo da scompaginare eppure ultimo rifugio in un mondo totalmente stravolto dall'apocalisse.
E diamo anche merito a Dario Argento di averlo accorciato nei punti giusti , di avergli dato un ritmo più alacre e di averlo esportato in tutto il mondo decretando un successo clamoroso.
2 ) LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
E' da qui che è partito tutto, per una seconda volta.
Un cult fin dalla sua nascita, un bianco e nero che è sinonimo di una produzione ultra low budget ma che diventa anche uno dei punti di forza di un film in cui è bandita ogni speranza.
Girato al risparmio e con un troupe ridottissima è il film che ha riscritto i parametri estetici del genere horror dando alle stampe sequenze di violenza inusitata per l'epoca.
Quando lo vidi da adolescente sinceramente mi feci travolgere da tutto quello che era sulla superficie del film,
Solo dopo lessi quante interpretazioni ci stessero sotto un semplice film horror.
Semplice per modo di dire.
E quella sequenza finale , quella pallottola in fronte è di stretta attualità ancora oggi....
3) RE-ANIMATOR
Adoro questo film quasi a livello di Dawn of the Dead.
Anche di questo ho una VHS consumata negli anni e recentemente sostituita con un DVD che al momento non se la passa troppo bene.
Tratto da Lovecraft è un horror che nel suo non lesinare assolutamente sangue, frattaglie e sequenze non adatte a tutti i palati, riesce a non prendersi sul serio per sfociare nel nonsense puro quando il protagonista Herbert West parla con la sola testa del suo mentore.
Effetti speciali relativamente poveri ma divertimento assicurato dal primo all'ultimo minuto.
Sicuramente non il film migliore sugli zombie, forse neanche degno di stare in questa decina a sentire i puristi, ma io me ne sbatto abbastanza del purismo e quindi in questa lista ci sta.
E alla grandissima.
4) 28 GIORNI DOPO
Quella lunga sequenza di una Londra deserta in cui si aggira come un fantasma un Cillan Murphy segaligno , emaciato come un fantasma è impressa a fuoco nella mia memoria cinefila.
Diciamo che rende benissimo l'idea di apocalisse che ho in testa, ne è una perfetta visualizzazione.
Il film di Danny Boyle è una macchina spettacolare perfetta, attenta ad omaggiare il maestro Romero quasi con deferenza eppure ricca di quelle puntate d'estro che la rendono così peculiare.
E poi ci sono quelle citazioni di una delle serie british che amo di più , I sopravvissuti, che me lo rendono ancora più simpatico.
Girato in digitale per abbattere i costi ha un ritmo serrato e un gruppo di attori perfetti per i rispettivi ruoli.
Un bel sequel di qualche anno successivo: 28 settimane dopo.
5) SHAUN OF THE DEAD
Mi rifiuto di chiamarlo con il titolo italiano ( L'alba dei morti dementi in cui l'unico demente è colui o coloro che hanno partoritp dopo chissà quale brain storming un titolo così idiota.)
E ' il primo film della cosiddetta trilogia del cornetto della premiata ditta Pegg/ Wright/ Frost ed è letteralmente irresistibile.
L'inizio è da manuale: Pegg si aggira per il suo quartiere non accorgendosi di nulla di quello che gli sta accadendo intorno, esilarante il confronto tra pendolari al mattino e zombies ( trovare le differenze) e da collasso il primo incontro dei due con una zombie che viene uccisa a colpi di vinile.
E poi il classico assedio ma stavolta i nostri eroi sono barricati in un pub, ultimo avamposto di vita civile in un mondo di zombie.
Una risata e una bevuta ci seppelliranno!
6) ZOMBI 2
Un sequel dal nome farlocco, intitolato così per sfruttare il successo del film di Romero, Dawn of the Dead da noi intitolato Zombi, per ammissione dello stesso Fulci e che causò una frattura profonda tra i due registi italiani.
Ma Fulci non guarda al film di Romero,citato solo nel titolo per ragioni commerciali: il suo è uno sguardo più ampio a tutto il genere che spoglia accuratamente di ogni notazione politica.
Si recupera la componente caraibica del mito dello zombie e si dà alle stampe un film che regge benissimo all'usura degli anni e che determinerà una svolta nella carriera di Fulci fino ad allora impegnato in cinema assai più leggero.
Importanti,anzi fondamentali i trucchi di Giannetto De Rossi che diede ai suoi zombie un look assai diverso da quello voluto da Romero.
7) PET SEMETARY
Un romanzo che ho amato molto quando l'ho letto e una trasposizione cinematografica fatta da una regista di talento ma che ha avuto una carriera complessivamente inferiore alle sue capacità.
Una storia terribile, l'impossibilità di elaborare un lutto gravissimo, un film che punta un po' troppo sugli aspetti iconografici del genere, sul sangue e sull'efferatezza.
Da solo probabilmente non vale molto ma visto alla luce del romanzo acquista quel quid in più,almeno ai miei occhi...
E rappresenta un ricordo dell'inizio della mia carriera universitaria..
.
8) [ REC]
La via spagnola allo zombie movie targata Plaza e Balaguerò.
Ma anche una risposta europea forte a tutti quei mockumentaries che allora non è che andassero precisamente di moda come succede oggi.
Unità di spazio e di tempo, un montaggio dal ritmo asfissiante, un film che scorre velocissimo come gli attacchi degli zombie che popolano quel famigerato condominio.
Un film che ha creato una saga che conta fino ad ora quattro film , di cui l'ultimo uscito da pochissimo, e che forse non è ancora finita.
Almeno speriamo.
9) GRINDHOUSE - PLANET TERROR
Il film di zombie come non l'avete mai visto: un videogioco frenetico e incasinato in cui il gusto iconoclasta di Rodriguez ( e del suo compagnuccio di merende Quentin) è evidenziato come meglio non si potrebbe.
Uno sparatutto che snocciola invenzioni visive ma soprattutto una quantità industriale di sangue e frattaglie.
E gli attori si prestano più che volentieri alla mattanza (dis)organizzata.
10) THE HORDE
Adoro questo film ad opera dei francesi Dahan e Rocher e ciò dovrebbe bastare per metterlo in questa lista.
In più mettiamoci che è una rilettura apocrifa del Distretto 13 di Carpenter, che è talmente esagerato che travalica spesso e volentieri la linea sottilissima che separa l'orrore dalla caricatura e che mi ha regalato più di una sequenza che mi ha ricordato tanto, ma proprio tanto l'opera pittorica di Bosch.
Una violenza irreale, quasi cartoonesca in un film che ha sempre il pedale dell'acceleratore pigiato a tavoletta e che travolge tutto e tutti....
E quest'anno ci hanno riprovato addirittura con uno split film, Goal of the Dead, sicuramente una delle mie prossime visioni.
Oggi il parto del post è stato più travagliato del solito anche per imprevisti lavorativi.
Alla prossima settimana, folks e proponete le vostre liste alternative.
E' un gioco divertente!!!
Eh eh eh e ho detto una cazzata!
Perché passo direttamente dall'altra parte dell'alfabeto per due motivi fondamentalmente : il primo è che non stiamo compilando un elenco telefonico e quindi che palle fare tutte le cose in ordine alfabetico come un grigio impiegatuccio dell'anagrafe o del catasto.
Il secondo motivo è la mia vigliaccheria: non me la sentivo di scegliere solo dieci horror e allora ho deciso di dividere per sottogeneri.
Ne guadagna la mia salute mentale.
Altra cosa da chiarire nella compilazione di questa lista: ho voluto trattare solo gli zombie "moderni", post romeriani.
Ho escluso film che parlavano di zombie da un'altra prospettiva, più pura se vogliamo, come Ho camminato con uno zombie di Jacques Tourneur in cui il concetto di zombie si mescola all'animismo di origine caraibica ma anche il film che probabilmente ha dato origine al genere, almeno a mia memoria, L'isola degli zombies ( titolo originale White Zombie) diretto da Victor Halperin e datato 1932.
Ho rinunciato dolorosamente anche ad altri film che avrei dovuto inserire in classifica: ho scelto di non riempire troppo di Romero questa playlist, diciamo solo un paio di titoli, quelli più irrinunciabili rispetto agli altri che sono irrinunciabili anche loro, ho escluso il magnifico Zeder di Pupi Avati, Splatters-Gli Schizzacervelli di Jackson, Fido, deliziosa zombie-comedy di produzione canadese e anche L'alba dei morti viventi di Zack Snyder che ha avuto il merito di farmi riscoprire il genere dopo tanti anni.
Ok veniamo alla classifica che abbiamo ciarlato anche troppo.
Avvertenza per i naviganti: molte posizioni sono intercambiabili.
1) ZOMBI
Ovvero Dawn of the Dead, il secondo film della trilogia de Il giorno degli zombi di Romero.
E' per me un ricordo indelebile, una videocassetta consumata con quel nastro ad andare continuamente avanti e indietro, un film scolpito nella mia memoria da cinefilo anche più de La notte dei morti viventi.
E scusate se sono blasfemo.
Il centro commerciale come nuovo mezzo di aggregazione sociale, microcosmo da scompaginare eppure ultimo rifugio in un mondo totalmente stravolto dall'apocalisse.
E diamo anche merito a Dario Argento di averlo accorciato nei punti giusti , di avergli dato un ritmo più alacre e di averlo esportato in tutto il mondo decretando un successo clamoroso.
2 ) LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI
E' da qui che è partito tutto, per una seconda volta.
Un cult fin dalla sua nascita, un bianco e nero che è sinonimo di una produzione ultra low budget ma che diventa anche uno dei punti di forza di un film in cui è bandita ogni speranza.
Girato al risparmio e con un troupe ridottissima è il film che ha riscritto i parametri estetici del genere horror dando alle stampe sequenze di violenza inusitata per l'epoca.
Quando lo vidi da adolescente sinceramente mi feci travolgere da tutto quello che era sulla superficie del film,
Solo dopo lessi quante interpretazioni ci stessero sotto un semplice film horror.
Semplice per modo di dire.
E quella sequenza finale , quella pallottola in fronte è di stretta attualità ancora oggi....
3) RE-ANIMATOR
Adoro questo film quasi a livello di Dawn of the Dead.
Anche di questo ho una VHS consumata negli anni e recentemente sostituita con un DVD che al momento non se la passa troppo bene.
Tratto da Lovecraft è un horror che nel suo non lesinare assolutamente sangue, frattaglie e sequenze non adatte a tutti i palati, riesce a non prendersi sul serio per sfociare nel nonsense puro quando il protagonista Herbert West parla con la sola testa del suo mentore.
Effetti speciali relativamente poveri ma divertimento assicurato dal primo all'ultimo minuto.
Sicuramente non il film migliore sugli zombie, forse neanche degno di stare in questa decina a sentire i puristi, ma io me ne sbatto abbastanza del purismo e quindi in questa lista ci sta.
E alla grandissima.
4) 28 GIORNI DOPO
Quella lunga sequenza di una Londra deserta in cui si aggira come un fantasma un Cillan Murphy segaligno , emaciato come un fantasma è impressa a fuoco nella mia memoria cinefila.
Diciamo che rende benissimo l'idea di apocalisse che ho in testa, ne è una perfetta visualizzazione.
Il film di Danny Boyle è una macchina spettacolare perfetta, attenta ad omaggiare il maestro Romero quasi con deferenza eppure ricca di quelle puntate d'estro che la rendono così peculiare.
E poi ci sono quelle citazioni di una delle serie british che amo di più , I sopravvissuti, che me lo rendono ancora più simpatico.
Girato in digitale per abbattere i costi ha un ritmo serrato e un gruppo di attori perfetti per i rispettivi ruoli.
Un bel sequel di qualche anno successivo: 28 settimane dopo.
5) SHAUN OF THE DEAD
Mi rifiuto di chiamarlo con il titolo italiano ( L'alba dei morti dementi in cui l'unico demente è colui o coloro che hanno partoritp dopo chissà quale brain storming un titolo così idiota.)
E ' il primo film della cosiddetta trilogia del cornetto della premiata ditta Pegg/ Wright/ Frost ed è letteralmente irresistibile.
L'inizio è da manuale: Pegg si aggira per il suo quartiere non accorgendosi di nulla di quello che gli sta accadendo intorno, esilarante il confronto tra pendolari al mattino e zombies ( trovare le differenze) e da collasso il primo incontro dei due con una zombie che viene uccisa a colpi di vinile.
E poi il classico assedio ma stavolta i nostri eroi sono barricati in un pub, ultimo avamposto di vita civile in un mondo di zombie.
Una risata e una bevuta ci seppelliranno!
6) ZOMBI 2
Un sequel dal nome farlocco, intitolato così per sfruttare il successo del film di Romero, Dawn of the Dead da noi intitolato Zombi, per ammissione dello stesso Fulci e che causò una frattura profonda tra i due registi italiani.
Ma Fulci non guarda al film di Romero,citato solo nel titolo per ragioni commerciali: il suo è uno sguardo più ampio a tutto il genere che spoglia accuratamente di ogni notazione politica.
Si recupera la componente caraibica del mito dello zombie e si dà alle stampe un film che regge benissimo all'usura degli anni e che determinerà una svolta nella carriera di Fulci fino ad allora impegnato in cinema assai più leggero.
Importanti,anzi fondamentali i trucchi di Giannetto De Rossi che diede ai suoi zombie un look assai diverso da quello voluto da Romero.
7) PET SEMETARY
Un romanzo che ho amato molto quando l'ho letto e una trasposizione cinematografica fatta da una regista di talento ma che ha avuto una carriera complessivamente inferiore alle sue capacità.
Una storia terribile, l'impossibilità di elaborare un lutto gravissimo, un film che punta un po' troppo sugli aspetti iconografici del genere, sul sangue e sull'efferatezza.
Da solo probabilmente non vale molto ma visto alla luce del romanzo acquista quel quid in più,almeno ai miei occhi...
E rappresenta un ricordo dell'inizio della mia carriera universitaria..
.
8) [ REC]
La via spagnola allo zombie movie targata Plaza e Balaguerò.
Ma anche una risposta europea forte a tutti quei mockumentaries che allora non è che andassero precisamente di moda come succede oggi.
Unità di spazio e di tempo, un montaggio dal ritmo asfissiante, un film che scorre velocissimo come gli attacchi degli zombie che popolano quel famigerato condominio.
Un film che ha creato una saga che conta fino ad ora quattro film , di cui l'ultimo uscito da pochissimo, e che forse non è ancora finita.
Almeno speriamo.
9) GRINDHOUSE - PLANET TERROR
Il film di zombie come non l'avete mai visto: un videogioco frenetico e incasinato in cui il gusto iconoclasta di Rodriguez ( e del suo compagnuccio di merende Quentin) è evidenziato come meglio non si potrebbe.
Uno sparatutto che snocciola invenzioni visive ma soprattutto una quantità industriale di sangue e frattaglie.
E gli attori si prestano più che volentieri alla mattanza (dis)organizzata.
10) THE HORDE
Adoro questo film ad opera dei francesi Dahan e Rocher e ciò dovrebbe bastare per metterlo in questa lista.
In più mettiamoci che è una rilettura apocrifa del Distretto 13 di Carpenter, che è talmente esagerato che travalica spesso e volentieri la linea sottilissima che separa l'orrore dalla caricatura e che mi ha regalato più di una sequenza che mi ha ricordato tanto, ma proprio tanto l'opera pittorica di Bosch.
Una violenza irreale, quasi cartoonesca in un film che ha sempre il pedale dell'acceleratore pigiato a tavoletta e che travolge tutto e tutti....
E quest'anno ci hanno riprovato addirittura con uno split film, Goal of the Dead, sicuramente una delle mie prossime visioni.
Oggi il parto del post è stato più travagliato del solito anche per imprevisti lavorativi.
Alla prossima settimana, folks e proponete le vostre liste alternative.
E' un gioco divertente!!!
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