In una casa abbandonata di Poughskeepsie viene ritrovato un numero impressionante di videocassette.
Vi sono registrate le gesta di un serial killer chiamato dalla polizia e dall'FBI "The Walter Street Butcher", un mostro sanguinario che sevizia e tortura le sue vittime, bambine o donne che siano.
Il film è tratto dalle videocassette e da interviste ai vari poliziotti che si sono occupati del caso di Cheryl Dempsey, nella speranza di stanare un killer egocentrico e sciovinista che ha cambiato nel corso del tempo il suo modus operandi, confondendo le idee anche al profiler più esperto....
Innegabile che il film sulla strega di Blair che ebbe così tanta risonanza alla sua uscita, abbia cambiato nettamente prospettive e aspettative del genere horror.
Non più soprannaturale, perlomeno non solo, ma la ricerca di qualcosa di più perturbante sfruculiando nelle pieghe della realtà.
Falsa, ricreata per l'occasione e organizzata a forma di film.
E' questo il campo di azione di The Poughskeepsie Tapes , terzo film dei fratelli Dowdle ( John Erick alla regia e sceneggiatura, Drew alla sceneggiatura e produzione) e loro ingresso in quello che è diventato il loro genere, l'horror.
Un film che ha diverse frecce al suo arco, una di quelle produzioni di cui molto si è parlato molto ma vista pochissimo, una pellicola che ha avuto dalla sua anche una bella dose di sfortuna perché qualche mese dopo la sua uscita nel circuito festivaliero fu oscurata dal bubbone di Paranormal Activity e dall'endorsement che Spielberguccio fece all'infame film di Oren Peli.
Tutti si dimenticarono di The Poughskeepsie Tapes.
E fecero male perchè , intendiamoci, non è nulla di straordinario ma in confronto alla monnezza che è stata sputata fuori negli anni in campo found footage/ mockumentary, brilla di luce propria.
Diciamo che è un mockumentary, cioè un falso documentario costruito sul ritrovamento delle videocassette lasciate dal serial killer che fornirebbero la parte che possiamo definire found footage.
Le due parti sono abbastanza equamente divise nel mostrare false interviste ai vari poliziotti , agenti dell FBI e a coloro che furono coinvolti nel caso Dempsey oltre a dei filmini amatoriali in stile snuff presi dalle videocassette del mostro.
E qui sta un paradosso di The Poughskeepsie Tapes: in un film che vuole cercare l'ultrarealtà ricreandola a tavolino risultano più efficaci le interviste ( anche se qualcuno degli intervistati ha un aspetto decisamente inattendibile, sembra quasi che i Dowdle vogliano prendersi gioco degli spettatori e della verosimiglianza a cui anelano) che si susseguono a buon ritmo e rilasciano sempre spunti abbastanza interessanti, che non i filmini amatoriali del killer che virano fortemente al grottesco e in una violenza cieca e brutale , sovraccaricando la figura del serial killer ridotto a una specie di guitto di periferia mascherato dalle movenze teatraleggianti.
Per non parlare della svolta anti-pena capitale che improvvisamente prende il film nella seconda parte, decisamente fuori contesto.
Un po' troppo per essere vero, ma questa non era la pretesa primaria, ma un po' troppo anche per essere verosimile.
E a poco serve sporcare in tutte le maniere possibili e immaginabili le immagini e sgrammatircarle di proposito.
Sempre finte sembrano, proprio come non dovrebbe apparire.
E qui sta l'altro , evidente, paradosso del film.
Se nelle intenzioni degli autori quelli che dovevano incutere terrore erano proprio questi frammenti di snuff movies, assimilabili a un torture porn superamatoriale, la verità è che mette molta più inquietudine addosso l'intervista a Cheryl Dempsey e il finale che non tutto il resto.
Basta vedere quello sguardo impaurito, quelle labbra serrate, quella sua voce tremante per metterti una spiacevole sensazione addosso, un qualcosa che rimane anche oltre i titoli di coda.
Un po' come succedeva in un altro mockumentary supercult, l'australiano Lake Mungo di appena un anno dopo, dotato di un finale che rasentava la genialità.
I mostri sono tra noi, perfettamente mimetizzati.
E c'è un The Walter Street Butcher nascosto da qualche parte che non ha mai smesso di uccidere.
Ha semplicemente cambiato posto e modus operandi.
Brivido.
PERCHE' SI : mockumentary che ha ritmo da vendere, (finte) interviste con spunti interessanti, finale che lascia una spiacevole inquietudine addosso
PERCHE' NO: la parte più debole è paradossalmente quella che dovrebbe fare paura, quella relativa agli snuff movies girati dal killer,decisamente poco verosimili, le immagini di questi filmini sono troppo sporcate per essere vere, a chi non piace il genere questo film non farà certo cambiare idea...
( VOTO : 6,5 / 10 )
A me forse è piaciuto un filino di più, ma siamo lì.
RispondiEliminaEd è vero,la parte più inquietante è quell'intervista finale...
come al solito i nostri pareri sono quasi coincidenti...:)
EliminaGrrrrr, continuo a scordarmi che voglio vederlo! Ah, ma domani GIURO che lo dedico a lui!
RispondiEliminadedicagli un po' di tempo perché comunque ne vale la pena...
EliminaIl genere non mi piace, ma voglio comunque dargli un occhiatina, la tua rece bradipuccio mi ha incuriosita :)
RispondiElimina