I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
giovedì 5 aprile 2012
I primi della lista ( 2011 )
Se in Grecia nel '67 i colonnelli prendevano il potere e nel '68 in Italia era in atto un cambiamento epocale di costumi e società, si capisce bene che nel giugno del1970 la situazione non doveva essere così tranquilla.
E può accadere anche che vedere un lungo convoglio di mezzi militari che sta andando a Roma per la parata militare della festa della Repubblica venga preso per un segno inequivocabile di un golpe imminente nel segno della sempre viva strategia della tensione.
Due ragazzi vanno a fare un provino per suonare con la leggenda locale della canzone di protesta, Masi che ,un po' megalomane e molto complottista, li convince a fuggire da Pisa verso il confine prima verso la Jugoslavia e poi verso l'Austria, "perchè è un Paese più civile".
Senza un soldo, con poche idee in testa ma ben confuse e la paura data dalla paranoia dei poteri forti che li vogliono assolutamente ridurre al silenzio i tre in modo rocambolesco passano il confine determinando un piccolo caso diplomatico tra i due Paesi confinanti chiedendo addirittura asilo politico.
Si accorgeranno presto che Masi ha detto una gigantesca cazzata.
Tratto da una storia vera che ha assunto col tempo i contorni della leggenda locale, I primi della lista è un road movie guascone, storia di un'amicizia a tre il cui collante è la paura di qualcosa di innominato e innominabile.
Tra moti sessantottini fuori tempo massimo e voglia di ribellarsi a prescindere il film di Roan Johnson tenta la strada della rilettura ironica di un periodo difficile della nostra storia recente con risultati apprezzabili.
Si sorride di questi grulli che comunque anche quando sono in fuga telefonano alla mamma, si ride del millantatore Masi (ma da una cicatrice sul petto si capisce che forse tutto quello che racconta non è inventato) e ci si immalinconisce quando nel finale i tre attori incontrano i veri Masi ,Lulli e Gismondi sulle note di Quello che non ho di Fabrizio De Andrè. Un omaggio affettuoso e nostalgico.
A dicembre di quello stesso anno ci fu però il tentativo di golpe ad opera di Borghese.
Forse il Masi non aveva tutti i torti...
( VOTO : 7 / 10 )
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Mi ha fatto morire dal ridere, eppure si ride amaro, e la tua ultima frase la dice lunga... a dimostrazione che le commedie italiane non debbono essere per forza stupide. Se qualcuno avesse più coraggio nel lanciare certi prodotti tutta la nostra produzione ne gioverebbe.
RispondiEliminaIo su questo film non ci avrei scommesso un centesimo di euro bucato.E comunque dalle mia parti non è nemmeno transitato.Hai ragione sul coraggio...ma nel nostro cinema si vuole andare solo sul sicuro...
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