I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 22 aprile 2012

Retribution ( aka Sakebi , 2006 )

Un incipit tellurico ( è l'aggettivo perfetto per descriverlo e chi vedrà il film capirà perchè) che fa subito comprendere l'enorme quantità di talento che siede dietro la macchina da presa.
Un cadavere annegato in una pozza d'acqua che si somma alle inquietudini marcescenti di Yoshioka, il detective che sta indagando e ai sospetti sempre crescenti sulla sua condotta da parte del suo partner e degli altri colleghi poliziotti.
Una rapida carrellata di periferie, di dinosauri di cemento e metallo abbandonati alla rovina, di archeologia industriale e di scorci arrugginiti dalla salsedine ci cala subito nell'atomosfera sulfurea di Sakebi, creatura spuria del grande Kiyoshi Kurosawa, uno dei precursori del nuovo horror giapponese, che qui si diverte a inserire copiosi elementi soprannaturali in quella che all'inizio sembra essere una normale ( si fa per dire) crime story. 
Ma non è l'intreccio giallo che colpisce in questo film e neanche il fantasma di rosso vestito che angustia continuamente Yoshioka.
Colpisce  la definizione dei personaggi e soprattutto quella del detective protagonista, uomo in preda ai marosi dei sensi di colpa che ne condizionano l'esistenza.
La sua presenza è ipnotizzante, la sua amara disillusione lo avvolge come un sudario, l'ambiguità lo accompagna come un'amica fedele.
Accanto a lui altre figure dolenti e ben rappresentate, degne esponenti di un mondo alla deriva.
Kurosawa cerca di far compenetrare la realtà con i fantasmi che agitano la vita del detective, siano essi entità ben visibili agli occhi della sua mente, siano essi solo metaforici a opprimere la sua anima devastata dal senso di colpa.
Sakebi farà storcere sicuramente il naso ai puristi del genere che penseranno si tratti di un passo falso nella carriera del talentuoso cineasta giapponese. 

In realtà credo che sia un tassello fondamentale della crescita dell'autore, quel Kiyoshi Kurosawa che si dimostra una volta ancora abile contaminatore di generi e affabulatore cinematografico ai limiti della genialità.
E proprio per questo gli si può perdonare anche l'incongruenza di un finale che per molti conoscitori del genere horror non sarà una sorpresa e qualche altro dettaglio che può far pensare a un film sostanzialmente irrisolto ( soprattutto dal punto di vista della crime story).
Ma vuoi mettere la sequenza dell'uomo che viene fatto scomparire dal fantasma dentro una ciotola d'acqua salata?

( VOTO : 7 / 10 ) 

Retribution (2006) on IMDb

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