La vita di Espinoza (un sempre magnifico Ricardo Darin) di professione tassidermista , scorre pigramente senza troppi scossoni più a contatto con gli animali impagliati da lui minuziosamente preparati che con uomini in carne ed ossa. Espinoza ha una particolarità: soffre di epilessia e lui parla dei prodromi della crisi che sta arrivando come di un momento in cui converge tutto, un buio rischiarato da una misteriosa aura, in cui è chiusa ogni comunicazione col mondo reale che propone le sue cose(suoni, odori) per aprirsi solo a un universo metafisico che gli permette per un attimo di vivere in una sorta di dimensione alternativa, incorporea.
Ma solo per un attimo perchè subito arriva il buio e dopo un po' il risveglio.
Ma solo per un attimo perchè subito arriva il buio e dopo un po' il risveglio.
Bielinsky ci introduce subito questo aspetto di Espinoza perchè ce lo fa conoscere a terra proprio mentre si sta riprendendo da una delle sue crisi che, naturalmente, arrivano sempre nel momento meno opportuno.
Un'altra sua caratteristica peculiare è che ha una memoria prodigiosa, un novello Pico della Mirandola che ricorda perfettamente tutto quello che vede e legge.
Espinoza vuole fuggire dalla sua vita anonima e senza soddisfazione, trascorsa assieme all'odore della formaldeide che amplifica il senso di morte proveniente dai suoi animali impagliati. Cerca la rapina perfetta e un giorno illustra il suo piano a un suo collega, Sontag.
Per parlarne più diffusamente i due partono per una battuta di caccia in Patagonia in cui Sontag non perde occasione di mostrare la sua virilità confrontata al rifiuto quasi di sparare dell'altro.
Dopo una crisi però Espinoza credendo di sparare a un cervo uccide un uomo che è il padrone del capanno in cui risiedono per andare a caccia. E scopre che l'uomo, Dietrich, è impegnato nella realizzazione di un colpo milionario ai danni di un furgone portavalori.
Decide di sostituirsi a lui nell'organizzazione del colpo. Vuol diventare il padrone del proprio gioco e non un semplice comprimario.
E siamo solo all'inizio, delittuoso raccontare di più senza spoilerare selvaggiamente.
E siamo solo all'inizio, delittuoso raccontare di più senza spoilerare selvaggiamente.
El Aura , un grande film , è purtroppo l'ultimo film del prematuramente scomparso Fabien Bielinsky, scomparso nel 2006 a soli 46 anni, che già ci aveva deliziato con le scatole cinesi di Nove Regine. E' per questo che acquista il sapore di un triste epitaffio sulla carriera di un grande regista che avrebbe potuto regalare tante gioie al mondo di celluloide.
Perchè era un grande regista: El Aura è formalmente un thriller che si apre a suggestioni noir calato in un contesto ambientale da brivido, la foresta della Patagonia alternata a qualche squallido scorcio urbano in cui come nella memoria di Espinoza tutto trova la sua esatta collocazione matematica.
Il cinema di Bielinsky è di fatto matematica a 24 fotogrammi al secondo, tutte le sequenze hanno il loro perchè nella perfetta economia del racconto che come un vortice circolarmente converge accumulando suggestioni verso il climax rappresentato dalla rapina al furgone.
Anche il ritmo apparentemente compassato ha un suo perchè adattandosi perfettamente ai grandi spazi patagonici e al ritmo biologico di Espinoza che pur avendo una memoria prodigiosa sembra reagire sempre col classico attimo di ritardo, il paradigma della sua esistenza fuori tempo massimo , unico abitante del proprio pianeta che attende lo sprone definitivo ad uscire dai meandri malmostosi dell'accidia in cui è precipitato.
Forse è proprio quell'aura, quella momentanea apertura della mente sensazione indefinibile e momentanea che fa da contrappunto alla sua vita senza perchè, che gli indica , gli illumina la via da percorrere.
El Aura è un film dal linguaggio registico forbito ma non stucchevole , un oggetto cinematografico che trasuda tecnica e passione, con una regia vivacissima alla ricerca sempre di prospettive visuali nuove e per questo ancora più affascinanti.
Quasi un contrappunto alla fissa maestosità della Patagonia, terra dai confini che sfumano nel mito.
Ricardo Darin dà ancora una volta prova tangibile della sua bravura recitando una parte difficile, stratificata, quasi sottraendo colore al suo personaggio per rendere perfettamente l'idea del suo grigiore.
Un ringraziamento a Francesco che mi ha dato la dritta su un film che non conoscevo.
( VOTO : 9 / 10 )
( VOTO : 9 / 10 )
curioso che tre anni prima proprio il mestiere di Espinoza sia il titolo di un grande film di Garrone:)
RispondiEliminauna storia un po' al rallentatore, un po' al microscopio, con accelerazioni improvviso.
già il dosaggio del tempo rende questo film splendido.
e Bielinsky sta nel paradiso dei grandi registi, è sicuro.
e circa due-tre anni dopo questo film è uscito il folle Taxidermia di Palfi che sicuramente avrai già visto...
RispondiEliminace l'ho in lista, allora gli faccio guadagnare qualche posto.
Eliminaun mestiere che ispira i registi:)
mia moglie ne ha visto il finale e quasi rischio il divorzio!
EliminaVeramente potente. Potremmo chiederci perché un film così non venga distribuito da noi (un film che ha tutto, tranne un prestigioso riconoscimento forse), ma è meglio soprassedere. Alla fine sono in molti a perderci: la maggior parte degli spettatori che restano all'oscuro del titolo, e le varie rotelle dell'ingranaggio economico che avrebbero potuto guadagnarsi qualcosa.
RispondiEliminaInsomma, la solita triste storia.
Io è da poco che sto seguendo più intensivamente il mondo dei blog e sto maturando sempre più l'idea che esista un cinema da blog e uno da sito di cinema "istituzionalizzato". Ho scoperto grazie a te e ad altri dei film che neanche sospettavo che esistesse mentre nei siti di cinema che frequentavo( e frequento tuttora anche se meno di prima) tutto è orientato al mainstream. Questo film ne è un esempio perfetto ma ti potrei citare The Woman, molto horror(Eden Lake, Wake Wood, Triangle) che sono molto noti e quotati nel mondo dei blog mentre di là sono a malapena conosciuti. Un altro esempio è Kynodontas che ho scoperto sul tuo blog e che è stato scoperto molto in siti fatti da professionisti della critica cinematografica. Per non parlare del nostro amato Brunone Dumont.El Aura è un film bellissimo, mi ha colpito molto, stamane ho scoperto che anche tu l'avevi recensito col solito anno , anno e mezzo d'anticipo. La distribuzione italiana è miope e la maggior parte del pubblico viene privata di grandi film.
EliminaMi viene da dire ad alta voce: viva il cinema, e viva i cineblog!!
EliminaIo ieri sera, su tuo consiglio e quello di Einzige, ho visto Et in terra pax e ne sono rimasto abbastanza soddisfatto. Quindi ti rigiro i ringranziamenti :)
se non ci si aiuta tra di noi....e comunque io sono ancora in debito perchè di dritte tue ne ho raccolte parecchie...
Eliminainteressante la tua
RispondiEliminaidea che esista un cinema da blog e uno da sito di cinema "istituzionalizzato"
forse la critica "istituzionale" è pigra, parla dei film in sala, quasi solo di quelli.
la critica dei blog parla di film interessanti, che spesso la sala non la frequentano, in Italia, è una critica più curiosa, e il passaparola funziona che è una meraviglia.
è esattamente come dici, anche per me è stato così.Prima diciamo per motivi tecnici ero costretto a seguire solo il cinema distribuito in Italia e ne scrivevo con mucho gusto, ora ho scoperto un sacco di cinema invisibile che mi fa respirare aria nuova e per me che ho la passione per appuntare le mie impressioni fresche fresche su un film, il piacere di scriverne è se possibile aumentato.Però i film che circolano sui blog e che catturano l'attenzione dei bloggers sono assai diversi da quelli mainstream di cui si parla nei siti di cinema "istituzionali". Ed è per questo che mi sto tuffando nel mondo dei blog, proprio per la passione di scoprire nuovi punti di vista e nuovi film che sono più vicini al mio modo di pensare.E ora termino con questo pippone ignominioso che già ti sarai addormentato a leggerlo!
RispondiEliminasarà interessante vedere quanto incasserà "Hunger", io l'ho già visto, ed è bellissimo, ma andrò a rivederlo in sala.
RispondiElimina"piccoli" distributori e piccoli esercenti bisogna sostenerli, e chissà che non ci sia un piccolo miracolo di incassi per sala, un po' come per "Shame", grazie al passaparola.
vedremo.
io ce l'ho ma ancora non l'ho visto ma se lo fanno dalle mie parti sicuramente lo vado a vedere: è difficile perchè la programmazione del cinema qui sembra fatta da un demente: pure se ha 9 sale non ci prende neanche con i blockbuster puntando con assiduità sui cavalli sbagliati(oltre che brutti!).Purtroppo il passaparola non funziona a tal punto da far rivedere le miopi politiche distributive...
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