I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
mercoledì 25 aprile 2012
Il bosco fuori ( 2007 )
Almeno per quanto riguarda il cinema sono patriottico.
Qualsiasi novità che viene dal defraudato panorama italico ammalato di commedite cronica avrà sempre la mia attenzione e giudicherò sempre con benevolenza qualsiasi tentativo di svincolarsi dai tentacoli dell'industria cinematografica italiana che già da tanto, troppo tempo ha deciso che è il caso di non rischiare più.
Ironia della sorte : tutti quanti vogliono delocalizzare (leggesi trasferirsi all'estero dove ci sono meno costi e meno burocrazia, le ruberie saranno all'incirca le stesse) mentre nel nostro cinema si tende sempre di più al provincialismo.Basta produrre per il mercato interno quanto basta per convocare un gregge di pecoroni al cinema.
Ma sto divagando.
Dicevo che la mia volontà è sempre di difendere il cinema italiano, i nuovi autori, addirittura un genere come l'horror che ormai secoli or sono ci ha visto primeggiare con registi ancora oggi celebrati, seppur più all'estero che in Italia.
Ma come si dice dalle parti di Bolzano sud....quanno è troppo è troppo...
Il bosco fuori è un film dell'esordiente Gabriele Albanesi girato in fretta e furia con un budget ridicolo ( 45 mila euro) nella cui produzione hanno messo lo zampino i Manetti bros. E direi che si vede.
Il problema fondamentale di questo film, a parte il budget, è la realizzazione veramente grossolana.Non delude dal punto di vista dello splatter e del gore, con generosi stravasi ematici e efferatezze varie curate dal team del luminare in materia Sergio Stivaletti.
Ma non bastano secchiate di sangue, di zabaione rappreso, l'aroma di motosega e una padella di pajata, ottima per un piatto di rigatoni, per fare un film horror.
E'un film pieno zeppo di incongruenze, recitato sotto il minimo sindacale, che non nasconde neanche una certa presunzione. Si appoggia vistosamente al modello americano degli anni '70, scopiazzando a mani basse il Craven degli esordi, da L'ultima casa a sinistra a Le colline hanno gli occhi ( pure il camper ci hanno messo) per non parlare dell'esordio di Hooper, The Texas chainsaw massacre.
Una curiosità : in Giappone il DVD ha venduto moltissimo ed era commercializzato col titolo di The Italian Chainsaw. Insomma un titolo che sottintende la creazione di un nuovo genere cinematografico tutto italiano: lo spaghetti slasher.
A parte la fotografia che va e che viene dando degli sbalzi al look del film veramente notevoli ( non sto parlando delle sequenze in digitale) e i dialoghi che sembrano scritti da un bambino di seconda elementare c'è una sequenza, tra le tante, che rasenta il ridicolo involontario.
Quando la protagonista Aurora cerca di sfuggire al suo aguzzino che sta cercando di drogarla comincia a scappare per i corridoi della villa , a urlare come se la stesse squartando un branco di cannibali , a rompere vetri, sbattere porte , insomma un casino che si sentiva anche nella provincia accanto...
La moglie dell'aguzzino esce tutta tranquilla da una stanza e chiede al marito se è successo qualcosa...
Ecco questo per dire che magari usando un po'di buon senso in più.
La mano dei Manetti si vede nella costruzione delle inquadrature che tendono a deformare più che a descrivere e in una certa , sbracata, ironia che comunque vien fuori, tipo lo scoppio del bubbone in faccia o le secchiate di sangue finto talmente abbondanti che fanno pensare a dei veri e propri gavettoni per chi le riceve addosso.
Il bosco fuori è comunque un tentativo di addentrarsi in un genere che ormai in Italia è di nicchia, purtroppo la memoria del pubblico è corta e cullarsi nel ricordo della grandezza del passato non serve assolutamente a nulla.
Il bosco fuori è un film che cerca di estremizzare le logiche del genere sconfinando a volte nella caricatura come se fosse affetto da tarantinite acuta.
Evidente la voglia di shockare, i sottotesti sono talmente leggibili da essere ingenui ( dal classico l'apparenza inganna all'ancora più classico al male non c'è mai fine e l'uomo è il peggiore degli animali), così come traspirano da questo film passione e cinefilia contagiose.
Però è esercizio sterile se non disonesto urlare al capolavoro: l'esordio di Gabriele Alabanesi pur essendo da incoraggiare è un film alquanto grossolano probabilmente anche a causa del budget ultrarisicato ed è ben lontano dall'essere un prodotto accettabile.
A volte si ha la sensazione di essere più vicini all'amatorialità che al professionismo.
Per quanto mi riguarda ogni tentativo di scardinare le logiche del mercato italiano sono encomiabili.
Però servono oggettivamente prodotti meglio pensati e realizzati.
( VOTO : 4 / 10 )
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Assolutamente lontano dall'essere un buon film, eppure davvero un tentativo coraggioso di riportare un certo tipo di horror in Italia.
RispondiEliminasi, è sicuramente coraggioso e per quanto mi riguarda ogni tentativo in questo senso è encomiabile, ma secondo me è un po'troppo amatoriale per essere presentabile...
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