Inizi anni '50. Sta chiudendo l'ultimo cinema ad Anarene, paesino immaginario del Texas, due file di costruzioni attorno a un unica strada e poi sabbia a perdita d'occhio.
Chiude proiettando Il fiume rosso di Hawks, non ci sono più spettatori perchè i giovani sono stati chiamati alla guerra di Corea, quelli che sono rimasti non vanno più al cinema perchè preferiscono la televisione o feste scollacciate sul filo della trasgressione e inoltre Sam, il proprietario/ proiezionista ha pensato bene di passare a migliore vita.
Anarene è il classico nido di vipere in cui un gruppo di giovani sta cercando il proprio perchè nel futuro( e la guerra non aiuta di certo) mentre i più anziani hanno l'aria di chi è stato sorpassato troppo in fretta da un nuovo che in realtà non sta avanzando.
Il gap generazionale tra i "vecchi" e i "giovani" di questo paesino texano è il simbolo di una nazione che sta cercando di rinnovarsi senza neanche confrontarsi con le sue labili radici.
Amicizie rinnegate, storiacce da rotocalco di bassa lega, la televisione sta fagocitando le coscienze. Non c'è più spazio per il cinema Royal ma c'è spazio per la nostalgia che è il filo conduttore di molto cinema di Bogdanovich.
In questo senso la scelta degli attori è emblematica: accanto a un favoloso gruppo di giovani di bellissime speranze( non sempre ripagate) come Jeff Bridges, Timothy Bottoms o la splendida ( in tutti i sensi) Cybill Shepherd qui al suo esordio, Bogdanovich pone alcuni volti della vecchia Hollywood,numi tutelari come Ben Johnson e Cloris Leachman(entrambi bravissimi e premiati con l'Oscar,che a mio modesto parere testimionia la refrattarietà dell'Academy a premiare i "nuovi" volti) .
L'ultimo spettacolo non parla solo di nostalgia della Vecchia America ma spende le sue immagini soprattutto sulla nostalgia della vecchia Hollywood non a caso omaggiata da un bianco e nero ,simbolo della purezza del cinema hollywoodiano che fu( consigliato a Bogdanovich da Orson Welles).
L'ultimo spettacolo è un film corale che gravita attorno alla storia di amicizia tra Sonny e Duane: una storia di crescita comune, di amori rubati ma di fratellanza che ritorna appena prima della separazione.
Lo sguardo di Bogdanovich è disilluso in un film su cui Tornatore sembra aver ricalcato il suo Nuovo Cinema Paradiso.
L'affresco generazionale che viene fornito allo spettatore è però ben poco rassicurante: da chi cerca il matrimonio solo come status symbol per non essere bollata come è successo alla madre (e in mezzo a questo uno squallido incontro di sesso con il suo amante ), a chi trova rifugio nelle braccia dell'ex moglie del coach che sta cercando solo di sentirsi viva in qualche maniera, per non parlare di tutti i giovani che sono fuggiti da Anarene , il quadro è a tinte fosche.
L'America anni '50 è un campo di battaglia metaforico e reale, una nazione che sta cercando il progresso rinnegando troppo presto il passato e sacrificando troppe giovani vite in una guerra lontana varie migliaia di miglia.
La quotidianità di Anarene è portata su schermo in modo estremamente limpido ma anche con quell'aria di casualità che la rende più reale del vero, ma è un qualcosa che ferisce e fa riflettere.
Impossibile avere nostalgia di una nazione che sembra voglia sentirsi viva solo impegnandosi in guerre non volute( quella di Corea ma si può leggere tranquillamente Vietnam tra quelle righe, il film è del 1971) mentre è possibile sentire la mancanza dei miti cinematografici che hanno "guidato" le adolescenze di molti diventati adulti negli anni '70.
A suo modo L'ultimo spettacolo è il film che apre all'inquietudine che caratterizzerà molto cinema a venire di quel decennio.
( VOTO : 9 / 10 )
Bellissimo. Peccato l'abbia visto troppo tempo fa. Da recuperare.
RispondiEliminap.s.:Finalmente sono riuscita a guardare "The woman". Confesso che ho ancora lo stomaco chiuso. Lo rielaboro e spero di riuscire a parlarne presto.Mamma mia...
eh eh The woman può provocare sicuramente reazioni come la tua. Per me questo film è un capolavoro da rispolverare ogni tanto!
RispondiEliminaBello il tuo blog e mi piace un casino la scelta di "bradipo", fantastica! Mi unisco volentieri ai tuoi lettori, a presto!!!
RispondiElimina@Barbarella: grazie per l'apprezzamento e comunque ricambio i complimenti per il tuo bel blog in cui mi riconosco moltissimo perchè anche io scrivo di pancia, le mie opinioni perlopiù sono scritte di getto senza starci troppo a pensare.Ho scelto il bradipo sia perchè mi riconosco nella sua slowness esistenziale( anche io ho i miei tempi lunghi...) sia perchè è un vero mistero zoologico, un animale di difficilissima classificazione..
EliminaBradipo, che recupero!
RispondiEliminaIl film più intenso di Bogdanovich, nostalgia e passione.
Bellissimo.
Non lo rivedo da anni, mi hai fatto venire voglia di tornare a rispolverarne il dvd.
anche per me è un capolavoro.A pensarci bene c'è un altro paio di film suoi che mi ha letteralmente trafitto il cuore: Paper moon (che conto di rivedere a breve in originale) e Dietro la maschera.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMolto bello anche Paper moon, carino Dietro la maschera. Ma questo resta imbattibile.
RispondiEliminaQuesto film l'ho visto per ultimo. Il primo fu Paper Moon secoli e secoli fa...ero piccolo...
RispondiEliminaPensa il caso, io ho visto Paper Moon un paio di giorni fa e l'ho trovato uno dei pochi film che, secondo i miei rigidissimi standard, non è affatto invecchiato nonostante gli anni. E lo dice uno che trova tremendamente invecchiati e inguardabili almeno il 90% dei film pre 2000. L'ultimo spettacolo è tanto che voglio vederlo, a breve recupero anche questo!
RispondiEliminaPaper Moon è di una tenerezza praticamente ineguagliabile! Ora mi hai messo voglia di vederlo.Ce l'ho già bello e pronto...
RispondiEliminaBeh, il film che (forse) recensirai domani è più tenerone ancora secondo me!
RispondiEliminaeh eh se la battono!
RispondiElimina