Polonia 1962 : Anna è una giovane novizia in attesa di prendere i voti nel convento in cui vive sin da bambina quando, orfana, vi è stata portata durante la Seconda Guerra Mondiale. La madre superiora insiste con lei per farla andare a Varsavia e conoscere Wanda, sua zia, suo unico parente in vita, che però non l'ha mai cercata.
Conosce Wanda e scopre una cinquantenne delusa e disillusa, alcolista, facente parte dell'elite del regime ( è un magistrato) in cerca di amore che trova in pillole grazie a incontri sessuali occasionali.
Wanda dice anche la verità sulle origini di Anna, che in realtà si chiama Ida, è di origine ebrea e ha avuto i genitori uccisi da coloro che ora occupano la sua casa natia.
Anna / Ida torna al convento per poi essere richiamata a Varsavia quando la zia si suicida. Decide di provare per un certo lasso di tempo le sue abitudini, alcool, fumo, sesso per poi decidere definitivamente la sua strada:i voti o la vita laica.
La scelta è più o meno obbligata.
Con Ida termina il pellegrinaggio di quest'anno dei film che hanno concorso alla notte degli Oscar.
E termina col botto: Ida , premiato con l'Oscar per il miglior film straniero, per quanto mi riguarda è allo stesso livello dei film premiati alla kermesse hollywoodiana, se non addirittura oltre.
Il film dell'esperto regista polacco ma trapiantato in Inghilterra Pawel Pawlikowski, che lo ha anche cosceneggiato, è la vera sorpresa di questo scorcio di inizio di 2015 col suo rigore stilistico e con la sua scelta di optare per un bianco e nero molto contrastato al posto di un più usuale colore.
Una scelta che all'apparenza puzza di autorialità parruccona, il vezzo di fare qualcosa di diverso giusto per distinguersi , ma che in realtà è il sacrosanto contraltare stilistico al rigore più che classico della messa in scena.
E poi la fotografia ad opera di Lukasz Zal e di Ryszard Lenczewski è letteralmente da urlo, candidata al premio Oscar , è stata letteralmente scippata del premio, perché nettamente la migliore.
Ida urla Bresson a pieni polmoni e lo fa con cognizione di causa: era facile citare come influenza i film più noti del maestro invece Pawlikowski va direttamente alla radice del dilemma religioso che il grande regista francese ha esplorato lungo la sua quarantennale carriera, va a al suo film d'esordio, La conversa di Belfort, la storia di Anne Marie ( il nome della protagonista di Ida è solo un caso?) che si avviava verso la vita monastica.
Per un po' i due film corrono parallelamente ( la vita nel convento, sempre uguale a se stessa, la scena in cui le suore stanno davanti al crocifisso con la faccia letteralmente a terra, in posizione prona, di totale prostrazione al Signore) poi Ida vira per altre tematiche molto più moderne.
Diventa una specie di road movie, sia fisico che esistenziale, un romanzo di formazione doloroso e appassionato in cui il mentore di Anna / Ida è sua zia Wanda, uno dei più bei personaggi visti al cinema in tempi recenti.
Una donna emancipata quando l'emancipazione femminile era una chimera praticamente irraggiungibile, un ruolo di prestigio in una nazione oppressa dal comunismo, che dietro quell'anelito insopprimibile di libertà che vuole continuamente riaffermare in ogni campo ( vedi la condotta di vita e non ultimo il comportamento sessuale), nasconde un'infelicità ben tangibile, un profondo disagio esistenziale che il rapporto con la nipote, un rapporto paritario, da donna a donna, Anna/Ida non era mai stata trattata così da adulta consapevole e responsabile delle proprie scelte, riesce appena a mitigare.
Le due donne escono cambiate dal loro incontro : Wanda prende la sua decisione e anche Ida compie il passo decisivo verso il futuro, dopo aver provato l'ebbrezza dell'indipendenze, proprio come la zia, un po' per vedere l'effetto che fa .
Però la Ida che vediamo nel finale non è più il fragile giunco in balia del vento , con gli occhi da cerbiatta impaurita, che lasciava il convento quasi in punta di piedi.
E' una donna fatta ormai, il suo sguardo è sempre alto e fiero, esercita il suo diritto di scelta consapevole.
Anche se obbligata
Ida è un fulmine a ciel sereno in una cinematografia sempre più attenta all'incasso e meno all'espressione artistica.
Un film scarno, essenziale , persino nella durata, meno di 80 minuti, classico nel vero senso del termine ma senza quella presunta superiorità intellettuale di cui spesso si macchiano i cosiddetti film d'autore.
Ida è un viaggio straordinario in compagnia di due eccellenti protagoniste, una piccola isola felice che col suo silenzio e la sua compostezza può trovare il suo posto accanto al fracasso che la circonda.
Sia nella sala cinematografica che nella vita reale.
PERCHE' SI : intensissimo romanzo di formazione, bressionano fino al midollo, due protagoniste eccellenti
PERCHE' NO : il bianco e nero allontanerà i fan del cinema usa e getta ( ma credo che non sia un difetto), poi non riesco a trovargli altri difetti, è stato amore a prima vista.
( VOTO : 8,5 / 10 )
te l'avevo detto che è un film splendido ;)
RispondiEliminasi, splendido...
EliminaAlla fine ce l'hai fatta a recuperarlo, bene!
RispondiEliminaEro certa che ti sarebbe piaciuto. Anche perché sarebbe davvero difficile il contrario.
Oscar meritatissimo, come tutti gli altri premi che è riuscito a racimolare, come dicevo da Ford (ne parla oggi anche lui) il mio unico rammarico è il mancato oscar per la fotografia che - credo sia la 743° volta che lo ripeto - ho trovato splendida. :)
meglio tardi che mai e sono proprio contento di averlo recuperato, mi sarei perso una cosa notevolissima...
EliminaConcordo in pieno: e perfetto il paragone con Bresson.
RispondiEliminaMolto, molto bello.
direi inevitabile...
EliminaSembra interessante. Provo a recuperarlo.
RispondiEliminaè mooolto interessante Nick, lo devi assolutamente recuperare...
EliminaChe dire...l'ho visto qualche mese fa e ne conservo un bellissimo ricordo. Un gioiello di film.
RispondiEliminacredo che anche io tra qualche mese ne conserverò ancora un ricordo splendido...bello bello bello...
EliminaOscar più che meritato il suo, peccato non ci sia stata la doppietta perchè, sì, la fotografia è davvero da urlo!
RispondiEliminaFilm capace di essere un racconto breve ma allo stesso tempo profondissimo, realizzato con grazia e sapienza... chapeau!
un vero peccato la mancata doppietta,anzi un vero e proprio scippo...
EliminaTu e Ford avete avuto la Chiamata divina che vi ha ordinato di postare in stereo?
RispondiEliminaAdesso vi voglio tutti e due in convento! ;)
e certo mi ci vedo proprio in convento...
EliminaAltro film sull'interminabile lista dei 'da vedere'...
RispondiEliminaquesto mettilo bene in alto sulla lista perchè è un gioiellino...
EliminaBoh, non so perché, ma il mio commento di ieri è sparito o__O"
RispondiEliminastrana che sia successa questa cosa, comunque ho recuperato il commento dalle notifiche...Ida non ha quello che cerchi ma tra quelli che hai citato, The Wolf of Wall Street sicuramente si....
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