I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 16 febbraio 2012

Memories of Matsuko ( 2006 )


Memories of Matsuko è una caleidoscopica immersione nello stile registico di Tetsuya Nakashima.
Il suo è un modo di mettere in scena assolutamente peculiare con riprese ad alto tasso tecnico, patinatura talmente vistosa che sembra di trovarsi di fronta alla parodia dello stile da spot pubblicitario (mondo dal quale proviene Nakashima), un delirio di colori pastello che satura lo schermo assieme a riprese con steadycam, panoramiche a schiaffo, zoomate vertiginose e prospettive sghembe che alterano la profondità di campo ottenendo il risultato di deformare ad arte ciò che viene inquadrato.
Non è facile definire il genere di appartenenza di Memories of Matsuko per tutto quello che viene inserito nella narrazione: musical, canzoncine pop giapponesi cantate da teen idols, scenografie da cartone animato, lune che sembrano di marzapane con faccia umana che si stagliano in cieli di cartapesta dipinti a tempera, una serie di personaggi oltre la soglia del grottesco e una protagonista (la bellissima e bravissima Miki Nakatani) che illumina questo universo coloratissimo.
In realtà ciò che viene raccontato è estremamente triste: è la storia di affetti familiari negati alla giovane Matsuko ( che per farsi notare dal padre faceva una curiosa espressione col volto che gli strappava il sorriso, altrimenti tutte le attenzioni andavano alla sorella malata), di una carriera da insegnante abortita perchè accusata di un furto ( da lei non commesso), della sua vita tra bordelli, prigione e amori infelici,  tra prevaricazioni assortite e botte da orbi, oltre all'amicizia con un'attrice porno di successo e l'amore con uno yakuza mentalmente instabile.

Fino al declino e al progressivo imbarbarimento in solitudine dentro un antro colmo di rifiuti.
La storia è raccontata in flashback partendo da Sho che ha ricevuto dal padre l'incarico di ripulire l'appartamento della zia appena morta (la Matsuko del titolo).
La vita di Matsuko non è però narrata  linearmente, gli avvenimenti messi in scena a ritmo vertiginoso mescolano presente e passato senza soluzione di continuità legandosi a quello che raccontano i vari personaggi incontrati dal nipote il quale praticamente ignorava di avere una zia con questo trascorso.
Tutte queste sollecitazioni e l'andamento arzigogolato del film richiedono un surplus di attenzione da parte dello spettatore ma il risultato non fa rimpiangere la fatica: il notevolissimo impatto visivo (che arriva quasi a essere frastornante con un montaggio ad alto ritmo in un tripudio di colori e  di suoni ) rende il film di Nakashima un'esperienza multimediale unica ed affascinante.
E che lascia un velo di tristezza alla sua conclusione.

Da citare le musiche composte da Takeshi Shibuya e da Gabriele Roberto (italianissimo) , come  è  da rimarcare il discreto successo al botteghino per un film non adattissimo al grande pubblico a causa del suo stile a molti apparso eccessivo: un meodramma lancinante, magari anche con qualche scompenso per l'ansia che ha di raccontare, comprimendoli, moltissimi avvenimenti, un film dai colori fiammeggianti e dagli scarti improvvisi ed inaspettati.
Il termine di paragone più vicino che posso citare è solamente Shion Sono: a livello cromatico c'è una certa contiguità con il folle Strange Circus e con il debordante Love exposure ( comunque di un paio di anni successivo a questo film di Nakashima).
Una definizione di Memories of Matsuko?
Un melodramma in acido.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

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