I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.
lunedì 27 febbraio 2012
The Artist ( 2011 )
The Artist è un film parecchio accattivante che usa il suo anacronismo dichiarato come maglio per perforare il cuore dello spettatore con l'effetto nostalgia.
E questo è ,paradossalmente, anche il suo problema principale: una volta svanito l'effetto nostalgia, una volta che il cuore si è stiepidito e il sorriso svanito di The Artist rimane ben poco a parte la sensazione che George Valentine, il protagonista sia una Norma Desmond che non si rassegna a imboccare il suo viale del tramonto(mi si perdoni l'accostamento irriguardoso).
Basta fare un film muto, pianificarlo in maniera scrupolosa, dargli un'aria filologicamente perfetta e rispettosa (o quasi) dell'epoca che narra, fargli raccontare in forma di commedia la storia un divo del muto ( un incrocio tra Clark Gable, Douglas Fairbanks e Rodolfo Valentino) che non si rassegna all'avvento del sonoro, per ottenere un capolavoro?
Evidentemente per molti è bastato: un buon successo di pubblico ( sicuramente non è un blockbuster ma non credo fossero le intenzioni dell'autore), una risonanza internazionale che varrà a Hazanavicius e a Dujardin maggior forza contrattuale nei futuri progetti, addirittura 10 candidature all'Oscar.
Troppa grazia per un'opera furba e che ha tutta l'apparenza di essere calcolatissima.
Effettivamente il passaggio dal muto al sonoro ha distrutto molte carriere artistiche e ne ha create molte altre.
Per quanto mi riguarda il vero film che narra dell'artista del muto che non si vuole rassegnare al sonoro è Tempi Moderni in cui Charlie Chaplin metteva tutto se stesso e faceva filtrare la sua perplessità mista quasi a rassegnazione per l'utilizzo del nuovo artificio tecnico.
Magari si potrebbe citare anche Tati altro superbo regista e interprete di film praticamente muti in epoca di sonoro (di fondamentale importanza nei suoi film ma non per pronunciare parole).
Se The Artist è considerato un capolavoro a cinque stelle allora siamo costretti a rivalutare gran parte del cinema muto che conosciamo.
Ciò non toglie che sia opera anche simpatica che strappa qualche sorriso e che ha un paio di sequenze da ricordare: la scena in cui Peppy Miller, il nuovo che avanza nel mondo del sonoro, si autoabbraccia nella giacca cimelio del suo amato George Valentine e il tip tap finale, un memento di Ginger Rogers e Fred Astaire(altro accostamento che spero mi sia perdonato) , veramente trascinante.
The Artist è pellicola di raffinatissima confezione in cui la cornice vale più del quadro in essa contenuto come è solito affermare Morandini, un divertissment canagliesco che si avvale di un ottimo cast (tra cui una rediviva Penelope Ann Miller, John Goodman e il vecchio ma sempre valido John Cromwell nella parte dell'autista factotum di George, personaggio che ricorda da vicinissimo quello di Eric Von Stronheim in Viale del tramonto ) e di una scrittura semplice quanto immediata capace con pochi tratti di rievocare un'epoca.
Un'operazione nostalgia diversa rispetto al Silent Movie di Mel Brooks che non nascondeva i suoi intenti parodistici.
Da citare anche la bravura del Jack Russell terrier compagno inseparabile di George Valentine.
Un ottimo cane attore infinitamente migliore di tanti attori cani che infestano gli schermi.
P.S. Ecco il vincitore della notte degli Oscar del 2012: il finto tentativo dell'Academy di premiare qualcosa di nuovo nell'era digitale:un film in bianco e nero e per giunta muto. Forse faceva tendenza votare questo nuovo film mascherato da vecchio.
( VOTO : 6 / 10 )
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Anche a me è bastato bradipo... questo film mi è piaciuto tantissimo: hai ragione, il VERO film muto è 'Tempi Moderni', ma 'The Artist' lo omaggia in maniera evidente, e nient'affatto ipocrita.
RispondiEliminaIo non lo trovo affatto furbo, e nemmmeno calcolato: adesso è facile dirlo, ma ad esempio... pensi che in Italia qualcuno avrebbe avuto il coraggio di investire su un film muto e in bianco e nero, con didascalie e musiche effetto anni '30? Io ne dubito.
'The Artist' ci ha dato una grande lezione: che è ancora possibile fare cinema con pochi soldi, tanta passione e con grandi attori (non necessariamente famosi): in un mondo dove tutti urlano, e dove tutti si accapigliano per stare davanti, un film che ha il dono del silenzio secondo me è un toccasana.
Per me l'oscar è meritatissimo.
ciao Kelvin...ben trovato. Ho visto The Artist all'inizio di febbraio quando non ancora esisteva questo blog e ne scrissi allora su filmtv.Oggi ho recuperato l'opinione e messo la postilla.A me The Artist è piaciucchiato,cioè è accattivante,ma non vi ho ravvisato il capolavoro.E continuo a credere che sia film furbetto,diciamo molto più commerciale di quanto ti aspetteresti realizzato in modo da piacere anche a chi un film in bianco e nero(figuriamoci poi muto) non lo vede solo perchè non ha i colori. Lo trovo abbastanza schematico nel suo andamento con le giuste dosi di sentimento e nota malinconica.Però piace e anche parecchio e non sarò certo io a cercare di farti cambiare idea.Capita di pensarla diversamente.Sul fatto che in Italia non investirebbero su un progetto simile hai pienamente ragione ma ormai qui da noi investono solo a colpo sicuro(e solo con le commedie) e quindi certi rischi non se li assume nessuno.Ma in Francia dove il cinema è trattato come merita,con finanziamenti mirati e soprattutto molto più abbondanti che in Italia, puoi trovare chi si assume i rischi di questa scommessa.Un po' me l'aspettavo che vincesse perchè a parte Hugo Cabret che ancora non ho visto non mi sembrava agguerritissimo il parco concorrenti.Complimenti poi per i tuoi pronostici quasi tutti centrati! Un saluto e a risentirci presto.
RispondiEliminaE' vero. Leggevo su Ciak che la stagione scorsa in Francia sono stati staccati IL DOPPIO dei biglietti rispetto all'Italia. Con una popolazione che è all'incirca uguale alla nostra... ma il dato allucinante è che un film come 'Una separazione' da loro ha avuto DUE milioni di spettatori, contro i nostri 70mila ! Io non ho mai amato molto il cinema transalpino, ma è innegabile che in Francia il cinema gode di ben altra considerazione. E la spiegazione, purtroppo per noi, è molto semplice: da loro si investe, da sempre, sulla cultura. Da noi si fa di tutto per spazzarla via...
RispondiEliminae soprattutto si investe miratamente:ieri stavo sentendo in una trasmissione che il cinema francese ha ricevuto qualcosa come 270 milioni di finanziamenti per realizzare film però tutti mirati e non a pioggia per film arrivati in sala.In Italia nel 2010 siamo stati solo a 61 milioni e molti dei film finanziati non sono arrivati neanche in sala.E con questi numeri dove vogliamo andare? Se il meccanismo dei finanziamenti non è collegato all'arrivo del film in sala,stiamo freschi,è questa la ragione per le decine di progetti finanziati con diverse decine di migliaia di euro e poi abortiti prima del termine della lavorazione del film...
RispondiEliminaconcordo pienamente
RispondiEliminami fa piacere! mi fai sentire meno solo ! e benvenuto su questo modestissimo ramo d'albero!
Elimina