Hukkle ( singhiozzo) è il primo lungometraggio di Gyorgy Pàlfi che già avevo adorato nel folle Taxidermia di qualche anno successivo a questo.
Partendo da un villaggio ungherese immerso in una campagna rigogliosa e i cui abitanti sono impegnati nelle attività lavorative e ludiche che scandiscono una normale routine quotidiana, il film di Palfi è un bizzarro melting pot tra sguardo documentaristico e racconto di fiction.
Hukkle formalmente è un film senza dialoghi( a parte la parole pronunciate nel finale dal coro mentre intona le canzoni alla festa, parole che comunque riescono a chiarire qualcosa) ma non è un film muto.
E' un film dove il sonoro assume massima importanza(come ad esempio in Tati a cui più volte questo film rimanda) e che è scandito come un metronomo dal ritmo del singhiozzo che affligge il vecchio che vediamo all'inizio del film mettersi placidamente sulla panchina fuori della sua casetta bianca, quasi una casetta delle fiabe.
Un punto d'osservazione decisamente privilegiato.
Introdotto da una suggestiva sequenza che fa intuire il processo di exuvie di un serpente e con una cinepresa che spesso si mette ad altezza d'animale rasentando l'effetto Microcosmos ( bellissimo documentario di Claude Nuridsany e Marie Perènnou,visto anche qui da noi) il film di Palfi ha un modo estremamente originale di proseguire usando il meccanismo dell'associazione logica, quasi una reazione a catena che in questo modo riesce a dare uno sguardo complessivo a quello che accade nel paese.
Però...però.. c'è anche qualche altra cosa che distacca Hukkle dall'essere un documentario.
Una donna armeggia con una bottiglietta di cui ignoriamo il contenuto,ne versa nel cibo di suo marito e parte di quel cibo viene pure consumato da un bambino e da un gatto.
Bara bianca e morte del gatto in preda a convulsioni.
Gli uomini ( pare solo loro siano colpiti) muoiono, cadono come mosche, si abbattono come pioppi tagliati alla base.
E colpisce anche come una sequenza che apparentemente non ha significato particolare assume tratti realmente inquietanti.
Il verro da monta prima accompagnato sempre dal suo padrone che lo conduceva agli accoppiamenti ora vaga da solo per il paese con andatura zigzagante.
Che fine ha fatto il padrone? E che verrà a sapere il poliziotto che sta indagado?
Hukkle è ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto:un gruppo di donne , chiamate le avvelenatrici di Nagyrev capeggiate dalla misteriosa Giulia Fazekas ,tra il 1914 e il 1929 riuscì ad avvelenare circa 300 uomini per vendicarsi di soprusi subiti, sfrondando così diversi alberi genealogici.
Nel film di Palfi non c'è nessuna deriva pulp o splatter: è solo uno sguardo, filtrato attraverso una lente grottesca, sull'insensatezza a cui può arrivare l'uomo ( la donna in questo caso).
Noi vediamo solo gli effetti, nessuna volontà di procurare shock epidermici gratuiti ma solo una sana , ribalda voglia di stupire e magari anche di sorridere a denti strettissimi per quello che accade.
Hukkle è un film dalla polifonia sgraziata garantita da tutti gli elementi di un villaggio prigioniero di un caos scandito dal ritmo di un singhiozzo.
Una pellicola decisamente originale di cui è difficile anche descrivere le affinità stilistiche con altre opere.
( VOTO : 8 / 10 )
( VOTO : 8 / 10 )
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