I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

mercoledì 29 febbraio 2012

Tidal wave ( 2009 )



Tidal wave al momento rappresenta uno dei pochi esponenti della Korean way di fare disaster movies, genere americano per definizione.
Genere che poi al botteghino è sempre premiato, come fu nel caso The Host(Gwoemul) di Bong Joon Ho del 2006,premiato da incassi stratosferici e oltre 13 milioni di biglietti staccati e come è il caso di questo film di Je-gyun Yun, un passato remunerativo nelle commedie, che nel 2009 è stato secondo al botteghino coreano inchinandosi solo al feomeno Avatar, ma raggranellando qualcosa come circa 11 milioni e mezzo di biglietti e più di 68 milioni di dollari al box office.
Se The Host con alle spalle un grande regista travalicava gli argini del semplice distaster movie ponendo questioni non banali come il rapporto di subalternità agli americani, le scelte cervellotiche dei militari e descrivendo una società coreana con molti problemi, Tidal Wave resta più fedele ai canoni del genere.
C'è l'introduzione di molte storie parallele che tendono a incrociarsi con un personaggio principale ( Sol Kyung-gu,attore feticcio di Lee Chang Dong che per questo tipo di cinema è veramente un lusso) simpatico e sbalestrato,con sensi di colpa per la perdita di un amico e collega di lavoro, una situazione economica che definire precaria è un eufemismo, una famiglia piuttosto pittoresca e una confusione sentimentale che lo rende ancora più vulnerabile.

Accanto a lui un fratello che lavora nella guardia costiera e parallelamente seguiamo la storia di un geologo, anche lui con situazione familiare disastrata( una costante del cinema coreano, qui si parla di uno scienziato idealista separato da una moglie arrivista in carriera e con una figlia che non sa nemmeno che lui è il padre) che scopre l'imminenza di questo mega tsunami, come lo chiama lui, che si abbatterà presto sulle coste di Haeundae, una delle località balneari più famose della Corea del Sud.
Nella parte in cui presenta tutti i personaggi la regia di Je-gyun Yun è assai più valida dei corrispettivi americani, alcuni dei personaggi sono tratteggiati con discreta cura e ci sono parentesi "leggere" che rendono il film uno scorrevole passatempo.
Ma il deus ex machina di film come questo è la rappresentazione della catastrofe: obiettivamente qui c'è ancora un pò di distanza dal modello americano ma molta meno di quella che ci si aspetta.
Il momento dello tsunami è saggiamente posticipato( diciamo che i primi effetti della catastrofe si cominciano a visualizzare  a circa due terzi del film) ma la computer grafica, pur con alcuni limiti è gestita in modo intelligente e non invasivo.

Gli effetti speciali, considerando il budget non elevatissimo per questo tipo di produzioni (si parla di 15 milioni di dollari che comunque è una cifra enorme per un film coreano), sono ottimi e anche dal punto di vista registico la gestione della parte del disastro ambientale è di buon livello.
In Tidal Wave non si inventa nulla, semplicisticamente possiamo considerarlo la risposta coreana ai disaster movies di Emmerich ma senza il tocco pachidermico del regista teutonico.
Tidal wave è un giocattolone tecnologico che si dimentica subito dopo la fine dei titoli di coda.
Però nel suo incedere classicamente hollywoodiano inserisce elementi tipici del cinema coreano a volte anche dissonanti col resto del film come un assurdo balletto tra i container che stanno cadendo da una nave su un ponte oppure varie baruffe sentimentali assortite che servono per alleggerire l'atmosfera.
 Il finale è riservato all'elaborazione del lutto ed emerge quel pizzico di retorica ad uso e consumo esclusivo degli spettatori coreani.
Le lacrime dopo la tempesta.

( VOTO : 6,5 / 10 ) 
Tidal Wave (2009) on IMDb

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