Storia di un'amicizia totalizzante , di quelle che durano una vita, che sfocia oltre il limite della patologia.
Tra Nathalie e Louise c'è un qualcosa di indefinibile che comunque va oltre il concetto di semplice amicizia.
C'è una sorta di dipendenza reciproca, un continuo sussulto tra ostentazioni d'affetto e sintomi di mal sopportazione reciproca, una relazione che ha lo stesso andamento sinusoidale delle montagne russe tra ups che riempiono il cuore d'amore e downs che invece lo svuotano irrimediabilmente lasciando spazio solo alla più cupa delle disperazioni.
E l'accenno alla relazione omosessuale sembra solo un doloroso sfogo di un qualcosa che le due non sanno esprimere altrimenti. Oltre che un modo semplice per la regista di chiudere il cerchio.
Non è un grande film, precisiamolo subito. Abbastanza prevedibile, afflitto da una regia piuttosto scolastica , sconclusionato nel suo procedere ondivago tra sequenze sicuramente efficaci nella loro secchezza e altre che rischiano di oltrepassare quel limite invisibile del ridicolo involontario visto che le due protagoniste, che sono attrici favolose, sono lasciate oltremodo libere e soprattutto la Beart di questa libertà ne approfitta un po' troppo.
Ci sono però un paio di punti che risollevano l'interesse: la capacità della regista di tenere sul filo della tensione la relazione tra le due con i sintomi del malessere di stare assieme quasi equamente distribuiti (entrambe fanno a gara a chi si rovina di più la vita) e una scena al ristorante in cui nello sguardo della Beart ricompare quell'antica luce che aveva illuminato i suoi occhi di brace nei duetti con Auteuil in Un cuore in inverno.
Ma purtroppo è solo un attimo.
Il parallelismo tra la vita reale e quella teatrale con la reiterazione degli stessi gesti in entrambe le direzioni( la recitazione ogni sera in teatro dello stesso testo, il rapporto di Nathalie e Louise che si incanala sempre nella solita deriva maniacale) è sfruttato poco e male, le due dimensioni stagnano in un inutile verbosità. Il film scivola via nell'anonimato più completo per arrivare a un finale sostanzialmente privo di coraggio con la regista che opta per un'apertura al futuro invece di scegliere il massimo della sgradevolezza, come l'andamento del film lasciava intuire.
Una curiosità del doppiaggio: il film è del 2000 ma evidentemente è stato doppiato in italiano dopo il 2002 perchè si parla di un assegno in euro(mentre in originale l'importo dell'assegno è dato in franchi francesi).
( VOTO : 5 / 10 )
( VOTO : 5 / 10 )
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