La prima cosa che ho pensato mentre mi apprestavo a vedere questo film è che narrare la storia di una gara di birdwatching non mi sembra il modo migliore per attrarre la gente al cinema, specialmente dalle nostre parti.
Scopro che negli USA esistono dei professionisti che fanno a gara a chi vede più specie ornitologiche durante l'anno ( The Big Year del titolo originale) spendendo montagne di dollari per viaggiare dietro alle rotte di migrazione.
E chissà perchè in una nazione in cui si effettuano anche dei seguitissimi campionati di lancio del nano questa cosa non mi stupisce affatto.
Un'altra cosa a cui pensavo mentre vedevo il film è che quando conobbi Steve Martin agli inizi degli anni '80 a prima vista pensai che era un vecchio.
Allora sbagliavo ma adesso l'anagrafe è venuta a presentare il conto. Ora è vecchio davvero e ha perso quella fisicità disarticolata che caratterizzava la sua comicità mai completamente apprezzata da queste parti.
Un anno da leoni racconta la storia di tre birdwatchers più o meno professionisti che cercano di vincere questa gara battendo i record precedenti di avvistamenti di specie ornitologiche.
Non tanto la gara che è uno sfondo importante ma sempre uno sfondo rimane: racconta tre personaggi alla ricerca di quel qualcosa che riempia definitivamente le loro vite.
Brad ( un Jack Black che recita con la sordina tanto è modulata la sua istroneria buffonesca) è un divorziato senza un dollaro che cerca il riscatto con il Big Year, Stu ( Steve Martin) un'infelice magnate d'industria che solo nel birdwatching trova la sua ragione di esistere, Kenny ( Owen Wilson che inanella la sua ennesima parte da stronzetto fighetto), l'unico professionista tra i tre che non esita a sacrificare scientemente i suoi affetti pur di rivincere ancora il Big Year con mezzi più o meno leciti.
La commedia di Frankel si avvale anche di un ottimo cast di supporto in cui si apprezzano tra gli Brian Dennehy, JoBeth Williams per non parlare dello straordinario cameo di Anjelica Huston .
In Un anno da leoni non si ride, al massimo si sorride ma non è un difetto in un film dallo spiccata vena malinconica stemperata sempre nell'ironia.
La morale che si legge è piuttosto semplice ma estremamente calzante: per ottenere quello che si vuole bisogna impegnarsi sempre al massimo ed occorre mettere in conto anche sacrifici durissimi.
La domanda a cui ognuno si troverà a rispondere è: fino a che punto è lecito coltivare una passione sapendo che calpesta l'affetto di chi ti sta vicino?
Bel dilemma, soprattutto se si finisce nella perfetta solitudine.
Un anno da leoni sfrutta al massimo (grazie a una magnifica fotografia) una splendida ambientazione nel segno della riscoperta della natura da parte di una società , come quella americana, ormai letteralmente affondata nel ferro e nel cemento delle metropoli.
Pur avendo i suoi fisiologici momenti di lentezza contemplativa è il classico film che è sbagliato giudicare solo dalla copertina( o meglio dal trailer) .
Pensavo che un film sul birdwatching sarebbe stato di una noia mortale e invece sbagliavo.
Non un capolavoro ma una visione ampiamente spendibile.
Naturalmente è meglio stendere un tendone pietoso sull'ammiccante ( ma di che? ) titolo italiano.
( VOTO : 7 / 10 )
filmetto carino. però come commedia è persino troppo malinconica e poco divertente. qualche sana battuta in più, realmente capace di far ridere, non avrebbe guastato...
RispondiEliminaConsiderando che avevo aspettative sottozero sono stato sorpreso in positivo...poi è vero è malinconica e al massimo fa sorridere non ridere...
EliminaConcordo in pieno, Bradipo.
RispondiEliminaUn film a suo modo sorprendente, considerato quello che poteva sembrare dal titolo italiano.
Il titolo italiano non lasciava presagire nulla di buono, però con buona pace dell'ammiccamento a Todd Philips almeno si vede un film diverso dalle solite commedie decerebrate( che comunque qui a bottega piacciono e anche parecchio ...).
EliminaHo smesso di considerare i titoli italiani (da "se mi lasci ti cancello" a "prima ti sposo e poi ti rovino" fino a "un poliziotto da happy hour"). Rovinano nel tentativo di attirare un pubblico che viene a priori considerato decerebrato.
RispondiEliminaHo visto anche io da poco questo film e condivido in pieno la tua recensione, con la differenza che non avevo aspettative perché l'ho visto senza documentarmi. Ero curioso di rivedere Steve Martin dopo anni.
E' una commedia che non fa ridere. E' un film malinconico che appoggia su una morale un po' banale. Eppure è gradevole.
ci sono delle perle clamorose dei titolisti italiani...sarebbe da farne un post...anche io non avevo aspettative su questo film ed è per questo che mi ha sorpreso abbastanza in positivo. Sfiora la banalità ma è decisamente gradevole...
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