Folgorante esordio di Haneke al cinema con un film che già contiene tutti gli elementi basilari che saranno ripresi e sviluppati poi nei suoi film successivi.
La cosa che stupisce di questa pellicola è che anche se non si conoscesse il regista si riconoscerebbe subito la mano del cineasta austriaco. Uno dei pochi a raggiungere una cifra stilistica estremamente personale (e che lo contraddistingue ancora adesso) già a partire dal suo primo lungometraggio per il grande schermo.
Questo per dire che il suo cinema nasce già maturo, ben consapevole della propria forza concettuale e molto attento all'uso del mezzo espressivo. La cinepresa si limita a documentare la routine quotidiana nell'arco di tre anni di una famiglia medioborghese (padre, madre e figlia) con automobile nuova, villetta di proprietà, un lavoro soddisfacente.
La loro facciata borghese è subito sbandierata ai quattro venti con la riproposizione di alcuni rituali comuni nella società odierna: la spesa al supermercato, il lavaggio della macchina, la sera in casa prima cenando e poi a guardare la tv quasi non dialogando.
La bimba a un certo momento a scuola finge di essere cieca.
E da lì si assisterà al precipitare degli eventi. Mentre la facciata borghese rimane intatta a uso e consumo degli osservatori esterni, crollano miseramente tutti i pilastri interni.
C'è il collasso con frantumazione di tutti quei status symbols che accompagnano la quotidianità dall'acquario (con la cinepresa che inquadra i pesci fino al loro ultimo anelito di vita) fino al denaro (non si dimentica tanto facilmente la lunga sequenza in cui il denaro viene strappato e buttato nello sciacquone). Il Settimo Continente è l'immagine ricorrente nel film di una spiaggia con delle rocce che può essere considerata il simbolo di una paradiso edonista, un sogno, un desiderio che chissà quando sarà mai esaudito.O forse non lo sarà mai, è solo una maschera dietro a cui nascondersi.
Haneke con questo sua opera prima non si limita a fare una radiografia in bianco di un interno borghese. Ne compie una vera e propria autopsia piena di dissolvenze in nero.
Il suo è un cinema cimiteriale, emaciato, livido che sceglie di registrare tutto cercando di aumentare la distanza da quello che si filma.
Il regista sembra non esistere.
Esiste solo la cinepresa, ferma che registra l'inquietudine che aumenta gradualmente partendo da piccoli particolari insignificanti.
Tutto quello che lo spettatore vede forse non ha un perchè, forse non ha nemmeno un inizio ma certamente ha una fine.
Se il cineasta austriaco sembra tirarsi indietro come per non farsi contaminare dall'emozione scaturita dalla materia narrativa per lo spettatore è impossibile sottrarsi al processo identificativo: le certezze che magari sono maturate dopo anni e anni possono essere sgretolate in pochi attimi ed è normale che si empatizzi quello che si vede.
Nella prima parte del film si indugia sugli oggetti che accompagnano la quotidianità come per affermare che l'identità del soggetto è solo in mera funzione di quello che possiede.
E una volta perso quello che si possiede( distruggendo tutto volontariamente) l'individuo non ha più ragione di esistere, davanti alla società scompare.
Ma tutto è tenuto fuori campo: tutti i simboli della famiglia borghese vengono distrutti coscientemente.E ben presto si comprende che senza di loro c'è solo il vuoto.
Non è necessario neanche un perchè....
Più agghiacciante del 99 % degli horror che abbia mai visto.
( VOTO : 8,5 / 10 )
Devo recuperarlo!
RispondiEliminaRecupero doveroso per quanto mi riguarda, come un po' per tutto Haneke!
Eliminace l'ho lì, adesso lo cerco:)
RispondiEliminapoi sono curioso di leggere che cosa ne pensi...
EliminaOttima segnalazione! Agghiacciante e a dir poco angosciante, dopo una visione del genere si resta pietrificati. Nella "trilogia della glaciazione" questo è quello che più mi ha colpito di più, ma anche su tutta la filmografia di Haneke, personalmente rientra tra i primissimi.
RispondiEliminaGrazie! Domani e dopodomani sarà la volta degli altri due film della trilogia della glaciazione...
EliminaMi manca... cacchio sembra strabiliante! Bellissima rece! :)
RispondiEliminaGrazie! magari recupera tutta la trilogia..domani e dopodomani ne parlerò, volevo fare il fine settimana ma sto talmente fuori che ho sbagliato di un giorno...:)
Eliminabene, aspetterò la trilogie di recensioni e poi provvedo! ;)
Eliminavisti assieme sono un discreto pugno nello stomaco anche se sono completamente indipendenti l'uno dall'altro...
EliminaOvviamente un altro film da te segnalato che devo vedere il più presto possibile.
RispondiEliminaGrazie per la fiducia! Con Haneke sono di parte, però...
EliminaBè, certo, Haneke è Haneke. Un nome, una garanzia. Non l'ho ancora visto, purtroppo, questo suo primo film. Sei molto bravo a segnalarcelo. Grazie delle tue sempre apprezzate visite. :)
RispondiEliminagrazie a te che hai pazienza di leggere! Questo è l'Haneke pre Funny Games quando ancora non lo conosceva nessuno...vale la pena riscoprirlo...
EliminaDavvero un film glaciale, difficile da dimenticare. Si rimane impietriti, senza parole.
RispondiEliminaAgghiacciante, tra i tre forse il più riuscito...
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