I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 6 maggio 2012

American Life ( 2009 )



L'American Life di Sam Mendes (dove il titolo italiano è solo un patetico tentativo di accalappiare qualche allocco convinto che sia il seguito di American Beauty) è la storia di una fuga, come indica più correttamente il titolo originale Away We Go.
Ma dove fuggono i thritysomethings di questo film?
Cercano di scappare da loro stessi, dalle loro responsabilità, arrivano fuori tempo massimo a porsi la domanda fatidica: siamo cresciuti abbastanza per formare famiglia?
In una terra moralista, in molti casi puritana anche oltre i limiti del bigotto ,il concetto di famiglia è centrale in una società in cerca di appigli solidi e sicuri.
Il problema è che lo sradicamento sembra ormai un'esigenza di massa e credo che fare qualche migliaio di kilometri per accorgersi del classico there's no place like home sia spunto esilino per condurre un road movie piuttosto canonico come questo  che si distingue dalla massa solo per un uso accentuato della tavolozza cromatica. 
Prevalgono i  toni caldi e solari per colorare il grigio di vite spiegazzate e finte,soprattutto nella caratterizzazione di personaggi hippy fuori e dentro.
Tra paturnie ormonali e increspature d'animo il percorso del film è una galleria di orrori di una civiltà di cui sono rimaste oramai solo macerie. 
Comparsate di lusso in personaggi da una posa e via contribuiscono ad arricchire la perplessità che sta progressivamente maturando in me col trascorrere dei minuti.
Non sono riuscito ad abbandonarmi alla speranza per un futuro luminoso che si accende nei due protagonisti dopo essere andata ad intermittenza lungo tutto il film, anzi il decisionismo di Verona che fa leva sulla propria condizione fisiologica per mettere in difficoltà i suoi interlocutori e la finta dabbenaggine di Burt che serve per mascherare la propria incapacità cronica ad assumersi responsabilità mi hanno generato vero e proprio disappunto.
Ormai il cinema è tappezzato di trentenni che fuggono da quello che la vita propone loro, adulti fuori e ragazzini dentro e American Life mi sembra l'apologia di una coppia di questo genere.

Una coppia di ragazzini dentro corpi adulti.
Non serve scappare per mettere al mondo un figlio, non serve accorgersi (finalmente!) di tutta l'ipocrisia che governa il mondo, è inutile cercare di mettere in piazza le proprie emozioni su un evento così bello e intimo come procreare.
Avere un figlio non è una complicazione per una coppia che vuole coronare il proprio amore ingrandendo la famiglia, è un atto che insegna a essere più responsabili (e quindi non si può più scappare), un semplice atto d'amore.
Forse il più grande.
Ed è veramente triste vedere qualcuno che non lo percepisce.
Burt e Verona sono due ragazzi che hanno capito che è ora di entrare nel mondo dei grandi , finalmente arrivano nudi (di pregiudizi) alla meta.
Ma fuori tempo massimo. Così come forse è fuori tempo massimo questo ultimo film di Sam Mendes che in sovrappiù da noi è stato anche importato con circa un anno e mezzo di ritardo... 

( VOTO : 5 / 10 )  Away We Go (2009) on IMDb

2 commenti:

  1. io francamente l'ho trovato abbastanza irritante perchè mica sarà tutto 'sto scovolgimento avere un figlio a questo mondo! Verona mi pareva che dovesse partorire un miracolo, non un figlio. Avere un figlio è la cosa più bella del mondo, una gioia ineguagliabile e vederla banalizzata così mi ha creato abbastanza disappunto...

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