E' un viaggio nei meandri della sessualità femminile, quella più recondita in cui le pulsioni più intime vengono sventolate come bandiere.
Affondata nella melma metropolitana di una New York color sabbia l'insegnante Frannie ( Meg Ryan) si trascina stanca e infelice, vittima di una vita che non le aggrada e che la sta uccidendo ogni giorno che passa.
E a poco servono i bar malfamati o le sedute di vero e proprio training autogeno reciproco che fa con la sorellastra che si prostituisce più per voglia che per necessità.
Frannie è donna a prima vista libera, emancipata sessualmente ma in realtà è prigioniera di un vuoto esistenziale che parte proprio dalla sua sfera sessuale. Cosa difficile da ammettere anche a se stessa, cerca appigli nel mondo ingrato che la circonda e proprio per questo come direbbero Simon & Garfunkel prende come profeti coloro che elargiscono pillole di saggezza in libertà sui muri della metropolitana e non si accorge del vuoto che l'ha permeata.
Ci vuole la scossa e puntualmente arriva nei panni di un poliziotto non bello, non affascinante e non con un modo di fare oxfordiano.
E' tutto l'opposto di quello che lei cerca in un uomo, ma i poli opposti si attraggono e lui almeno la fa sentire viva.
E' maschio e la fa sentire finalmente femmina , le fa conoscere il proprio corpo come mai lo ha conosciuto.
E' questo il punto centrale di In the cut.
Lo sguardo complice della Campion,da donna a donna, non si sofferma sull'involucro thriller con cui ha rivestito la vicenda: l'indagine non la interessa, la interessano poco gli omicidi efferati che continuano ad avvenire e che vengono messi sullo sfondo.
Quasi non importa chi è l'assassino e anche la soluzione offerta è fin troppo semplice, addirittura banale.
La sua cinepresa sembra più interessata ai corpi nudi di Frannie e del suo poliziotto che scoprono lati sempre più nascosti delle rispettive personalità mentre si raccontano vicendevolmente i rispettivi passati.
Delle vere e proprie visioni incastonate nella memoria.
E quella di Frannie è una coppia che danza e che si incontra in modo romantico in un bianco e nero virato al seppia. I suoi genitori.
L'amore che le è mancato.
La Campion vede New York dal di fuori, quasi non si fa contagiare dalle esalazioni sulfuree che salgono dai bassifondi, la ricerca della bellezza della parola in brani di letteratura si infrange sulla bruttezza del mondo reale.
E Meg Ryan non è più la fidanzatina d'America.
(VOTO : 7 / 10 )
un film niente male :)
RispondiEliminaeppure è il film più criticato ( secondo me ingiustamente) della Campion...
RispondiEliminaAnche secondo me un film ingiustamente criticato, in realtà profondissimo e come sempre per la Campion perfetto nel descrivere l'universo femminile.
RispondiEliminaDa rivalutare, e tanto.
parole sante...
RispondiEliminaun film ho visto all'epoca e ho dimenticato... devo riprovarci :D
RispondiEliminaè quello dove si vedono le tette della ryan vero?
ehm ...si ...se non ricordo male anche qualcosa altro..non tutto tutto però...di Ruffalo invece mi pare di ricordare che si vede proprio tutto tutto...
RispondiEliminaall'epoca mi apparve irritante e parecchio, però mi hai messo una pulce nell'orecchio, lo rivedrò
RispondiEliminaa conti fatti è il peggiore della Campion, almeno per me. Secondo me se non lo si prende per thriller ma per la sua ennesima escursione nei meandri della femminilità, questo film qualche soddisfazione la leva...
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