Adam , skinhead neonazista che ostenta una bella croce uncinata tatuata sull'avambraccio, appena uscito di prigione è costretto a passare un periodo di "riabilitazione" presso la chiesa del pastore Ivan.
Assieme a lui c'è un arabo dal grilletto facilissimo, un ex tennista cleptomane e alcolista ora sformato fisicamente e in un secondo momento si aggiunge anche una squinternata incinta.
Adam che dovrebbe essere la parte bacata di questa piccola comunità si accorge ben presto di essere quello più vicino al concetto di normalità o conformismo che dir si voglia.
Il suo sguardo si fa sempre più attonito quando si accorge che lui è forse l'unico che ha le rotelle a posto.
Uno che mette il crocifisso nel cassetto per far posto a un ritratto di Hitler.Quindi stiamo messi bene.
Ivan è un pastore che ha perso la moglie per suicidio, ha un figlio in sedia a rotelle per paralisi spastica ma si rifiuta di riconoscere quanto accadutogli. Tutte le cose negative che sono accadute nella sua vita vengono negate come per esorcizzarle.E tutto questo crea un effetto grottesco.
Forse ha perso la fede ma non riesce ad ammetterlo e quando Adam lo mette alle strette riguardo questo argomento molto delicato gli comincia a sanguinare un orecchio. Un simbolo di resa.
Ben presto il film rivela il dilemma alla sua base sotto la patina di ferocissima black comedy : fede o ragione?
Ivan ha dato un compito ad Adam ( qualcosa che c'entra col titolo, coltivare un albero di mele per poi farci una bella torta) ma tutto sembra accanirsi contro quell'albero: qualcosa che sembra sconfinare nel soprannaturale.
Tutto è filtrato dallo sguardo sempre più perplesso di Adam, uno che è abituato a usare più le mani che il cervello.
Le mele di Adamo racconta del paradosso in cui si confrontano un uomo di fede sommerso di dubbi riguardo il suo senso religioso e un ateo che invece nonostante tutto continua a non avere alcun dubbio o esitazione.
In questo sembra quasi che ci troviamo di fronte a una parodia de Il Settimo Sigillo di Bergman: tutti i dubbi religiosi sono esposti in modo così ferocemente grottesco che il travaglio naturale dell'uomo alle prese con qualcosa molto più grande di lui assume quasi connotati comici.
Si ride , però a denti stretti, strettissimi.
Il regista Anders Thomas Jensen , sceneggiatore di ottima qualità e assai prolifico ( alcuni film di Susanne Bier o anche Mifune per fare un paio di esmepi) è apparentemente un figlioccio ideale del Dogma 95 ma il suo film sembra negarne il rigore stilistico a ogni inquadratura scardinandone i principi estetici con una fotografia brillantissima , dai colori squillanti che cattura ogni tonalità primaverile/ estiva oltre che ogni raggio di sole che sembra illuminare la pellicola.
In Le mele di Adamo Anders Thomas Jensen , sembra portare in dote dal suo padre putativo Von Trier la capacità diabolica di parlare di temi larger than life con toni surreali per non dire grotteschi.
Addirittura una sequenza verso la fine del film mi ha ricordato lo stile del misconosciuto Orphans , una delle poche prove registiche del grande attore Peter Mullan.
Rimarchevoli le prove dei due protagonisti: Ulrich Thomsen dà vita a un neonazista da operetta e il suo sguardo sempre più attonito è il leit motiv di tutto il film , mentre Mads Mikkelsen recita un personaggio complesso senza scivolare nella caricatura.
L'impressione è che Le mele di Adamo nasconda molti più livelli interpretativi di quello che sembra a partire da tutti i riferimenti alla Bibbia ( e a Giobbe in particolare) fino ad arrivare ad elevatissime questioni teologiche ( Dio c'è? Ci vuole bene ? Ci vuole male ? Perchè ci deve mettere sempre alla prova? E che ruolo ha nella vita di tutti i giorni? )
Ma è apprezzabile anche "leggendolo" solo in superficie.
In Danimarca non esiste solo Von Trier!
( VOTO : 8 / 10 )
Film assolutamente mitico, uno dei cult fordiani per eccellenza.
RispondiEliminaIl personaggio di Ivan è più che cult.
Lo rivedo sempre con grandissimo piacere.
Ne avevo sentito solo parlare, trovai vari anni fa il dvd nel classico scatolone delle offerte all'ipermercato ed è stato sigillato per tutto questo tempo.E finalmente mi sono deciso a vederlo.Film che non si dimentica tanto facilmente!
RispondiEliminafu pure per me una bella sorpresa. poi ricadde nel pieno periodo di scoperta dell'esistenza di un cinema made in danimarca finalmente fuori dal dogma... che francamente non ho mai veramente sopportato.
RispondiEliminaAnche io non ho approfondito tanto i film del Dogma comunque a parte Festen ne vidi al cinema un altro delizioso che si intitolava Italiano per principianti della stessa regista di An Education, Lone Scherfig.Se non l'hai visto te lo consiglio vivamente...
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