Un' opera come questa rappresenta il classico incrocio tra la Storia con la S maiuscola, quella scritta sui libri che si studiano a scuola e la vicenda personale lontanissima dai riflettori.
In Salvador 26 anni contro si racconta la storia dell'ultima esecuzione fatta in Spagna col metodo della garrota, tremendo strumento di morte che ti spezza le vertebre cervicali tra atroci sofferenze.
La vicenda di Salvador Puig Antich ( il suo nome è il titolo originale) risalta negli ultimi anni della dittatura franchista infarcita di repressioni, di sospensione dei diritti civili, di violenze e di prevaricazioni di ogni tipo.
Lo stile cinematografico con cui è raccontata è assolutamente coinvolgente, chi non è toccato nel profondo da un film come questo sicuramente ha una pietra al posto del cuore. La ricostruzione dell'epoca, gli anni 70, è assolutamente puntigliosa: raccontando la vita di Salvador si poteva incorrere facilmente nell'agiografia ingiustificata ma per fortuna non è questo il caso.
La prima parte è un resoconto dettagliato di tutte le attivita'politiche, di protesta e criminose (rapinava banche insieme ad altri complici per finanziare la lotta politica) di Salvador e dei suoi amici.
Con le dovute proporzioni l'impostazione di taglio realistico e l'atmosfera ricordano molto Munich di Spielberg, anche questo spaccato assai fedele al reale di un pezzo di storia degli anni 70 ambientato in altre parti d'Europa, o anche il nostrano Romanzo Criminale .
Questa prima parte è la meno intensa dal punto di vista emotivo , i personaggi sono ben delineati, lo spirito di quegli anni in un paese dove la democrazia era sospesa è ben ricostruito, la vita di Salvador appesa ad un sogno per un mondo migliore precipita nel baratro dell'utopia quando viene catturato e ferito gravemente in una sequenza concitata, violentissima, adrenalinica ma che alla fine quasi scompare nel contesto.
Quello che conta è che Salvador viene accusato di omicidio (durante la cattura muore un poliziotto in maniera abbastanza casuale) e in un processo farsa militare viene condannato a morte in risposta all'ondata di attentati che in quel periodo sconvolgeva la Spagna.
Salvador Puig Antich ( 1948-1974 ) |
La vicenda umana, personale di Salvador assume carattere universale, diviene un duro, accorato pamphlet contro la pena di morte come e piu'del bellissimo Dead Man Walking di cui ripercorre il sentiero.
Quando arriva la notizia che tutte le istanze sono state respinte, che l'interessamento del Papa e di tutte le piu'alte personalita'del mondo civile è risultato vano, quella prigione in cui non c'è neanche un impianto elettrico decente, quell'oscuro antro si trasforma in trappola mortale senza alcuna via d'uscita.
Ed è un crescendo di emozione e di commozione fino alla brutalita' che avviene sotto i nostri occhi con un boia che è come se timbrasse un cartellino, che ha fretta di tornare a casa dopo aver svolto il lavoro.
I vari metodi di omicidio di Stato come iniezione letale, impiccagione, fucilazione o sedia elettrica non hanno neanche un minimo della brutale ferocia della garrota, strumento di morte che sconvolge, che sconvolge per davvero.
E non si possono non condividere le battaglie per fermare la pena di morte, omicidio di Stato legalizzato.
Lo stile registico complessivo è asciutto ma creativo, l'empatizzazione tra Salvador e Jesus, la guardia carceraria, i loro discorsi, le loro partite a basket nell'ora d'aria forse hanno un sapore di gia'visto ma cio'non toglie nulla alla carica emotiva del film, alla commozione che avanza alla passione con cui è raccontata la storia.
Alla fine Salvador come l'Antoine de I 400 colpi mettera'i piedi nell'acqua,come gli racconta una sorella poco prima dell'ultimo abbraccio...
Una rosa rossa è ancora li',sull'asfalto,sotto la pioggia.....
( VOTO : 8,5 / 10 )
Ancora mi manca, ma questa tua recensione l'ha riportato decisamente in auge.
RispondiEliminaLo metto in lista, spero di recuperarlo a breve!
su certe tematiche sono molto sensibile e questo film mi ha provocato emozione vera...
RispondiEliminavisto al cinema a suo tempo, esci colpito e affondato come per pochi altri film, e Daniel Brühl è da Oscar.
RispondiEliminascopro da imdb che il regista ha fatto solo un paio di lungometraggi:(
anche a me ha stupito molto che questo regista lavori proprio poco perchè in questo film dimostra che ci sa fare e anche parecchio. Sono uscito anche io colpito e affondato un po' come mi successe in Camino...
Eliminabello, pure io lo vidi al cinema e nonostante mi sono ripromesso in questi anni di rivederlo ancora non ho avuto il coraggio. molto emozionante.
RispondiEliminadà forti emozioni e tiene a bada la retorica....
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