La casa muda ( titolo internazionale The silent house ) è un piccolo caso cinematografico nato in quel di Cannes, sezione Quinzaine des realisateurs, e poi dilatatosi a macchia d'olio con il passaparola fino a diventare il rappresentante del cinema uruguayano alla corsa degli Oscar nell'anno successivo.
Un horror girato in quattro giorni, con quattro attori in tutto e in pochissimi ambienti che riprende fatti reali avvenuti negli anni '40.
Tutto si svolge nella casa del titolo in cui trascorrono la notte padre e figlia che si stanno accingendo a comprarla. Ma alcune presenze inquietanti renderanno interminabile questa notte.
L'altra particolarità che ha fatto aumentare la notorietà del film prima che fosse visto è stilistica.
A prima vista La casa muda è girato in un unico pianosequenza che dura circa 79 minuti. Tutto girato apparentemente in tempo reale.
Insomma un esercizio di alto stile e di equilibrismo acrobatico.
Qualcosa comunque mi dice che non è così.
Che diamine se il pianosequenza più famoso della storia del cinema, i 7 minuti finali di Professione reporter di Antonioni dopo anni e anni si è scoperto che era da dividere in due scene grossomodo della stessa durata, perchè non pensare , o meglio sospettare che il prode nonchè sconosciuto Gustavo Hernandez possa aver un attimo usato qualche trucchetto per dividere il film?
Anche perchè le occasioni le avrebbe, ci sono dei momenti che sembrano adattissimi per degli stacchi che possono sfuggire a occhio nudo. L'impressione che si ha guardando il film è che al nostro Gustavo ( a uno che gira film con due-soldi-due e ci mette un sacco di idee comunque gli voglio bene ) piaccia tanto muovere la telecamera e che allorchè questa telecamera si muove ponendo il suo occhio meccanico su certi particolari e non su altri, gli garbi parecchio di cambiare le carte in tavola creando accelerazioni di battito cardiaco e suspense in modo abbastanza premeditato e anche un po' disonesto, lasciatemelo dire.
Estrae tutti i trucchi , ma proprio tutti dalla valigia del perfetto film de paura, riuscendo perfettamente nel suo scopo e azzecca tra le altre una sequenza particolarmente ansiogena in cui il buio totale è rotto a intermittenza dai lampi di luce dati dal flash di una polaroid.
Una sequenza di brutale suspense in cui il cuore ti si piazza direttamente in gola facendo cucù appena dietro le tonsille.
Altra sofisticazione che però stavolta trova il mio plauso è quella di forzare una sorta di identificazione dello spettatore nel punto di vista della ragazza di fatto fuorviandolo perchè scopriamo che questo al massimo è un punto di vista parallelo a quello della protagonista. E tutto viene preannunciato da movimenti circolari della macchina da presa che nascondono sempre cambiamenti di scenario o di piccoli particolari sempre estratti dall'armamentario dei trucchi per mettere paura.
Con un'estetica in parte mutuata al genere del found footage ( fotografie, molta macchina da presa a mano, illuminazione praticamente quasi del tutto abolita) La casa muda cerca di intraprendere nuove strade nell'horror a bassissimo costo cercando di non essere solo mero esercizio stilistico che si pone tra The Blair witch project e uno delle tante ghost stories ambientate in case maledette.
Soppesando tutto si può affermare che La casa muda non dice nulla di nuovo ma lo dice in bello stile perchè probabilmente sarà ricordato soprattutto perchè apparentemente girato in unico pianosequenza ( ma io continuo a dubitare).
Dotato di pochissimi dialoghi e di alcune vistose lacune logiche ( ma perchè Laura dopo quello che è successo continua a girare per la casa?), nonchè dell'assoluta mancanza o quasi di spiegazione a quello che è successo, La casa muda è stato oggetto di un instant remake americano sceneggiato dallo stesso Hernandez e diretto da Chris Kentis e Laura Lau, che giusto per non creare confusione si intitola The Silent House.
( VOTO : 6 + / 10 )
io ho visto solo il remake americano: è davvero teso e con una protagonista, elizabeth olsen di la fuga di martha, strepitosa
RispondiEliminase c'è Elizabeth Olsen mi incuriosisce al contrario dei remakes in genere, in La fuga di Martha è bravissima!
EliminaConcordo con te bradipo, anzi forse forse la sufficienza nella mia graduatoria non so mica se la raggiunge. La polpa è troppo classica per trasmettere qualcosa che non sia il solito corollario di emozioncine d'horror routinario, se non ci fosse la roba del pianosequenza non se lo sarebbe filato nessuno. Mi pare che da noi sia uscito in dvd questa estate.
RispondiEliminaa me un paio di sequenze hanno fatto letteralmente sobbalzare ed è forse per quello che gli ho dato la sufficienza. Sicuramente non risalta per quello che dice ( la ricetta è ampiamente collaudata) ma per come lo dice..
EliminaAccidenti, hai una rapidità di visione-recensione che ti invidio! Il film l'avevo visto e recensito a suo tempo, e a me era abbastanza piaciuto. L'uso del piano-sequenza è poi molto intenso (e raro da vedere e soprattutto difficilissimo da mettere in forma in un film).
RispondiEliminaio sono un divoratore accanito e riesco ad evacuar...ehm ...scrivere in poco tempo le mie impressioni su un film. Tutto scritto di pancia! Effettivamente lo stile è peculiare e poi c'è quella sequenza con il flash della polaroid che secondo me è veramente riuscita...
Eliminaho avuto e continuo ad avere molti dubbi su questo film. chissà forse un giorno...
RispondiEliminaper come la vedo io è ampiamente perdibile...la sua unica particolarità è stilistica...per il resto fa il suo onesto compitino senza infamia e senza lode...
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