I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 6 settembre 2012

Babycall ( 2011 )

Anna ( Noomi Rapace) fugge assieme a suo figlio Anders da un padre violento  che ha cercato di uccidere il bambino, annegandolo. Si nasconde in un palazzone sterminato, un mostro di cemento con le finestre e le porte tutte uguali, perfetto per sparire nell'anonimato, in un appartamento arredato con gli scarti dell'IKEA e freddo come un secchio di ghiaccio nei vestiti.
I servizi sociali le impongono di portare il figlio a scuola e lei suo malgrado deve accettare.
La sua smania di controllare il figlio si spinge al punto che in un negozio di elettrodomestici compra un "babycall"  che permette di controllare i rumori che fa un bambino a distanza  .
Il problema è che comincia a sentire voci provenire dal piccolo walkie talkie.
Interferenze probabilmente come le dice l'addetto del negozio in cui lo ha acquistato.
Oppure fantasmi di un passato inconfessabile che sta riaffiorando in una psiche devastata.
Babycall è un thriller con venature horror che non nasconde le sue ambizioni autoriali : la fotografia che privilegia i toni insaturi rende tutto  tendente al grigio, la messa in scena spartana, il senso di alienazione che traspira dagli ambienti, il senso di oppressione degli sfondi urbani, perlopiù anonime periferie,  creano una sorta di cortocircuito con tutto il malestrom che si agita nella mente di Anna.
Ben presto diventa chiaro che nel mondo di Anna è impossibile distinguere realtà dall'immaginazione e anche la frequentazione con il mansueto Helge non migliora certo la situazione.
Sono due individui affetti da solitudine perniciosa e forse per questo si intendono.
Almeno così sembra.
E' però la mente di Anna la chiave di tutto, la sua paranoia ossessivo /compulsiva diventa sempre più grave , lei sembra essere pienamente consapevole dei suoi problemi e cerca di combattere con tutte le sue forse la negatività che sente dentro e fuori di sè.
Il film di Pal Sleutane funziona per buona parte della sua durata perchè riesce a mantenere una tensione costante legata alla nevrilità di Anna e alle sue ansie che la condizionano pesantemente.
E' umano empatizzare  una madre sfuggita a un marito violento, è normale indentificarsi nella paure di una donna sola che ha come unico appiglio un figlio da crescere e da amare con tutta se stessa.
Il problema è che nel finale, nel tentativo estremo di svincolarsi dalle logiche del cinema di genere, il copione inanella una serie di colpi di scena che lasciano abbastanza perplessi.
Sleutane non è chirurgico come lo Shyamalan dei primi film e appena partiti i titoli di coda viene il sospetto di essere stati in qualche modo ingannati e anche in modo abbastanza disonesto.
Per non parlare dei coni d'ombra lasciati da alcuni interrogativi che rimangono in sospeso ( a cui non si può accennare per spoilerare).
Se molto spesso è positivo non essere sottoposto a estenuanti spiegoni finali, in un film come questo che alla luce del finale costringe a ripercorrere mentalmente tutto quanto visto nei novanta minuti precedenti, è necessaria una precisione cronometrica affinchè tutto fili perfettamente.
Purtroppo Babycall non dà questa impressione, anzi si ha la sensazione che Pal Sleutane mischi le carte in modo anomalo cercando di depistare lo spettatore ( vedi il personaggio  del portiere del condominio).
In un film dove tutto è tenuto appositamente sotto le righe ( compresa la recitazione ) risalta  una Noomi Rapace intensa , forse anche sovraccarica che ha addirittura vinto per questo film il premio per la migliore attrice alla Festa del Cinema di Roma nel 2011.
Babycall ha tutti i crismi dell'occasione sprecata, probabilmente per eccesso di ambizioni da parte del suo regista e sceneggiatore: affronta tematiche importanti ( la violenza domestica ma anche il disagio sociale che in questi tempi di crisi è sempre più presente al cinema) ma non le sviscera, non va in profondità.
E' il classico film in cui il contenitore vale più del suo contenuto.

( VOTO : 6- / 10 ) 

8 commenti:

  1. i filmetti di genere thriller/horror non ce la faccio a non vederli, anche se so già si riveleranno delle castronerie.
    quindi presto o tardi pure questo mi sa che lo vedrò. e so già che sarà deludente... :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. questo è sicuramente intrigante nella prima parte, ha uno stile vicino a Lasciami entrare però mentre lì l'elemento soprannaturale era perfettamente inserito nel contesto, qui arriva a scompaginare quanto visto, lasciando dei bei coni d'ombra. Però non è spazzatura, anzi, degnissimo di una visione, va a finire anche che ti piacerà molto...

      Elimina
  2. Mi associo al commento di Marco, i thriller e gli horror mi attirano troppo e quindi anche se so già che non saranno capolavori, li guardo ugualmente:)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. questo lo puoi guardare senza paura perchè è un ottimo prodotto, le mie riserve sono nel modo in cui viene rivelato tutto...ho avuto l'impressione che l'autore abbia voluto imbrogliare le carte...

      Elimina
  3. Mi ritrovo d'accordo con quel cattivo soggetto del Cucciolo Eroico.
    Prima o poi - complice anche Julez, che adora questi film - me lo sparerò.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. e troverai sicuramente il modo di appassionarti, almeno per tre quarti della visione...

      Elimina
  4. già non mi attirava tanto prima...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. uno sguardo gli si può dare benissimo: io ho avanzato riserve sulla spiegazione del tutto ma passando sopra quello che io ho percepito come un inganno da parte dell'autore il film è degnissimo della visione!

      Elimina