Marithé è una donna piacente che ha ormai ha passato da un pezzo i quaranta, ha un figlio grande e come migliori amici il suo ex marito e la sua nuova moglie.
Lavora in un centro di formazione e riqualificazione professionale in cui cerca di collocare tutti i nuovi disoccupati causati dalla crisi economica secondo le loro capacità.
Un giorno si presenta ai corsi Carole , la moglie ricca e annoiata di uno chef stellato di un famoso ristorante della zona.
Vuole qualcosa d'altro nella sua vita ma non sa bene che cosa e si affida a Marithé che , volente o nolente, se la ritrova spesso tra i piedi ed è costretta suo malgrado a frequentarla spesso, conoscendone anche l'affascinante marito.
Carole si trova a un bivio della sua vita e pian piano fa capire a Marithé che anche lei è più o meno nella stessa situazione.
E poi tra Marithé e lo chef stellato c'è anche una certa attrazione...
Anne Le Ny è una caratterista francese di lungo corso, volto noto presente in molti film di successo che da un po' di tempo a questa parte ha deciso di passare , con un discreto successo, alla sceneggiatura e alla regia, cambiando praticamente mestiere in corso d'opera.
E non occorre uno sforzo supremo scorgere nella storia che racconta ne La moglie del cuoco qualcosa che riguarda lei stessa.
Quell'aver superato i quaranta ed essere presa dall'inquietudine di trovarsi di fronte a delle scelte da fare , quella sottile insoddisfazione di chi conduce una vita mediamente felice e vuole qualcosa d'altro, vuole di più, quella sensazione insomma che aveva la famosa baronessa in limousine che in uno spot televisivo diceva al proprio autista che aveva un languorino ma che non era proprio un languorino e che andava soddisfatto con una bella overdose di Ferrero Rocher.
Qui al posto del cioccolato c'è l'amore.
Carole e Marithé conducono una vita sentimentale assolutamente sregolata.
Carole ha un marito affascinante ma ha un amante che la tratta più o meno come carne fresca al giusto grado di frollatura da consumare nei ritagli di tempo, vive nel lusso sfrenato e non deve faticare nemmeno troppo per riportare a casa la pagnotta.
Marithé invece una vita sentimentale non ce l'ha proprio, ha una situazione economica non floridissima ma serena e si accorge del vuoto che sta assalendo la sua vita solo quando conosce Carole e la sua insoddisfazione.
E il marito di Carole assume il ruolo di terzo incomodo.
La moglie del cuoco è un film virato al femminile che evita le trappole del femminismo e della solita storia di solidarietà tra donne, scritto e diretto da una donna ( e direi che si vede per come tratteggia le figure maschili, lasciate tutte più o meno sullo sfondo come se non interessassero più di tanto alla regista), che cerca di aggiornare la commedia sentimentale alla crisi di mezza età che colpisce in quel solco che va dai quaranta ai cinquanta e si trasforma in una occasione coi fiocchi per mettere in mostra due splendide attrici, Karin Viard e Emanuelle Devos che stanno attorno al mezzo secolo di vita.
E si sa che al cinema trovare dei bei ruoli dopo aver superato gli anta è spesso difficile a meno che non ti chiami Meryl Streep o Julia Roberts.
Dovrebbe anche essere la narrazione di una sorta di triangolo amoroso che coinvolge le due e il marito di Carole ma quest'ultimo è tratteggiato in modo veloce e anche piuttosto superficiale, relegato di fatto in secondo piano rispetto alle due protagoniste.
E poi ho un problema con Roschdy Zem, attore che a me piace moltissimo : con quella faccia lo vedo solo in film d'azione, la commedia non mi sembra molto nelle sue corde.
La moglie del cuoco non fa ridere quasi mai ma fa sorridere spesso, è una storia ben scritta e meglio raccontata che però tuttavia non riesce ad emergere in maniera decisa dalla media, in verità piuttosto alta, della commedia francese di questi ultimi tempi.
Diciamo che si pone in quel limbo di media qualità che piace parecchio al pubblico ( e infatti in Francia è stato un successo al botteghino) ma anche alla critica.
Il cinema d'autore è altra cosa ma ci possiamo accontentare perché Anne Le Ny non ha certo la pretesa di diventare il nuovo Rohmer o il nuovo Truffaut.
PERCHE' SI : due ottime protagoniste, eccellente ambientazione, storia di un triangolo amoroso che incuriosisce fino alla fine.
PERCHE' NO : Roschdy Zem ha una faccia che secondo me lo rende poco credibile nelle commedie sentimentali, qualche svolta narrativa un po' troppo meccanica, qualche istanza sociale che fa un po' troppo Dardenne.
LA SEQUENZA : il primo incontro ravvicinato tra Marithè e il marito di Carole e il loro flirtare abortito.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
se non vivessi in Italia mi trasferirei seduta stante in Francia
metterei la firma per avere una situazione tipo famiglia del Mulino Bianco che qui viene raccontata,
ormai amore e cucina sono un dittico inscindibile,
Roschdy Zem ha più la faccia del poliziotto o del gangster che non quella dello chef stellato.
( VOTO : 6,5 / 10 )
Potrebbe piacermi, vedremo...
RispondiEliminasecondo me potrebbe piacerti...
EliminaAmo il cinema francese (e anche io mi trasferirei in Francia seduta stante se però i francesi non fossero così presuntuosi) ma non so se questo film fa al caso mio.
RispondiElimina;)
sai, forse sarei anche io un po' presuntuoso ad abitare in un posto cos' bello....forse...ma forse anche no...
EliminaLa protagonista ha un certo languorino quindi... il genere mi piace, se avessi dato un voto tondo in eccesso l'avrei messo più in alto nella lista.
RispondiEliminami ha ricordato proprio quello spot...ci mancava solo il vestito giallo e il cappello a concolina...
EliminaSembra uno di quei film che possono piacere alla signora Jean Jacques. Grazie dell'avviso :)
RispondiEliminadiciamo che è molto attento alla sensibilità femminile...
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