Nella canicola estiva del 2009 i due fratelli Andrea e Tommaso, rispettivamente 15 e 9 anni , devono partire per il campo estivo. Ma Andrea ha altri programmi: è riuscito a ottenere un appuntamento a casa sua con la bellona della scuola allo scopo di perdere la verginità e quindi deve liberare il campo ( leggasi casa) da presenze indesiderate come quella del fratellino.
Andrea si imbatte alla fine in Cesare anziano signore che forse non ha più tutte le rotelle al posto giusto ma lui non vede l'ora di avere due nipoti da spupazzarsi.
Inutile dire che , a causa degli amici, il tentativo di perdere la verginità va a ramengo ma Andrea non si dà per vinto e parte con Cesare e Tommaso per riconquistare la ragazza perduta.
E road movie fu.
Genere pochissimo frequentato dal cinema italico ma moltissimo dal cinema americano, soprattutto quello indie che è interessato più ai percorsi emotivi e personali che a quelli fisici.
Perché non è importante il posto da cui si parte e quello in cui si arriva ma importa come si parte e come si arriva.
Fa piacere trovare del piccolo cinema italiano che piace e che vuole uscire da quello schematismo provinciale che sembra essere l'unico sbocco per avere un minimo di successo qua in suolo nostrano.
E fa piacere che un film con un titolo strano come questo, qualcosa che suona un po' tarocco non sia uno di quegli esempi di instant movie molto finti e costruiti col male e peggio che devono sdoganare al cinema il divo televisivo di turno.
Maicol Jecson è sostanzialmente un'emulazione di road movie americano, una sorta di Little Miss Sunshine ambientato sul suolo italico e con una sensibilità tutta nostra, con un umorismo più lunare del modello americano e con una caratterizzazione dei protagonisti che sembra quasi un atto di affetto.
Spicca l'assenza dei genitori , Tommaso e Andrea sono lasciati quasi allo stato brado, in una provincia italiana che non somiglia per nulla a se stessa entrambi vanno alla ricerca di qualcosa.
Uno del proprio idolo musicale e fa niente che proprio in quell'estate Michael Jackson passa a migliore vita , l'altro alle prese con il proprio percorso di crescita, quel coming of age argomento principe di tanto cinema indie a stelle e strisce, rappresentato dalla prima volta , dalla perdita della verginità, vista quasi come un ossessione.
Ma il percorso di crescita è comune a tutti e tre i protagonisti perché anche il nonno putativo, Cesare, un Remo Girone insolito che si immola anima e soprattutto corpo a un personaggio curioso ed originale, è costretto suo malgrado a "crescere" durante il viaggio.
I due registi e sceneggiatori, Enrico Audenino e Francesco Calabrese, qui al loro esordio, danno alle stampe un film giovane dentro e fuori con una regia frizzante che spesso esonda nel videoclip ma non disturba più di tanto e che esamina tematiche che di rado sono prese in considerazione nel cinema italiano di questi ultimi anni.
Anzi Maicol Jecson non sembra per niente un film italiano.
Forse è questo il suo pregio migliore, così come concentrarsi su un ipotetico rapporto nonni/ nipoti, un filo transgenerazionale che lega gli anziani con i giovanissimi senza passare per quella generazione di mezzo, i genitori di oggi che sono per lo più attori di una famiglia disfunzionale.
Macol Jecson è visione consigliatissima.
Diffidate dalle imitazioni e diffidate di un titolo così chiaramente tarocco.
Il film è un'altra cosa.
PERCHE' SI : un film che non sembra italiano e che scavalca il provincialismo del nostro cinema, simulazione di road movie americano, tre ottimi protagonisti e una regia frizzante che a volte esonda nello stile da videoclip.
PERCHE' NO : forse c'è un eccesso nell'uso della voce fuori campo, il modello americano talvolta è un po' troppo invadente, a tratti c'è un po' troppo MTV mode settato su on.
LA SEQUENZA : Andrea è alle prese con la sua ragazza per perdere la verginità e lo spettacolo è in diretta ad uso e consumo dei suoi amici piazzati fuori della finestra.
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Anche io avrei voluto avere una prima volta così. o almeno un tentativo.
La provincia italiana può fare da controfigura a quella americana, anzi è più bella.
Remo Girone, si quello de La Piovra, ora è un placido nonnetto che non esita a mettere le chiappe al vento.
Avere capelli come quelli sfoggiati da Andrea nel film , gli farebbe cadere ai piedi frotte di donne nei Paesi scandinavi perché lì , geneticamente, hanno tutti i capelli lisci.
( VOTO : 7 / 10 )
Uno dei film più divertenti e piacevolmente leggeri visti di recente.
RispondiEliminaViva Maicol Jecson e viva Li Taglia! :)
Li Taglia che ogni tanto tira fuori dei bei film....
EliminaHai pronunciato le due paroline magiche: "road movie".
RispondiEliminaSembra simpatico, il paragone con Little Miss Sunshine non può che essere un complimento.
Lo recupererò subito, sembra anche la stagione adatta.
il road movie piace molto anche a me...questo è caruccio e molto in stile Little Miss Sunshine...
Eliminanon fi avrei scommesso un nichelino ma mi è piaciuto...
RispondiEliminaVisto proprio stasera...visione gradevolissima, certamente con qualche difetto, ma ad avercene di commedie italiane di questa portata...
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