I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
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Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

mercoledì 12 marzo 2014

The Penny Dreadful picture show ( 2013 )

Un'antologia di due mediometraggi e un corto più un episodio cornice che si ricollega circolarmente al corto. Tre registi giovani (il più vecchio è Leigh Scott che ha 42 anni ma già una lunga carriera spesa anche alla Asylum, orrore degli orrori), ma solo di due si ritrovano i credits di regia ( sono Scott e la giovane Eliza Swenson, 31 anni da compiere, attrice che qui esordisce alla regia, mentre di Nick Everhart  pur essendo presente nei titoli di testa e di coda del film c'è la firma solo come primo assistente regista e al montaggio assieme agli altri due anche se ho letto che la regia del corto Slash in a box è sua ),  tre stili diversi, tre accorate ricerche dell'originalità a tutti i costi partendo da spunti già editi e anche abusati.
Un campionario di influenze parecchio a vista ma l'impressione di credere sempre in quello che si fa e un'onestà intellettuale che fa parecchio simpatia anche oltre i meriti oggettivi di questo film ad episodi fatto praticamente in casa con i tre registi a occuparsi un po' di tutto, dalla fotografia al montaggio.
Alla fine quello che rimane è una visione soddisfacente tra thriller, horror,  vampire story e storiacce da grindhouse tarantinate.
Ci si diverte e ciò basti. Ora un'occhiata ai tre episodi.
1 ) PENNY DREADFUL/ SLASH IN THE BOX : Penny Dreadful è una specie di bambolina zombie ( una specie di Bette Davis/Baby Jane giovane ma totalmente folle oppure una versione femminile di Beetlejuice ) che assieme ai suoi amici Ned, un morsicato da zombi e a un lupo mannaro ragazzo, chiamato Wolfboy, accoglie malcapitati, attirati da un annuncio nel suo cinema in cui le prime file sono riempite da bambole inanimate. Si siedono e vedono i due episodi che compongono il film ma poi per l'ospite va a finire male visto che finisce o sgozzato brutalmente o affettato con una mannaia. Alla fine dell'episodio Penny e i suoi amici regalano una scatola magica a un avventore che la riporta a casa dalla moglie. Ma farà molto male, quella scatola non è innocua come sembra.

Penny Dreadful è l'episodio che fa da cornice e chiude il film ricollegandosi all'inizio in una sorta di circolarità.
Codiretto da Eliza Swenson e Leigh Scott parte da un canovaccio abbastanza consunto e non si eleva molto dal suo status di episodio cornice , di solito sempre il più debole in ogni antologia horror che si rispetti.
C'è qualche spunto interessante, c'è un discreto uso della suspense nel breve segmento ambientato nella casa ( l'episodio Slash in a box che dura in tutto quattro minuti o poco più) in cui è stata portata la scatola magica, mentre sanno di già visto il cinema vuoto e riempito con bambole inanimate e risulta un po' caricaturale il personaggio di Penny Dreadful  che viene sovraccaricato di un'ironia che cattura poco, tocco ironico acuito dai due comprimari , lo zombie e il piccolo Wolfboy che cercano di far ridere e non incutere paura. Per quello c'è Penny col suo abbigliamento vistoso da bambola di altri tempi, un po' andata a male nel frattempo. Diciamo senza infamia e senza lode . ( VOTO  6 / 10 )
2 ) THE MORNING AFTER : la giovane Alice si risveglia in modo brusco nel bel mezzo della mattina e cerca di capire che cosa è successo la sera prima. E tra vari flashbacks scopriremo che ne son successe delle belle.
Diretto da Eliza Swenson cerca un modo nuovo di raccontare una storia di vampiri. Peccato che la resa sia un po' troppo televisiva anche se l'idea di raccontare tutto attraverso vari flashbacks flettendo l'unità temporale tra passato e presente riesce a creare un buon ritmo e a destare quel minimo di interesse che fa proseguire la visione senza troppe complicazioni. C'è la sorpresina nascosta nel finale ma è un qualcosa che rilegge alla lontana un po' quello che si raccontava in Intervista col vampiro di Jordan. Solo che qui è declinato tutto al femminile. Del resto la regia è ad opera di un giovane, bella e valente donzella, il suo tocco si deve vedere. Un po' fastidioso l'uso , decisamente vintage del green screen dietro gli attori nelle sequenze in macchina , qualcosa in auge negli anni '50 , vederlo adesso suona un po' troppo falso e dà l'impressione del vezzo autoriale fine a se stesso. Personaggi maschili che sono abbastanza inutili e che fanno da contorno inanimato. Acerbo ma la ragazza può crescere, decisamente. ( VOTO : 5,5 / 10 )

3) THE SLAUGHTER HOUSE : nel periodo dei figli dei fiori, o perlomeno così sembra, un gruppo di ragazzi col loro furgoncino Volkswagen si ferma in una stazione di servizio per fare benzina e sono invitati a cena dal benzinaio presso la sua casa poco distante. In realtà i ragazzi non sono innocenti come sembrano e prendono il controllo della casa sparando e uccidendo. Ma la famiglia che li ospita non ci sta a fare da agnello sacrificale e si ribella. Arriva poi il capofamiglia ( un maestoso Sid Haig) che finisce di mettere tutto a posto , giusto in tempo per liberare suo figlio Rusty, maniaco con la motosega e con la faccia coperta da una maschera da hockey....

Diretto da Leigh Scott è il più lungo dei tre episodi e anche quello forse meglio articolato. Tra La casa dei 1000 corpi, The Texas Chainsaw massacre e Grindhouse , The Slaughter House è una perfetta simulazione di slasher anni '70 richiamato sia dai titoli di testa che dalla fotografia tipicamente settantiana.
Ha un po' lo stesso significato che aveva The House of the devil di Ti West nei confronti degli horror anni '80. Sono degli omaggi rispettosi a un certo tipo di cinema
Le influenze e le fonti di ispirazione sono chiare ( Tarantino, Hooper, i Santarita Sakkascia assieme a I Ratti della Sabina e Jimmy il Fenomeno, accidenti , il generatore automatico Paolo Sorrentino di sources of ispiration si è impadronito di me e della mia tastiera ) sin dall'inizio ma Leigh Scott cerca di rileggere la materia con una sorta di ironia distorta in cui si cerca di ribaltare ( almeno all'inizio ) i clichet delle famiglie composte da maniaci omicidi.
Girato in bello stile , forse pure troppo per essere così anni '70 , è molto piacevole, scorre via veloce come il vento e poi è un sollucchero vedere Sid Haig ma soprattutto Mr Re-Animator Jeffrey Coombs ( ve l'ho mai detto di quanto ami Re-Animator? ecco ora ve l'ho detto, è uno degli horror della mia vita) nella parte di un disabile con problemi mentali che non si fa scrupolo a prendere a forchettate nell'occhio il malcapitato che sta "giocando" con lui. E già che c'è gli amputa pure le dita di una mano....
Nonostante sia il meno originale forse del lotto è l'episodio che mi ha convinto di più .Un usato sicuro.  ( VOTO : 6,5 /10 ).

Vi piacciono le antologie horror?
A me si , tanto.
The Penny Dreadful picture show è un ottimo passatempo, onesto, fatto in casa e per questo fa parte di quel cinema realizzato con pochi soldi e tante idee che è da difendere sempre e comunque.
Niente di miracoloso. Ma ci si può divertire.

( VOTO : 6 / 10 )  

The Penny Dreadful Picture Show (2013) on IMDb

8 commenti:

  1. Considerati gli elementi di questo mix, potrei anche concedere una visione. Chissà mai che non sorprenda!
    E poi c'è Sid Haig! ;)

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    1. uno sguardo senza pretese gli si può anche dare...

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  2. Interessante...segno per recupero...

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    1. devi essere un horror addicted altrimenti non ti può attirare e vedendo la tua videoteca nel post dell'altro giorno credo che tu non sia propriamente un fan del genere...

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  4. personalmente ho trovato molto più pulita la regia di The morning after, mentre in The slaughter family ci sono degli errori grossolani sia di regia che di sceneggiatura (per non parlare degli effetti speciali che nessuno pretende né vuole vedere in film a basso budget), poi vabbè, la prima parte è praticamente un remake scena per scena patinato della Casa dei mille corpi. In pratica è tenuto su solo dallo Spaulding del film originale.

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    1. ciao Angst! sempre interessanti i tuoi commenti e ricchi di spunti. SI, hai ragione sulla regia pulita ma io quella di The Morning after l'ho trovata un po' troppo piatta, televisiva, mentre quella di The Slaughter House più vivace, magari anche con errori, non dimentichiamoci che questo film è comunque un prodotto con bassissimo budget e Leigh Scott viene dalla Asylum , quindi dalla fabbrica del " bbona la prima!!!" è anche il meno originale ma mi è garbato di più...

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