Un viaggio apparentemente senza una meta precisa attraverso la città eterna intrapreso da un italiano famoso, Federico Fellini, in una suggestiva alternanza tra passato e presente: dall 'arrivo nella Roma fascista, alle scene in un bordello,fino al presente simboleggiato da un gigantesco ingorgo sul Grande Raccordo Anulare e poi ancora una gita nella Roma notturna, praticamente una trattoria a cielo aperto , in quella sotterranea e una grottesca sfilata di moda in cui sono protagonisti gli abiti talari....
Fellini ritorna sul luogo del delitto una dozzina di anni dopo La dolce vita e a poca distanza dal Satyricon che quasi può essere considerato un corposo prologo a questo film per come getta il suo sguardo critico alla Roma pantagruelica dell'antichità.
Il regista riminese ci prende per mano e ci porta a spasso per Roma nelle varie epoche dal 1939 in avanti e con varie storie del tutto slegate tra di loro. Il trait d'union è lei, la città eterna che viene raccontata e filtrata attraverso le precedenti esperienze di vita e di cinema del grande autore riminese.
Sarà poco elegante dirlo ma Roma per chi conosce il cinema di Fellini ne rappresenta un ideale antologia cinematografica in cui il nostro ripercorre tutta la sua carriera a dieci anni di distanza da 8 e 1/2.
Però qui non è un bilancio della propria attività artistica, è più che altro l'esposizione di un rapporto tormentato che il regista ha con la città del titolo. Non c'è una struttura narrativa unitaria, si procede a compartimenti stagni ma se questo in Satyricon mi aveva lasciato più che perplesso (e sto usando un eufemismo), qui acquista una sorta di armonia interna che secondo me l'altro film non aveva.
E poi a livello visivo soprattutto nella ricostruzione della Roma del ventennio siamo a livelli di eccellenza: Fellini non si fa schiacciare dalla sua prorompente visionarietà e disegna sequenze memorabili che si pongono idealmente a metà strada tra l'onirismo di molte sue opere e il realismo oserei dire fiabesco (perdonate l'ossimoro) di Amarcord.
La macchina da presa si muove leggera a disegnare ghirigori sull'ingorgo gigantesco sul Grande Raccordo Anulare fin davanti al Colosseo, c'è una gustosa sezione di numero di avanspettacolo in cui gli spettatori "interagiscono" con l'artista sul palco, una doppia versione (per clienti danarosi e non) di bordello del ventennio che si segnala per lo squallore degli ambienti e l'aggressività delle signorine protagoniste del mercimonio della propria carne da vendere un tanto al kilo, la splendida scalinata di piazza di Spagna invasa dagli hippies, la macchina da presa allontanandosi inquadra un intera strada trasformata in trattoria all'aperto dove tutti gozzovigliano oziosamente, nel finale c'è addirittura una sfilata di moda per abiti talari.
Fellini ne ha per tutti ma il suo film, di genere indefinibile,un sorta di documentario grottesco, non è totalmente denigratorio verso la città che lo ha ospitato per tutti quegli anni.
E'lo specchio del suo rapporto contraddittorio con una città agli antipodi rispetto alla Romagna provinciale da cui proveniva.
E il finale suggerisce ancora quella mestizia funeraria che incombe su molte opere di Fellini.
Forse è più di una suggestione. Del resto l'ossessione di Fellini per la morte era già ben chiara ai tempi di 8 e 1/2....
Una curiosità: Roma fu presentato al festival di Cannes in una versione lunga circa 130 minuti. Poi Fellini per il mercato internazionale decise in maniera del tutto autonoma (la versione integrale aveva passato il visto censura con un divieto ai minori di 14 anni ) di tagliare alcune scene e di rimontarne altre e venne fuori una versione da circa 115 minuti (tra le altre vennero tagliate anche le parti con Sordi e Mastroianni) che è quella che passa in tv. Molto raramente.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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