I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

giovedì 27 dicembre 2012

Amour ( 2012 )

Georges e Anne sono due insegnanti di musica oramai in pensione che hanno passato le ottanta primavere e le cui uniche aspettative sono una vecchiaia serena e priva di scossoni.Hanno una figlia, Eva, anche lei musicista , sposata e che vive all'estero. Un brutto giorno Anne ha un ictus che le lascia paralizzata la parte destra del corpo. Georges le si dedica anima e corpo facendosi aiutare da delle infermiere. Quando un secondo attacco toglie ad Anne anche il dono della parola facendola diventare una sorta di vegetale, l'amore che Georges nutre per lei viene messo a durissima prova.Qualcosa che non ha mai vissuto prima e che non sa se riuscirà a superare.
La fine è nell'inizio. Haneke da apologeta beffardo di un verbo cinematografico estremamente personale ci racconta tutto con la prima sequenza che fende lo schermo quasi come una rasoiata alla carotide dello spettatore.
E allora cominciano le domande: quanto è grande questo Amour? Che cosa può portare a fare? Perchè il sublime anatomopatologo di conflittualità e pulsioni umane ha fatto un film su un sentimento che brilla per assenza nella sua carriera cinematografica?
Haneke non ha mai parlato d'amore nei suoi film, al massimo ha parlato di una deformazione patologica di quel sentimento ed è anche per questo che Amour si presenta come un film di rottura nella carriera del settantenne regista austriaco. E non può essere spiegato con il sospetto che ci sia un avvicinamento empatico di Haneke ai suoi personaggi, lui che si appresta a vivere la parte autunnale della sua vita.
Per lui è sempre inverno e non sto parlando solo della trilogia della glaciazione: la sua cinepresa è sempre stata solo uno strumento di fredda testimonianza di dinamiche (dis) umane filtrate attraverso una lente grottesca.
In Amour questa lente deformante è messa da parte: forse per la prima volta si avverte la passione che freme nel racconto, lo struggimento per un sentimento diventato asimmetrico per fattori esterni, si avverte quasi coinvolgimento da parte del regista austriaco. E chi conosce la sua carriera sa che sto parlando di cose grosse, grossissime per lui.
Il suo stile asettico con pochissimi movimenti di macchina e un utilizzo perseverato del piano sequenza si dimostra come non mai adatto alla descrizione del piccolo smottamento che giorno per giorno coinvolge la vita di Anne e Georges, un qualcosa che da piccolo e insignificante si trasforma in valanga che travolge tutto e tutti.
Ed in questo è aiutato da un 'ambientazione particolarmente riuscita( perchè la casa mausoleo dei due coniugi diventa una prigione da cui non si può fuggire, o forse sì) e dalla superba prova di due grandissimi "vecchi" del cinema francese, Jean Louis Trintignant ( classe 1930) ed Emmanuelle Riva ( classe 1927 ) che recitano volutamente sotto le righe quasi a voler sottolineare l'inarrestabile progressione drammaturgica del film in cui il nocchiero Haneke conduce lo spettatore a scendere tutti i gradini che portano verso l'abisso.
E allora torna prepotentemente in auge la domanda iniziale: fino a che punto può arrivare l'amore?
Oltre a questo la prima cosa che vien da pensare è che Amour è il titolo più feroce e sarcastico che potesse essere dato a questo film.
Haneke non si smentisce mai ma stavolta con una forma apparentemente più "normalizzata" fa incetta di  premi in tutto il mondo.

( VOTO : 8 / 10 ) Amour (2012) on IMDb

10 commenti:

  1. sicuramente un grande film.
    però l'ho trovato un haneke un po' normalizzato, non solo apparentemente, rispetto ai suoi standard e quindi per me non è stato del tutto amour...

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    1. è vero, anche io ho parlato di normalizzazione però lo sberleffo da parte di Haneke è sempre dietro l'angolo a partire dal titolo...

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  2. Per me il miglior film del 2012, dopo mesi dalla visione ancora non esce dalla mente...

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    1. ancora non ho pensato alle classifiche del 2012 ma sicuramente un posto per lui c'è...

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  3. Ce l'ho lì da vedere, sono molto curioso.
    In fondo Haneke è sempre Haneke.

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    1. Haneke è sempre da vedere, da amare o da odiare. Ma non è mai banale.

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  4. Amore - anzi, Amour - a prima visione, dettata anche dal fatto che purtroppo ho vissuto un'esperienza similare.

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    1. e credo che questo conti molto nella visione di un film perchè arrivi a empatizzarlo e a rileggerlo attraverso la tua esperienza personale...

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    2. La cosa particolare è che certi tristi momenti di vita passata [familiari spaventati che non sanno come reagire, gente che ti guarda dall'alto in basso pronta a giudicarti, infermieri stronzi e via dicendo] li ho ritrovati tutti. Quindi o Haneke ha avuto anche lui un'esperienza similare, oppure è davvero un mostro nel raccontare. Penso anche che sia il ritratto dell'amore più bello e èpuro che si sia mai visto sullo schermo.

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    3. credo che un qualcosa del genere possa capitare a tutti prima o poi, anche io ho avuto un esperienza simile con mio padre che veniva trattato più o meno come un numero da presunti luminari...per me comunque Amour è un titolo ferocemente sarcastico...

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