L'Elefante blanco del titolo è il nome del più grande complesso ospedaliero che doveva essere realizzato a Buenos Aires.Un progetto degli anni '30 mai portato a compimento.Attorno a questo cantiere infinito è sorta una bidonville enorme abitata da molta gente comune ma che è anche il teatro della lotta tra vari cartelli di narcotrafficanti. Padre Julian , Luciana, assistente sociale atea ma fervida sostenitrice della causa e padre Nicolas, appena tornato da una missione nella foresta finita nel sangue, cercano assieme a tanti altri volontari di portare avanti il progetto dell'Elefante blanco.
Ma non sarà facile. Vince sempre chi ha la pistola in mano.
Con questo film si ricrea il magico terzetto di Carancho.Trapero alla regia e alla sceneggiatura, la moglie Martina Gusman e il grande Ricardo Darin davanti alla cinepresa.
In più c'è un altro personaggio importante: è il padre Nicolas a cui dà volto Jeremie Renier, già visto in alcuni film dei Dardenne.
La cosa che è subito evidente è il grande sforzo produttivo e organizzativo fatto per girare questo film: la prima parte è girata nella foresta amazzonica e poi il resto è letteralmente affondato in questa immensa, labirintica bidonville , teatro della disperazione di molti ma anche della speranza per molte famiglie poverissime di avere qualcosa di meglio, con dei preti che lavorano tutto il giorno gomito a gomito con volontari per cercare di farla avere a più gente possibile questa speranza.
E intanto la politica e i piani alti della gerarchia ecclesiastica prosaicamente stanno a guardare trincerandosi dietro procedure e burocrazie varie.
Accanto a tossici che si rifugiano sui piani alti di edifici abbandonati, scheletri di cemento inospitali, ci sono famiglie che non hanno nulla e che, nonostante tutto, cercano di vivere un'esistenza il più "normale " possibile.
La cinepresa di Trapero ruba decisamente l'occhio quando fruga tra i vicoli di questo avamposto di disperazione in terra, quando segue la confusa quotidianità che attanaglia chi la vive dall'interno
Il tutto girato con stile semidocumentaristico, a restituire verità sullo schermo con dei lunghi e complessi pianosequenza che farebbero tremare le vene dei polsi di qualsiasi regista.
Su questo substrato si staglia il personaggio di padre Julian, il solito, immenso Ricardo Darin che agisce per sottrazione su un personaggio ad alto rischio di retorica. La sua lotta silenziosa a favore dei poveri e dei reietti, il suo segreto tenuto a malapena nascosto sono l'architrave su cui poggia gran parte del film che se da una parte si dimostra molto efficace nella descrizione di una realtà sociale scomoda e non conosciuta a tutti, d'altra parte si dimostra più debole negli orpelli che vuole incastonare in questa storia.
E gli orpelli sono dovuti alla crisi mistica e personale di padre Nicolas ( sia per essere l'unico superstite della sua missione nella foresta amazzonica sia per lo sbandamento molto "laico" per Luciana) personaggio forse non approfondito a sufficienza.
La sua divagazione sentimentale con la bella assistente sociale appare un po' forzata per esacerbare un lato melodrammatico (forse non necessario ) del racconto.
Come in Carancho il finale arriva improvviso e inaspettato, meno tellurico di quello ma ugualmente d'impatto.
Elefante blanco è ispirato alle vicende di padre Carlos Mujica, citato espressamente nel film, ucciso nel 1974 da un ufficiale di polizia in circostanze ancora misteriose.
( VOTO : 7+ / 10 )
Mi incuriosisce molto, come del resto tutti quei film che si trovano a metà strada tra il cinema e il documentario. Voglio vederlo, grazie per la recensione/suggerimento. ;)
RispondiEliminaLo sguardo sulla foresta amazzonica e sull'immensa favela attorno all'Elefante Blanco è di quelli che rimangono impressi...
Eliminaeh sì, la love story e il padre Nicolas sono le parti un po' deboli (eufemismo), per un film che sfiora l'epica, a tratti.
RispondiElimina(nella riga 7 hai dimenticato una c sulla tastiera:)
danno l'impressione di essere qualcosa per rendere il film più "normale" e meno festivaliero...grazie per la correzione, nella fretta succede di dimenticare qualche lettera qua e là...
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