A causa dell'apertura delle frontiere europee del 1993, due doganieri, uno francese e l'altro belga sono costretti a lavorare gomito a gomito. I due non si sopportano e non fanno nulla per nasconderlo ma la situazione si complica quando uno dei due inizia una relazione con la sorella dell'altro che farebbe un vero e proprio macello se sapesse....
Dopo il successo stratosferico di Giù al Nord( oltre 20 milioni di biglietti staccati per un incasso di circa 140 milioni di euro al cambio odierno) Dany Boon ritorna con i suoi conflitti geografici nazionalpopolari con questo nuovo (relativo) successo al botteghino che però si è assestato su cifre nettamente inferiori a quelle del film precedente( intorno ai 55 milioni che sono sempre un risultato stratosferico ma se confrontati all'incasso dell'altro...).
Stavolta il film è ambientato negli anni '90 per giustificare "storicamente" la lotta senza quartiere tra un gendarme belga ultranazionalista e un collega francese che si vengono a trovare sui due lati di una dogana che non esiste più.
Però il razzismo verso i "mangialumache " francesi è vivo e vegeto.
Niente da dichiarare, è bene precisarlo subito, non è un gran film. Si avvale della ricetta vincente che aveva permesso a Giù al Nord di raccogliere insperati incassi, cercando solo di cambiare qualche particolare. Se prima la lotta era tra abitanti del sud e del nord della Francia ora è tra francesi e belgi che stanno ancora più a nord.
Però, pur non essendo un gran film permette lo stesso di passare un paio d'ore in relax e senza vergognarsi troppo di quello che si è appena visto.
Dato il successo del precedente film la produzione ha badato poco a spese e la confezione ne ha beneficiato: è ben ambientato, realizzato con una discreta cura , è recitato bene ( cosa non scontata in questo tipo di film), non è volgare e pur basandosi su un modello di comicità non particolarmente sofisticato strappa la risata in più di un'occasione.
Il protagonista assoluto è il folle gendarme belga interpretato dal favoloso Benoit Poelvoorde che ha una fisicità quasi da comica di un film muto, mentre il Dany Boon regista ha l'intelligenza di porre il Dany Boon attore al totale servizio della verve dell'altro.
E non bisogna dimenticare il folto stuolo di caratteristi che circonda i due attori principali. Facce giuste nei posti e nei ruoli giusti.
Niente da dichiarare è un film che dovrebbe essere studiato per bene dai filmakers italiani e non per realizzarne una copia carbone come già successo col film precedente di Boon.
Dovrebbe essere studiato perchè un film di media caratura come questo testimonia l'enorme distanza che c'è tra il cinema di consumo francese e quello italiano e soprattutto dice che si può far ridere la gente con un prodotto non volgare e non realizzato con i piedi come di solito succede dalle nostre parti.
Dany Boon non è un gran regista ma il film dal punto di vista tecnico è inappuntabile.
Perchè il nostro cinema di cassetta , pur potendosi avvalere di manovalanza di qualità, soffre di realizzazioni tecniche così mediocri?
Forse la risposta sta nel pensiero dei produttori che credono di avere a che fare con un pubblico di minus habens , per cui uno strafalcione in più o uno in meno chi vuoi che se ne accorga, bisogna fare tutto in velocità e in massima economia per aumentare a dismisura i profitti.
E se noi, il pubblico bue, continuiamo a regalare a film così mal realizzati la vetta del box office, perchè dovrebbero lavorare con più cura?
mi sa un po' di datato, come se da un momento all'altro dovesse venire fuori Louis de Funès. no?
RispondiEliminaPoelvoorde è molto de Funees...sicuramente datato ma qualche risata la strappa...
EliminaMi pentii di averlo recuperato.
RispondiEliminavisto con zero aspettative , niente di che ma almeno è ben confezionato e qualche risata la regala...
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