Dopo la morte del padre in uno strano incidente stradale, la giovane India, appena diciottenne, si trova a vivere assieme a Evelyn , sua madre, sempre oltre l'orlo della crisi di nervi e a Charlie, il fratello del padre, zio di cui ignorava l'esistenza. Attorno a India e a Evelyn cominciano ad accadere strane cose e sembra che Charlie , di cui India si infatua ( e la sua rivale in amore diventa la madre che si lega sempre più al cognato in un triangolo di passione e morte), c'entri sempre in qualche modo. Fino a che mostra il suo vero volto e svela a India che cosa è veramente successo al padre....
Mi ero tenuto volontariamente fuori da ogni lettura riguardante la genesi di Stoker a tal punto che fino a quando è uscito il film credevo che narrasse la storia dell'autore di Dracula.
E invece no: Chan-wook Park vola negli Stati Uniti ed è chiamato a lavorare su un progetto non suo, una sceneggiatura scritta da tale Wentworth Miller, una carriera spesa nelle retrovie dei cast televisivi e in qualche film fino a trovare la consacrazione definitiva nella serie culto Prison Break.
Già questo suona strano perchè il regista coreano è sempre stato coinvolto nel processo di scrittura dei suoi film. E purtroppo questa "stranezza" , termine stavolta da non prendere nell'accezione totalmente positiva trova subito riscontro in quello che vediamo nel film.
Stoker è la storia di un famiglia molto particolare, un coacervo di psicopatici in cui la "normalità" sembra essere chimera irraggiungibile.Se è vero che Charlie mostra ben presto la sua vera natura , restando ben poco in quel limbo di ambiguità che avrebbe giovato parecchio al personaggio, il disegno degli altri due protagonisti rasenta in maniera preoccupante lo stereotipo: Evelyn è la classica casalinga disperata ma non per la morte del marito quanto per una vita vuota e impolverata come la sua enorme casa, Mia è la nerd diciottenne, solitaria, praticamente isolata anche nella comunità scolastica che trova un bell'humus fertile in questo zio giovane e bello che le mostra il lato oscuro della vita.
E lei ne rimane affascinata, soggiogata.
Stoker non brilla certo per scrittura o per disegno dei personaggi: fatta la tara ai tributi hitchcockiani della trama ( che ricorda L'ombra del dubbio , forse il film più amato dal maestro inglese tra tutti quelli che realizzò) di sostanza ne rimane ben poca.
La forma invece è di altissimo livello: a questo proposito si ha come l'impressione che Chan-wook Park, non essendo stato coinvolto nel processo di scrittura , abbia volutamente tralasciato la sostanza di uno script fondamentalmente mediocre per concentrarsi esclusivamente sulla forma.
Coadiuvato dal suo fedele direttore delle luci Chung -hoon Chung, al lavoro con lui dalla trilogia della vendetta in avanti, il regista coreano lavora sulle forme di questo thriller, smussandole maniacalmente e tingendole di horror.
Il risultato è di qualcosa che appaga l'occhio ma che alla lunga dà l'impressione di uno stucchevole manierismo formale in cui raramente viene fuori la carica eversiva del cinema dell'oldboy coreano. Giusto un paio di sprazzi: la sequenza in cui India è da sola a tavola durante il funerale del padre e rotea l'uovo sodo in una sorta di rituale pagano, oppure anche la sequenza della doccia in cui viene fuori finalmente la vera natura della ragazza.
Ci troviamo di fronte a un bellissimo intarsio, una bellissima scatola con poco o nulla dentro.
Stoker è un film in cui la cornice vale nettamente di più del quadro in essa contenuto.
Sarà una questione di aspettative ( da uno come Chan -wook Park ci si aspetta sempre il meglio) ma nel complesso si resta delusi una volta terminata la visione.
C'è l'attenuante del progetto su commissione ma si resta con la sensazione che Hollywood sia riuscita ad asfaltare anche il talento di una delle perle più luminose della cinematografia coreana.
Non dal punto di vista stilistico , però, perchè visivamente Stoker da solo vale più di un intero catalogo di thriller hollywoodiani e in questo senso Park ha molto da insegnare.
Nel cast risalta Mia Wasikovska con il suo corpo acerbo e i suoi occhi spiritati ma solo per mancanza di concorrenza: la Kidman è ormai immobilizzata dall'eccesso di botox in un'espressione tra l'attonito e lo stupefatto, mentre Goode nella parte dello zio Charlie non riesce a donare al suo personaggio l'ambiguità necessaria per renderlo memorabile.
Altra cosa da notare è l'ambientazione che sembra al di fuori del tempo: pur ambientato ai giorni nostri, Stoker ha un'aria vintage da melodramma vittoriano sottolineata dagli arredi della grande casa degli Stoker e da molti altri particolari retrò ( abbigliamento, accessori, automobili...ecc ).
( VOTO : 5 / 10 )
Anche tu lo abbatti, sto film. E io ho perso tutto il coraggio di vederlo.
RispondiEliminacredo che sia stata una questione di aspettative...da Park mi aspetto sempre un capolavoro o quasi...questo certamente non lo è...anche i suoi sostenitori si guardano bene dall'ausare quella parolina magica...
EliminaD'accordo sulla bellezza estetica e la trama molto molto semplice, tuttavia a me è piaciuto..
RispondiEliminami spiace ripetermi ma se questo film fosse stato fatto da un professional qualunque americano forse ci sarebbe stata più benevolenza...da Park si pretende sempre e solo il meglio...
EliminaCe l'ho lì che devo trovare il momento giusto per guardarlo, la curiosità è ahimè comunque poca...
RispondiEliminala cura formale è anomala per essere cinema americano mainstream che di solito è tagliato in modo meno sofisticato.,.quindi una ragione per vederlo la puoi trovare...
EliminaBeh, devo vederlo in ogni caso. Poi saprò dirti...;-)
RispondiEliminaallora vedillo e poi vedremo da che parte starai...
Eliminasu questo non posso che darti ragione.
RispondiEliminasarà anche bella la cornice, ma il quadro dentro si sono proprio dimenticati di metterlo...
effettivamente il quadro dentro è difficile da vedere con cotanto dispiego di cornice...
EliminaSono d'accordo con Nico.
RispondiEliminaprobabilmente avevo aspettative troppo alte essendo appassionatissimo di cinema coreano...l'impressione che ho avuto è che abbiano addomesticato il talento di Park, una delle leggende viventi del cinema coreano che fa un film come farebbero tanti altri...
EliminaPer una volta, sono completamente d'accordo con il Cannibale.
RispondiEliminaEd ovviamente anche con te.
Anzi, più con te che con il Cannibale, così, per partito preso. ;)
mi sono totalmente riconosciuto in quanto hai scritto nella tua rece...ci dobbiamo preoccupare che la pensiamo tutti e tre allo stesso modo?
EliminaConcordo in pieno.
RispondiEliminaAnzi, sei stato troppo buono XP
io sono un buono e poi , mannaggia a me, mi lascio sempre trasportare dalla forma, ogni volta mi sembra di essere a un luna park...anzi un luna Park...aha ha ha che battuta idiota che mi è venuta!
EliminaConfezione extralusso e cura maniacale dei dettagli. Stilisticamente perfetto. Però, sinceramente, che palle! Quando ti stai per abbioccare vedendo un film del genere vuol dire che proprio qualcosa non funziona... Hollywood è riuscita a 'normalizzare' anche un regista di culto come Park Chan-Wook. E non basta lo stile per correggere una sceneggiatura lacunosa e una trama banale e telefonatissima... una delusione totale!
RispondiEliminacome ho detto da te è come se Park si sia concentrato sulla forma fregandosene della sostanza, visto che tanto il film non lo ha scritto lui e lui è stato chiamato quando il progetto era già ultimato...
EliminaD'accordo su tutto: il genio di Chan-wook Park è stato davvero asfaltato completamente.
RispondiEliminavoglio sperare che sia successo solo perchè questo praticamente è un film su commissione....magari nel prossimo progetto riprende il controllo creativo totale su tutta l'opera...
EliminaPer me è da 7 se mi dimentico chi è il regista.
RispondiEliminaSe me ne ricordo, è da 6.
già, il problema è che questo film non è di un regista normale...
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