I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

lunedì 15 luglio 2013

Il concerto ( 2009 )

Nella Russia di Breznev, la carriera di Andrei Filipov, brillante direttore d'orchestra viene bruscamente interrotta allorchè si rifiuta di espellere dalla sua orchestra alcuni musicisti ebrei. Ora è ridotto a fare lo sguattero nei corridoi del Bolshoi ma la sua occasione imprevedibilmente arriva. Un fax intercettato per sbaglio invita la prestigiosa orchestra del Bolshoi ad un concerto in una famoso teatro parigino. E' fatta, Andrei, non senza difficoltà , riunisce la sua vecchia orchestra , ormai arrugginita , organizza la trasferta e partono per Parigi.
E trovano un mondo almeno 30 anni avanti a quello in cui stavano vivendo. Nel frattempo contatta anche una famosa violinista per la parte da solista....
Se sembrava grottesca quell'unica battuta pronunciata da Ivan Drago durante Rocky IV, quel "Ti spiezzo in due" entrato nella leggenda dalla parte sbagliata,pensate a un film popolato quasi tutto da russi che parlano in questo modo.
Ecco il doppiaggio di questo film usato come corpo contundente improprio cerca di distruggere quanto di buono Mihailneau riesce a costruire con la sua capacità di affabulazione cinematografica.
Un film dalle varie anime che parte come una commedia degli equivoci (ma qui non c'è lo scambio di una sola persona ma di un'intera orchestra), prosegue quasi come un pittoresco excursus in una Russia popolata di cafoni arricchiti sempre più ricchi e di gente che si fa camminare il cervello per arrivare a fine mese(come la moglie del protagonista Filipov ex direttore d'orchestra ridotto per ragioni politiche a uomo delle pulizie del Bolshoi, che noleggia figuranti per manifestazioni di piazza). 
Quasi sempre in bilico tra commedia e farsa il film scorre leggero e divertente fino alla svolta nei minuti finali: si vira al melodramma, nell'ultima parte assistiamo a un poderoso concerto per violino, lacrima e orchestra.
Il concerto racconta attraverso una lente deformante una Russia ferma all'epoca di Breznev ma allo stesso tempo prigioniera della globalizzazione,la potenza economica di mafiosi arricchiti e lo spirito di inziativa di coloratissimi zingari.
Quasi un mondo a parte, un pianeta di un altra galassia, uno spunto perfetto per descrivere la voglia d'Occidente che ha tutta la scalcagnata truppa raccolta da Andrei Filipov(il momento del reclutamento è uno dei più buffi, ricorda e non poco l'analogo momento visto in The Commitments ,bellissimo film di Alan Parker) animato da ben altre(e alte) intenzioni che poi vengono svelate durante il film.
E'perlomeno curioso il ribaltamento della prospettiva di questi russi che vedono l'occidente sia come il Paese di Bengodi sia come una congrega di sottosviluppati adatti ai propri piccoli commerci (i telefonini cinesi,il caviale) giusto per rinvigorire l'equazione Ebreo=Commerciante.
Accanto a momenti di spiazzante buffoneria il regista rumeno ci regala personaggi pittoreschi alcuni pateticamente prigionieri del passato monocolore virato al rosso (da collassare il momento in cui il vecchio funzionario KGB complice parla con un funzionario del Partito Comunista francese, partito ridotto a macchietta, ricordando con nostalgia elezioni in cui avevano ottenuto il 100 % dei voti dicendo che nessuno avrebbe saputo fare di meglio), altri votati solo al bisogno di fuga, altri ancora mossi solo da sincera amicizia in una mitragliata di buoni sentimenti.
In questo il film del regista rumeno assomiglia a quelle commedie etniche di cui abbiamo avuto ottimi esempi nel passato(vedi Machan) o a film che magnificano l'iniziativa privata (Full Monty) , ci regala la visione di un mondo globalizzato però nel senso sbagliato perchè stracolmo di cialtroni che guardano tutti, nessuno escluso, il proprio tornaconto personale.

Ci si diverte a contrapporre un Occidente letargico vittima della sua opulenza e un Est vero e proprio monumento alla vitalità e alla capacità di inziativa.Si ride, si va avanti con leggerezza invidiabile, ci si affeziona ad alcuni di questi personaggi che comunque mostrano di avere un cuore grosso così.
Così come si ingrossa il cuore dello spettatore sapientemente portato ad empatizzare quello che vede.
Poi gli ultimi venti minuti; il concerto vero e proprio,la svolta melodrammatica.
Ecco qui viene fuori tutta la capacità di Mihailneau di affabulare con semplici movimenti di macchina che raccordano le varie anime del concerto, il primo violino, il direttore d'orchestra, l'orchestra stessa.
Le note alleggiano nel teatro silenzioso, magicamente fluttuano nell'aria a fondere le varie anime e incorniciano i flashback utilizzati per spiegare perchè Andrei Filipov ha rischiato così tanto pur di fare questo concerto parigino.
Un momento di cinema magico, senza tempo in cui le lacrime della sublime Laurent sono quasi uno strumento aggiunto per armonizzare il tutto.
La trasformazione è completata, l'occidentalizzazione è una conseguenza naturale, il mondo sarà finalmente di tutti i colori e non di uno solo. 
Però per favore fate parlare questi russi con un accento un po'più normale.... non sono tutti figli di Ivan Drago.

( VOTO : 8 / 10 ) 


  The Concert (2009) on IMDb

9 commenti:

  1. Mihailneau è davvero bravo, fa ridere e pensare insieme, e fa gran cinema.
    non è perfetto, ma ci può bastare, no?

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    1. a me è bastato e avanzato, usciì dal cinema veramente contento di averlo visto...

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  2. Film davvero molto carino, che io all'epoca riuscì a vedere in lingua originale. Infatti nella recensione scrissi che temevo per il doppiaggio. Non ce la possono fare a tenersi lontani dalla sindrome "io ti spiezzo in due". ;)

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    1. Il doppiaggio è qualcosa di veramente atroce, da codice penale...però il film supera anche quello...

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  3. Film che ho sempre voluto vedere ma non ho mai avuto il "coraggio". Non so perchè, quasi una vocina mi dicesse di non farlo.

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  4. Mi manca ancora, ho sempre temuto che fosse fin troppo intriso di retorica.
    A questo punto cercherò di recuperarlo.

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    1. nel finale quel quid di retorica c'è ma è un film dall'approccio da cinema medio e non autoriale...non ci si annoia, si ride anche...e poi ci scappa la lacrimuccia, così , a tradimento...

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