Ma è praticamente impossibile. La violenza scoppia improvvisa e avrà conseguenze per tutti gli abitanti della piccola isola.
L'incipit è curiosamente vicino a quello di Drag me to hell di Sam Raimi: una vecchia che sembra aver vissuto momenti migliori nella sua vita chiede un prestito( e non sembra neanche il primo) all'altezzosa impiegata Hae-won.
Non c'è verso di ottenerlo, anzi la vecchia è praticamente abbandonata a se stessa mentre è ancora lì.
Ma Hae-won non se la passa tanto meglio: lo stress le fa brutti scherzi ed è costretta dal suo capo a prendersi una vacanza forzata. E se non bastasse assiste anche a un tentativo di omicidio, ma decide di non denunciare i responsabili.
Vive da sola nel suo appartamento, ha ormai la cassetta della posta invasa da lettere che non ha mai letto e decide di andare a trovare la sua amica d'infanzia Bok nam che vive sull'isola di Moodo assieme alla famiglia del marito e alla figlia, unici residenti di un'isola collegata al resto del mondo da un battello che attracca lì una volta al giorno.
Quello che Hae won trova è qualcosa al di fuori della sua comprensione di donna forte, libera ed emancipata.
Nel micorcosmo di Moodo Bok nam è l'ultima nella gerarchia, maltrattata dalle altre donne dell'isola( madre e zie del marito) e sistematicamente prevaricata dagli uomini con l'aggravante che il marito la picchia selvaggiamente e la umilia facendo spesso venire dal continente una prostituta per soddisfare le sue voglie.
Senza contare che Bok nam sospetta che il marito abbia intenzioni morbose verso la figlia.
In questa situazione Hae Won e Bok Nam cercano di rinsaldare nel ricordo la loro vecchia amicizia. Sono donne a cui la vita ha riservato tratamento e fortune diverse: la donna indipendente di città con la sua pelle chiara, liscia e le mani delicate sembra quasi una bambola di porcellana in confronto alla sua amica che non ha mai potuto prendersi cura di se stessa, ha la pelle scottata dal sole e le mani callose tipiche di chi lavora.
Bok nam vuole fuggire.
Vendetta, tremenda vendetta.
Bedevilled è ricco di molteplici sottotesti che ne sfumano la narrazione: narra il maschilismo patriarcale della società coreana perfettamente riprodotto nel piccolo dell'isola mascherato da rito ancestrale, il ricordo di un'infanzia e di coni d'ombra rimossi come i primi approcci sessuali ( rimossi probabilmente perchè saffici e quindi contrari a quella che è considerata la morale imparata negli anni a venire:infatti il neanche tanto velato approccio di Bok Nam ad Hae Won sortisce effetti diametralmente opposti a quello vissuto nell'infanzia, in cui la prima responsabile era stata Hae Won), il desiderio di fuga frustrato che si trasforma in vendetta polverizzante contro uno spicchio di società in cui stupro e pedofilia appaiono quasi normali e non crimini odiosi quali realmente sono.
Dal dramma della solitudine passando per la narrazione di terribili segreti di famiglia si passa allo slasher all'arma bianca.
Cheol So Jang è stato assistente di Kim Ki Duk e si vede nella plastica composizione dell'inquadratura che non perde mai il suo nitore sia nelle apparentemente sbrigative scene di sesso, sia nell'ultima parte in cui vengono letteralmente affettate carni e sentimenti.
Bok nam matura la volontà di ribellarsi al suo status di solo oggetto( soprattutto sessuale ad uso e consumo degli uomini dell'isola) quando vede che anche la figlia è vittima delle attenzioni di un padre che ha dato già segni di squilibrio. E il regista è bravissimo a inquadrare quelle che potrebbero essere semplici carezze tra padre e figlia come un gesto morbosamente delittuoso.
Bedevilled non è un semplice vendetta movie o uno slasher, è un qualcosa di più complesso: un film delicato e allusivo quando si tratta di sfiorare la memoria dell'infanzia con l'affetto, tremendamente fisico nella parte finale e nell'epilogo.
Le due protagoniste sono ottime nel caratterizzare in modo così antitetico i loro personaggi modificati, scarnificati dall'ambiente in cui si sono trovate a vivere.
Entrambe con la volontà di scardinare lo schema precostituito che sembra imprigionarle.
Ed è splendidamente simbolica, nonchè affettuosa citazione del maestro Kim Ki Duk, la scena con al centro quel magnifico corpo di donna che distendendosi sul pavimento assume come per magia il profilo di un'isola....
( VOTO: 7,5 / 10 )
L'ho in archivio da un po' di tempo; lo avevo completamente dimenticato, mi hai fatto venir voglia di ripescarlo. Grazie.
RispondiEliminaè un bel rirpescaggio, poi mi saprai dire!
Eliminanon ne sapevo niente ma mi ispira!
RispondiEliminacredo che si trovi abbastanza facilmente...
EliminaMi associo a Dantès in tutto e per tutto. ;)
RispondiEliminaè molto ispirante!
EliminaCe l'ho scaricato da un annetto...
RispondiEliminaBene bene, dal voto sembra che ci avevo visto giusto.
Spero di tornarci presto!
su, su , vedi di recuperarlo in fretta che poi voglio leggere che mi sembri molto ispirato!
Eliminaarriva il momento di vederlo:)
RispondiEliminalo DEVI vedere! Imperativo!
Eliminapure io ce l'ho stipato da tempo e mi sa che è giunto il momento di tirarlo fuori :D
RispondiEliminaSono sicuro che ti piacerà!
EliminaUn film ENORME che divora qualsiasi cosa uscita negli ultimi boh dieci anni su torture violenze rape & shit, alla fine ho pianto per la rabbia...
RispondiEliminaconcordo su tutto, anche sulla rabbia ed è tutto girato con stile registico abbacinante!
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