Chris Kyle è un texano educato da un padre rigido abituato a non sbagliare mai un colpo col fucile e a non essere mai disarcionato durante i rodei.
E' quasi una sfida con se stesso quando si arruola nei Navy Seals con l'auspicio di dare una mano al proprio Paese.Ottiene l'abilitazione e nel 2003 parte per il suo primo turno in Iraq dove diviene rapidamente una leggenda per le sua straordinarie abilità da cecchino.
Durante quattro turni di permanenza uccide 160 tra uomini , donne e bambini impegnati in attività ostili contro i militari americani ( cifra certificata), i nemici islamici mettono addirittura una taglia sulla sua testa.
Ha una moglie a casa, figli, ma la sua ossessione è difendere il proprio Paese, quando è a casa il suo pensiero è sempre al suo lavoro...
American Sniper è basato sull'autobiografia di Chris Kyle, cecchino texano morto in modo assurdo ad opera di un altro reduce , vittima come lui di grave stress post traumatico.
Tecnicamente è quindi un biopic.
Il progetto di questo film, partendo dal libro di cui sopra i cui diritti furono acquistati a suo tempo da Bradley Cooper, fu dapprima in mano a David O.Russel, poi a Steven Spielberg e infine è passato nelle mani di Clint Eastwood..
E come può essere trattata la vita di Chris Kyle nelle mani di un vecchio signore quasi ottantacinquenne, ma in formissima, che nella sua vita non ha mai nascosto delle robuste simpatie destrorse?
Come la parabola dell'ultimo eroe americano, un eroe con scheletri nell'armadio grossi così, talmente grossi che è costretto a tornare più volte in guerra per scacciarli , almeno temporaneamente, dalla sua psiche scossa da anni e anni di brutture e scelte difficili.
Kyle non è un fine dicitore, è un uomo semplice che però rielabora quello che sta facendo e quello che ne vien fuori è un uomo di cui una parte muore ad ogni colpo che spara, in protezione del suo Paese .
Ma proteggere la propria libertà non vale certo il prezzo di un ossessione che ti condiziona la vita.
Eppure Eastwood non mette mai in dubbio la necessità dell'azione bellica, l'ineluttabilità della guerra in uno scenario tanto complicato come quello medioorientale.
Cambia il modo in cui racconta il suo protagonista e come lo incastona nella sua poetica di autore e regista a stelle e strisce fin dentro il midollo.
E qui sorgono i primi dubbi: se in Un mondo perfetto ( per quanto mi riguarda uno dei suoi film migliori) Eastwood raccontava la storia di un rapinatore di mezza tacca ma soprattutto raccontava l'America degli anni '60 che si srotolava alle sue spalle, se in Million Dollar Baby raccontava l'America delle seconde possibilità, del Sogno incrollabile, in American Sniper non c'è nulla dietro Chris Kyle, Eastwood racconta con quel pizzico di inevitabile retorica un eroe americano che ha un aspetto granitico ma che in realtà si sta sgretolando pallottola dopo pallottola, omicidio dopo omicidio.
Eastwood riesce a raccontare in maniera solo meccanica il reduce che a casa si sente fuori posto,una specie di elefante nella cristalleria, è qui la retorica che mangia il personaggio e anche questa parte di film che diventa gonfia di un patriottismo ostentato che forse sarebbe stato più adatto alle mani di un Russell o di uno Spielberg.
American Sniper sbanda dalla retta via anche in quelle sequenze in cui Eastwood si lascia affascinare dalle nuove tecnologie: personalmente ho trovato molto stonato quell'abbondare di sangue in CGI e quella sequenza della pallottola contro il cecchino iraqeno risolta con una pallottola computerizzata più da cartoon che da film live action.
Altro problema è l'inevitabile confronto che si pone tra il protagonista di questo film e quello di The Hurt Locker: in fondo sono molto simili ma , mi duole ammetterlo, la Bigelow è molto meglio nel raccontare la parabola di un uomo accecato dalla propria missione che si sente a casa sua solo dentro a quell'asfissiante scafandro che è la sua divisa di lavoro.
Esattamente come Chris Kyle che trova la sua unica dimensione quando è appostato col fucile di precisione e tiene sotto mira i suoi nemici
Tecnicamente solido, con una bella fotografia e un montaggio che impreziosisce lo stile asciutto di Eastwood ( tranne che per qualche sbandamento modernista di cui sopra) American Sniper purtroppo non è il nuovo capolavoro del texano dagli occhi di ghiaccio.
E' la storia di un eroe che può essere tale solo se contestualizzato in una guerra che non gli appartiene ma di cui si appropria assieme al suo fucile non avendo però lo spessore umano per sopportare tutto quello che gli accade.
Al di fuori di quel contesto, a casa sua per esempio, è normale ma si porta dietro le stimmate della sua eccezionalità.
Bradley Cooper , ingrossato all'inverosimile, impressiona.
Un eroe assurdo a cui il destino ha riservato una morta altrettanto assurda.
PERCHE' SI : regia asciutta , comparto tecnico solido, Cooper impressionante
PERCHE' NO : il confronto con The Hurt Locker è a suo svantaggio, qualche sbandamento modernista nella regia di Clint, il film non riesce a raccontare l'America dietro a Kyle.
( VOTO : 6,5 / 10 )
sarà sicuramente in gara per gli Oscar (miglior film e miglior regista)
RispondiEliminama BOYHOOD non si batte
anche io tra i due preferisco Boyhood anche se ho riserve anche su quello...
EliminaUhm, avevo scritto un commento, ma Blogger non mi vuole stamattina :)
RispondiEliminaDicevo che concordo con la tua opinione, e ho dato addirittura mezzo voto in meno. Da Eastwood mi aspettavo di più e, a differenza di Marco, credo che agli Oscar non lo vedremo, fortunatamente.
ogni tanto Blogger fa di questi capricci...non lo so se lo vedremo all'America piace celebrare i propri eroi e ha un comparto tecnico solidissimo, non mi sorprenderei che vincesse gli Oscar tecnici...
EliminaLa pallottola computerizzata non ha convinto neanche me, il film invece si, nonostante la freddezza del protagonista...
RispondiEliminaio più che altro ho individuato il vuoto dietro di lui...
EliminaPer me, invece, assolutamente superiore ad Hurt locker, troppo freddo.
RispondiEliminaQuesto è un film di pancia, di rabbia, di grottesca ed assurda umanità.
E non è certo un patriottismo alla Spielberg, questo.
Ma forse i film più "democratici" di Clint hanno finito per influenzare il giudizio di noi europei.
tra i due preferisco il film della Bigelow che faceva fluire l'adrenalina nelle vene in maniera furiosa, qui siamo nel campo del cinema d'attesa e ho trovato un po' manichea come è trattata la questione musulmana, possibile che siano tutti cattivoni bombaroli?
EliminaNon mi ha convinto, come già scritto da me, e mi ha dato fastidio anche l'enfatizzazione molto meno eroica di come ce la legge Clint l'effettologo..
RispondiEliminaAnzi, sai chettedico? Meglio Shooter allora.. ahah..
RispondiEliminaanche a me da fastidio la retorica patriottica, Clint qui forse non ci è cascato del tutto, troppo esperto per farlo, ma non ha raccontato l'America dietro Chris Kyle...
EliminaSecondo me il film è valido, quella pallottola che viaggia a rallentatore e qualche altra scena non ti nego che hanno disturbato anche me. Un buon Clint ma non il miglior Clint.
RispondiEliminaIo sono appassionato da sempre di Clint, questo film conferma le sue abilità da regista ma non credo che fosse troppo nelle sue corde emotive...
EliminaLo guarderò appena possibile :) Com'è il ritmo? Vedendo il trailer, ho un po' paura possa annoiarmi...
RispondiEliminail ritmo è da cecchino, lento nella prima parte ma poi aumenta....
EliminaTi dirò, a mio modesto parere il film non è proprio patriottico. Anzi, Clint - che per me è democratico, solo che ancora non sa di esserlo - lascia volutamente la politica da parte per mostrare solo i dilemmi di un uomo, ritraendolo proprio per il bisteccone che è, ma senza dargli troppa gloria. E credo che il bello di quel film (che non ha convinto del tutto manco me) stia in quella sua coerente obiettività.
RispondiEliminaio invece l'ho trovato un po' manicheo nel raccontare un conflitto ineluttabile, necessario ma i buoni non stanno tutti da una parte e i cattivi dall'altra...
EliminaIo non ho visto The Hurt Locker e quindi non posso fare il paragone.. ma a me è piaciuto molto, soprattutto nelle scene più intime della vita di Chris, diviso tra la guerra e la banale normalità.
RispondiEliminaed è proprio quella banale normalità che lo ha ucciso...
Eliminane parlerò pure io a breve...
RispondiEliminati aspetto...
Eliminaio sono d'accordo con Jean Jacques... Credo che Clint abbia raccontato il punto di vista di un uomo semplice che, indottrinato come solo gli americani riescono a fare, cerca di non porsi troppe domande. O meglio cerca di darsi le risposte giuste. E' patriottico? sì, per forza. Ma tra la scelta di far vedere un certo tipo di Iraq, Clint gli ha messo di fronte anche omicidi di bambini e donne. Non è solo una ricerca di adrenalina quella di Kyle, è una chiamata come forse noi italiani che ci sentiamo tali solo durante le partite della nazionale non capiamo. Ma io, il personaggio l'ho trovato reale, fattibile. Perchè di persone così, a loro modo semplici e che credono che nel mondo ci siano i buoni e i cattivi il mondo è pieno.
RispondiEliminaE si deve fare attenzione a non confondere quello che il personaggio fa e dice, da quello che pensa il regista. Credo che in molte parti ci sia stato un tentativo di obiettività, che è poi sfumato, in molti punti. Ma sopratutto nella banalità del finale sulla tragedia della famiglia americana felice e nelle immagini della commemorazione. Ma del resto, quanto si fanno biografie su certi personaggi, a così breve tempo dalla morte, l'apologia è quasi obbligatoria.
io l'ho trovato abbastanza manicheo nella sua distinzione tra buoni e cattivi cattivi e mi è spiaciuto che praticamente tutti i musulmani di questo film stanno dall'altra parte della barricata...sappiamo bene che non è così...anche per me il personaggio è reale, quello che manca al film è la capacità di raccontare che cosa c'è dietro il personaggio...
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