Roma anni '70 : Silvia lavora , forse un po' troppo, in un laboratorio di chimica ed è travagliata da un trauma infantile, il pensiero di aver causato la morte della madre.
Ma è serena, è fidanzata ed è realizzata professionalmente. Una sera a casa di amici è sconvolta dal discorso che intraprende il professore di sociologia Andy, il quale afferma che in Africa ancora si è dediti a culti oscuri e a sacrifici umani.
Tutto questo le fa riaffiorare nella memoria alcuni momenti della sua infanzia tra cui il ricordo della figura della madre nell'atto di cospargersi di profumo.
Per Silvia comincia la discesa nell'abisso, una bambina si trasferisce a casa sua , terrorizzandola , accadono altri sanguinosi accadimenti e per lei è sempre più difficile distinguere la realtà dall'incubo.
Si suicida ma il suo corpo viene recuperato da una setta di individui di grigio vestiti che la mette al centro del loro culto.
E in questa setta ci sono tutti coloro che facevano parte della sua vita, dal fidanzato, al professore, allo svampito vicino di casa....
In un tempo di thriller a sfondo mitologico animale come quelli di Argento e di una quasi infinita serie di filmacci nati sulla scia dei primi lavori del regista romano , il film di Barilli si erge nettamente sopra la media per gusto figurativo e per rifuggire quasi del tutto quel gusto grandiguignolesco che caratterizzava il genere.
Il punto di riferimento è ben evidente ed è il Polanski di Rosemary's Baby ma anche quello di Repulsion.
Silvia vive apparentemente felice , ha una bella casa, un bel lavoro, un fidanzato che la ama e si lamenta perché la vede troppo poco, non ha problemi economici.
Ha tutto quello che una giovane donna come lei può desiderare:
Eppure c'è qualcosa che non va in lei..... o forse c'è qualcosa che non va in quello che la circonda.
La Roma inquadrata da Barilli è assolata, svuotata come può esserlo nella canicola agostana , ha un aspetto vagamente spettrale un po' come la casa di Silvia e il condominio in cui abita.
Sembra che tutto faccia a gara per opprimerla o per disseminare la sua psiche di dubbi.
E questi dubbi diventano sempre più grandi, dei macigni che condizionano la vita di Silvia a tal punto che non è più in grado di discernere quale sia la realtà e quale sia l'incubo.
Lo spettatore vede tutto con gli occhi di Silvia , quindi è portato ad empatizzare fortemente la sua figura fragile e tormentata e anche lui, come lei, è inerme di fronte alle sue visioni e alla presenza ingombrante di quella bambina che fa da cassa di risonanza a tutte le sue fobie e dà voce a tutto il pregresso traumatico della sua infanzia.
Se sono innegabili le influenze polanskiane , andando un po' più in fondo si possono notare analogie anche con un altro thriller " cospirazionista" come il bel La corta notte delle bambole di vetro di Aldo Lado, ancora più ardito sotto il profilo stilistico, e non si possono sottacere le similitudini tra questo Il profumo della signora in nero con Macchie Solari , film di Armando Crispino uscito l'anno successivo ( in comune una Roma spettrale come non mai e la biondissima Mimsy Farmer) e anche quell'aroma , sempre polanskiano, de L'inquilino del terzo piano, comunque successivo a questa pellicola di Barilli.
A differenza dei suoi contemporanei, thriller nati sull'onda del successo di Dario Argento, Il profumo della signora in nero, è un film dal ritmo piuttosto compassato, che punta poco o nulla sul sangue o sull'effettaccio fine a se stesso, ma indugia sull'atmosfera, sulla suggestione , suggerendo l'orrore più che mostrarlo.
E quando lo mostra , nelle ultime, bellissime sequenze, il pugno allo stomaco è garantito.
Il finale è qualcosa di raggelante, senza speranza, bello figurativamente ma terribile.
E' un vero peccato che Barilli non abbia proseguito su questa strada ma sia rimasto invischiato in una carriera da attore di secondo piano e regista di documentari o di fiction televisive.
Il talento c'era e aveva una vita davanti per dimostrarlo , quando fece questo film aveva appena 31 anni.
Nel 2012 è comparso come attore e come guest director nel film La casa nel vento dei morti di Francesco Campanini.
PERCHE' SI : thriller a tinte orrorifiche che punta tutto sull'atmosfera, ottima Mimsy Farmer, grande gusto figurativo di Barilli
PERCHE' NO : ritmo forse un po' compassato, qualche attore comprimario non all'altezza
( VOTO : 7 / 10 )
Mi piacciono i film in cui la paura non viene indotta col sangue e con le scene troppo truculente. Non conoscevo questo regista, tantomeno il film. Ho proprio voglia di vederlo.
RispondiEliminaNon ho solo capito una cosa, hai scritto "gusto grandiguignolesco"...traduci per le ignoranti come me? ^_^
Il Grand Guignol era il teatro di bassa lega dell'Ottocento, che si soffermava su tematiche che oggi definiremmo pulp e con una particolare propensione agli effettacci sanguinolenti...spero che i puristi non me ne vogliano per averlo riassunto così...
Eliminaho questo film in dvd trovato in un a bancarella per 3eruro...a volte si trovano buoni film nelle bancarelle, basta avere un po' di pazienza e fortuna...
RispondiEliminamai sottovalutare le bancarelle delle offertone..;) hai pescato bene....
EliminaFrancesco Barilli è sicuramente uno dei nostri grandi registi che furono troppo spesso sottovalutati o addirittura ostacolati nel loro lavoro. Questo "profumo della signora in nero" (assieme a "Pensione Paura") è l'esempio delle sue enormi potenzialità. Fino a qualche tempo fa aveva una sua rubrica fissa sulla rivista "Nocturno" e. leggendo tra le righe, si notava spesso un po' di amarezza e di rimpianto per ciò che il nostro cinema avrebbe potuto essere e non è stato.
RispondiEliminaPensione Paura non l'ho visto, spero di farlo a breve, ma Barilli, un po' come Crispino in Macchie Solari cercava una via alternativa all'horror e al thriller argentiano...evidentemente a produttori e spettatori non stava troppo bene...
EliminaHo letto anche io gli interventi di Barilli su "Nocturno" rivista, condivido le impressioni di Obsidian sull'amarezza provata dal regista sulle sorti sue e su quelle del Cinema italiano.
RispondiEliminaPeccato, perché Barilli aveva talento.
io purtroppo non ho mai letto Nocturno, ma sono sicuro che è come dite voi, anche perché la sua carriera non è stata di quelle così brillanti...
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