Storia della gloriosa tradizione del kung fu a Foshian, della lotta per il predominio delle varie scuole di pensiero riguardo a questa arte marziale con protagonista Yip Man, diventato famosissimo anche in occidente per essere stato il maestro di Bruce Lee.
Yip è scelto per succedere a Gong Baosen, colui che era stato capace di unire le scuole di kung fu del nord e del sud della Cina ma viene contrastato da sua figlia Gong Er che lo sfida in un memorabile duello. Ma è anche la storia dell'amore impossibile tra Gong Er e Yip sullo sfondo di avvenimenti storici tellurici come l'invasione giapponese, la Seconda Guerra Mondiale e la rivoluzione maoista.
Avvenimenti a cui la scuola di Yip Man cerca orgogliosamente di sopravvivere.
The Grandmaster è un progetto travagliatissimo che ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei due anni e oltre di lavorazione. Un film che a un primo montaggio durava oltre quattro ore e che poi successivamente è stato ridotto ai circa 130 minuti della versione finale.
E di questo il risultato finale in parte ne risente perchè il film risulta compresso , quasi criptico in certi passaggi, e ciò è dovuto anche alla grande quantità di personaggi in campo.
La domanda che mi sono fatto approcciandomi a questo film è stata: ma che c'entra uno come Wong Kar Wai con un film di kung fu?
Soprattutto perchè ho ancora negli occhi l'altra biografia romanzato del maestro Yip Man ( Ip Man) che dava molto spazio alle arti marziali ma anche alla storia e a un sentimento di appartenenza patriottico.
Tematiche per quanto mi riguarda del tutto estranee al cinema di Wong Kar Wai.
E infatti...The Grandmaster non è un film incentrato solamente sulle arti marziali anche se contiene una delle più belle scene di combattimento mai viste al cinema, una sequenza sparata in faccia allo spettatore subito, all'inizio, un lunga, lunga lotta sotto la pioggia che cade con i corpi fluttuanti dei protagonisti che sembrano acquisire quasi spessore tridimensionale nelle loro movenze flessuose e decise con una macchina da presa mobilissima ma mai confusionaria che sembra quasi aliena alla concitazione dello scontro fisico ma che plasticamente accarezza corpi e traiettorie in un crescendo di intensità a cui è praticamente impossibile resistere.
Ma nel raccontare ( alla sua maniera ) la vita di Yip, Wong Kar Wai divaga e narra quello che più gli preme e non sono certo i duelli. Il maestro sembra molto più interessato a esplicare al meglio la propria idea di cinema che ad aderire agli avvenimenti in un kolossal che , accanto alle indubbie qualità figurative, mai stucchevoli ma pericolosamente vicine alla maniera perchè la regia di Kar Wai non risparmia finezze di ogni tipo coadiuvata da una fotografia magnifica, mostra il meglio di sè quando deve far emergere la relazione tra Gong Er e Yip Man, il classico amore impossibile raccontato come di consueto magnificamente dal regista cinese.
E' qui che emerge potente la grandezza del suo cinema, in quegli sguardi carichi d'amore e di infelicità, tra la speranza e l'amarezza.
Wong Kar Wai sembra quasi disinteressarsi a raccontare la Cina e la storia del '900,a mitizzare la figura di Yip come succedeva nell'altro film. E' preso dalla propria idea di cinema , nel proseguire coerentemente il proprio discorso artistico .
The Grandmaster è un affresco freddo e a tratti autocompiaciuto ma è illuminato da flash di bellezza accecante che guarda il caso coincidono quando viene fuori l'anima lacerata del melò che percorre trasversalmente il film come un sottilissimo fil rouge, quasi invisibile ma di cui si avverte sempre la presenza.
E nei duetti tra Tony Leung e la bellissima Zhang Zy yi ( attori magnifici) sta il meglio di tutto il film.
Dopo la controversa trasferta americana di Un bacio romantico , Wong Kar Wai torna ai suoi fasti con un film magari non all'altezza dei suoi film migliori ma assolutamente degno di nota nell'asfittico panorama cinematografico moderno.
Il problema è che In the mood for love riusciva a spezzare cuori con un solo sguardo e The Grandmaster non riesce con il suo afflato epico a far dimenticare neanche per un attimo la grandezza di quel film....
( VOTO : 7 / 10 )
Il mio preferito di Won Kar-wai, fra quelli che ho visto, rimane "2046". Dopo, ma di pochissimi punti, c'è "In the mood for love".
RispondiEliminaDi questo ne ho scritto persino io e devo dire che condivido in toto i tuoi pareri. Film visivamente magnifico, ma il suo non essere né un film di king-fu né un melò, lo fa sembrare né carne né pesce (quanti 'né').
Io preferisco In the mood for love, ho letto la tua recensione e anche io mi ci sono riconosciuto totalmente...
EliminaQuoto. Io non ne ho scritto,perchè aspetto la versione estesa che SSO.SO.So che prima o poi ce la cicciano fuori.
RispondiEliminaeh eh 4 ore di Wong Kar Wai sono una goduria da cinefilo e sicuramente renderanno questo film meglio intellegibile...
EliminaUn film sospeso a metà, troppo 'contenuto' e distante per essere un mèlo e troppo superficiale per essere un trattato storico. Affascina, ma non scalda i cuori. Ma sull'abilità registica di Wong Kar-Wai e l'accuratezza dei dettagli non si discute: ci sono sequenze di una bellezza 'esagerata', che valgono da sole il prezzo del biglietto: prima fra tutte il duello lungo i binari della stazione... meraviglioso!
RispondiEliminaio credo che a Wong Kar Wai non interessi l'affresco storico ma si sia concentrato sui personaggi e sullo sviluppare la propria idea di cinema. Visivamente è magnifico ma forse manca di quel pathos che manifesta nei momenti in cui il melò vola altissimo...
EliminaUn film in bilico tra la troppa autoreferenzialità della prima parte e la bellezza struggente della seconda. Riuscito solo a metà. Peccato.
RispondiEliminaè inferiore ai suoi capolavori ma secondo me visivamente vale il prezzo del biglietto...
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