1912: Braddock , assieme a un altro compagno di sventura, unici sopravvissuti di un naufragio, dopo 17 giorni alla deriva approda a una piccola isola dispersa nell'immensità dell'Oceano Pacifico. Nell'isola tiene i suoi esperimenti uno scienziato, il dottor Moreau, genetista ossessionato dalle infinite variabili della genetica e della microbiologia.Il compagno di Braddock muore dopo poco tempo, mentre lui viene accolto dal dottore e dal suo collaboratore. Addirittura viene informato sul tipo di sperimentazioni che stanno facendo: un siero che trasforma gli animali dell'isola in esseri umani riprogrammandone il codice genetico. Ma nel siero c'è qualcosa che non va e nell'isola c'è ormai una comunità di mostruosi ibridi che tuttavia risponde alle leggi arbitrarie promulgate da Moreau che le fa rispettare tramite la violenza e la paura.
Verrà però il tempo della ribellione....
Precisiamo subito che non si tratta di un grandissimo film però è una di quelle pellicole a cui ci voglio un sacco di bene e che con piacere ogni tanto riguardo solo per il gusto di scivolare nei ricordi.
Per me L'isola del dottor Moreau è il ricordo di un bellissimo libro letto quando ero poco più che bambino, scritto da H.G. Wells che a quell'epoca era il mio fornitore abituale, un vero e proprio pusher, di sogni e incubi visto che a quell'età al limitare tra l'infanzia e l'adolescenza ho divorato praticamente la sua opera omnia assieme ad altri esempi di letterature considerata magari "bassa" ma di indubbio impatto per quanto mi riguarda come Conan Doyle e Agatha Christie.
Che poi, anche rileggendola con l'esperienza di oggi, tanto "bassa " non mi pare. Sono romanzi fluidi, scorrevoli ma che sono scritti con grande gusto e tecnica. Se poi appartenere a una letteratura considerata abbastanza di retrovia nei circoli letterari più snob è il prezzo da pagare, beh lo pago ben volentieri e mi rituffo nella lettura.
Altro motivo per cui a questo film ci voglio un sacco di bene è perchè è associato a uno dei miei primi ricordi cinematografici. Mio padre aveva cominciato a portarmi con sè al cinema, lui era appassionatissimo e questa sua passione mi ha contagiato sin da piccolo , e mi portò a vedere questo film.
Era la stessa stagione in cui uscì un altro caposaldo dei miei ricordi cinematografici d'infanzia, L'orca assassina.
Quindi qualcosa di memorabile a prescindere.
All'epoca uscì entusiasta e tutto questo entusiasmo si tramutò in una molla per procurarmi i romanzi di Wells che ancora non conoscevo.
Rivisto con gli occhi di oggi come dicevo prima non è un gran film: il film diretto da un mestierante specializzato in sequels come Don Taylor sconta il peso degli anni , ha una regia un po' piatta che in più di una parte si adegua a standard televisivi, gli effetti speciali sono un po' troppo artigianali e anche il trucco Il pianeta delle scimmie) ma curiosamente si anticipa anche la maschera da licantropo che poi farà furore in uno dei capolavori di Landis come Un lupo mannaro americano a Londra.
degli animali lascia intravedere un po' troppe caratteristiche umane ( sembra quasi di trovarsi a una session di trucco de
La prima parte però resta notevole : l'atmosfera è inquietante fin quando è celato il mistero che si nasconde nell'isola, quelle urla bestiali che lacerano l'aria fanno ancora la loro porca figura così come non si può dire nulla di un cast ultraprofessionale che magari ha fatto di meglio nella carriera, ma qui assolutamente all'altezza con la leggenda Burt Lancaster nella parte del dottor Moreau e un divo allora sulla cresta dell'onda come Michael York senza dimenticare un comprimario di lusso come Nigel Davenport e la bellissima Barbara Carrera.
Spettacolari le sequenze con gli animali ( veri) nel finale , scene che rimasero a lungo nei miei occhi da bambino.
Che dire?
Ogni tanto fa bene rituffarsi nei ricordi per provare un po' di sana , vecchia nostalgia.
Ed è sempre un bene non cancellare defiitivamente i ricordi di un bambino....
( VOTO : 6,5 / 10 )
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