Non è facile vedere un film su cui si sono letti pareri entusiastici da più parti.
E poi adoro Audiard maledicendolo quasi che si conceda così poco dietro la macchina da presa. Tutto questo per dire che avevo aspettative altissime e quando è così c'è il rischio di venire delusi cocentemente.
Ma qualcosa mi dice che oggi non sarà così.
Il profeta rilegge il genere carcerario rielaborandolo alle fondamenta partendo da un aspro realismo. Il giovane diciottene protagonista non avrebbe gli strumenti cognitivi per sopravvivere: è analfabeta, non ha nessuno fuori che gli possa mandare soldi, c'è appena un accenno al fatto che ha aggredito un poliziotto con un coltello e questo ha determinato la sua condanna a sei anni e mezzo di carcere nonostante lui si professi innocente, è stato catapultato in un mondo popolato da facce patibolari (complimenti per il casting) che lo guardano come i predatori guardano una preda.
Nel carcere c'è un'insidia nascosta dietro ogni angolo. Avrebbe bisogno di protezione e invece trova un lavoro da schiavo. Malik, che parla arabo è usato dalla potente cricca dei corsi capitanati dal vecchio Luciani per tenere sotto controllo i nemici arabi. Già qui è evidente uno dei fattori preponderanti del film, un tema molto caro al regista parigino: la lingua come barriera (quasi) insormontabile.
Malik nel suo anonimato viene scelto perchè sa parlare arabo e viene sottoposto a una sorta di test d'ingresso: deve uccidere un detenuto arabo. Che da morto si trasforma nella voce della sua coscienza prima tormentandolo e poi trasformandosi in una sorta di contrappunto costante nel suo percorso di crescita.
Perchè il film di Audiard tra le sue varie anime è soprattutto un racconto di formazione, un progresso costante tenuto nascosto e stando sempre al riparo il più possibile dalle insidie. Il carcere non serve però a reinserire Malik dopo che ha scontato la pena. In carcere il giovane che avevamo visto all'inizio del film si trasforma in un uomo,un criminale di sconfinata ambizione e abilità.
Il capo dei corsi che si accorge che Malik sta acquisendo sempre maggior sicurezza gli chiede anche perchè continua a fargli il caffè pur potendo aspirare a molto meglio. E Malik non risponde,mette la polvere nel bicchiere e aggiunge l'acqua in silenzio. Malik fa tutto quello che gli ordinano ma intanto organizza il suo futuro con calma ,senza fretta.
Malik sta diventando uomo e presto se ne accorgerano tutti.
Il profeta (l'articolo determinativo del titolo italiano è assolutamente risibile tanto è fuoriviante) è un film che supera le due ore e mezza senza che lo spettatore se ne accorga, è l'opera più complessa e sfaccettata di Audiard, un viaggio all'interno dell'universo Malik e della sua crescita esponenziale nel non luogo di un carcere.
La vita carceraria è scandita da ritmi circadiani sempre costanti: i pasti, l'ora d'aria, le docce, il lavoro.
Tutto filmato con assoluto realismo senza alcun filtro.
E' un film in cui sono di fondamentale importanza le barriere linguistiche e proprio per questo bisognerebbe guardarlo in lingua originale per cogliere tutte le differenze linguistiche che purtroppo vengono appiattite dal doppiaggio.
Malik sapendo l'arabo è il trait d'union tra i corsi e gli arabi, stando con i primi ne impara la lingua quasi rubandola giorno per giorno, studia francese alla scuola del carcere.
E'l'unico che riesce a comunicare foneticamente con tutti. Il film quasi non dà riferimenti temporali (l'unico riferimento è la banconota da 50 franchi che all'entrata del carcere Mlik si nasconde in una scarpa), l'altroquando cinematografico in cui è immerso è plumbeo, noi vediamo questo ragazzino imberbe che si trasforma davanti ai nostri occhi.
Da cucciolo che era con occhi quasi spauriti ora ha salito rapidamente tutti i gradini della piramide alimentare, da preda è diventato predatore.
Non c'è lotta per il dominio tra Malik e Luciani, il vecchio capo dei corsi.
Malik gli fa semplicemente terra bruciata intorno. Forse gli è stato suggerito dall'ultima apparizione dell'arabo che aveva ucciso per essere accolto dai corsi.
La sua coscienza si dissolve nelle fiamme. Non c'è vendetta.
E'solo la legge del più forte,del maschio alfa nel branco.
E'arrivato il nuovo maschio alfa.Il vecchio si deve rassegnare....
Splendido film.
( VOTO: 9 / 10 )
Un filmone, non c'è che dire.
RispondiEliminaInsieme a Cella 211 uno dei migliori realizzati negli ultimi vent'anni a tema carcerario.
La sequenza del primo omicidio, poi, è pazzesca.
è vero, quella sequenza è qualcosa che ti si stampa negli occhi!.Audiard è un grandissimo regista!
Eliminaoh yeah!
RispondiEliminafuckin' great!
Eliminaun capolavoro senza se e senza ma. potente!
RispondiEliminada studiare nelle scuole se non fosse leggerissimamente spostato verso il lato oscuro della forza!
EliminaNella top ten del 2009 e ora voglio vedere al più presto "Una sapore di ruggine e ossa" che è appena uscito.
RispondiEliminaè vero, spero di vederlo presto!
EliminaMi manca, devo assolutamente recuperarlo.
RispondiEliminaBeatrix, visione assolutamente obbligatoria!
EliminaManca anche a me però mi erano piaciuti davvero molto Sulle mie labbra e Tutti i battiti del mio cuore dello stesso regista, il secondo in maniera particolare, grande film.
RispondiEliminagrandissimi film entrambi ma questo non te lo puoi far scappare.
Eliminaun gran film, niente da dire, bello per gli occhi e per la storia.
RispondiElimina"Un sapore di ruggine e ossa" secondo me è inferiore, sempre a livelli alti, ma...
Audiard lo andrei a vedere a scatola chiusa ma il suo ultimo non so se riuscirò a vederlo al cinema....sicuramente in qualche maniera lo vedrò...
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