Ah Tao ha fatto per tutta la domestica in una famiglia di Hong Kong crescendone addirittura quattro generazioni. Un infarto le fa prendere la decisione che non avrebbe mai voluto prendere: andare in pensione. Roger, produttore cinematografico, cresciuto da Ah Tao decide di restituirle a poco a poco tutta la riconoscenza che non le ha mai mostrato nella vita. Sceglie per lei un ospizio e un trattamento lussuoso secondo gli standard hongkonghesi ( ma appena passabile secondo i nostri) e cerca di starle vicino per quanto possibile fino alla fine.
A simple life sembra che non racconti nulla ma in realtà affronta tematiche importanti con una delicatezza difficile da riscontrare altrove.
Il film di Ann Hui mette sotto la sua lente d'ingrandimento il rapporto tra un uomo ormai di mezza età ( colpo al cuore : è Andy Lau, gli anni passano per tutti, anche per lui che ha ormai passato i 50 ) assorbito totalmente dal suo lavoro e una donna anziana che ha votato la sua esistenza al servizio per gli altri, a crescere figli altrui dimenticando quasi di vivere la propria vita.
C'è affetto tra Roger e Ah Tao ma è dimostrato più con freddi gesti concreti ( il darsi da fare per sistemarla nel miglior modo possibile, il portarla fuori a pranzo ecc ) che con parole ed effusioni particolari.
Lei gli vuole bene come un figlio e lui la adora come una madre eppure restano ambedue ingabbiati nei ruoli che la società ha assegnato loro: il padrone e la domestica.
Roger sembra mosso più da un qualcosa vicino alla riconoscenza che non all'affetto vero anche perchè lui stesso è stato in passato molto malato ed Ah Tao era stata amorevolmente al suo capezzale facendogli recuperare salute e forze insegnandogli uno stile di vita più che morigerato ( e un rapporto col cibo diverso dagli eccessi di cui era vittima).
A simple life affronta senza false ipocrisie anche il tema della vecchiaia in una civiltà che vive ad altissima velocità come quella hongkonghese ( e cinese in genere).
E qui vengono fuori tutte le differenze con gli standard occidentali: a Hong Kong l'ospizio di lusso è quello con infermiere gentili, accompagnatrici straniere e magari con una microstanza ( perchè sono proprio piccole, contengono un letto e poco altro) tenuta abbastanza pulita. Spazi angusti, quindi, una forzata condivisione degli stessi con tanti altri anziani costretti alla permanenza in queste case di riposo. Per noi è qualcosa di estremamente diverso.
Ma la solitudine obbligata dell'ospizio è la stessa, anche se è un posto paradisiaco pesa sempre la lontananza degli affetti.
Il luogo in cui la domestica viene portata è a prima vista una specie di girone infernale però durante il film acquista quella parvenza di umanità di cui ha bisogno Ah Tao: in fondo la compagnia è piacevole e le infermiere sono veramente premurose. Si è quasi come se si fosse in famiglia.
A simple life è quindi un film sulla fase autunnale di una vita, sul senso del distacco, sull'affetto e la riconoscenza che si possono provare pur ingabbiati da convenzioni sociali.
La riconoscenza è ben visibile, mentre l'affetto si percepisce tra le righe , tra le sfumature del rapporto tra Ah Tao e Roger.
Tratto da una storia vera, il film di Ann Hui è una delicata elegia malinconica con la cinepresa che accarezza volti e corpi quasi con affetto.
Ma non lascia mai spazio alla lacrima facile.
Eccellenti le prove dei due protagonisti: Andy Lau fa quasi dimenticare tutto quello che ha fatto prima , nascondendosi, quasi annullandosi in un personaggio sotto le righe, mentre Deanie Yip , star hongkonghese assente da dieci anni dal grande schermo, si rimette in gioco con un personaggio difficile , più vecchio di lei e che affronta con grandissima dignità il suo ultimo autunno.
( VOTO : 8 / 10 )
L'ho recuperato in questi giorni, da mesi aspetto di vederlo e il tuo post mi fa ottimamente sperare.
RispondiEliminaRimedierò presto!
decisamente un bel film orientale fino al midollo ma la Cina non è mai stata così vicina!
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