MY DYING BRIDE "A MAP OF ALL OUR FAILURES "( Peaceville Records 2012 ) Seguo questo gruppo dai loro primi passi nel music biz e ormai per me sono diventati una sorta di consuetudine. Ogni loro nuovo disco è una rimpatriata con vecchi amici che sono ormai più di 20 anni che si conoscono.A loro va la mia eterna gratitudine per avermi regalato due capolavori assoluti antitetici tra di loro( Turn Loose The Swans e The Angel And The Dark River, probabilmente i due estremi della loro musica tenendo fuori il recente esperimento del doppio/triplo Evinta, qualcosa di alieno alla loro discografia ma comunque di fascino malsano) e un sacco di buoni dischetti. A map of all our failures non contiene moltissime innovazioni, la voce di Aaron è quasi sempre in clean ( ma le rare parti growl lasciano il segno ), i brani sono tutti lenti come tradizione vuole e intrisi di una malinconia che è difficile da mandare via anche dopo aver finito di ascoltare tutto il cd. C'è spazio anche per il violino che disegna melodie semplici ma efficaci sul muro di chitarre. Più di 60 minuti che, nonostante il genere non fruibilissimo non viene mai voglia di skippare. Nota di particolare merito all'opener Kneel Till Doomsday, a The Poorest Waltz ( il singolo) e al brano di chiusura Abandoned as Christ ( VOTO 8+ / 10 ) .
BLUT AUS NORD " 777- SECT(S) ( Debemur Morti 2011 ) Ascoltare i Blut Aus Nord è come salire su uno Shuttle e farsi un giro nello spazio , magari anche allontanandosi dalla Terra madre. Ancora una volta c'è del marcio in Francia soprattutto in ambito black metal, una visione assolutamente personale del genere che non trova riscontri altrove.777- Sect(s) è il primo atto di una trilogia (già data alle stampe) in cui tutti i brani hanno praticamente lo stesso titolo ( Epitome, si distinguono solo per i numeri romani progressivi ). Il loro astral black metal da un lato è figlio di un industrial apocalittico, dall'altro il black verbo viene destrutturato e ricomposto a piacimento con sintetizzatori, batterie elettroniche che scandiscono ritmiche disumane e uno screaming ultrafiltrato che a fatica si fa strada in mezzo a tutto il bailamme.
Ascoltare i Blut Aus Nord è esperienza diversa, sfiancante per chi non è abituato, di grande appagamento per chi si lascerà trasportare.Sconsigliato ai deboli di orecchie e a chi cerca semplicemente un dischetto da ascoltare senza troppi pensieri. Per apprezzare bisogna ascoltare con estrema attenzione.( VOTO 8 / 10 ) .
THERION " LE FLEURS DU MAL " ( End of the Light , 2012 ) Io a Christopher Johnsson, mastermind dei Therion, gli farei una statua equestre nel mio giardino e ogni mattina mi prostrerei davanti a lui . Nonostante ormai viva con le alucce ai piedi riuscendo a parlare solo di mitologia sumera e demoni assirobabilonesi gli offirirei il caffè ogni mattina solo per starlo a sentire magari senza capire una beneamata mazza di quello che sta dicendo. Dopo il comunque valido Sitra Ahra del 2010, c'era aria di licenziamento di massa in casa Therion ( il sesto o settimo, ci sono più ex Therion in Scandinavia che abitanti,del resto se a Chris je piace così...) e così è stato. La leggenda narra che il nostro eroe sia stato assalito dalla fregola di fare un musical recuperando la vecchia canzone francese e che abbia bussato a quattrini alla Nuclear Blast per proporre il progetto. La casa discografica teutonica gli ha risposto "nein! a noi sembra una cazzaten fare un disken di cover di vecchien canzonen franzosen" e lui non contento ha tirato fuori di tasca sua i 75 mila euri necessari alla realizzazione di questo disco. Leggendo in giro in molti hanno apprezzato: tutti quanti a scappellarsi e a dire "ma bravò Johnsson, ma bravì Therion che avete fatto tutte queste belle rivisitazioni". Anche il sito metallaro più intransigente è diventato esperto delle canzoni di Gainsbourg, della Sylvie Vartan e di Betty Mars.
Christopher posso dirti una cosa?
Ma vaffanculo! se volevo ascoltare canzoni francesi non compravo un disco dei Therion, no? Torna a fare la musica che sai fare è inutile girare versioni gothic sinfoniche di canzoni da musical...Soldi rimpianti non per come è fatto il disco( sempre suonato e prodotto alla grande) ma per quello che propone. ( VOTO : 4 / 10 )
DELAIN " WE ARE THE OTHERS " ( Roadrunner Records 2012 ) Terzo album per gli olandesi Delain capitanati dal tastierista ex Within Temptation Martijn Westerholt e dalla bravissima cantante Charlotte Wessels. Questo disco era pronto dal 2010 ma varie traversie di casa discografica ne hanno bloccato l'uscita fino al giugno di quest'anno. E' il terzo disco dei Delain che finalmente riescono a scrollarsi di dosso l'etichetta ( maligna ) di cloni dei Within Temptation. In realtà i loro primi due dischi Lucidity ed April Rain pur debitori di ispirazione nei confronti del gruppo succitato contenevano pezzi veramente belli.Con We are the others i Delain mettono la freccia e sorpassano i conterranei con un disco fresco, frizzante , easy listening , con pezzi piuttosto brevi e melodie che si memorizzano subito. Pochi arrangiamenti sinfonici ma molte tastiere e con la chitarra che comunque fa sentire il suo peso con dei riffs che a volte pesano come macigni.Mi dispiace un po' l'abbandono totale o quasi della voce maschile. Mi hanno ricordato in alcuni frangenti gli Stream of passion della bella e brava Marcela Bovio. Charlotte Wessels è di una bravura disumana: ben lontana dai toni lirici di una Simone Simons( Epica) o di una Sharon den Adel ( Within Temptation) esibisce una voce dal timbro suadente capace di prendere qualsiasi nota.Nella special edtion ci sono anche alcuni pezzi dal vivo. Non precisamente la mia cup of tea ma degnissimo di un ascolto.(VOTO 7,5 / 10 )
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