Poco tempo fa mi è capitato di disquisire a proposito di un film colombiano di ottima fattura ( The Squad aka El Paramo) che parlava di una squadra di soldati d'elite dell'esercito colombiano mandati in un avamposto sperduto tra le montagne per scoprire che la guarnigione ivi ubicata era sparita nel nulla.
Per dare un minimo di coordinate stilistiche al film in questione si accennò a roba come La cosa e Fog di Carpenter oppure anche a Il deserto dei Tartari di Zurlini.
Questo era dovuto al fatto che la causa di tutto quello che era accaduto era ignota e molto verosimilmente non esterna alla base militare.
Ecco, ho parlato di quei film perchè ancora non avevo visto questo GP 506.
The Squad come atmosfera ricorda molto da vicino questo film coreano del 2008 ambientato in un avamposto sudcoreano situato nella zona demilitarizzata posta a cuscinetto tra le due Coree ( il posto di guardia 506 appunto).
Un non luogo che sembra non esistere neanche sulle carte geografiche.
La storia per sommi capi è quella di un plotone militare sterminato non si sa da chi o da che cosa. Ovviamente l'unico militare superstite è il sospettato principale. Il gruppo di militari mandati a indagare ai comandi di un sergente (che ha una sola notte di tempo per risolvere il mistero di questa carneficina, altrimenti tutto sarà insabbiato).si trova di fronte a una minaccia oscura e a tutta una seri di misteri che minano la stabilità emotiva del gruppo di militari.
La situazione nell'arco della nottata diviene rapidamente insostenibile.
E siamo solo all'inizio.
L'opera seconda di Su-Chang Kong ( dopo il terrorizzante R-point che sarà a breve su queste pagine) si distingue dalla massa degli horror, orientali e non, per una struttura estremamente sofisticata aliena al genere: la narrazione è infarcita di flashback che sono inseriti senza alcuna soluzione di continuità, richiedendo in questo modo un surplus d'attenzione allo spettatore.
Inoltre gli snodi narrativi importanti del film spesso sono riproposti dalle prospettive di personaggi differenti aggiungendo ogni volta un piccolo particolare con lo scopo di rendere sempre più esaustivo il quadro della situazione.
GP 506 è di fatto un continuo gioco al rialzo orrorifico in cui il regista è bravo a tenere coperto il suo gioco per buona parte della durata ( e siamo alle due ore piene, quindi una durata poco canonica per il genere ma non c'è un minuto di troppo).
La claustrofobia dell'ambientazione contribuisce a innalzare la tensione a livelli parossistici in un gioco al massacro sempre più annichilente col passare dei minuti.
A differenza di The Squad una giustificazione, seppur parziale, di tutto quello che sta succedendo ce l'abbiamo. Ma non è affatto uno spiegone triturante, anzi lascia molti coni d'ombra e molto anche all'immaginazione non rispondendo certo a tutte le domande che verrebbe da porre.
GP 506 è un horror stratificato, complesso in cui l'eleganza della forma non attenua di certo la carica orrorifica. L'eleganza della confezione ( eccellente la fotografia, funzionali gli effetti speciali, ottime le prove degli attori, tutti immediatamente riconoscibili nonostante siano orientali ) non tolgono certo fisicità ai numerosi momenti in cui il gore la fa da padrone incontrastato.
Le efferatezze , che tuttavia non mancano, sono al servizio di un film che non usa di certo i clichet tipici del genere per fornire spaventi a buon mercato.
Anzi a me è spesso venuto il dubbio che questo sia un horror.
O meglio solo un horror.
Assolutamente da vedere.
( VOTO : 8 / 10 )
dalla trama così come l'hai descritta mi sembra molto similare a joint security area di chan-wook park ma è probabile che mi sbaglio (comunque se non l'hai visto recuperalo perché è strepitoso!).
RispondiEliminaquesto me ovviamente me lo segno, proprio accanto a the squad... ti lancio al contempo un appello: basta segnalare bei film, che non riesco stare al passo fai un paio di settimane di roba indecente ;)
ah ah ah ! va bene ...comunque di schifezze ne vedo tante ma solo poche mi ispirano a scrivere...Joint security area mi manca, la filmografia di Chan Wook Park ancora non l'ho esplorata a fondo...
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