I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 13 luglio 2012

Intervista ad Edo Tagliavini , regista di Bloodline


Oggi un post un po' diverso dal solito. Cogliendo l'occasione dell'uscita  in blu ray di Bloodline esordio nel lungometraggio di Edo Tagliavini e di uno scambio di battute tra di noi avvenuto proprio in calce alla recensione del film( qui ) , ecco a voi una piacevolissima chiacchierata intrattenuta col gentilissimo Edo che ha risposto con  sense of humour e grande sincerità a questo pacco regalo di domande( un po' troppe forse e per questo lo ringrazio ancor di più per la squisita disponibilità).
1) Cominciamo con una domanda scontata: dicci chi è Edo Tagliavini.
Un mobil-suite Gundam con i problemi economici del Trider G7, metamorfico come Daitan 3, passando per Gigi la Trottola  e Ataru Moroboshi .
Il problema di una risposta seria è dato dal fatto che ancora devo trovare un album di figurine con il mio numero dove attaccarmi… di sicuro però non voglio rimanere passivo agli eventi che accadono attorno, e tutto ciò che può essermi utile per  viverli e capirli, io sperimento: credo che fino ad ora l’utilizzo delle immagini e il linguaggio cinematografico siano le forme che più mi stanno aiutando nella ricerca del mio album.
2) Ho visto che nella tua carriera hai fatto parecchi corti e Bloodline è il tuo esordio nel lungometraggio. E' così difficile fare lungometraggi in Italia? e come mai non sei passato attraverso la televisione che è il refugium peccatorum di molti cineasti italiani?
Mi piace molto il respiro del cortometraggio: devi essere sintetico e non puoi dilungarti troppo per raccontare una storia efficace. Ho avuto la fortuna di lavorare su tante storie mie, che mi hanno permesso di viaggiare per tanti festival in tanti posti, e a me piace moltissimo viaggiare: è cibo per la mente!
Il problema è che le mie storie sono un pochino “fuori” da un modo di pensare cinematografico italiano: mi piace il grottesco, il surreale (basta dare una occhiata a questi due miei cortometraggi: HYPERLINK "https://vimeo.com/23036573" https://vimeo.com/23036573 , del 2002, e HYPERLINK "https://vimeo.com/23066176n addirittura del 1999" https://vimeo.com/23066176n addirittura del 1999 ),  l’utilizzo di effetti visivi ( HYPERLINK "https://vimeo.com/26465077 del 2009" https://vimeo.com/26465077 del 2009 , o HYPERLINK "https://vimeo.com/36414163" https://vimeo.com/36414163 per Pasta Garofalo, 2007), ma anche far ridere e divertire, e difficilmente riesco a rientrare nei canoni del film “socialmente impegnato” o del “commerciale” a priori.
Un “né carne né pesce” che in realtà è a mio avviso tutti e due, ma che di fatto ad oggi, seppur supportato da produzioni che credevano nei miei progetti, non son mai riuscito ad venir servito in tavola…
E così arriva “Bloodline”, un progetto non mio, una storia non mia, con una produzione che già aveva quasi del tutto chiuso il pacchetto produttivo: ho accettato, rischiando molto, soprattutto per le ambizioni dei produttori e il piccolo budget a disposizione (si parlava di un plain pre-produttivo per il set di 50.000euro), ma alla fine, sapendo che non volevamo fare un film rivoluzionario ma dimostrare semplicemente che con un piccolo budget si poteva comunque avere un prodotto tecnicamente valido, credo che lo scopo sia stato raggiunto, pur nei limiti evidenti del film.
Quindi tornando alla domanda, credo che in Italia sia difficile fare un film se si prova a battere strade diverse da quelle consuete.
Quanto alla televisione, se mi fosse stata data la possibilità di approdarvi e realizzare qualcosa, certamente non avrei detto di no, ma per esperienza personale ho visto che arrivare a quella ricca torta non è impresa facile, e che tante volte poco contano le capacità reali di una persona…
3) Spigolando in giro per il mondo vedo che l'horror ,magari spogliato di tutte le connotazioni politiche che erano alla base della sua nascita, è in salute. In Italia non mi pare che sia così. Come è la scena horror italiana attuale e quanto è difficile realizzare un horror da noi?
In Italia, specialmente negli ultimi anni, ho visto grazie anche alle nuove ed economiche tecnologie digitali, il proliferare di tanti film horror: ho avuto la fortuna di conoscere un pochino tutti i registi della nuova scena, e li reputo tutti, in forma diversa, capaci e competenti.
Il problema a volte è la portata di una storia che non trova corrispondenza con il budget per realizzarla, e magari anziché puntare su idee forti di sceneggiatura, si punta di più a soddisfare il gusto “gore” e “spatter” della messa in scena, rendendo il film molto di nicchia.
Inoltre spesso si è costretti a usare conoscenti come attori, o a fare piccoli cast fra persone volenterose e capaci ma ancora in crescita, e qui l’impalcatura della finzione ti crolla tutta addosso, dando limiti evidenti a una storia e una messa in scena che invece sarebbe molto validi…
Però non sono d’accordo con te sul dire che altrove il cinema horror è in salute, e meno da noi: diciamo che la nostra soddisfazione interna con i nostri film horror non è appagata, mentre all’estero abbiamo tanti nomi nostrani apprezzati (ovviamente parlando delle nuove leve)… Zarantonello, Zuccon, Cristopharo, per non parlare del successo di Albanesi con il suo primo film soprattutto in Giappone, o “Eaters” di Boni e Ristori, lo stesso “Morituris” di Picchio, "Krokodil " di Bessoni…
Sai come si dice “Nemo Propheta in Patria”.
Però sono d’accordo che le nostre storie non hanno quell’invenzione vincente, quello sprint sorprendente rispetto cinematografie di altri paesi.
E qui viene la risposta alla tua seconda domanda: la difficoltà nel fare un film horror… ci sta riuscendo bene Zampaglione dopo il suo primo buon lavoro “Shadow”, ma per gli altri, al di là dell’autoproduzione, non si trova un interesse vero delle grosse major… magari se adesso anche il nuovo film dello stesso “Tiromancino” funziona (speriamo) potrà essere testa d’ariete anche per le porte di produzioni con qualche soldino in più.
Di base sono convinto però che bisogna iniziare a scrollarsi di dosso il voler omaggiare i grandissimi maestri del genere italiano, Fulci e Bava in testa, e cercare di definire un’estetica nuova, in sintonia anche con i gusti del pubblico, modernizzare senza troppo omaggiare, sennò restiamo fermi agli anni ’70…
4) In una nostra chiacchierata precedente mi hai detto che per certi versi è molto più difficile fare un film indie a basso budget che girare un film più mainstream. Mi spieghi meglio questa tua affermazione?
Diciamo che in entrambi i casi si hanno delle dipendenze obbligate: nel fare un film indipendente puoi certamente mettere in scena una tua storia, con la tua libertà di mostrare quello che vuoi, fregandotene dei “canoni” commerciali, ma non sarai tanto indipendente perché il tuo budget ti pone il limite, e quindi ti ritrovi a dover ri-impostare la tua storia, le tue trovate, le tue idee dentro la scatola “soldi”, rinunciando, cambiando, sacrificando…
Il modo migliore sarebbe quello di trovare storie che stiano comode dentro questa scatola, e di conseguenza giocare intelligentemente su altri “effetti”: mi viene in mente Bianchini con il suo “Occhi” che trovo un film stupendo.
Quando invece lavori con i soldi, le tue idee, i tuoi movimenti possono anche trovare la forma necessaria per realizzarsi, ma dall’altra parte ai i limiti “voluti” dalla produzione, che magari ti impone un attore che a te non piace, ti fa cambiare sceneggiatura perché a suo avviso non funziona bene…
Il problema, ed è quello che è successo a me con “Bloodline” è quando ti ritrovi a fare un film indipendente senza i suoi vantaggi perché la storia non è tua, e quindi attori, sviluppi e decisioni rientrano nei limiti dei film con le major, ovvero trovandoti dipendente molte volte dalle decisioni del produttore…
Per fortuna non sempre è così, anzi, credo sia un luogo comune per l’Italia fare questa distinzione: mi è capitato più di una volta di fare un cortometraggio con un buon budget, con un produttore intelligente e una tua disponibilità a capire il giusto compromesso: parlo di Dario Formisano con il quale ho fatto “No Smoking Company” e col quale abbiamo anche vinto nel 2007 il Globo d’Oro. Sul set non c’è niente di più sano per il film il corretto dialogo fra regista e produttore, con la mirata di entrambi ovviamente, a fare il bene del film.
Indipendente o major che sia.
5) Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato nel portare a termine il progetto Bloodline?
Come dicevo, non sempre c’è stato un dialogo sereno con la produzione: si son venuti a creare con certe figure fondamentali grandi attriti per il fatto che in corso di preparazione ho portato all’interno della squadra figure professionali con le quali avevo già lavorato, escludendo quelle che in amicizia erano state chiamate prima del mio arrivo, mettendo malumori che si son evoluti durante i giorni di set… in primis l’avversità del Direttore Artistico verso la bravissima Francesca Faiella, voluta fortemente da me e che son riuscito a coinvolgere dopo una difficoltà della protagonista designata fino a qualche giorno prima delle riprese: ci siamo trovati giorno dopo giorno sempre più isolati, portando avanti il film, soprattutto gli ultimi giorni, io lo scenografo Paolo Dore e il direttore della fotografia Marina Kissopoulos.
Amo il set, ma ricordo gli ultimi tre giorni, quando suonava la sveglia e dovevo andare a girare, che avrei dato chissà cosa per starne fuori e mandare tutto in banana… i miei set sono sempre stati belli per la serenità e la voglia di lavorare, ma trovarsi dentro una situazione così ostile, con parte di chi lavora evidentemente alle prime armi ma senza quella umiltà di fondo per me fondamentale per fare questo lavoro, che di questo set ho molti più brutti ricordi che bei momenti… e questo mi dispiace tantissimo.
Ed è paradossale, perché in fin dei conti era interesse di tutti chiudere al meglio il film…
6) Sul budget messo a disposizione per questo progetto ho letto molte cifre discordanti: per imdb.com era di 300 mila euro, per il produttore 150 mila euro. Dove è la verità?
Io posso dirti quel che concerne la disponibilità sulla quale io ho impostato il film: 50.000euro.
Questa è la cifra con la quale abbiamo valutato e considerato le attrezzature fotografiche, budget scenografico e costumi, giorni di lavoro, compenso Stivaletti, paghe…
Perché una grande vittoria del produttore Virgilio Olivari è stata quella di aver comunque riconosciuto a tutti una “cifra” simbolica per il lavoro fatto, oltre alle percentuali del film coperte le spese, cosa non scontata.
Di sicuro la cifra  ha sforato di poco per la post produzione audio e video (grazie a Marco Benevento, Lorenzo Loi, Gaetano Musso, Valeria Marrale e il Centro Sperimentale siamo riusciti veramente con una cifra ridicola a chiudere bene il film, con mixaggio in Dolby Surround, che ironia della sorte, in sala non sono ancora riuscito a goderlo): ora che fra i , diciamo 60.000 euro finali di set e post, e i 150.000 dichiarati dalla produzione siano state fatte altre lavorazioni, può essere, ma io ne sono all’oscuro.
Di sicuro il film in versione 2D al mio arrivo, che è l’unica da me curata e seguita fino alla fine, non può aver raggiunto di “set” nessuna di quelle due cifre da te segnalate…
7)  So che sei entrato a progetto iniziato ma in che modo sei intervenuto su quello che ti hanno presentato?
Io ho lavorato su uno script del produttore Olivari che a sua volta era una rielaborazione dello script scritto da Tentori e Lizzani: quest’ultimo aveva una seconda parte bellissima, piena di zombi, inconciliabile però con il budget.
Portate le mie osservazioni allo script di Olivari, l’altro produttore Calamita e il direttore Artistico Yamanouchi, si son messi a produrre una terza versione: a due settimane dalla data ipotizzata per iniziare a fare le riprese, mi portano una sceneggiatura ancora molto incompleta che, leggendola una serata che mi sentivo un pochino depresso per la mancata erogazione dei fondi Media a un bellissimo progetto che avevo con Enzo De Caro, mi son messo letteralmente a piangere per lo sconforto.
Da lì la decisione di lavorarci direttamente io, gratis ovviamente, e cercare di raddrizzare una storia con degli elementi interessanti, ma abbozzati e poco sviluppati. Dopo 12 versioni fattemi riscrivere, perché sempre dovevano ovviamente venir approvate dalla produzione (e qui ritorna il concetto di dipendenza nell’indipendenza…)
Da qui la decisione di esagerare la contaminazione dei generi , essendo già tutti presenti ma poco sviluppati, e quindi, vedendo il grande calderone che ne veniva fuori, di tenere tutto su un livello ironico.
Ma, come detto, avevo delle linee guida, e quindi comunque ho sempre dovuto cercare una mediazione fra il volere mio, il potere economico, e il volere della produzione.
Per ultimo, i dialoghi mi son stati, in opera finale, revisionati dal team a cui facevo riferimento…
8)Una cavolata: vedendo alcune tue fotografie ho notato che hai un'aria alla Klaus Kinki ( uno dei personaggi del film, il regista). Hai mai pensato di riservare per te quella parte?
Eheheh, vorrei prima di rispondere, far notare una finezza scappata credo a molti, soprattutto nelle prime recensioni del film in cui dicevano che la storpiatura del nome del grande Kinski era veramente trovata idiota: beh, il “kinki” è una pratica sessuale, e girando il nostro Klaus pseudo film porno, l’abbinamento era d’obbligo.
Detto questo, no, mai… mi son riservato per me un cameo in uno degli ultimi lavori fatti, il mio episodio al film collettivo su Poe, dove ogni regista prendeva un racconto del noto scrittore e lo riproponeva secondo la sua visione: HYPERLINK "https://vimeo.com/33864755" https://vimeo.com/33864755
9) Dopo averlo rivisto che cosa cambieresti di Bloodline?
Trovo che ci siano 4 minuti centrali che afflosciano: in montaggio alternato abbiamo la cattura da parte del Chirurgo di due degli attori, mentre i due reporter fanno una passeggiata fino al momento in cui vedono il fantasma della sorella… rigireri la cattura delle prime due vittime, penalizzata dal fatto che non avevamo gruppo elettrogeno e il sole scendeva presto: convocando la troupe alle 14, dopo più di un’ora con problemi di audio (c’era vicino una base militare che interferiva con i radio) abbiamo iniziato a girare, ma la luce oramai se ne stava andando, e quindi addio tensione nell’inseguimento. Avrei fatto fare due busti da aprire: ma avendone solo uno, maschile, non ho potuto giocare quel poco necessario alla torture porn che la scena richiedeva (e far vedere a tutti quelli che mi criticano, un po’ di tette in più), e all’incontro con la sorella fantasma, volevo fortemente che le automobili saltassero in aria… non era impossibile, solo non ho avuto la fiducia della produzione, che hanno optato per la fuoriuscita di fumo dai motori che smoscia tutto.
Inoltre l’attacco dei primi due zombi era stato scritto con dinamiche diverse, ma tempo, budget ed effetti non lo permettevano, e allora siamo andati su il classico scazzottamento alla Raimi.
Qualche montaggio lo asciugherei, e in post, ad averci avuto i soldi, avrei reso il fantasma più pauroso, con venature alla Ring (tanto per chiudere il giro “citazionistico): ma anche in questo caso la buona Monica Cirada, alla sua prima esperienza di set, ci era data con il contagocce, e quindi in ripresa avevamo trovato una via facile di trucco che ci permettesse di averla pronta in venti minuti, ma che indubbiamente non era l’icona che mi sarebbe piaciuta avere. A dirla tutta, avrebbe dovuto avere i vestitini dell’inizio scena, e recitare tutta bagnata, ma non era il caso per via delle temperature proibitive di quei giorni di febbraio 2010
10) Scusa la domanda da ragioniere. Ho letto che il film è sbarcato negli States. che tipo di riscontro ha avuto il tuo film presso il pubblico americano e non?
Il film ha avuto un 6 mesi di passaggio in On Demain: i calcoli finali d’incasso non li conosco, ma quelli parziali non erano esaltanti.
Di sicuro invece abbiamo avuto una serie di recensioni molto positive, qualcuna anche imbarazzante: è ovviamente in riferimento alla diversa cultura, poiché infatti là è stato molto apprezzato quello che qui in molto criticano, ovvero il mescolone di generi e il dichiarato omaggio agli anni ’80.
Poi il film divide gli utenti (là come qua): c’è a chi ha fatto veramente schifo, a chi invece è piaciuto tantissimo… diciamo che preferisco questa linea netta di separazione piuttosto che un film “carino”, infondo i gusti sono gusti.
11) Detto fuori dai denti: qual è il male maggiore del cinema italiano?
La politica, ma non quella ideologica fatta nei film, (come dicevi giustamente, il film horror nasce per essere un film politico di denuncia), ma quella per la quale si fanno i film, la strumentalizzazione di una cultura di sinistra che ha portato solo a tanti film “autoriali” che non aiutano a capire nulla del nostro tempo e contemporaneamente all’appiattimento culturale di una cultura di destra che ha imposto modelli banali, stupidi, sgrammaticati e analfabeti di cinema, per non parlare degli inciucci di destra  e di sinistra che hanno sputtanato la meritocrazia. La politica reale senza ombra di dubbio.
12) Che effetto fa lavorare con celebrità come Stivaletti e Simonetti? 
Con Sergio non c’è stato molto rapporto, e questa è una cosa che ho sentito fortemente sul set: mi son molte volte ritrovato con effetti che non erano quelli che avevo pensato e che gli avevo girato come script. Di contro lui è bravissimo con trucco e lattice, e il look dato agli zombi mi è piaciuto moltissimo.
Claudio invece è di una gentilezza infinita, sempre disponibile, pronto anche a cambiare scelte musicali  già operate solo per soddisfare le tue richieste.
Indubbiamente entrambi grandi professionisti, ma al di là dell’esperienza grandissimi di entrambi, sul set c’erano tanti professionisti, alcuni alla loro prima esperienza, ma appunto il professionismo è dato da altre qualità, la bravura poi la si acquisisce con la pratica, la capacità “umana” è più difficile da recuperare
13) I gusti cinematografici dell' Edo Tagliavini spettatore? E musicali?
Il cinema è bello perché a 360gradi: quando il biglietto ain sala costava poco, andavo a vedere anche 4/5 film a settimana.
Ovviamente mi divertono di più quelli che mi fanno vivere esperienze “extrasensoriali”, che mi catapultano in altre realtà per spiegarmi poi bene la mia realtà.
Ho certi registi che vado a vedere a scatola chiusa, anche se il mio preferito è Herzog.
Musicalmente sono un rokkenroll, mi piace ballare, facevo skate e in quella scena il punk, il rokkabilly,il Garage si mescolavano divertenti ed energetici!
14) Marzullata doc: la domanda che non ti hanno mai fatto e a cui avresti voluto rispondere.
Eh… di sicuro posso dirti una domanda che non mi hanno fatto e che son felice di non aver risposto: quando alla maturità scientifica, l’insegnante di italiano a fine interrogazione mi disse… “parliamo del paradiso e Dante Alighieri”, e io che non lo avevo per nulla letto “Preferisco di no”… basita non fece nessuna domanda, e io riuscii a passare con un 42 .
15) Domanda canonica: che cosa hai in cantiere per il futuro? 
Sto lavorando a tante cose: nel cinema per essere sicuri che un pesce abbocchi devi almeno lanciare 40 canne!
Ho da poco finito il mio episodio per il secondo film di Poe “Project Of Evil”, dove ho messo dentro tutto quello che è stato criticato a Bloodline: un lavoro di cui son molto soddisfatto e fiero, prossimamente non mancherò di girarvi il link.
Poi con il mio scenografo stiamo preparando una mostra itinerante sul sangue: dovremmo realizzare una stanza di 6x4x3 dove all’interno ricreiamo l’incavo di una vena, con video e audio che faranno sentire i visitatori come se fossero all’interno del corpo umano.
Poi alcune commedie: vi dicevo che mi piace far ridere la gente, la trovo la cosa più difficile in assoluto.

Fine della chiacchierata , spero esaustiva. E ringrazio ancora Edo che si è sottoposto di buon grado a questo fuoco di fila di domande.

 

4 commenti:

  1. bella intervista, e complimenti per la scelta di Herzog, gusti buoni:)

    e buone commedie!

    buon lavoro a entrambi.

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  2. grazie francesco! diciamo che per me è solo un hobby, chissà tornando indietro...

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  3. intervista interessante, il film ancora non l'ho visto e mi toccherà recuperare. per esperienza personale sono d'accordo con molte delle cose dette da tagliavini condividendo soprattutto quando dice che le storie dell'horror italiano non hanno un piglio vincente e che spesso si preferisce spingere più sulla qualità estetica e sul gore, mettendo un po' da parte dialoghi e script. speriamo per il futuro e soprattutto che ci sia questo benedetto distacco dall'horror del passato, eredità importantissima ma anche deleteria.

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  4. contento che ti abbia interessato, Frank, anche io sono d'accordo su molto di quello che ha detto Edo, compreso l'horror italiano che non ha quello scatto che gli possa far aprire tante porte a livello internazionale...

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