I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

domenica 29 luglio 2012

The Yellow Sea ( 2010 )


Gu nam è un taxista col vizio del gioco, oberato di debiti nella grigia Yanji, città cinese al confine tra Cina, Russia e Corea del Nord ma etnicamente popolata quasi tutta da coreani chiamati Josenjok, disprezzati sia dai cinesi che dai coreani stessi che non ne capiscono nemmeno il dialetto.
La moglie per fare un pò di soldi e inviarglieli è andata a lavorare a Seul ma è da molto che non si fa sentire e soprattutto che non invia soldi.
Così il taxista è costretto suo magrado ad accettare un lavoro da un malavitoso locale. Un omicidio su commissione da commettere a Seul.
Gu nam ben presto si accorge di trovarsi in mezzo a una macchinazione molto più grossa di lui arrivando ad essere inseguito dalla polizia coreana, dalla mafia cinese e da gangsters del posto.
Una lotta all'ultimo sangue in cui il piccolo taxista combatterà per la propria vita.
Hong-jin Na aveva folgorato con il suo bellissimo esordio The Chaser. La sua opera seconda ( sempre rischiosissima) qualitativamente si attesta più o meno sugli stessi livelli  del suo bellissimo esordio.
The Yellow Sea è un solido film di genere che parte benissimo con lo stile accecante del giovane regista: molta cinepresa a mano, sequenze lunghe in cui il montaggio non nasconde ma contribuisce a mostrare ancora meglio, un modo di girare scene action estremamente scrupoloso ed armonioso.
Il tutto è immerso in un atmosfera plumbea, soffocante in cui il massimo che ti puoi aspettare è un cielo grigio fumo che ti penda sopra la testa come una spada di Damocle.
Gu nam lotta, corre, si difende, si trova invischiato in una trama aggrovigliata da cui è praticamente impossibile uscire.
E' ritenuto l'assassino dell'uomo che in realtà doveva uccidere ma quello è l'unico omicidio che non ha commesso.
La prima parte del film scivola via con ritmo placido e sicuro scandito dal viaggio avventuroso del protagonista verso Seul e dall'attesa di Gu nam per organizzare l'omicidio cercando di capire le abitudini della sua vittima.
Dopo l'omicidio il film cambia pelle, diventa un action a tutti gli effetti che rilegge il modello americano cercando di personalizzandolo ma non affrancandosene del tutto.
Gli inseguimenti a piedi si susseguono, la polizia dimostra la sua comica inadeguatezza ( e Hong-jin na come aveva fatto nell'opera precedente usa dell'amaro sarcasmo sull'incapacità cronica dei poliziotti coreani, sono molto più efficienti e meglio addestrati i gangsters), le scene di massacro perpetrate abbondano mentre viene abbandonato praticamente del tutto il discorso politico ( sui Josenjok).
Da notare che questo è praticamente un thriller all'arma bianca: il massacro avviene con armi da taglio di tutti i tipi (dai coltelloni da macellaio alle asce bipenni ) o addirittura vengono usate ossa di bovino avanzate a un pranzo come arma del delitto. L'unico colpito da un proiettile è un poliziotto centrato da un collega a cui è partito un colpo per sbaglio.
Il problema della seconda parte del film è che per seguire un modello americano ( da considerare che questo film è stato realizzato col contributo della 20th Century Fox e ha incassato ottimamente in patria, ottenendo anche la partecipazione a Cannes 2011, sezione Un certain regard ) si esagera con le coincidenze. 
Difficili da giustificare il fatto che Gu Nam che all'inizio del film ci viene presentato come un furbetto senza particolari qualità,un taxista assolutamente normolineo riesca sempre a sfuggire a decine e decine di gangsters ( e prima a un battaglione di poliziotti) che non riescono a fermarlo.
Ma alla fine chissenefrega.
Pur durando qualcosa come 150 minuti abbondanti non si guarda mai l'orologio.
The Yellow Sea è comunque un ottimo esempio di film di genere che conferma la mano felicissima del regista nel tratteggiare una Corea sordida, corrotta in cui si può emergere solo mediante la capacità di delinquere.
Il casting è azzeccato( i protagonisti sono gli stessi di The Chaser  ma praticamente a ruoli invertiti anche se in The Yellow Sea  non ci sono buoni o cattivi ma solo più o meno cattivi), efficace il finale con la sordina, senza l'iperbole attesa dopo una seconda parte di film molto "hollywoodiana".
La morte è  senza enfasi, come il tonfo di un corpo che viene buttato in mare...   

( VOTO : 8 / 10 )

The Yellow Sea (2010) on IMDb

3 commenti:

  1. Lo proverò perchè amo il noir, ma non capisco perchè questi orientali si ostinano a fare sempre film da 150 minuti!!!

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  2. forse ti conviene provare prima con The Chaser, esordio brillantissimo dello stesso regista che è anche più compatto di minutaggio, siamo appena sotto le due ore ma sono pienissime!

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  3. Dipende, il nuovo cinema coreano prende spunto dalla mescolanza di generi del nuovo cinema hongkonghese però cerca una maggiore caratterizzazione dei personaggi quindi il minutaggio aumenta al contrario gli Hongkonghesi realizzano opere di circa 90 minuti per due ragione :
    1) profitto/produttivo, meno dura il film prima viene messo sul mercato e ricomincia la ruota
    2) i grandi autori locali amano una caratterizzazione minimalista e molte volte si basano o sulla loro bravura con la macchina da presa che sostituisce la sceneggiatura (guardare Wong Kar wai) oppure giocano con la bravura dell'attore che tramite un primo piano equivale sostituiscono 5 minuti di dialogo (guardare Tony Leung Chiu wai)

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