I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

venerdì 8 maggio 2015

The Unjust ( 2010 )

Nominalmente tutto è scatenato da un serial killer che uccide giovani studentesse.L'opinione pubblica è inferocita perché il killer agisce indisturbato,i capi della polizia cercano freneticamente un colpevole da dare in pasto alla stampa ma il sospettato numero 1 dopo un rocambolesco inseguimento muore.
E non può essere messo in relazione con gli omicidi seriali.
A questo punto il capo della polizia decide di affidare le indagini a un suo vecchio pupillo, il detective Choi, famoso per i suoi metodi poco ortodossi per non dire brutali e gli ordina di trovargli un colpevole.
Ricerca vana.
Non c'è nessun potenziale colpevole disponibile?
Allora bisogna fabbricarlo e perché non incolpare il numero 2 della lista dei sospettati?
Choi a capo di una squadra di veri e propri cani sciolti ha però bisogno dell'aiuto di un malavitoso per incastrare il presunto colpevole.
E questo malavitoso è sotto indagine da parte del procuratore distrettuale a sua volta corrotto da un imprenditore che è in rotta di collisione con il capo della polizia che ha affidato il caso a Choi.
Il procuratore distrettuale scopre tutto l'inghippo e da qui si innescherà una reazione a catena dagli esiti inaspettati.
C'è del marcio nella polizia della Corea del Sud.
E' questo il primo assunto di The Unjust ,potente thriller metropolitano che idealmente  arriva a chiudere il cerchio tra Hong Kong (la sublime trilogia Infernal Affairs di Andrew Lau/Alan Mak) ,Hollywood (la suggestiva rilettura scorsesiana di The Departed) e cinema coreano appunto
.VI siete persi? Spero di no:fino ad ora ho fornito solo la chiave di lettura della prima parte del film che effettivamente con tutti i suoi intrighi maturati nelle anonime stanze dei palazzi del potere rischia di disorientare lo spettatore.
The Unjust è un thriller notturno, torbido e malsano , in cui la parola conta più dell'azione, in cui alla classica figura del detective poco ligio all'ortodossia visitata in lungo e in largo dal cinema americano si aggiungono tutta una serie di suggestioni che servono a intorbidire ulteriormente l'atmosfera malsana creata ad arte dal regista..
Apparentemente si è tutti alla ricerca di un serial killer di ragazzine in realtà pare che non interessi a nessuno dei personaggi  coinvolti di risolvere il caso, sono tutti alle prese con rese di conti personali.
Con il passare dei minuti la pellicola diventa un fiorire di intrighi, chiacchiere, corruzione a cielo aperto in cui  nessuno si salva.
Il concetto di onore è lontanissimo da questi personaggi, tutti , a partire dai poliziotti per arrivare al loro capo e  al procuratore distrettuale sono tutti interessati solo alla propria carriera e al proprio tornaconto personale e  poco a rispettare la legge oltre che a  farla rispettare.
La Corea del Sud che vediamo in questo film non sembra così lontana da quella che era sotto la  dittatura fino a pochi anni fa.
I metodi della polizia sembrano gli stessi.
E' solo che adesso il potere è esclusivamente economico, tutto è più ovattato, meno immediatamente intellegibile.I protagonisti di questo film sono tutti poliziotti o comunque tutte figure che dovrebbero far rispettare la legge.
Eppure sembrano criminali della peggior risma.
Con un bel distintivo appuntato in petto o una luccicante divisa da esporre in parata.
Il thriller di Ryoo Seung-wan ( suoi anche The Berlin File del 2013 e City of violence del 2006 )  pur nutrendosi di molti stereotipi appartenenti al cinema americano riesce soprattutto nella seconda parte a trovare una  fisionomia autonoma.
Una macchina spettacolare che è lenta a mettersi in moto ma che poi risucchia nel proprio meccanismo lo speattore in una corsa sempre più frenetica.
Esattamente quello che ti aspetti da un poliziesco coreano.
La sceneggiatura è firmata da Hoon - jung Park che appena prima di questa aveva scritto quella di I saw the devil.

PERCHE' SI : personaggi ben delineati, una sceneggiatura complessa e articolata, una regia che non si nasconde dietro sterili virtuosismi.
PERCHE' NO : è complicato "entrare " nel film, tanti personaggi, tante parole e si rischia di perdere un po' il filo.Peccato che del serial killer non si interessa proprio nessuno.

LA SEQUENZA :  l'inseguimento del sospettato numero 1

DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Continua ad esserci del marcio in Corea del Sud.
Forse è meglio che non ci lamentiamo troppo della nostra polizia.
I coreani sono maestri nei film di serial killer ma qui purtroppo il regista vira per altri lidi.
Mi stupisce che di questo film ancora non abbiano fatto un remake a stelle e strisce.

( VOTO : 7,5 / 10 ) 

The Unjust (2010) on IMDb

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