I miei occhi sono pieni delle cicatrici dei mille e mille film che hanno visto.
Il mio cuore ancora porta i segni di tutte le emozioni provate.
La mia anima è la tabula rasa impressionata giorno per giorno,a 24 fotogrammi al secondo.
Cinema vicino e lontano, visibile e invisibile ma quello lontano e invisibile un po' di più.

martedì 24 marzo 2015

Anime Nere ( 2014 )

Africo, Aspromonte: Leo, figlio di Luciano che di professione fa il pastore di capre, con un fucile distrugge la vetrina di un bar affiliato a un clan della malavita locale e poi fugge a Milano dagli zii. Luigi e Rocco che , grazie a traffici di droga sulla rotta di Amsterdam hanno avviato un piccolo impero commerciale.
L'eco della bravata di Leo arriva anche a Milano e il padre, Luciano, viene bonariamente richiamato da un boss locale, venendo di fatto umiliato.
I fratelli tornano da Milano per dargli manforte ma di fatto innescano una faida sanguinosa in cui ci rimetteranno tutti.
E' la 'ndrangheta che funziona in questo modo.
I morti cominciano a fioccare.
Anime Nere di Francesco Munzi è il classico film italiano che mi fa incazzare come una biscia e scusate se ho detto biscia.
Perché allora se solo vogliamo noi lo sappiamo fare del bel cinema, del cinema con delle palle grosse così e che non attinga necessariamente a Gomorra, Romanzo Criminale o roba simile.
Certo si parla sempre di malavita ma si cambia contesto geografico e si entra in un campo relativamente vergine al cinema.
Francamente non ricordo di aver visto altri film incentrati sulla 'ndrangheta , un'entità misteriosa sia al cinema che nella vita reale e non ricordo di aver visto film che invece di fossilizzarsi sui fatti criminosi, per certi versi più facili da raccontare, se non altro per la presenza di innumerevoli modelli di alto spessore da seguire , sceglie di narrare altro.
Munzi preferisce raccontare le dinamiche familiari, i riti ancestrali che caratterizzano la vita di un paesino situato nel cuore di tenebra dell'Aspromonte, sfondo geografico peculiare per i suoi tratti durissimi e ingenerosi nei confronti di coloro che lo abitano.
Anime Nere non è un film di gangster pur parlando di malavita organizzata, non parla di traffici di droga pur avendone l'occasione dopo un inizio stile French Connection, parla fondamentalmente di tre fratelli e di tutto quel crocevia di diatribe, umiliazioni e veti incrociati che descrivono al meglio l'humus di Africo, il suo background che si perde nell'oblio degli anni.
Impietoso il confronto tra la Milano da bere e da sniffare tratteggiata nei primi minuti di film e il  cuore dell'Aspromonte simboleggiato da un paesino incastonato tra le montagne, isolato geograficamente e culturalmente che sembra essersi fermato a vari decenni fa con le sue case semi diroccate e l'urbanizzazione come minimo rivedibile.
Sono diversi anche i tre fratelli : Luciano in un certo senso non ha mai voluto evolversi, aprirsi alle novità del mondo, imprigionato in una specie di bolla temporale che è Africo e il suo allevamento di capre.
Rocco e Luigi conoscono invece la bella vita, sono borghesi arricchiti a tutti gli effetti e mostrano in un impeto di sciovinismo barocco, tutto quello che il denaro ha permesso loro di comprare, dai bei vestiti, alle macchine costose.
Anime Nere è una tragedia greca, di fatto ne rispetta tutti i crismi,  girata in terra calabra , ne studia antropologicamente i caratteri del territorio, è un dramma familiare che si innesca per la più banale delle scuse, è una crudele rappresentazione dell'orgoglio e del senso di appartenenza che non permettono di fare un passo indietro, anche quando è necessario.
E' un progetto verace in cui la scelta linguistica, il calabrese ( e spesso si va di sottotitoli per chi non è avvezzo all'idioma calabro), contribuisce a regalargli quell'ulteriore aura di realismo.
Anime Nere è un noir impietoso che preferisce raccontare il silenzio prima dello sparo piuttosto che lo sparo stesso, un film doloroso e lancinante che deflagra in un finale shock, di quelli che non si dimenticano tanto facilmente.
Così come non si dimentica  la faccia di Luciano, il suo sguardo assente, un uomo che da solo ha  deciso a far terminare la faida innescata per una stupidaggine.
E lo fa a modo suo.
Grande successo di critica e di pubblico allo scorso Festival di Venezia.

PERCHE' SI : dramma familiare e 'ndrangheta non erano mai stati raccontati così al cinema, sfondo ambientale utilizzato nel migliore dei modi, approccio antropologico e realistico( uso della lingua), finale shock
PERCHE' NO : difficile trovare difetti: i sottotitoli necessari per l'uso del calabrese forse potranno scoraggiare qualcuno

LA SEQUENZA : a parte il finale shock  direi la sequenza dell'omicidio in auto, perfetta per tempi e montaggio.

DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Il calabrese è una lingua a parte e spesso ho dovuto usare i sottotitoli
Si può fare un film in Calabria senza nominare la 'nduja, il peperoncino di Soverato e la cipolla di Tropea
Oltre Gomorra c'è di più
A volte l'idiozia non è ereditaria

( VOTO : 7 + / 10 )

 Black Souls (2014) on IMDb

22 commenti:

  1. Devo recuperare pure questo.
    Per il calabrese: il mio coinquilino mi farà da traduttore, male che va.
    Gomorra senza sottotitoli si può fare, ma non sono evoluto fino a questo punto, no :-D

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    1. i sottotitoli sono già forniti dalla casa eh eh eh anche se vivo in regione borbonica e quindi avvezzo a certe cadenze , qualche cosa me la sarei persa senza sottotitoli...

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  2. Sarebbe stato interessante anche raccontare sulle connessioni al nord dove l'organizzazione si è radicata, ma forse servivano due film. Non male, anche se le dinamiche familiari/sociali del paesino alla lunga mi hanno un po' lessato!
    Ti si guasta anche il minimo ottimismo quando ti rendi conto che una fetta d'Italia è ancora borbonica, se non medioevale...

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  3. visto ai tempi dell'uscita, ho il post nelle bozze da mesi... piaciuto molto, e avere avuto una (ex) suocera calabrese (dello stesso paese dove ha sede la casa editrice che ha pubblicato il libro di Criaco, fra l'altro) mi è tornato utile ai fini della comprensione delle parti in dialetto...

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    1. ah ah anche io ho capito quasi tutto ma sono facilitato dall'abitare in una regione ex borbonica...

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  4. In effetti il calabrese è un dialetto dalle mille sfaccettature.
    Io che abito molto vicino alle coste siciliane ho una cadenza molto meno marcata rispetto ai miei conterranei che abitano nell'entroterra.
    Africo è nella mia provincia, ma già parlano in maniera diversa da me.
    Comunque il film non l'ho visto, mi tocca recuperarlo al più presto. :-)

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    1. ho visto anche in altre parti d'Italia che basta la presenza di una montagna in mezzo e si cambia lingua anche a distanza di pochissimi km. Il film è bello e merita decisamente di essere recuperato...

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  5. Lo devo recuperare anche io, volevo già vederlo quando uscì al cinema, ma non trovai il tempo

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  6. Vedi The Treatment :D da tempo in attesa di esser visto...

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    1. ah ah ah mo' sta a vedere che te li devo suggerire io i thriller da recensire...

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  7. Lo devo recuperare.
    Riguardo al calabrese parlato, dal momento che sono pure io di origine borbonica proverò a vedere se riesco a capirlo senza sottotitoli.

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    1. non è strettissimo ma in alcune parti ti perdi qualcosa...cmq ci sono i sottotitoli...

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  8. Altro recupero che si aggiunge agli innumerevoli in lista.
    Pare roba per me.

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    1. mi pare che sia decisamente roba per te ...un po' come Fratelli di Ferrara...

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  9. Film davvero molto bello! H apprezzato come, anche se in maniera sottile, non si è voluto fare una problematica meridionale quanto 'italiana' in tutto e per tutto.

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    1. è filtrato tutto attraverso logiche ancestrali ma il racconto potrebbe appartenere a qualsiasi posto ...

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  10. Devo vederlo assolutamente, mi ispira parecchio. :)

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